Capitolo dodici: Anime intrecciate

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Ian era una di quelle persone che a prima vista non sarebbe neanche diventato un mio amico. Troppo diverso da me. Troppo arrogante e presuntuoso, ed anche fin troppo donnaiolo. Eppure parola dopo parola, sorriso dopo sorriso, quella diversità che tanto ci divideva, piano piano si è sgretolata. Tutto quello che credevo di sapere su di lui era solo un muro fittizio che lui stesso si era costruito negli anni, forse per smettere di soffrire per la morte del fratello. Non so cosa sia successo fra di noi, quello che adesso so, è che quello che consideravo l'uomo più detestabile della terra è diventato la mia ossessione, ed anche il mio più grande confidente. Solo ad Ian sono riuscita a raccontare delle mie adozioni fallite, non so neanche darmi una spiegazione plausibile del perché lo abbia fatto, ma lui era lì ed io avevo bisogno di sfogarmi, e per chissà quale strana ragione la sua presenza mi conforta. Riconosco di essere stata alquanto infantile la settimana scorsa, non dovevo fargli quella ridicola scenata di gelosia, ormai è inutile continuare a negarlo a me stessa. Io ero gelosa. Provavo tanta rabbia nei suoi confronti, solo perché aveva accettato di bere un caffè insieme alla mia insegnante di canto. Sentivo la necessità di urlargli contro tutto quello che pensavo su di lui, ma alla fine non ci sono riuscita. Perché ogni frase terminava con me che ammettevo di essere innamorata di lui. Getto la mia testa all'indietro, provando a dormire, ma non ci riesco. Invece di pensare ad Ian dovrei pensare a quello che sta succedendo fra me e Colin. Nonostante nessuno dei due voglia ammetterlo, la nostra relazione non è più la stessa. Siamo cambiati entrambi, lui è sempre più cupo e pensieroso, mentre io ho il bisogno costante di sentirmi libera e leggera. Sapevo che sarebbe stata dura rimanere al fianco di qualcuno che fra poco diventerà padre, però volevo provarci, non volevo fallire anche in questo. Ma ahimè devo rassegnarmi, Colin diventerà presto un papà, e sarà un ottimo genitore, di questo ne sono certa. Però non credo di essere pronta per una simile responsabilità, quando questo bambino nascerà Colin avrà meno tempo per me, ed io pian piano mi trasformerei solo nell'inutile matrigna che non ha nessun ruolo importante nel nuovo quadretto familiare. "Perché sei già in pigiama?"; Mi domanda Candice con un'espressione inorridita; "perché sono le nove?"; rispondo con ovvietà, alzando il mio busto dal materasso. "Ora tu ti vesti e vieni alla festa insieme a me e Tina. Mi avevi fatto una promessa"; mi ordina in tono categorico, scostando le coperte dal mio corpo; "no, Candice, ti prego"; la scongiuro con un tono lagnoso; "devi venire, non puoi stare a letto"; ribatte categorica, sospirando. Sono giorni che vegeto sul mio letto, a stento partecipo alle lezioni, ed ho anche saltato le prove insieme ai ragazzi. "Stai passando un periodo difficile, lo capisco. Ma è arrivato il momento di reagire"; mi incita spingendomi letteralmente fuori dal letto. "Va bene"; mi arrendo ridendo, cedendo alla richiesta della mia amica. Mi farà bene uscire, vedere altra gente e soprattutto divertirmi, senza dover pensare ad Ian e Colin. Questa sera ci saremo solo io e le mie due amiche. Mi preparo insieme a Candice, io decido d'indossare un semplice vestitino bianco, mentre Candice una minigonna che le risalta le sue bellissime gambe slanciate. Sistemiamo il nostro make-up, e come due perfette idiote iniziamo a ballare davanti lo specchio. Tina dopo qualche minuto ci raggiunge al nostro alloggio, anche lei è ben vestita e come sempre è effervescente e piena di entusiasmo. "Joseph è ricchissimo, la sua casa ha una piscina olimpionica ed una interna"; ci spiega Candice entusiasta e trepidante. Sono giorni che non fa altro che blaterale di questo ragazzo che ha conosciuto per caso vicino al campus. L'ha invitata alla sua festa, dicendole di portare anche le sue amiche, e noi per renderla felice ci stiamo sacrificando. Anche se esso non è poi un vero e proprio sacrificio, la festa è in una villa vicino ad Hollywood, il che significa che potrebbero esserci anche produttori e personaggi famosi. "Ci muoviamo"; urla Candice aprendo la porta del appartamento, indicando animatamente a me e Tina di muoverci. Mi siedo sul sedile al fianco di Candice, l'auto è sua, ed è praticamente appena uscita dalla concessionaria. Accedo la radio alzando il volume al massimo e, insieme a Tina canto a squarciagola Give me love di Ed Sheeran. La villa di questo Joseph è qualcosa che i miei occhi non si sarebbero mai sognati di vedere. Prima della villa vi è un'enorme viale, circondato da un bellissimo prato fiorito e perfettamente curato. La villa ha ben tre piani, ed ad ogni piano c'è un balcone in stile francese ricoperto di fori decorativi. Lo stile della casa è moderno ma ha un tocco sofisticato e distinto; "ho la bava alla bocca"; commento estasiata, mentre le mie amiche come me ammirano quella casa; "benvenute, nella mia umile dimora"; ci accoglie Joseph. Candice all'improvviso si soglie, e i suoi occhi s'illuminano. E adesso che questo famoso Joseph ha un volto, comprendo perché Candice è tanto presa da lui. E' proprio un bel ragazzo. E' alto, tendente al biondo ed i suoi occhi sono lo stesso colore di uno smeraldo, direi proprio che Candice ha buon gusto. "Piacere di conoscervi ragazze"; dice rivolgendosi a me e Tina, che ricambiamo il suo saluto con un enorme sorriso; "venite entrate"; ci invita elegantemente con i suoi modi di fare davvero garbati. Ci mostra l'interno strepitoso della sua villa, ed io ad ogni angolo di essa rimango letteralmente a bocca aperta. "Divertitevi ragazze. Candice vorrei mostrarti una cosa"; la nostra amica ci lancia un'occhiata fugace, piena di entusiasmo lasciandoci da sole in questa enorme villa dove non conosciamo praticamente nessuno. "Prendiamo da bere?"; Mi domanda Tina, indicandomi gli alcolici sul tavolino difronte a noi; "sì, un po' di birra non ci farà male"; rispondo scrollando le spalle. Insieme a Tina ci avviciniamo al tavolo degli alcolici, e prendiamo due bicchieri stracolmi di birra. "Brindiamo alla nostra bellissima giovinezza"; esclamo sorridente, pensando a quanto siano fugaci i momenti come questi. Ho solamente diciotto anni, ed essi non saranno eterni. Devo divertirmi, e non pensare più a nulla. Ho già sprecato la mia infanzia e gran parte della mia adolescenza, adesso voglio solo godermi i meravigliosi anni del college. "A noi"; replica Tina facendo scontrare i nostri bicchieri fra loro. Io e la mia amica scoppiamo a ridere, rendendoci conto che abbiamo fatto cadere parte della birra sul pavimento. "Dovremmo ripulire"; le consiglio, continuando a ridere; "più tardi, adesso andiamo a ballare"; ribatte afferrando la mia mano, trascinandomi verso l'altra stanza con la musica. La gente intorno a noi è già ubriaca, tutti ballano, anche se la maggior parte di loro sono avvinghiati ed impegnati a scambiarsi la saliva. Io e Tina ci spostiamo, cercando di non disturbare le coppiette, e quando troviamo un piccolo angolo libero, iniziamo a ballare al ritmo della musica. Muovo il mio corpo con libertà, ondeggiando i miei fianchi insieme alla mia amica. Non mi ero mai divertita così tanto in vita mia. "Ciao bella ragazza"; una voce alle mie spalle richiama proprio me. Convinta che sia un ragazzo che vuole solo importunarci, mi volto con cipiglio. "Paul"; esclamo con evidente sorpresa, cambiando totalmente espressione sul volto; "che ci fai qui?"; Mi domanda baciando la mia guancia; "ho accompagnato una mia amica alla festa. Tu invece?"; Chiedo guardandomi attorno, convinta che ci sia anche Ian con lui; "Joseph è il fratello della mia ragazza"; mi spiega brevemente, mentre una ragazza alta e mora si avvicina a noi; "lei chi è?"; Domanda la ragazza che abbraccia amorevolmente Paul. Lei è sicuramente la famosa Phoebe, Ian mi ha sempre parlato bene di lei. Ma aveva omesso quanto fosse bella; "lei è una alunna di Ian. Rachel"; le spiega Paul osservandola in un modo molto ambiguo. "Rachel, piacere di conoscerti"; esclama porgendomi la sua mano, che io stringo con vigore; "cerchi Ian?"; Domanda con noncuranza Phoebe. Il mio cuore perde qualche battito, e tento in tutti modi di non fare notare il mio turbamento a Tina. Scuoto il capo e sorseggio la mia birra; "in realtà non sapevo che il signor Sanders fosse qui"; replico un po' nervosa; "è a bordo piscina, se vi va potete salutarlo"; ci consiglia con serenità la ragazza di Paul, rivolgendosi anche a Tina. "Certo"; rispondo sorridendo lievemente, totalmente ricoperta d'imbarazzo. "Noi andiamo a mangiare qualcosa, ci vediamo dopo Rachel"; mi saluta Paul; "ciao Rachel è stato un piacere"; mi saluta Phoebe, dolcemente mentre si allontana insieme al suo ragazzo. Tiro un respiro di sollievo, ma non appena mi volto noto sul viso di Tina molta perplessità. La guardo pochi secondi con aria supplichevole; "perché conosci così bene uno degli amici del nostro insegnante?"; Mi chiede la mia amica, ignorando del tutto la mia evidente e palese muta richiesta di silenzio. Scuoto il capo, spostando il mio sguardo altrove, tentando di perdere tempo; "allora?"; Mi domanda impaziente, mettendomi alle strette. Sbuffo agitata, prendendo il suo braccio, trascinandola in una stanza vuota. Non so da dove iniziare la mia storia, non ho la minima idea di cosa raccontarle, è tutto così assurdo. "Io ed Il signor Sanders siamo diventati buoni amici. Dopo che mi ha salvato la vita, abbiamo iniziato a parlare, ad uscire come amici, ed un giorno ho incontrato anche Paul"; le spiego cercando di censurare le parti dove io ed Ian ci siamo baciati. "Tutto qui?"; Chiede sospettosa, scrutando i miei occhi; "Tina è complicato"; dico con aria sconvolta; "parlane con me Rachel. Noi due siamo amiche"; mi consiglia con affetto. Sospiro osservando i suoi dolci occhi scuri, che ispirano tanta fiducia. "Io e lui ci siamo baciati"; le confesso tutto d'un fiato, rivolgendo il mio sguardo sul pavimento. Tina con comprensione mette una mano sulla mia spalla; "non ci sarebbe niente di male, se non fosse per il particolare che lui è il nostro insegnante. Lui ti piace non è così?"; Mi domanda già consapevole di quale sarà la mia risposta. "Ho davvero paura di ciò che provo. Cerco di mantenere le distanze da lui, ma sta diventando un'ossessione"; ammetto frustrata e combattuta. "Credo che dovresti guardare la realtà dalla giusta prospettiva. Anche se è più facile a dirsi che a farsi"; replica sorridendomi debolmente. Istintivamente, travolta dal senso di colpa di non averne mai parlato prima con lei di tutto questo, avvolgo le mie braccia intorno al suo collo, cercando un po' di conforto. "Mi sta divorando. Penso a lui tutto il tempo"; Le confesso sul punto di scoppiare; "Tina, ho paura di esserci troppo dentro"; continuo stringendola sempre più a me; "andrà tutto bene"; mi rassicura accarezzando le mie spalle; "perché non vai da lui adesso?"; Mi suggerisce scostandomi con garbo, indicandomi la porta con un cenno del capo; "adesso?"; Domando confusa ed impaurita; "sì. Le cose con Colin non vanno bene, e scusa se te lo dico, ma andranno solo a peggiorare. Dì quello che provi al signor Sanders, almeno non vivrai con questo rimpianto"; mi consiglia un po' bruscamente. Ma Tina ha ragione, non posso vivere il resto dalla mia vita, domandandomi come sarebbe stato se Ian avesse saputo cosa provo per lui. Respiro profondamente, ed esco da quella piccola stanza, lasciando la mia amica da sola. Cammino a passi svelti e decisi, ripetendomi che posso farcela. Dirò ad Ian quello che provo per lui, anche se andrà male, lui deve sapere che sarei disposta a rinunciare a tutto. Ma nel medesimo istante in cui lo scorgo, tutto si dissolve ed i miei occhi si riempiono di lacrime. Ian è seduto come un principe a bordo piscina. Diverse ragazze, i cui fisici renderebbero verdi d'invidia qualsiasi modella di Victoria's Secret, ridacchiano al suo fianco. Bene, esclamo dentro di me. Non posso crederci, è qui in ottima compagnia, mentre io continuo a logorami per lui. Quando i suoi occhi incrociano i miei, fatico a riconoscerlo. Quell'Ian che una volta mi ha parlato del suo doloroso passato, è semplicemente svanito. E' stato rimpiazzato da un uomo orgoglioso e pieno di sé. Mi sento così stupida e delusa. Credevo fosse migliore di quello che fingeva di essere. Dentro di me tento di convincermi che quello che sta facendo è solo pura finzione. Mi avvicino a lui, raccogliendo tutta la mia rabbia. Le due bambole dietro di lui non mi notato neanche, ma come posso biasimarle non sono al loro livello. "Rachel, che ci fai qui?"; Mi domanda sorpreso, ma non abbastanza da decidere di allontanarsi da quelle due ragazze; "ero qui, e per puro caso ho incontrato Paul. Che sciocca pensavo di parlare con te, ma vedo che sei occupato"; ribatto guardandolo con disprezzo e disgusto. "Siamo ad una festa. Dovresti divertirti"; mi consiglia beffardo e pieno di sé, ridacchiando insieme alle altre ragazze. "Non mi importa niente della festa adesso. Possiamo parlare da qualche altra parte che non sia nel bel mezzo del tuo harem?"; Chiedo scontrosa, alzando lievemente il tono della mia voce. Sento qualche sguardo di disapprovazione su di me. Di solito mi sentirei a disagio, ma in questo momento sono così infastidita che non mi importa nulla. "Sei venuta a fare una scenata o a farmi la predica?"; Domanda sprezzante, totalmente indifferente alla mia presenza; "Ero venuta da te, con l'intento di parlarti. Non credevo di trovarti circondato da..."; Freno la mia lingua, prima che insulti pesantemente queste ragazze. Sospiro piena di frustrazione, e poi mi soffermo a guardarlo delusa ed amareggiata; "Mi ero quasi convinta che tu non fossi quello stronzo arrogante che cerchi di far vedere agli altri. Mi sbagliavo"; affermo con gli occhi lucidi, scuotendo il capo. La sua mascella si contrae e mi fissa intensamente; "non cambierai mai, ho fatto bene a non scegliere te"; dico puntandogli piena d'ira il dito contro. Le mie parole lo scalfiscono, so che è così. Riesco a leggere nei suoi occhi azzurri, che è ferito. "Smettila di parlare così"; urla infuriato, contraendo i muscoli del suo collo; "perché?. Perché ho ragione?. Ho per caso appena toccato un nervo scoperto?"; Continuo ad urlare avvicinandomi a lui con aria minacciosa. Dentro di me trovo la situazione quasi divertente. La maggior parte delle persone rinuncerebbe a metterlo nell'angolo, mentre io usando solo la forza delle mie parole sono stata in grado di metterlo a tacere. Ian, stufo della mia scenata che sta destando l'attenzione di tutti, afferra il mio braccio trascinandomi il più lontano possibile dal resto degli invitati. Siamo chiusi dentro una delle camere degli ospiti, Ian è difronte a me, ed io non smetto neanche per una frazione di secondo di osservarlo con cipiglio. "Perché volevi parlarmi?"; Mi domanda in tono sommesso, come se avesse appena abbassato l'ascia di guerra; "tanto è inutile ormai Ian. E' meglio se vado via"; Replico sul punto di piangere. Il suo volto si distorce. Sta stringendo i pugni, scuotendo la testa da destra a sinistra, con gli occhi chiusi ed un'espressione accigliata. "Mi dispiace, non sapevo che fossi qui se no io non avrei mai..."; Cerca di giustificarsi, ma inutilmente perché sono stanca di ascoltare le sue scuse. "Non ti saresti mai divertito con quelle. Ma l'hai fatto, perché eri convinto che non potevo vederti. Tu sei questo Ian, è inutile illudersi che non sia così"; continuo io, alzando gli occhi verso di lui. Leggo tanto rammarico e dolore sul suo volto. Ma mi sorge spontaneo domandarmi se non stia fingendo anche questa volta. "No, non è così"; afferma impetuoso, avvicinandosi a me; "e dimmi com'è?. Ti prego Ian fallo perché tutto questo sta diventando insostenibile"; ribatto stanca, sofferente e troppo delusa. "Sei tu che non mi hai permesso di entrare nella tua vita"; mi accusa alzando il tono della voce, sbarrando con rabbia i suoi vivi occhi azzurri; "quando soffro faccio azioni stupide, come questa. Bevo mi diverto e cerco di non pensare più a nulla. Vuoi condannarmi perché sto soffrendo a causa tua?"; Domanda irruento, continuando a gridarmi contro come una vera furia. Rimango immobile e senza fiato. Fisso i suoi occhi intrisi di rabbia, e lui si rende conto che le sue parole mi hanno destabilizzata, e lentamente si avvicina a me; "credevo che l'avessi intuito da sola"; afferma prendendo il mio viso fra le sue grandi e possenti mani. Scuoto il capo, ancora sotto shock; "mi hai completamente fuso quel briciolo di cervello che mi rimaneva"; mi rivela sorridendo lievemente; "andiamo via da questa festa"; mi propone, prendendo la mia mano. "Così parliamo con più tranquillità". Annuisco soggiogata, e seguo senza nessuna opposizione tutto quello che mi suggerisce. Sono ancora infuriata con lui, e vorrei davvero prendere a sberle quel suo viso arrogante. Ma nell'istante in cui ha ammesso di soffrire per me, qualcosa dentro la mia anima è mutata. Ian prende la sua auto, e rimanendo in perfetto silenzio, mi porta fino al suo appartamento. "Sali?"; Mi domanda corrugando la sua fronte, incerto sulla mia possibile risposta; ""; sibilo lievemente, aprendo lo sportello della sua auto. Quando metto piede dentro il suo appartamento tutto dentro di me si placa. La rabbia, l'odio, il rancore e quell'istinto di distruggere il suo ego. "Rachel"; mi chiama con voce tremante e debole. Le sue mani prendono le mie, e un brivido attraversa la mia schiena; "potresti anche non credermi. E ti capirei, in fondo sono un donnaiolo. Ma quello che sto per dirti è la pura verità, ed è la prima volta che dico tutto ciò ad una ragazza". Il mio cuore batte freneticamente, sento che sta per esplodere. Fisso Ian con trepidazione, il mio respiro è quasi del tutto assente, perché sono completamente asservita a lui; "dal giorno in cui ci siamo incontrati, non ha fatto altro che desiderarti. Ogni giorno ti ammiravo di nascosto, e volevo che fossi mia. E lo voglio ancora"; Ian guarda in basso. Il ragazzo impudente, e senza vergogna si è appena dimostrato a me pieno di tormento. Lentamente si avvicina a me, e sfiora il mio viso. I nostri nasi si sfiorano delicatamente, e la sua mano preme contro il mio viso, mentre le sue labbra cercano disperatamente le mie. Socchiudo i miei occhi e avvicino le mie labbra alle sue, e lentamente ci assaporiamo. Oltre il sapore dolce delle sue labbra, sento l'amaro sapore della sua sofferenza, che in qualche modo si intreccia con la mia. Le nostre lingue si sfiorano, e giocano fra loro. Getto le mie braccia intorno al suo collo e lascio che il suo corpo mi avvolga completamente. Le sue braccia mi stringono a sé con avidità, mentre la sua bocca rimane ben salda sulla mia. Lo desidero, esattamente come lui desidera me. Forse stiamo per commettere un errore, probabilmente quando il sole sorgerà, lui sarà già stufo di me. Però sono stanca di desiderarlo e non poterlo sentire sulla mia pelle. Ho bisogno di lui, e per questa notte sarò completamente sua. Fisso i suoi occhi, voglio che si renda conto del desiderio disperato che sto provando. Le sue dita mi sfiorano le cosce, mentre con una lentezza frustrante, afferra il bordo del mio vestito, lo alza su finché non sono costretta a lasciare la sua bocca, perché possa farlo passare oltre la mia testa. Con la stessa brama che vedo in lui, inizio a togliergli la giacca, facendo unire nuovamente le nostre labbra. "La camicia"; farfuglia, mentre accarezza il mio corpo ricoperto solo dall'intimo. Sento le sue mani tendersi verso il gancetto del mio reggiseno, e quando abilmente le sue dita riescono a slacciarlo, esso scivola velocemente dal mio corpo. Intanto le mie mani tremanti ed insicure cercano di slacciare i bottoni della sua camicia. Si rende conto della mia difficoltà, e mi solleva dall'incarico strappandosi la camicia sul davanti, lanciando bottoni dappertutto. Respiro spasmodicamente, intravedo il suo torace tonico e perfetto dalla camicia aperta. Vorrei ammirarlo qualche altro istante, ma Ian ha altri piani. Abilmente sbottona i suoi jeans, toglie le sue scarpe, gettandole chissà dove, e in pochi secondi si libera anche dei jeans. E' davanti a me, ed è quasi nudo, e per l'ennesima volta sono rapita dalla vista di lui, così perfetto. Con irruenza mi prende fra le sue braccia, mi solleva come se fossi leggera quanto una piuma, e mi porta verso il suo letto. Vengo adagiata con dolcezza e sento le mutandine che vengono sfilate con attenzione e cura, lungo le mie gambe, mentre lui si inginocchia a lato del letto. Il suo corpo trema leggermente, al contrario del mio, che è completamente teso. Ian prende delicatamente le mie mani e le guida sul cuscino sopra la mia testa, le poggia lì con dolcezza, prima di tracciare lentamente con la sua lingua, un percorso dal mio collo fino al mio seno. Gemo, totalmente incapace di esprimere quel piacere, e in risposta ricevo un suo sorriso. Sono distesa, e completamente nuda. Il mio respiro è sempre più veloce mentre mi accarezza, e si sta prendendo il suo tempo per toccarmi e sentirmi. Le sue dita iniziano a muoversi, ma si dirigono verso il basso, seguendo il percorso della mia pancia, fino ad arrivare alla mia coscia. Lascio andare, involontariamente, un grido spezzato, ed il mio corpo si tende carico di adrenalina e piacere. Le sue dita con agilità e consapevolezza scivolano fra le mie cosce, e scorrono lungo la mia intimità. Perdo totalmente il controllo, gli occhi si chiudono e la spina dorsale si inarca ancora di più mentre grido pervasa dal desiderio. "Ian ti prego"; lo imploro, le mie braccia si contraggono sopra la mia testa, pronte ad afferrarlo e spingerlo più vicino a me. "Sei sicura?"; Domanda grave e ruvido, guardandomi con il fiato sospeso. "Sì. Solo fa' piano"; lo supplico, un po' preoccupata. Lui annuisce avvicinando il suo viso verso il mio collo; "non voglio che ti penta che io sia stato il primo"; mi sussurra con dolcezza con voce roca. Scuoto il capo, affondando i miei occhi nei suoi; "sono sicura. Voglio te, adesso"; ribatto insofferente, bisognosa delle sue mani sul mio corpo fremente. Velocemente prende qualcosa dal suo cassetto, penso sia un preservativo. Deglutisco un po' nervosa, mentre con naturalezza si sbarazza dei suoi boxer, rimanendo completamente nudo davanti a me. Mordo il mio labbro, osservando la sua evidente erezione. Sono un fascio di nervi, lui è stato con tante ragazze esperte, mentre io non sono totalmente incapace. Colin ed io non abbiamo mai fatto sesso, volevo andarci piano, quindi lui aveva iniziato come me solo con i preliminari. Ian indossa il preservativo, e si china frettolosamente su di me, tornando a baciarmi dolcemente. Il suo petto incontra il mio, pesante e solido, mentre le sue braccia si piegano sui gomiti per potersi reggere. Il suo inguine sfiora i miei fianchi e sento chiaramente la sua erezione sfiorare la mia coscia. Il mio cuore scalcia, e lui prende fiato, per qualche secondo si blocca e chiude i suoi occhi. Probabilmente sta cercando di trattenersi per me, per non farmi male. Espira, ed apre i suoi meravigliosi occhi, e li affonda nei miei. "Ho pravo a non pensare a quanto sarebbe stato bello. Ma tu eri un pensiero costante". L'ennesimo e ancora più vicino, contatto con la sua eccitazione, mi fa andare in fiamme l'intero corpo. Trattengo il fiato, quasi tremendo di piacere. Ian solleva i fianchi e trova la giusta posizione, poi delicatamente, spinge in avanti. Entra dentro di me senza fretta, riempiendomi completamente. Io gemo, mentre le mie gambe con naturalezza si agganciano intorno alla sua schiena, e lo spingono a me. Lascia andare la testa, ed ansima con quell'unica spinta, mentre il suo corpo trema fra le mie braccia. Trattengo il respiro. E lui trattiene il suo. Continua a spingere dentro di me, aumentando sempre di più il ritmo dei suoi movimenti. Entrambi ansimiamo l'uno sul viso dell'altro, i nostri respiri spezzati si uniscono e si intrecciano al silenzio della casa. Non riesco più ad avere controllo su nulla. Getto la testa all'indietro, le mie braccia si aggrappano alle sue spalle mentre trova il suo ritmo. Sono totalmente immersa in lui, e con tutta me stessa vorrei non abbandonarlo mai più. I nostri gemiti riempiono il silenzio della notte, la nostra pelle bagnata scivola l'uno sull'altra. I nostri corpi si muovono in armonia, e sembrano incastrarsi perfettamente. E' tutto così perfetto, i suoni, le sensazioni che non avevo mai provato prima e le forti emozioni. Ian mantiene il suo ritmo e prolunga il piacere il più a lungo possibile. Mi abbandono a lui, fra le sue lenzuola, consapevole che il nostro mondo perfetto potrebbe sgretolasi  in pochi attimi. 

A secret love- Ian SomerhalderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora