Giorno 17 Agosto 1939.

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Ascoltate la canzone di Harry mentre leggete il capitolo.
La canzone che vi ho messo qui sopra è quella che suonerà L.
Buona lettura. M.xx

- Harry ti va di venire con me? -
Lo vidi voltarsi, il suo petto era completamente spoglio da qualsiasi indumento e le sue gambe erano avvolte tra le calde lenzuola del morbido letto matrimoniale.
Un mugolio di approvazione invase l'intera stanza per poi vedere quelle sue labbra schiudersi lentamente facendo uscire una voce gutturale - Louis non puoi uscire da solo .. - mi disse in mormorio, la bocca era impastata dal sonno.

- Lo so.. Ma è ancora molto presto e non c'è nessuno - cercai di giustificami nel modo più sensato possibile, le prime luci dell'alba attraversavano l'oblò posto poco sopra il lato destro del letto dando così ad Harry una tonalità che andava dal rosato al color oro, dipingendo ogni centimetro della sua liscia e delicata pelle.

Devo ammettere che in quel momento non stavo minimamente pensando alla persona schifosa e razzista che era Harry.

Aspettai pazientemente seduto sulla poltrona di velluto verde, finché non uscì dal bagno, vestito come al suo solito con abiti semplici ma che riusciva a rendere eleganti, i corti capelli leggermente umidi con qualche goccia che scorreva lentamente tra le lunghe piccole ciocche castane.

Mi alzai avvicinandomi alla porta dopo che mi disse che saremmo potuti andare, vidi il suo sguardo pervaso dalla curiosità, la sera prima era stato così gentile nei miei confronti, volevo ricambiare in qualche modo, nel mio modo.

Arrivammo subito davanti una piccola porta color mogano, non esitai ad aprirla così da mostrare il suo interno, vidi il volto di Harry assumere un'espressione interrogativa.

- Vieni con me. - gli feci segno di seguirmi avvicinandomi allo strumento posto nel centro della stanza.

Il tedesco fece qualche passo verso di me chiudendosi la porta alle spalle, adesso la sua espressione era tra il confuso e l'incuriosito.

Mi sedei poggiando le mie piccole mani sulla tastiera che mi si presentava davanti.

- Harry - dissi per attirare la sua attenzione verso di me e non mantenerla soltanto sul pianoforte.
Spostò immediatamente le sue iridi verso la mia figura scrutandomi attentamente il volto.

- Adesso chiudi gli occhi - mormorai alzandomi avvicinandomi a passi lenti a lui - chiudi gli occhi e ascolta questa melodia - dissi fermandomi facendo incrociare i nostri sguardi - dimmi cosa ti fa provare .. - mormorai quest'ultime parole per poi indietreggiare, vidi i suoi occhi chiudersi e le labbra socchiudersi, a quel gesto mi sedetti.

Chiusi anche io gli occhi inspirando dell'aria, mi sistemai meglio e nella stanza si potette udire il semplice scricchiolio dello sgabello e i nostri respiri.

La melodia si propagò in fretta per tutta la stanza, mantenevo gli occhi chiusi, avevo paura ma non sapevo di cosa, le mani si muovevano lentamente a ritmo della breve sinfonia scritta da me stesso, delle lacrime iniziarono a scivolare lungo le mie guance leggermente incavate.

Lui le chiamava 'gocce di rugiada'.

- Smettila di piangere .. - udii mormorare al mio fianco per poi sentire il suo pollice raccogliere le mie gocce di rugiada.

Non riuscivo a parlare.

- Dobbiamo andarcene da qui Louis - mormorò alzandomi da lì, non avevo la forza di muovermi, non capivo cosa mi stesse succedendo, ero come pietrificato dalla paura di qualcosa, avevo un presentimento così lugubre e orrido che mi aveva completamente paralizzato.

- Andrà tutto bene - mi disse prima di prendermi in braccio e andare con passo veloce nella nostra cabina, piccole gocce continuavano a scendere dalle ciocche dei suoi capelli inumidendo il mio volto ancor di più.

- Ho paura - mormorai, come se avessi saputo ciò che sarebbe successo nei giorni futuri, ma purtroppo non lo sapevo ..

Purebred ||Larry Stylinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora