Giorno 23 Agosto 1939.

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Buona lettura a tutti.
M. Xx

Un foglio di carta era ben steso sul piccolo e scuro comodino affiancato al letto, le palpebre ancora erano pesanti mentre il solito fascio di luce invadeva la piccola cabina dove ormai ero solito stare, dopo essermi stiracchiato facendo tirare i miei muscoli, nel mentre dei leggeri mugoli vibravano nella mia gola, presi il leggero foglio dove, con dell'inchiostro nero, c'era scritto un breve testo, grazie a mia madre imparai a leggere con normalità fin da bambino.
Schiusi le mie sottili labbra secche e disidratate leggendo con un tono di voce appena elevato le parole recitate sulla carta.
- Se sapessi scrivere la bellezza dei tuoi occhi.
E cantare in nuovi metri tutte le tue grazie,
il futuro direbbe: questo poeta mente;
Mai un volto sulla terra ebbe tratti così celesti. -
Delle leggere scosse provocate dai miei fasci di nervi invasero la mia schiena nel mentre leggevo quelle parole a me sconosciute, quelle parole così profonde dedicate ad una persona insignificante e piccola come me.

- Sonetto 17, Shakespeare. - la sua voce bassa invase improvvisamente le sottili pareti a noi circostanti, il mio corpo fece un piccolo balzo nella sorpresa di udirla, mentre il mio sguardo si posizionava sul corpo del Tedesco seduto sulla solita poltrona coperta da quel velluto verde; le gambe accavallate e le mani composte sul suo grembo mentre le sue iridi scrutavano il mio corpo esile ed indifeso.

- Sei così diverso.. - fu un sussurro, solo un suono per infrangere il silenzio.

- Questo non vuol dire che io non ti disprezzi più, mia dolce creatura. - il suo corpo era ormai dinanzi a me, seduto sul morbido materasso provocando così un leggero dislivello sotto il suo peso.

- Dolce creatura? - chiesi incerto su quel che stessi dicendo, perché mai lui mi ritiene così celestiale? Questa domanda persisteva incessantemente nella mia mente, mentre la mia pelle si scaldava assumendo probabilmente un tono rossastro.

Ma non ebbi mai una risposta, quel nome a me datomi non fu mai giustificato, difatti cambiò presto argomento distogliendo il suo sguardo, posandolo sul cielo limpido al di fuori dell'oblò.

- Tomlinson ho bisogno di parlarti. - la voce era rauca, il volto dipinto da un'espressione seria, oserei dire quasi preoccupata.
Feci un semplice cenno con il capo in segno di continuare a parlare - Credo tu sappia che le cose non stanno andando molto bene e la discriminazione per le persone come te sta aumentando a dislivello, giusto? - le sue iridi erano nuovamente posizionate verso il mio volto leggermente chino sul basso - Certo che lo so - sussurrai appena intrappolando la carne del mio labbro tra l'arcata superiore dei denti.
- Ottimo, mi dovrò risparmiare delle spiegazioni, hai presente quell'uomo con cui giorni fa abbiamo cenato? Quello dalla piccola statura e i folti baffi. - cercò di spiegarsi il Tedesco, annuii consapevole di chi parlasse, quell'uomo non mi ispirava fiducia - Ha in mente un piano mostruoso, vuole provocare uno sterminio della tua razza, ha esplicitamente detto determinate frasi.. - la sua pelle era a contatto con la mia mentre le nostre dita si sfioravano tra di loro, mi schiarii leggermente la voce iniziando ad essere pervaso dal tremolio della paura - Quali frasi..? - la voce era spezzata, le parole quasi inudibili.
- Mi ha detto "Gli ebrei sono indubbiamente una razza, ma non sono umani." - cercò di riportarmi la stessa identica frase detta da quell'uomo che non poteva essere assolutamente chiamato tale, proseguì riportandomi un'altra frase terrificante - Poi mi disse anche "Gli ebrei non furono mai nomadi, ma sempre e soltanto parassiti." .. - deglutii rumorosamente stringendo la morbida pelle del ragazzo la cui voce era diventata tremante nel riportarmi quelle parole - .. Lui urla sempre, si innervosisce e per trasmettere la sua idea inizia ad urlarmi contro senza parlare civilmente con me, non lo fa mai, mio padre era un suo grande amico, infatti sono sempre stato al suo fianco, ma anche il trattamento nei miei confronti non è dei migliori, ho così paura per quel che ti possa succedere Louis, posso schifarti anche io se penso che tu sia un Ebreo, ma mai mi permetterei di strapparti via la tua vita, mai oserei procurarti un danno così grande, né a te né a nessun altro, nessuno doveva morire inizialmente, mi ero accertato.. - si bloccò per via delle piccole gocce che scivolavano lungo la sua pelle - mi ero accertato con lui che non ci sarebbero stati dei morti, nessuno doveva morire, mentre.. Mentre adesso ha iniziato nel far avviare la costruzione di alcuni campi di concentramento in Germania dove verrano portati tutti gli ebrei, omosessuali e persone di colore con la scusante di essere utilizzati per lavorare.. Ma non sarà così, lui.. Lui li ucciderà tutti Louis! - la sua voce straziata colpì con violenza i miei timpani, un mostro, un pazzo che pensava di poter risolvere qualcosa in quel modo, quando invece riuscì solo a provocare terrore e disgrazie.

Non proferii parola, non ci riuscii, le mie labbra si erano mutate in una linea piatta, mentre il ragazzo dinanzi a me continuava con il suo pianto straziato, io non riuscivo a muovere neanche un muscolo in quel momento.
- Louis, ti prometto che ti proteggerò, ad ogni costo. Tu non dovrai mai provare questo dolore, tu non meriti tutto questo, andrà tutto nei migliore dei modi.. - le sue morbide mani erano ora sul mio volto mentre sfioravano delicatamente la pelle di esso.

- Me lo prometti? - in quel momento sembrai un bambino che chiedeva alla propria mamma di promettergli che sarebbero presto tornati alle giostre preferite del piccolo, Harry annuì portando ancora una volta in contatto le nostre pelli inumidite dalle lingue leggermente ruvide ma nello stesso momento estremamente lisce a contatto tra di loro.

- Ti prometto che ti proteggerò da tutto il male che ci circonda.. - un sussurro uscì dalla sua bocca scontrandosi sulle mie labbra leggermente inumidite precedentemente dalle sue, il suo volto era vicino al mio, mentre i nostri respiri si fondevano, in quel momento mi sentii protetto, come se niente e nessuno potesse farmi del male, protetto solo da delle sue semplici parole, ero finalmente al sicuro.

Le sue mani, leggermente percosse dai brividi, portando così ad un  loro tremolio, sbottonavano con delicatezza i piccoli bottoni bianchi della solita camicia, una volta appartenuta a lui, le sue labbra bramavano la mia pelle fondendosi con il calore del mio collo mentre mormorava alcune volte - ti prometto che sarai sempre al sicuro. - scosse di eccitazione invasero ogni lembo della mia pelle al contatto di quei petali sulla mia carne da lui paragonata alla seta, il sangue scorreva caldo tra le vene facendosi pulsare più velocemente dal mio cuore, aumentando così il mio battito cardiaco.

Sospiri e gemiti pervasero ogni angolo della cabina, le nostre pelli si scontravano tra di loro come un'armonia a dir poco perfetta, il suo corpo così sinuoso si contorceva di piacere al disopra del mio, anche esso pervaso dall'eccitazione, le sue grandi mani scorrevano sulla mia pelle mentre le nostre labbra si gonfiavano ogni attimo sempre di più.
La mia mente era così leggera mentre  i miei denti affondavano nella sua carne perlata dal sudore.

Mai provai emozioni tanto forti, mai bramai così tanto il corpo di qualcuno.
Era tutto così surreale, eppure lui lo aveva realmente promesso.

Purebred ||Larry Stylinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora