Capitolo uno: L'incontro

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Soffio delicatamente sopra la tazza del cappuccino, guardando la lista delle lezioni che mi attendono. Fremo dalla voglia di frequentare il corso di canto, aspetto da tutta la vita questo momento. Ricordo ancora quando da bambina, all'orfanotrofio insieme agli altri miei amici, fingevamo di essere una famosa band rock, io come sempre cantavo e dirigevo il resto del gruppo. La musica è sempre stata la mia ancora di salvezza, lei c'era quando tutto sembrava buio e tetro, quando tutti i bambini, tranne me venivano adottati e sopratutto mi conferiva conforto quando una famiglia mi rispediva all'orfanotrofio, neanche fossi un pacco postale. Sospiro cercando di mettere da parte il passato, che se pur doloroso, ormai è passato. Adesso ho diciotto anni e sono libera, come ho sempre desiderato. "Sei ancora qui?"; Mi domanda Candice, colei che d'ora in avanti sarà la mia coinquilina; "sono pronta"; le rispondo, poggiando sul tavolo ancora impolverato della nostra piccola, quasi asfissiante cucina, la mia tazza. Ho conosciuto Candice circa una settimana fa, quando mi sono trasferita dalla piccola città di Ysleta, che si trova a El Paso, in Texas. Chiunque si soffermi a guardare Candice, potrebbe pensare che è la tipica ragazza bionda, frivola e senza cervello, in realtà non è affatto così. Lei è un vero vulcano di idee, è la preside del club studentesco femminista, ed è un vero prodigio del violino. I suoi genitori, Peter e Maggie Carter, hanno sempre educato la figlia all'arte della musica, ho avuto il piacere di conoscerli il giorno in cui sono arrivata, loro hanno accompagnato la figlia qui Los Angeles da Washington, solo per vedere con il loro occhi dove avrebbe vissuto per i prossimi quattro anni la loro amata ed unica figlia. Cammino a passi svelti, cercando di sostenere il passo veloce di Candice, che sembra impaziente di raggiungere l'aula dove si terrà il corso di violino; "finalmente assisterò alle lezioni del signor Hoffman"; esclama entusiasta, per poco non si mette a saltellare per la sua gioia incontenibile; "il signor chi?"; Domando io abbastanza confusa e perplessa; "il signor Hoffman è il più grande violinista mai esistito sulla faccia della terra, ho seguito ogni suo concerto"; mi spiega elettrizzata, continuando ad urlare; "va bene, sono felice per te, ma quella è la mia aula di canto, e non ho idea di chi sia la signorina Janin"; replico, allontanandomi da lei a passi discreti. Saluto la mia coinquilina, e con sicurezza apro la porta della mia aula; "salve, lei è?"; Mi domanda la giovane donna, seduta alla scrivania; "Rachel Walter"; rispondo un po' insicura. Sono davvero nervosa, tutti gli occhi degli altri studenti già seduti, sono puntati su di me; "prego si accomodi"; mi dice con molta gentilezza la mia nuova, ed unica insegnante di canto. "Bene ragazzi io sono la signorina Janin, ed oggi per voi è il primo giorno alla Music Art States, quindi per poter capire le vostre doti e assegnarvi le parti canore, dovrete mostrarmi ciò che sapete fare"; ci spiega la signorina Janin, mantenendo il suo splendido sorriso rassicurante e carismatico. L'insegnante inizia a chiamare gli studenti uno ad uno, per verificare la tonalità delle nostre voci. Nonostante questo sia stato il mio sogno dal giorno in cui ho emesso il mio primo vagito, adesso non nego che sono davvero tesa e nervosa; "Signorina Walter, tocca a lei"; mi chiama l'insegnate. Io un po' in imbarazzo mi alzo in piedi, sotto gli occhi degli altri studenti, la signorina Janin mi incita ad iniziare, ed io a cappella intono una delle mie canzoni preferite di Christina Aguilera, Hurt. Dopo qualche piccola esitazione, chiudo i miei occhi lasciandomi andare. Ho sempre cantato davanti ad un pubblico davvero ristretto, quindi ritrovarmi difronte a così tanti ragazzi mi ha un po' destabilizzato, ma la musica è la mia vita, e non c'è niente che mi venga più naturale. Ancor prima che io termini la canzone, un enorme boato di applausi mi travolge, lasciandomi letteralmente sbigottita. Copro la mia bocca, iniziando a sorridere, non credevo di poter piacere così tanto; "abbiamo la nostra Aguilera"; commenta l'insegnate con soddisfazione; "hai una voce bellissima, da quanto studi canto?"; Mi domanda la signorina Janin con reale interesse. Tentenno un po' imbarazzata, io non mai studiato canto, questa è la mia prima lezione, ho sempre cantato solo davanti la signora Miller, la direttrice dell'orfanotrofio, l'unica donna che si sia mai presa realmente cura di me, è grazie a lei se adesso sono qui; "non ho mai studiato canto"; ammetto tentennate, rossa d'imbarazzo; "allora sei un vero talento"; si complimenta con me, regalandomi un sorriso. Mi risiedo, iniziando a sfregarmi nervosamente le mani, tutti continuano a guardarmi, nonostante la lezione sia iniziata. "Scusa"; mi richiama una voce roca, palesemente maschile, alle mie spalle. Mi volto leggermente, intravedendo leggermente il viso del ragazzo; "mi chiamo Colin"; si presenta porgendomi la mano, io per stringerla bene, mi volto completamente verso di lui; "Rachel"; dico sorridendogli. E' un bel ragazzo questo Colin, ha un bellissimo sorriso smagliante, intorno al suo viso vi cresce una leggera barba scura, esattamente come i suoi capelli, e ciliegina sulla torta, i suoi occhi sono verdi come uno smeraldo. "Hai una voce spettacolare"; si complimenta facendomi arrossire, di nuovo. Non sono abituata ai complimenti, credo che sia piuttosto evidente. "Grazie"; replico continuando a sorridere, probabilmente penserà che io sia una vera stupida; "ho una band, e proprio ieri la cantante femminile è scappata in Messico con il suo ragazzo. Mi piacerebbe che sia tu a sostituirla"; guardo Colin con aria sconvolta, ma felice; "mi piacerebbe molto"; rispondo cercando di contenere il mio entusiasmo; "perfetto, allora più tardi vieni in palestra, dove proviamo, così conosci gli altri ragazzi, sono fantastici, ti piaceranno"; dice abbastanza eccitato anche lui, ritornando ad ascoltare la lezione. Per il resto della lezione, ho preso degli appunti, ascoltando metodicamente ciò che diceva l'insegnate, è stata una lezione davvero piacevole, sono felice di essere una delle studentesse della signorina Janin, è davvero una brava insegnante, è carismatica e brillante. A fine lezione, saluto Colin e sempre piena d'entusiasmo, controllo l'orario delle altre lezioni, leggo sul foglietto che mi hanno consegnato in segreteria, che adesso ho lezione di recitazione in auditorium, l'insegnante si chiama Ian Sanders. Con la mia borsa dietro le spalle, mi dirigo verso l'auditorium. Cammino per il campus un po' disorientata, senza riuscire a trovare il teatro. Con aria esasperata, decido di prendere dalla mia borsa la mappa del campus, così da seguire le indicazioni. Senza far caso alla strada, continuo a camminare, senza distogliere gli occhi dalla mappa. E quando il mio corpo urta con violenza qualcuno, intuisco che probabilmente era meglio se mi soffermavo a guardare la strada. Con gentilezza il ragazzo davanti a me mi porge la mano, per aiutarmi ad alzare; "scusa ma non ho idea di dove mi trovo"; ammetto sospirando. Il ragazzo scoppia a ridere, e devo ammettere che ha una bella e contagiosa risata; "sei a Los Angels, ed oggi è il tre settembre"; dice in tono di scherno, continuando a beffarsi di me. Mi rimetto in piedi, scostando la sua mano, e non appena mi ritrovo il suo viso ad un millimetro dal mio, il mio cuore salta un battito. Deglutisco a vuoto, continuando a fissare ammaliata gli occhi azzurri e profondi, del ragazzo difronte a me; "devi continuare a fissarmi?"; Mi domanda con arroganza. Lievemente sorrido infastidita, è bello quanto fastidioso; "un californiano pieno di sé ed arrogante, perché non sono sorpresa?"; Domando retorica, uscendo il mio caratterino pungente; "hai le unghia, gattina"; commenta, mostrandomi un sorriso alquanto presuntuoso. Alzo gli occhi al cielo, scuotendo il capo; "lasciami passare per favore, ho lezione"; gli dico in tono abbastanza infastidito e categorico; "che lezione?"; Mi domanda fingendo di essere interessato; "recitazione. Chissà mi sarà utile per la prossima volta che ci vedremo"; rispondo sbattendo velocemente le ciglia, con aria da finta civetta; "non è carino parlare ad una persona che non conosci in questo modo"; sembra rimproverarmi con un tono quasi serio, purtroppo per lui il suo sorrisetto sfacciato lo tradisce; "lasciami passare"; ripeto nuovamente, senza la minima voglia di continuare a scherzare; "ci vediamo ragazzina"; mi dice mentre mi allontano a passi svelti; "spero di no"; urlo agitando la mia mano, senza voltarmi; "non esserne così sicura"; continua a replicare, nonostante io sia già distante da lui. Ho sempre detestato i tipi come quel ragazzo, odio l'arroganza e la prepotenza. Da bambina mi è bastato dovermi difendere dai piccoli bulli della scuola, quante volte i tipi come quello, mi prendevano in giro perché ero senza genitori, mentre loro avevano tutto ciò che desideravano. No, che mi importassero le cose materiali, ma l'affetto e l'amore di due genitori quello sì che mi mancava. Dopo aver corso per tutto il campus, finalmente trovo il grande auditorium. La struttura è magnifica, è moderna e le vetrate sono enormi, e tutto funziona ad energia solare. Entro velocemente, senza perdermi nei dettagli dell'edificio, sono già abbastanza in ritardo. Con i capelli scompigliati ed il viso sconvolto entro in teatro, tutti sono sopra il palcoscenico, e l'insegnate non sembra essere arrivato per mia fortuna; "lei è in ritardo"; urla una voce a me familiare da sopra il palco. No non posso crederci, il ragazzo con cui mi sono scontrata poco prima è un mio compagno di corso. Sono sempre molto fortunata. "Qualcuno non mi ha detto dove si trovava l'auditorium"; ribatto infastidita, camminando verso il palco; "lei potrebbe prendersi una nota di demerito". Sbuffo divertita, davvero mi sta minacciando?. "Va bene, sei divertente adesso basta però. Dov'è l'insegnante?"; Chiedo, salendo sul palco sotto lo sguardo sbalordito e preoccupato degli altri miei compagni di corso. "Sono io l'insegnante"; dice del tutto serio, senza alcuna voglia di scherzare. Apro e chiudo velocemente la bocca, senza sapere cosa dire o in che modo giustificarmi. Ho fatto molte brutte figure durante il corso della mia vita, ma queste giuro le batte tutte. Non avrei mai, neanche lontanamente immaginato che un ragazzo così giovane e bello potesse essere il mio insegnante. "Si metta insieme agli altri, per questa volta sarò clemente"; dice con uno sguardo serio e distaccato. Mi limito ad annuire, seguendo velocemente le sue indicazioni. "Io sono il Signor Sanders, il vostro insegnante di recitazione. Alla fine del quadrimestre metteremo in scena uno spettacolo, scritto da un celebre attore di Hollywood nonché mio amico"; alle parole del sig. Sanders, il resto degli studenti hanno iniziato a parlottare fra loro, con aria stupita. L'unica a non essere interessata sono io, e dal mio volto rigido e serio si può intuire alla perfezione; "Signorina?"; Mi domanda all'improvviso il mio insegnate. Mi ritrovo il suo viso ad un soffio dal mio, mi sta praticamente scrutando e studiando; "Walter, Rachel"; dico trattenendo il respiro, che forse il suo sguardo magnetico mi sta togliendo. "Rachel"; ripete in tono suadente; "sembra il nome di un angelo"; continua sottovoce, senza farlo sentire agli altri studenti. Respiro spasmodicamente, distogliendo i miei occhi da lui. Vorrebbe punirmi mettendomi a disagio, ma con me non ci riuscirà, sono qui per imparare l'arte della musica e neanche un professore arrogante e fastidioso come lui potrà mai ostacolare i miei obbiettivi. Il sig. Sanders inizia la sua lezione, è un bravo attore su questo non avevo alcun dubbio. Davvero sfacciato ed inopportuno da parte sua presentarsi a me come uno studente. È pur vero che la sua giovane età l'aiuta molto a mimetizzarsi con il resto degli studenti, però questo non implica che debba fingere di essere chi non è. La lezione prosegue con serenità, i miei compagni di corso sono simpatici ed amichevoli, in particolar modo Tina, una ragazza afroamericana tutta pepe. Anche lei come il resto delle studentesse del corso, ha notato la bellezza del professore, e parlottando fra di noi abbiamo anche scommesso sulla sua possibile età. Io sostengo che abbia ventisette anni, Tina invece è convinta che ne abbia almeno trenta. "Ci vediamo domani"; urla Tina fuggendo via dal teatro per dirigersi verso l'aula di pianoforte. Tina viene dal Minnesota, mi ha raccontato che già a tre anni sapeva suonare alcune opere di Beethoven. È una ragazza un po' eccentrica e sopra le righe, quindi non può che piacermi. Anch'io ho una gran voglia di uscire da questo teatro, la recitazione mi piace, peccato che sia l'insegnante che non nutre della mia simpatia. Mi avvio a passi veloci verso la porta, cercando di non voltarmi indietro; "signorina Rachel"; mi richiama lui con voce scura. Alzo gli occhi al cielo prima di voltarmi verso di lui, fingendo un sorriso. "Mi dica sig. Sanders"; rispondo tornando verso di lui; "spero che incidenti come quello di questa mattina non accadano mai più"; annuisco debolmente, lievemente in imbarazzo, ma in fin dei conti è anche in parte colpa sua il mio ritardo e la mia brutta figura; "poteva dirmi che lei era l'insegnate del corso teatrale, ma non l'ha fatto, quindi deduco che si sia divertito parecchio a mettermi in difficoltà"; replico in tono aspro e pungente, dimenticandomi per qualche istante che davanti a me c'è un professore; "le tue sono solamente supposizioni, e dato che non puoi provarle, dovrai per forza chiedermi scusa". Lo fisso palesemente a bocca aperta, non posso credere a ciò che mi ha appena detto; "è così difficile chiedere scusa?"; Mi domanda notando il mio silenzio. Alzo un dito contro di lui, guardandolo sottecchi; "non le chiederò scusa, e se sarà possibile cambierò corso"; dico con aria infuriata; "non credo che sarà possibile"; ribatte in tono calmo. E' davvero irritante e sgradevole il suo comportamento, è un uomo davvero arrogante e dispotico, spero vivamente che la direzioni mi cambi di corso, non voglio assistere neanche ad altri due secondi di una sua lezione. "Staremo a vedere"; lo sfido sostenendo il suo sguardo glaciale. Senza aggiungere altro, mi volto, ormai stufa della sua presenza, ed a passi veloci mi dirigo verso la palestra, dove conoscerò i membri della band. Non avevo mai visto prima d'ora una palestra così spaziosa e luminosa, d'altro canto ho solo frequentato scuole pubbliche, e lì dovevamo ringraziare di averla una palestra. Mi guardo intorno esterrefatta, ho la stessa espressione di un bambino che per la prima volta percepisce il mondo. "Benvenuta"; urla Colin agitando la sua mano, facendomi cenno di avvicinarmi a loro. Al fianco di Colin ci sono due ragazzi, uno è alto e biondo e mi sorride cordialmente, l'altro invece è più serio e composto ed è un grazioso ragazzo dai capelli ricci e scuri. "Ragazzi lei è Rachel. La nuova cantante"; mi presenta con entusiasmo; "Rachel il biondino con la chitarra è Michael, invece il signorino sorrido solo su richiesta, è Dean e suona la batteria, è un vero talento". Saluto i ragazzi con un lieve cenno della mano; "adesso fai sentire la tua bellissima voce"; mi incita Colin sorridendo. Prima di iniziare a cantare prendo un respiro profondo, e poi intono la canzone di questa mattina. I ragazzi mi osservano sotto shock, quasi ammaliati dalla mia voce. "Wow, tu sei grandiosa"; commenta realmente colpito Michael; "sei fan-ta-sti-ca"; dice scandendo ogni sillaba Dean. "Sapevo che li avresti conquistati"; esclama Colin, mettendomi un braccio intorno alla spalla; "tu cara mia sarai la nostra stella"; mi elogia Colin facendomi diventare paonazza. Dopo aver trascorso una vita intera a cercare il mio posto nel mondo, finalmente grazie alla musica sento di averlo trovato.

A secret love- Ian SomerhalderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora