Capitolo 17.

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Ho sprecato tempo con quel ragazzo ed ora Christian l'ho perso di vista.
Esamino il locale con lo sguardo e faccio una smorfia schifata per via delle persone che frequentano questo posto.
Adocchio Christian ad un bancone con un bicchierino tra le labbra carnose e mi affretto a raggiungerlo.
<<Assenzio nero, grazie!>> Ordina passandosi la mano sul viso arrossato e gli occhi lucidi. <<Giuro sul mio nome che se gli versi un'altra goccia di quella bevanda ti faccio chiudere!>> Grido al barista, che annuisce, terrorizzato, anche se poi nota che non ho il nastro e mi grida a sua volta che non posso stare qui. Chiedo gentilmente cosa ha preso Hulk, dopodiché con l'aiuto del barista e qualche altro ragazzo cerchiamo di portarlo fuori. <<Non puoi cacciarmi: sono socio di questo club e tu lo sai bene, Blake. La signorina non ha il nastro al polso, volete che riferisca ciò a Jacob? Basta una telefonata>> Li provoca Christian. Blake mi guarda speranzoso, quasi pregandomi con gli occhi di uscire. Respiro a fondo, chiudendo gli occhi, per poi strappare il nastro dal polso di Hulk. <<Ora neanche tu lo hai>> Lo sfido. Mi rincorre per tutto il locale e ne approfitto per andare via. Quando ci ritroviamo in un piccolissimo giardino, al di fuori dell'ambiente, mi viene addosso, gettandomi sull'erba fresca mentre scoppia a ridere contro il mio volto. <<Quanti bicchieri hai bevuto di quel coso?>> Si scansa dal mio corpo e questo un po' mi dispiace. <<Mettiamola così: non sono affari tuoi>> <<Sentimi bene, caro, a me non importa nulla se ti trasformi in Hulk, io mi sono preoccupata e sono venuta qui a cercarti.>> <<Non te l'ho chiesto, se mi stai accusando>> Grida, dando un calcio ad un sasso, <<Lo so, però me ne fotto e sono qui lo stesso. Non volevo lasciarti solo>> Mi guarda e potrei giurare di aver visto l'accenno di un sorriso.

<<Mio padre non vale niente. Ha tradito mia mamma ed hanno avuto una figlia più grande di Viviana. Tu...tu non puoi capire>> Confessa, <<No, posso, invece. Anche mia madre tradisce mio padre, ma sanno che il Prim...Giulio, l'amante di mamma, è il fidanzato di mia sorella>> Mi guarda con occhi sgranati. <<Odio mio padre con tutto me stesso. Ha fatto soffrire troppe donne ed ora guardami: sono diventato ciò che non volevo essere. Sono identico a lui, sia esteriormente che interiormente...>> Rivela, sedendosi nuovamente al mio fianco per poi poggiare la sua testa sul mio seno.
Sono allibita dai suoi movimenti ma il mio corpo brama il suo e le sue labbra. Con dolcezza porta la mia mano tra i suoi capelli morbidi e si lascia accarezzare. Sembra così fragile che per un attimo il ghiaccio attorno al suo cuore si è sciolto. <<Una volta non ero così...>> Continua, guardandomi teneramente, per poi chiedermi <<Mi credi?>> Annuisco <<Sì, ti credo>>. Mi porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi lascia un lieve bacio sul bordo sinistro delle labbra, mentre io sorrido.

Una lacrima furtiva scende dai miei occhi. Cerco di asciugarla con il dorso della mano. Ha legato i capelli color fuoco con il nastro che ho rubato a Christian, ieri, dal suo polso. Sorrido ripensando a quel magnifico e tenero momento.
Riccardo carica anche l'ultima valigia in macchina chiedendomi sarcastico se ho finito di svaligiare la casa dei miei zii, facendo ridere tutti fragorosamente. Copiose lacrime abbandonano gli splendidi scrigni di Chanel e non so se piange per me o per l'anello di fidanzamento al dito di Riccardo. Sapeva che il suo "grande amore" mi avrebbe accompagnato a prendere il volo perché la sua sposa-affare tornava da una vacanza, visto che era stressata, "poverina". Così mi aveva comunicato la mia migliore amica.
La stringo in un abbraccio infinito, impedendole quasi di respirare, mentre lei singhiozza più forte di prima. <<Hei, hei, calmati! Ti prometto che ti tormenterò ogni santo giorno con chiamate e messaggi, tanto da non poterne più!>> Le sorrido, piangendo con lei. Mi regala un lungo bacio per poi lasciarmi. <<No, zia, ti prego, non piangere anche tu ora! Giuro che tornerò. Simone!>> <<Non...non sto piangendo. Mi è...solo...solo entrato un po' di...di polvere, sì, ecco, solo polvere>> Afferma, sfoderando i bianchi denti in un sorriso. <<Ah ah! Certo, allora gli occhi di Riccardo non sono azzurri!>> Rispondo, accarezzandogli gli zigomi arrossati. Ricky annuncia di essere in un ritardo stratosferico e dobbiamo partire immediatamente se non voglio che Elisabeth lo sgridi e che io perda il volo. A quel nome, Chanel si morde un labbro, facendosi cupa.
Sposto lo sguardo ovunque, speranzosa. Le mani sul mio volto cercano una forza che non ho, vorrei morire subito. Mi sono illusa, c'ho creduto e sperato con tutta me stessa, come una bambina quando spera di avere un nuovo giocattolo. Il cuore fa male, batte un po' più lento dentro me. Ma la verità è solo una ferita ormai, che si riaprirà tutte le volte che i pensieri daranno scene di te, irripetibili. Non parlerò di te, mi sono promessa di non farlo, di non darti questa soddisfazione. Magari, per gioco, sopra la nostra storia buffa, riderò per come sono stata sciocca.
<<Non frustrarti Dayan, non verrà. Altrimenti...sarebbe già qui>> Mi avvisa, facendomi sussultare, Riccardo. Lo guardo torvo non capendo ciò che mi ha appena detto.
<<So che stai cercando Christian>> Continua, <<Non è vero>> Nego, provocandogli un ghigno. <<Tesoro mio! Questi giorni non rimpiangerai di aver lasciato Chanel in preda a singhiozzi e lacrime amare, non rimpiangerai la mia dolcezza, l'amicizia tenera di Simone o i modi di Riccardo. Rimpiangerai di non aver seguito il tuo cuore>> Conclude zia, accarezzandomi il viso. Queste parole perforano il mio cuore. Meral è una donna incredibile e affascinante, ma non voglio farlo, non voglio dargliela vinta.
Con il cuore spezzato entro nella macchina di Riccardo, salutando ancora una volta la mia amica.

Attraversiamo i viali, superando le serre, i campi irrigati e le vigne, fino a varcare la soglia del cancello elettronico che metterà fine, per sempre, alle avventure stupende passate qui. Mi si stringe il cuore fino a scoppiarmi nel petto. Zia ha ragione. Se non lo faccio ora lo rimpiangerò per tutta la mia esistenza. <<Ferma la macchina, Ricky!>> Grido, facendolo fermare di botto. <<Ma sei pazza?>> Chiede, non capendo le mie intenzioni. Gli sorrido, aprendo lo sportello e corro più veloce che posso, ignorando i suoi richiami.

Sono davanti la porta dell'ufficio di Christian e la sua maniglia è fredda come i suoi occhi, gli stessi che mi hanno fatto innamorare. Entro senza bussare. Percorro la stanza con lo sguardo, cercandolo. Eccolo, in piedi a guardare il paesaggio dal vetro, con il cellulare all'orecchio. Mi rimprovera con lo sguardo, inarcando un sopracciglio. "Non importa più nulla ora. Devo farlo!" Mi convinco. Gli corro incontro, e mettendomi in punta di piedi, lo bacio con trasporto.

~He doesn't dream~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora