Capitolo ventotto: L'ora della verità

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Sono due giorni che non muovo un solo passo fuori dall'appartamento di Ian. È troppo forte la paura di affrontare Janin, di guardarla negli occhi e dover ascoltare la sua verità. Una verità che io non voglio ascoltare perché al momento provo solo odio nei suoi confronti. Io conosco la mia verità e per anni mi ha lacerata e tormentata. Ero una bambina sola, bisognosa dell'affetto di una famiglia che non arrivava mai. Lei sapeva tutto questo e, nonostante ciò, non ha avuto il coraggio di portarmi via. Non desideravo grandi cose, avrei voluto solo una piccola casa dove vivere al fianco di mia madre. Lei non c'era e non potrò mai perdonarle la sua assenza volontaria. Ho vissuto i miei primi dodici anni con il timore degli ospedali, poiché dovevo andare in quel luogo quasi tutti i mesi per dei controlli, e fino al giorno della mia operazione è stato così. Tutti i genitori che volevano adottarmi, quando iniziavano le pratiche per l'affidamento e leggevano della mia malattia all'improvviso cambiavano idea su di me e decidevano di adottare una bambina meno problematica. Perché io non ero altro che questo, una bambina piena di problemi che nessuno desiderava, neanche la sua vera madre. Adesso è fin troppo semplice tornare, quando quella bambina ormai è scomparsa ed al suo posto c'è una donna, che ha imparato a vivere per conto suo senza bisogno di nessuno. Ian dorme beatamente al mio fianco, anche lui è stato inquieto in questi giorni, e neanche lui è andato a lavoro ha preso qualche giorno di ferie per starmi vicino. Sembra tormentato e ogni tanto durante la notte sogna suo fratello, si agita e pronuncia il suo nome, io per rassicurarlo bacio la sua fronte e mi stringo a lui, così non si sente più solo. Nessuno a questo mondo deve sentirsi solo, è la sensazione peggiore che possa provare un essere umano, è ancor peggiore del dolore, poiché ad un certo punto quello diviene flebile e alle volte non lo percepisci neanche più. Ma la solitudine non svanisce, quella la si sente fin dentro le ossa, è la forma peggiore di malinconia, essa non si può condividere. Quando si è dentro una stanza da soli le urla non servono, perché il grido più disperato sono i nostri profondi silenzi. Forse è per questo che la nostra anima alle volte si ammala, perché non dovremmo mai essere da soli, tutti abbiamo bisogno di una persona che ci tende una mano per salvarci da noi stessi. Non c'è niente nemico più crudele di noi stessi, la crudeltà che ci infliggiamo alle volte è spietata. Ogni pensiero, ogni azione dettata dalla rabbia, dalla solitudine o dalla sofferenza ci spinge ad essere crudeli verso noi stessi, e questo accade ad ognuno di noi, è accaduto a Ian dopo la morte di Rick, ed ho paura che accada anche a me. Continuo ad osservare il mio ragazzo, e scuoto il capo ripetendomi che a me non può più accadere di rimanere da sola, io ho una famiglia adesso. Mi alzo dal letto, lasciando dormire Ian un altro po'. In cucina a bere del caffè c'è Paul, che non appena mi vede sfoggia un dolce sorriso; "Buongiorno"; mi saluta. "Buongiorno. Devi andare a lavoro?"; Chiedo notando il suo camice poggiato sulla sedia vicina al tavolo. Lui annuisce, e si volta per indicarmi la caraffa con il caffè; "ne vuoi una tazza?"; Mi chiede gentilmente. "No grazie, prenderò del succo"; rispondo aprendo il frigorifero. Ormai mi muovo a mio agio dentro l'appartamento, Paul è abituato alla mia presenza mi ripete che adesso la casa è più confortevole, però credo che lo dica solo perché, per via del mio nervosismo, continuo a pulire tutto ciò che questi due ragazzacci sporcano. Paul sicuramente è più ordinato di Ian, ma quest'ultimo è il disordine sotto forma di persona. Spero che quando andremo a vivere insieme cambierà o sarò costretta ad usare le maniere forti ed i ricatti. "Quando finirai il tirocinio?"; Domando a Paul sorseggiando il mio succo di frutta alla pesca. "Un anno circa, e poi credo che il primario mi chiederà di rimanere, sono l'unico che ha sopportato la sua tirannia per più di due anni"; mi spiega sembrando fiero del suo lavoro all'interno dell'ospedale. "Sarai un ottimo medico"; affermo fermamente convinta. Lui mi sorride e si avvicina a me accarezzandomi il viso; "Ian è fortunato. Vorrei vederti sempre al suo fianco"; dice apparendo stranamente malinconico. "Vuoi rubarmi la ragazza?"; Esordisce alle mie spalle Ian ridendo; "qualcuno qui è geloso"; affermo voltandomi verso di lui, che si avvicina a me per depositare sulle mie labbra un bacio casto. "Oggi vado a lavoro"; mi informa mettendomi un po' in agitazione; "cosa? Ed io rimarrò qui da sola?"; Chiedo contraria a tutto ciò. Ian inizia ad accarezzarmi il viso con i suoi pollici e affonda i suoi occhi sui miei. "Devi stare tranquilla ho chiamato le tue amiche e ho detto loro che possono impossessarsi di questo appartamento fino a stasera". Il mio sguardo si disperde nel vuoto e diviene freddo e cupo. Il mio ragazzo preme le sue mani contro il mio viso, obbligandomi a guardarlo di nuovo. "Rachel sono le tue migliori amiche, loro possono aiutarti verrà anche Phoebe questa sera a cena. Isolarti dal mondo non metterà a posto le cose, ed evitare Janin non le impedirà di essere tua madre". Mordo con sofferenza il mio labbro superiore e osservo Ian piena di dubbi, ma consapevole che ha ragione. "Va bene"; affermo con voce flebile e rotta; "va' a lavoro". Lui con tenerezza mi avvolge fra le sue braccia e mi culla; "andrà tutto bene piccola mia". Percepisco una strana inquietudine in lui, ho una strana sensazione. "Ian c'è qualcosa che non mi hai detto?"; Domando scostandomi da lui così da poterlo guardare dritto negli occhi. C'è qualcosa che non va, lo percepisco dal modo in cui continua a scrutarmi, forse sono fin troppo paranoica però più l'osservo più ho la sensazione che lui mi stia nascondendo qualcosa. "Non c'è nulla. Adesso corro a prepararmi"; afferma parlando velocemente quasi in preda al panico. Bacia la mia fronte e corre a prepararsi per il lavoro. Sospiro un po' perplessa e punto i miei occhi su Paul, l'unico che conosce Ian meglio di chiunque altra persona su questo pianeta. Quest'ultimo però scrolla le sue spalle, ma è chiaro che è a conoscenza di qualcosa ma finge di non sapere. Mentre i due amici per la pelle e complici in tutto, anche nel mentirmi, si preparano io ascolto un po' distrattamente il telegiornale. Mandando in onda le solite notizie riguardo la politica, noiose e alle volte fin troppo fittizie. Picchietto le mie dita sul bancone della cucina, continuando a pensare al comportamento di Ian. Forse sono troppo paranoica, probabilmente è solo sconvolto degli eventi che mi hanno travolta. Sono la sua ragazza è normale che stia male per quello che sto attraversando. I miei pensieri di dissolvono nel nulla non appena sento bussare alla porta. È stato dolce Ian a chiamare le mie due migliori amiche in mio soccorso, io non riuscivo a trovare il coraggio di farlo, poiché sono giorni che non le chiamo, sono sparita nel nulla senza dare mie notizie. Apro la porta ritrovandomi difronte Tina e Candice sorridenti, fra le loro mani tengono dei sacchetti colmi di cibo ed io trattengo a malapena le mie lacrime di gioia. "Ci hai abbandonate"; si lamenta in tono scherzoso Candice; "ma noi siamo delle grandi amiche quindi ti perdoniamo"; continua Tina entrando in casa. "Ragazze mi dispiace"; dico loro con rammarico. "Non dirlo neanche per scherzo, siamo qui per te"; risponde Candice abbracciandomi seguita da Tina. Ci stringiamo in un tenero abbraccio di gruppo ed io sento la tristezza scivolare pian piano via da me. "Janin, la mia insegnante di canto, in realta è anche mia madre"; rivelo loro parlando velocemente. Preferisco raccontare alle mie amiche tutto adesso piuttosto che aspettare, si sa l'attesa è solo logorante. "Cosa?"; Esclama Candice rimanendo a bocca aperta. "Già"; rispondo abbozzando un sorriso sarcastico e deluso. "Non voglio pensarci. Non oggi. Vi prego lasciamoci tutto alle spalle"; le supplico con aria disperata. "Perché di cosa dovremmo parlare?"; Interviene Tina scrollando le spalle. Entrambe le mie amiche stampano sui loro volti degli enormi sorrisi. "Oggi è solo una tipica giornata tra amiche"; afferma con energia Candice. "Giusto"; confermo io curiosa di vedere cos'hanno comprato le mie amiche. "Film, patine fritte e ordineremo anche una pizza a fine giornata"; dice Candice facendo l'elenco delle cose che faremo oggi. "Aspettiamo che Paul e Ian escano di casa per scatenare l'inferno"; suggerisce Tina mentre Paul ed Ian entrano in soggiorno, vestiti e perfettamente in ordine. "Non siamo a Sparta, cercate di farci trovare l'appartamento integro al nostro ritorno"; esordisce Paul puntandoci il dito contro. "Chiaro sergente"; affermiamo senza volerlo tutte e tre in coro, scoppiando a ridere un attimo dopo. "Noi andiamo via, fate le brave"; ci suggerisce Ian baciandomi con ardore prima di uscire insieme al suo migliore amico. Non appena richiudono la porta, corro verso lo stereo alzando il volume al massimo; "divertiamoci senza pensare a nulla"; esclamo salendo sul divano iniziando a ballare. Le mie amiche mi osservano pochi secondi con un sorrisino compiaciuto prima di iniziare a saltare sul divano insieme a me. Balliamo sulle note di una canzona di Shakira, sembriamo delle ragazzine delle medie, ma questo a noi non importa perché non dobbiamo pensare a nulla se non a divertirci. "Mi sono mancati questi momenti"; urlo per superare il volume della musica. "Dovremmo farlo più spesso"; afferma Tina prendendo la mia mano per ballare insieme a me. Muovo i miei fianchi e per un po' fingiamo di essere in discoteca, solo che intorno a noi non c'è nessuno e questo ci permette di essere noi stesse e fare le schiocche. Quando ballare diviene estenuante all'unisono ci gettiamo sul divano continuando a ridere come delle vere sceme. "Mi andrebbero proprio quelle patatine fritte"; ammetto toccando il mio stomaco; "ma sono le dieci del mattino"; mi fa notare Candice; "non esiste un orario adatto per mangiare le patatine fritte"; precisa Tina concordando con me; "parole sante"; esclamo divertita. "Allora voi scegliete un film mentre io preparo le patatine". Io e Tina obbediamo agli ordini di Candice e ci mettiamo alla ricerca del film perfetto fra quelli che hanno portato loro. "Le pagine della nostra vita?"; Mi domanda Tina. Arriccio il mio naso e scuoto il mio capo; "troppo romantico"; affermo bocciandolo. "Il meglio di me"; esclama mostrando il dvd con entusiasmo. Anche questa volta arriccio il mio naso; "troppo triste". Boccio anche questo film, però questa volta Tina prova a persuadermi facendomi gli occhi dolci; "è il mio preferito"; mi supplica. Ripongo il dvd dentro la borsa di Candice; "no, ho bisogno di leggerezza"; Affermo mentre i miei occhi ricadono sul film perfetto. Io e Tina ci osserviamo con lo sguardo complice ed insieme diciamo; "Crazy, Stupid Love". Scoppiamo a ridere e corriamo verso la tv per inserire il cd per guardarlo. Non c'è cura migliore per la tristezza che guardare Ryan Gosling senza maglia. "Adoro questo film"; commenta Candice sedendosi sul divano tenendo fra le mani una ciotola piena di patatine fritte. Come delle ingorde iniziamo a mangiare davanti alla televisione sbavando alla vista dell'uomo più desiderato della terra. "Prima o poi troverò anche io qualcuno con cui passare il resto della mia vita"; dice ad un tratto Candice con voce sognante e velata di malinconia. "Ma è ovvio"; le risponde Tina che continua ad ingozzarsi di patatine come se non ci fosse un domani. "È incredibile che alla fine di tutto Ian si sia rivelato il principe azzurro, sei fortunata Rachel"; mi dice Tina accarezzando la mia spalla. "Tina ha ragione. È stato davvero dolce a chiamarci, dovevi sentire com'era preoccupato"; afferma Candice rendendomi ancor più fiera ed innamorata del mio ragazzo. "Ian si nascondeva dietro ad una maschera, aveva solo bisogno di essere amato per ciò che era realmente". In parte lui è ancora l'uomo arrogante che ho conosciuto il primo giorno di college, e continua ad essere narcisista ed egocentrico ma il suo amore nei miei confronti lo spingono ad essere migliore, e nonostante tutto io adoro i suoi difetti, lo rendono unico. Ian è questo e non voglio che cambi troppo, perché senza tutti quei particolari, che a volte lo rendono incredibilmente fastidioso, non sarebbe Ian Sanders l'uomo di cui mi sono innamorata al primo litigio. Quando il film finisce ci rediamo conto che sono finite anche le patitine. "Io ho ancora fame"; si lamenta Tina; "è ora di pranzo, se vi va preparo qualcosa da mangiare"; propongo alzandomi dal divano. "Per me va bene"; risponde Tina alzandosi insieme a me; "io rimango sul divano a vegetare"; dice Candice tenendo la sua mano premuta contro la sua pancia. Credo che tutte quelle patatine le abbiano fatto male. Preparo sul bancone della cucina tutto l'occorrente per preparare un pranzo delizioso, proverò ad imitare gli spaghetti che prepara Paul, sarà difficile ma sarà divertente provare. "Tina tu taglia la cipolla"; le ordino passandole il coltello. Accendo il fuoco facendo bollire l'acqua, nel frattempo cerco all'interno delle mensole il sugo pronto da versare sulla pasta. "Che male!"; Esclama Tina, mi volto verso di lei rendendomi conto che si è quasi mozzata un dito. Il sangue fluisce e scorre sulla sua mano, non è una ferita grave ma deve essere medicata prima che le faccia infezione. "Fammi vedere cosa ti sei fatta"; le suggerisco prendendo il suo pollice per esaminarlo; "adesso cerco il disinfettante e le bende"; la rassicuro poggiandole per il momento un vecchio strofinaccio sulla ferita. Mi dirigo in bagno in cerca del kit del pronto soccorso, ma perlustro con accortezza tutti i cassetti e le mensole senza trovare nulla. Ricordo però immediatamente che Paul nella sua stanza conserva del materiale ospedaliero, quindi mi dirigo nella sua camera in cerca del disinfettante e delle bende. Controllo i cassetti del suo comodino senza trovare nulla, apro l'ultimo e neanche in questo vi sono bende o altre medicazioni bensì c'è una foto e altri oggetti personali di Paul. Osservo la foto incuriosita, notando che non c'è ritratto Paul ma due ragazzi. Mossa dalla curiosità prendo la foto fra le mani per osservarla meglio. Corruccio la mia fronte, continuando a studiare quella strana foto. Un turbine di emozioni mi attraversa il corpo e all'improvviso sento freddo, tanto freddo. Cammino come un fantasma tornando in cucina; "hai trovato le bende e il disinfettante?"; Domanda Tina venendo verso di me. Io rimango in silenzio e completamente atterrita e paralizzata continuo a guardare la foto. Il mio viso è spaventato e completamente stravolto. "Rachel che guardi?"; Chiede Candice accorgendosi del mio stato emotivo. Entrambe le mie amiche corrono verso di me, e senza dirmi nulla iniziano a scrutare la foto che tengo fra le mani. I miei occhi divengono lucidi e non ho il coraggio neanche di pesare a ciò che sta succedendo. "Quella è Janin"; afferma Candice sconvolta indicando la ragazzina della foto che inequivocabilmente è colei che mi ha messa al mondo, non è cambiata molto negli anni. Io annuisco sull'orlo di una crisi di pianto; "perché hai questa foto?"; Domanda Tina a cui non importa neanche più il dito che le sta sanguinando. "Non è mia, ma di Ian"; rispondo debolmente. Le mie due amiche si guardano un po' confuse; "perché ha lui questa foto?"; Chiede Candice ridendo nervosamente. "Perché il ragazzo con lei nella foto è Rick, il fratello di Ian". Tremo come una foglia, e sono maledettamente impaurita dall'idea che quei due un tempo si conoscessero. Quanti anni aveva Janin in quella foto? Che tipo di relazione aveva con Rick? Ma la domanda che mi assilla maggiormente riguarda Ian ed il suo comportamento strano. È per questa foto che forse è sconvolto. Ian non tornerà prima di questo pomeriggio ed io so già che queste ore saranno una profonda tortura per me. Cerco comunque di non lasciarmi andare, di mantenere la calma, perché non conosco la verità e non posso saltare a stupide conclusioni solo dopo aver visto una foto, ci sarà una spiegazione a tutto questo. Forse lei e Rick si sono conosciuti dopo la mia nascita. Sì è così. Non può essere il contrario. Non deve essere il contrario o tutto quello che ho si sgretolerebbe in un istante.

A secret love- Ian SomerhalderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora