Giorno 11 Agosto 1939 parte 3.

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Ci trovavamo nuovamente nella cabina del ragazzo dai grandi occhi verdi, io ero seduto sul bordo del letto, mentre lui su una poltroncina di velluto verde posta precedente in un angolo della stanza ma da lui spostata esattamente dinanzi a me per aver un maggior contatto visivo.
Teneva le gambe leggermente divaricate su cui poggiava i propri gomiti così da tenere le mani congiunte.

-Parlami, dimmi la motivazione per cui tu ti trovi su questa nave, oltretutto nella mia cabina- disse le parole con molta calma, parlava talmente piano che mi faceva quasi rilassare.

-Sono povero, e per mangiare devo rubare nei vari mercati, il panettiere mi ha visto e per nascondermi sono entrato nella nave, ho visto che le stanze erano aperte allora sono entrato in una a caso- dissi cercando di rendere il racconto più breve possibile, mentre parlavo lo guardai dritto negli occhi per fargli capire che ero davvero sincero adesso.

-Okay, non mi è nuovo che un ebreo rubi, siete solo delle persone povere, sia materialmente che interiormente- disse accavallando una gamba sopra l'altra portandosi le mani in grembo.
Mi sentii profondamente ferito, perché odiare così tanto una persona che neanche si conosce?

Mi alzai dal letto senza dire neanche una parola, dovevo scendere prima che la nave salpasse.
-Addio signor Styles.- dissi andando verso la porta ma la sua risata mi fece bloccare, mi voltai verso di lui con un cipiglio sul volto.

-Perché stai ridendo?- chiesi confuso, era seduto di spalle sulla poltrona quindi non mi era possibile vedere la sua figura. -Minimo tre secondi e la nave parte- disse con voce beffarda, non fece in tempo a finire la frase che si sentì la sirena della nave, segno che stava per salpare.

Entrai in panico, il mio viso divenne ancor più bianco, le gambe mi tremavano, non potevo lasciare mia madre da sola, non potevo abbandonarla!

Sentii la testa girare, mi avvicinai alla poltrona dove si trovava Harry, notai il suo sguardo preoccupato, sentivo la sua voce in lontananza che chiedeva agitato cosa avessi.

Non volevo che mia madre pensasse che io fossi come mio padre.

Purebred ||Larry Stylinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora