Camminavo con aria disinvolta tra i vari banchi del mercato che si svolgeva ogni Sabato sul lungo mare, proprio vicino al porto, non volevo dare troppo nell'occhio, ero riuscito a prendere una mela e due albicocche senza farmi vedere dal fruttivendolo troppo impegnato a tenere una conversazione con una giovane donzella.
Mi avviai verso il banco del pane, desideravo così tanto addentare un misero trancio di quel cibo.
Cercai di far cadere in modo accidentale dei filoni posizionati sul banco, ma la voce possente e furiosa del panettiere mi fece sobbalzare -Stai lontano da qui! Non voglio altri marmocchi come te che mi derubano la merce!- mi urlò contro.
Lo guardai per un'instante per poi prendere uno dei filoni ed iniziare a correre il più veloce che potevo lontano dal banco, dietro di me sentivo le urla affannate del panettiere per via della corsa.Stavo correndo lungo il pontile, i frutti presi prima mi caddero a terra ammaccandosi brutalmente, non potetti fermarmi per raccoglierli ovviamente, mentre correvo notai un'immensa nave al mio fianco, non era molto vecchia, ma neanche nuovissima, sul ponticello dell'entrata dei passeggeri in quel momento non c'era nessuna guardia, presi una leggera spinta così da seminare del tutto il panettiere ed entrai nella immensa nave.
Corsi oltrepassando la zona d'entrata per poi arrivare davanti ad un lungo corridoio costeggiato da varie porte, vidi che il panettiere non mi seguiva più, così mi fermai camminando normalmente mentre addentavo un pezzo del filone di pane che avevo tra le mani.
Contai le cabine da destra a sinistra, arrivato all'undicesima stanza portai la mia piccola e sporca mano sulla maniglia lucida e dorata della porta, la stanza era aperta, non ci pensai due volte ad intrufolarmici dentro per poi chiudermi alle spalle la bianca porta che apparteneva alla cabina.Mi sedetti sul grande letto matrimoniale posto al centro della stanza, ero talmente minuto da non riuscir neanche a toccare con i piedi a terra.
Ne approfittai e finii di mangiare il pane che mi fece anche rischiare la prigione, masticavo lentamente mentre muovevo le dita dei piedi coperte dalle scarpe in stoffa ricoperte di buchi e sporco.
All'improvviso sobbalzai nel sentire la porta aprirsi e una voce farsi spazio nel silenzio della cabina.
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Purebred ||Larry Stylinson||
Fiksi PenggemarSOSPESA. -Sei uno stupido ebreo di merda! se non era per merito mio tu ora eri già nel fondo del Pacifico, morto congelato!- mi urlò contro con disprezzo, la vena sul collo era leggermente pronunciata per lo sforzo che fece con la voce. Aveva ragi...