Capitolo ventisette: Rivelazioni

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Troppe domande assillano la mia vita, e finora ho ricevuto pochissime risposte. Però sono stanca di vivere con il marchio di orfanella, adesso voglio strapparlo via dalla mia pelle e rimanere solamente me stessa. Io sono la ragazza di Ian, la migliore amica di Justin, Tina e Candice e questo mi basta per conoscere me stessa. Non voglio più sapere chi si cela dietro il volto di colei o colui che diciotto anni fa decise di abbandonarmi, e tanto meno voglio conoscere il nome di questa persona così generosa che da anni mi mantiene. Ormai è trascorsa più di una settimana dalla gita al lago e d'allora ho smesso di parlare di quel fantasma che sembra essere comparso dal mio passato. Corro verso la lezione successiva. Dimenticavo! Io sono anche una ritardataria cronica. "Mi scusi tanto"; dico al mio insegnante di storia della musica che mi osserva con occhi fulminei indicandomi di andare a sedere. Questa materia è davvero noiosa, ragion per cui continuo a scarabocchiare sul mio quaderno per gli appunti. "Signorina Rachel, può spiegare alla classe cosa stavo dicendo?"; Mi richiama l'insegnante destandomi dal mondo dei sogni; "ero distratta mi scusi"; mi giustifico facendo una piccola smorfia di mortificazione. In questo momento vorrei scomparire, tutti gli occhi dei miei compagni di corso sono puntati su di me e il mio professore mi scruta con austera severità; "Lei arriva in ritardo e si distrae perennemente, più tardi sarà meglio che venga nel mio ufficio così parleremo di questo suo comportamento anche con gli altri insegnati che ti seguono"; mi rimprovera destando il mio dissenso. Trovo la sua reazione eccessiva, ma non oso ribattere o complicherei ulteriormente la mia situazione. Non appena il professore si volta sbuffo con aria seccata rivolgendo i miei occhi verso il cielo. Ian sicuramente si prenderà beffa di me fino alla fine dei nostri giorni, e probabilmente fingerà di essere d'accordo con lui usando il suo inarrestabile sarcasmo. La lezione, che sembrava durare un secolo, termina e per evitare di far tardi anche alla lezione di canto esco per prima dall'aula. Cammino a passi felpati tenendo il mio quaderno fra le mani, voglio arrivare puntuale, però come sempre la fortuna non è dalla mia parte e durante il tragitto da un'aula all'altra mi imbatto in Ian, che tiene fra le mani un foglio e il suo sguardo è un misto d'ira e compiacimento. "Ho ricevuto una convocazione per parlare del tuo comportamento"; esclama mettendo in bella mostra il foglio; "è stato veloce"; commento riferendomi al mio insegnante di storia della musica; "Rachel sai che significa?"; Mi domanda con aria seria, riuscendo a promuovere la mia coscienza già fin troppo colma di sensi di colpa; "sì, che avrò un richiamo"; dico a voce bassa con il capo chino. "No"; ribatte con aria seccata; "significa che dovrò stare due noiosissime ore dentro una piccola aula a discutere di te"; sottolinea usando un tono lagnoso. Sorrido debolmente, notando che non è minimamente preoccupato per me, al contrario lo atterrisce di più l'idea di dover rimanere in compagnia degli altri insegnati che lui ha sempre detestato e trovato tediosi. "Almeno parlerai di me"; scherzo scrollando le spalle. "Peccato che non potrò raccontare delle tue doti a letto, e di quanto sei brava a baciare"; mi sussurra con voce roca sfiorando la mia pelle con il suo intenso respiro. Mordo il mio labbro ammirando la sua bocca impertinente inarcarsi verso l'alto. "Ho l'ora libera, perché non vieni con me così proviamo un po' "; mi propone con occhi luccicanti di malizia; "io ho lezione e sono già in ritardo"; gli ricordo indicando l'aula di canto; "ti giustifico io, sei con il tuo insegnante"; insiste riuscendo a convincermi. Quest'uomo ed i suoi occhi riescono a soggiogarmi ogni volta, non riesco a ribellarmi a lui neanche se lo desiderassi. "Allora andiamo signor Sanders"; dico a voce alta mentre lui mi sorride divertito; "mi segua signorina"; mi suggerisce camminando verso il teatro. Racconto a Ian la piccola discussione avuta con l'insegnante di storia della musica, e lui non riesce a smettere di ridere poiché conosce il suo collega ed anche la sua voce acuta quasi femminile. Entrambi non siamo in grado di smettere di ridere, e trovo tutto questo meraviglioso, perché noi due siamo sempre complici di qualcosa, il nostro rapporto è speciale e non è basato solamente sulla quotidianità o sul sesso, prima di tutto siamo amici, ed è per questo che l'uno è legato indissolubilmente all'altro. Continuiamo a ridere per un bel po', fin quando lui all'improvviso non diviene serio. "Che c'è?"; Gli domando leggermente preoccupata; "dobbiamo provare"; mi rammenta con aria quasi autorevole; "certamente"; rispondo anch'io seria e composta. Ian prende il suo copione e cerca fra le pagine una in particolare, io rimanendo in silenzio l'osservo incuriosita senza avere la minima idea di ciò che vuol fare. "Ciao Rebecca"; dice guardandomi con assoluta intensità, riuscendo a spezzare il mio fiato. Sembra quasi che sia la prima volta che mi guarda in questo modo. La scena che ha scelto è la più bella di tutto il copione e già tremo alla sola idea di provarla insieme a lui. "Ciao Harry, non dovevi andare via da questa città?". Mi avvicino a lui osservandolo con la medesima intensità; "non potevo andarmene senza prima dirti una cosa". Il suo sguardo è poggiato su di me e sembra davvero sofferente e cupo. I nostri corpi sono quasi vicini e le mani si sfiorano debolmente. "Non mi pentirò mai di essermi innamorato di te. Anche se questo mio amore egoista ha ferito tante persone compresi me e te. Io ti amo ed è la sensazione più bella che io abbia mai provato in tutta la mia vita. Mi hai fatto sentire vivo anche quando dentro ero morto. Ti amo e ti amerò sempre". Non posso fare a meno di commuovermi difronte la sua interpretazione che in realtà cela del vero. Cela noi due. Istintivamente mi getto fra le sue braccia dimenticando l'intero copione, dimenticando ogni singola cosa. Le sue dita scorrono sulla mia schiena facendomi venire la pelle d'oca, mentre le sue labbra si poggiano famelicamente sulle mie. Premo le mie mani sul suo viso, allacciando istintivamente le mie gambe sul suo torace. Le sue mani mi sorreggono e irruentemente mi preme contro il muro continuando a baciarmi con foga e passione. Un turbine di piacere attraversa la mia schiena non appena le sue mani iniziano ad accarezzare il mio interno coscia. Le sue labbra sfiorano il mio mento ed in questo momento ho le gambe molli ed ogni mio pensiero è annebbiato e poco razionale; "questo non c'era però sul copione"; affermo sconvolta dai suoi baci, respirando a fatica. "È una bella improvvisazione, dovremmo farlo più spesso"; replica sfacciatamente lui, ammiccando con quel sorrisino dannatamente attraete . "Ian potrebbero vederci"; ansimo fra un bacio e l'altro. Lui sogghigna continuando a depositare sul mio collo intensi baci; "ho chiuso le porte. Adesso smetti di parlare ho voglia di te"; mi sussurra in tono sensuale facendo morire definitivamente la mia ragione. Mi chiude le labbra con le sue e torna a baciarmi con forza. Leggermente tira i miei capelli approfondendo il suo intenso bacio, mi stringe a sé con avidità ed io approfitto del momento per sentirlo vicino a me. Fatico a sbottonare la sua camicia nera e lui per colpa dell'impazienza geme strappandosela di dosso facendo saltare tutti i bottoni. "Adesso come farai?"; Chiedo sgranando i miei occhi; "ne prenderò una dai costumi di scena"; dice con noncuranza fiondandosi sulla mia bocca. Le sue mani abilmente mi spogliano, e senza inibizione getta i miei abiti e la sua camicia ormai logora, dietro le quinte del palco. Continua a baciarmi dolcemente il seno coperto, ed io mi sciolgo tra le sue braccia assaporando il suo profumo. "Ti amo"; bisbiglia al mio orecchio, sfiorandomi le labbra con le sue dita. Il suo petto nudo tonico è statuario, i suoi jeans coprono la parte inferiore del suo corpo, eppure riesco a percepire la sua eccitazione senza aver bisogno di spogliarlo. Sono completamente asservita a lui in questo momento e desidero ardentemente sentirlo dentro di me. Strozzo un gemito quando le sue dita iniziano a scorrere sopra le mie mutandine. Lui si diverte a torturarmi, ama costatare quanto io lo desideri profondamente e ardentemente. Teneramente prende la mia mano e, senza staccare le sue labbra dalle mie, mi distende sul pavimento. Si sistema facendosi spazio fra le mie gambe; "ti dirò un piccolo segreto"; sussurra al mio orecchio sorridendo debolmente. Non ho idea di come riesca a mantenere il controllo, io ho tremendamente voglia di lui, e averlo a pochi centimetri da me sentendo il suo corpo sul mio, mi fa perdere il senno. Annuisco con fatica mordendo il mio labbro rilasciando un respiro profondo e frustrato. Le sue labbra si avvicinano nuovamente alle mie ed il mio cuore salta diversi battiti; "è la prima volta che faccio l'amore qui in teatro, conservavo questo momento perché forse ho sempre saputo che saresti arrivata"; mi confessa con assoluta dolcezza riuscendo a commuovermi. I miei occhi brillano e provo a trattenermi perché non è il momento adatto per piangere, però forse questa è la cosa più dolce che potesse dirmi, perché prima di me non c'è stata mai nessuna e non voleva avere storie importanti. Quindi qualsiasi cosa accada fra di noi io rimarrò per sempre colei che è stata in grado di aprire il suo cuore, colei che l'ha esortato a sperare nell'amore. Qualunque cosa accada fra di noi io sarò sempre il suo primo amore. Lentamente e con consapevolezza le sue mani accarezzano il mio intero corpo fino ad arrivare sull'orlo delle mie mutandine. I suoi occhi mi osservano cercando la mia approvazione e freneticamente annuisco ormai stanca di aspettare. Velocemente e con un ghigno stampato sul volto toglie anche le mie mutandine sistemandosi nuovamente fra le mie gambe. Fremo dalla voglia di lui, il mio cuore batte con incessante frenesia ho quasi un infarto. Con ardore, invasa dalla voglia di averlo dentro di me, sbottono i suoi jeans abbassandoli così da scoprire la sua intimità. Quando le mie mani lo sfiorano inizia a gemere, e chiude i suoi occhi beandosi del mio tocco. "Prendimi"; sussurro al suo orecchio con voce tremolante e ansimante. Non indugia neanche un secondo di più alla mia supplica, e delicatamente fra un bacio e l'altro entra dentro di me. Inarco la schiena dal piacere, mordendo il mio labbro quasi a farlo sanguinare pur di non gemere vergognosamente. Ian si muove dentro di me facendo esplodere il mio piacere, tiro i suoi capelli e chiedo sempre di più e lui insaziabile mi concede tutto quello che desidero. La sensazione che provo quando i nostri corpi si assaggiano è indescrivibile, lui riesce a farmi provare emozioni che credevo non esistessero, amo sentire il suo respiro affannato sulla mia pelle, adoro quando mi stringe a sé cercandomi disperatamente e muoio ogni volta che il nostro piacere arriva al culmine ed i nostri occhi si scontrano osservandosi bramosi l'uno dell'altro. Non avrei mai creduto, prima di incontrare Ian, che si potesse amare così intensamente qualcuno, in ogni sua forma e tutte le sue essenze. Le nostre anime si intrecciano ogni volta che facciamo l'amore, le sento infrangersi e cerasi disperatamente. I nostri respiri affannati e stanchi riecheggiano e fanno da sottofondo a questo teatro completamente vuoto. Il suo naso sfiora il mio e i suoi occhi mi osservano pieni d'amore. I suoi movimenti sono più lenti e dolci; "dimmi che mi ami o mi fermo"; mi minaccia ansimante; "ti amo. Ti amo"; quasi urlo disperatamente in preda ad un quasi orgasmo. Lui ghigna con soddisfazione e torna a muoversi con più velocità. Sento che entrambi stiamo per raggiungere il piacere, e dato che ha dimenticato di mettere il preservativo ansimo di scostarsi, ma lui non mi ascolta. Veniamo contemporaneamente, però io oltre al piacere provo un'intensa paura. "Sei impazzito?"; Urlo adirata alzandomi in piedi prendendo i miei vestiti. "Scusa ero preso dal momento"; si giustifica realizzando la gravità della situazione. Porta con frustrazione le mani dietro la nuca; "manteniamo la calma, non è detto che tu rimanga incinta"; dice tentando di autoconvincersi e convincere anche me. "Ian non voglio un bambino"; esclamo con disperazione; "non farne una tragedia adesso"; ribatte rivestendosi. Lo guardo spalancando i miei occhi; "scherzi?"; Domando rimanendo basita del suo atteggiamento. "Ho diciotto anni"; gli rammento nel caso l'avesse completamente dimenticato. "Mantieni la calma piccola"; replica avvicinandosi a me con estrema premura e dolcezza; "sto solo dicendo che se dovesse succedere davvero io mi prenderei cura di entrambi". Lo fisso abbozzando un lieve sorriso; "speriamo che non accada comunque"; preciso depositando un bacio casto sulle sue labbra. Lui scoppia a ridere e scrolla le spalle; "se la cosa può tranquillizzarti posso comprarti le pillole del giorno dopo"; mi propone serio. In fondo la sua idea non è del tutto sbagliata, io e lui abbiamo una relazione stabile e andremo a vivere insieme non possiamo usare sempre il preservativo; "la tua è una buona idea. Mi sorprendi"; affermo destando il suo dissenso; "vorresti insinuare che ho pessime idee di solito?"; Domanda guardandomi sottecchi; "più o meno"; rispondo trattenendo il mio sorriso; "devo andare adesso, ho una convocazione"; dico divertita; "io devo rimproverare un'alunna distratta e ritardataria"; ribatte lui fingendosi sorpreso. "Anche se l'ho già punita a modo mio"; sussurra sfacciatamente al mio orecchio lasciandomi senza parole. Arrossisco e scuoto il capo consapevole che non cambierà mai. Raggiungiamo la sala dei professori. Appena varco la soglia di quella porta una scarica di brividi negativi percuote il mio corpo. Tutti gli insegnanti dei corsi che frequento sono qui, tutti seduti intorno ad un tavolo, pronti a farmi una lunga filippica. Ian si siede in mezzo a loro ma continua a guardarmi con aria divertita e poco seria. Il primo a parlare è il professore di storia della musica, e la cosa non mi sorprende, mi ha sempre detestato, però rimango inerme e sconvolta quando a prendere parola è Janin. I rapporti con lei sono degenerati in quest'ultimo periodo, però non immaginavo che si sarebbe posta contro di me, ero convita che almeno lei, che mi conosce bene, fosse dalla mia parte, ma mi sbagliavo. Quando quest'inutile convocazione viene sciolta non perdo tempo a sgattaiolare via. Non mi hanno ammonita né tanto meno espulsa, mi hanno solo ripetuto che devo essere più diligente d'ora in avanti. Ian è corso in teatro per le prove dei ragazzi dell'ultimo anno, mentre io passeggio nervosamente nel corridoio dell'edificio centrale. "Fermati Rachel"; mi richiama Janin. Mi volto verso di lei con cipiglio dal momento che mi ha umiliata difronte a tutti raccontando gli altri docenti che ho anche saltato la lezione di oggi per uscire con un ragazzo, almeno non ha detto a nessuno che il ragazzo in questione era Ian. "Non ho niente da dirle"; affermo con rabbia incrociando le braccia al petto. "Infatti devi ascoltare me"; ribatte con fervore lasciandomi attonita. La scruto sconvolta, non comprendo per quale strana ragione è così odiosa nei miei confronti. "Non ho detto nulla di Ian, però sarebbe arrivato il momento di smetterla di giocare con lui". Istintivamente e con sarcasmo le scoppio a ridere dritta in faccia; "lui è il mio ragazzo. La mia vita con lui non le riguarda"; affermo tornado seria. Il viso di Janin si oscura sembrando tormentato. Forse ho capito qual è la ragione che la spinge a volermi divedere da Ian a tutti i costi. "Invece mi riguarda"; ribatte alzando il tono della sua voce. I suoi occhi sono lucidi ed è evidentemente turbata. "Perché le interessa? Perché si è innamorato di lui?"; Domando impetuosamente travolta dalla rabbia e anche dalla gelosia; "no, ti sbagli"; tenta di giustificarsi con evidente difficoltà. La sua voce trema mentre ogni parte del mio corpo ribolle di rabbia; "invece ho proprio centrato il punto della questione. Lei lo ama, e non accetta che ami me che sono una ragazza più giovane". Le mie parole sembrano in qualche modo ferirla e questo un po' mi frena dal continuare a parlare. "Ian non è l'uomo adatto a te"; ribadisce per l'ennesima volta. "Lo è per te?"; Chiedo con evidente e pungente sarcasmo. "Ascoltami per favore"; mi supplica esasperata e con gli occhi ormai traboccanti di lacrime; "Tu vuoi solo allontanarmi da lui, però sarebbe un inutile spreco di tempo"; affermo puntandole il dito contro con evidente astio. "Io non voglio Ian. Io voglio il tuo bene"; ribatte scoppiando in lacrime; "tu non hai la minima idea di ciò di cui ho davvero bisogno"; quasi urlo, ormai esausta di questa conversazione. "Sì, lo so invece! Perché io sono tua madre". Le voci, i suoni dei passi e la confusione, tutto si oscura. Fisso immobile la donna davanti a me, la medesima che ha appena dichiarato di essere mia madre, quella che mi ha abbandonata, quella che non mi ha mai voluta. Un dolore acuto si espande dentro di me, e i miei occhi si riempiono di dolorose lacrime. "Che dici? Tu non sai niente"; urlo distrutta e spaventata. "Scusami, non dovevo dirtelo in questo modo"; afferma piangendo cercando di avvicinarsi a me. All'improvviso una serie di ricordi invade la mia mente. I compleanni all'orfanotrofio ed io da bambina seduta difronte a quella maledetta finestra mentre aspettavo il suo arrivo. Per anni l'ho aspettata, però poi ho smesso perché era troppo deludente e doloroso. Le mie gambe tremano e non so cosa dire o fare. "Credimi ti ho sempre amata. Avevi solamente una settimana quando ti ho lasciata a mia zia la direttrice, in quell'orfanotrofio". Le mie labbra tremano mentre nei miei occhi scivolano incessantemente lacrime colme di sofferenza. La direttrice è sempre stata una mia prozia. Non riesco ad ascoltarla, non riesco a sopportare questo peso. "Mi amavi?"; Urlo in preda all'ira; "Hai la minima idea di tutto quello che ho passato?"; Le chiedo retoricamente continuando a piangere. "Nessuno mi ha mai voluta compresa te. Dopo diciotto anni con l'inganno mi avvicini a te e mi scaraventi addosso la verità. Avrei preferito non conoscerti"; dico con logorante amarezza. Il suo viso si distorce in una smorfia di dolore e come me continua a piangere. "Piccola mia". Prova ad avvicinarsi a me, ma io mi allontano da lei; "non toccarmi"; l'ammonisco scappando il più lontano possibile da lei. I miei occhi appannati m'impediscono di vedere bene la strada. Non riesco a credere che lei sia madre, sono qui da mesi eppure non mi ero mai resa conto di nulla. Ad un tratto però riesco a ricordare tutte quelle piccole attenzioni che mi riservava e come il suo viso diveniva cupo e scuro ogni volta che le parlavo del mio passato. È sempre stata lei mia madre. Non riesco a perdonarla, avevo bisogno di lei e non c'è mai stata. Ho trascorso giorni terribili chiusa fra le mura di un ospedale e lei non c'era, è inutile presentarsi adesso che è tutto finito, adesso che sono una donna indipendente. Entro con irruenza all'interno del teatro dove Ian sta provando insieme ad altri suoi alunni. Singhiozzo senza sosta e non riesco neanche a parlare, il mio ragazzo non appena mi vede ferma le prove e accorre da me. "Rachel che succede?"; Mi domanda terrorizzato; "portami via. Ti prego"; lo supplico stringendo con forza la sua camicia. "Sì tranquilla andiamo"; mi rassicura accarezzando i miei capelli. Non riesco a muovermi, la mia testa è colma di pensieri mentre io mi sento completamente svuotata e atterrita. "Ragazzi continuate senza di me"; dice Ian alla sua classe prima di portarmi fuori dal teatro ed anche dal campus. Senza chiedermi nulla decide di portarmi sulla spiaggia di Malibù, e pazientemente attende che io mi riprenda dal mio stato catatonico e confusionale. Siamo seduti sulla sabbia, il suo viso è ad un centimetro dal mio che è ancora singhiozzante e completamente rosso. "Perché piangi?"; Mi chiede con dolcezza ma anche tanta preoccupazione. Poggio una mano sul suo viso e cerco di trattenere le lacrime; "Janin..."; La mia voce trema e mi impedisce di parlare; "che ti ha fatto?"; Domanda con cipiglio; "lei è mia madre"; affermo scoppiando nuovamente a piangere, però stavolta c'è lui che mi sorregge e non mi lascia cadere. Le mani di Ian mi stringono a sé e la sua voce mi rassicura che andrà tutto bene ed io gli credo, perché c'è lui al mio fianco e finché lui mi sorreggerà io non cadrò.

A secret love- Ian SomerhalderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora