Giorno 18 Agosto 1939.

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Questo è un capitolo abbastanza importante.
Buona lettura.
M.Xx

Erano passate svariate ore ed Harry dopo avermi ritratto nella sua macchina fotografica più di una volta, uscì dalla stanza lasciandomi da solo tra quelle quattro mura.
Ero sul letto, ormai credevo fosse notte fonda, la fame stava prendendo il possesso del mio stomaco.

Fuori era buio, solo delle piccole gocce di pioggia scendevano l'ungo l'oblò, con il dito iniziai a tracciare il percorso di una delle goccioline lasciando il vetro leggermente appannato per via del contatto opposto tra il calore della mia mano e il freddo spesso vetro.

La porta cigolò leggermente per poi essere chiusa con tanta altra delicatezza, tutto ciò venne seguito dal rumore di alcuni passi, Harry era tornato.
Voltai prima il mio capo per poi girare anche il resto del mio corpo quando lo vidi, in mano aveva un piatto con sopra del cibo abbondante, lo poggiò con calma sul comodino, ancora nessuna parola era uscita da quelle labbra.

- È per me? - chiesi insicuro, perché si comporta così?
Continuavo a pormi questa domanda ma la risposta non arrivava.

- Sì, sono stato a cena con le stesse persone di qualche sera fa, però ho preferito non farti venire con me. - non disse il perché, tantomeno io neanche glie lo chiesi.

Mi sedei sul grande e morbido letto, le lenzuola ancora sfatte, vidi il riccio prendere il piatto per poi poggiarlo sulle mie gambe nude.
Presi in mano le posate iniziando a mangiare in completo silenzio godendomi il leggero contatto dei polpastrelli di Harry sulla pelle liscia delle mie gambe.

Appena finii tutto quel che era nel piatto lo poggia nuovamente sul comodino, allo stesso tempo il minimo contatto che stavo avendo con Harry da minuti interminabili ormai si era concluso.

- Harry, tu sai chi è stato ad ucciderlo..? - mormorai, le parole erano leggermente tremanti, lo sguardo perso nel vuoto.

La sua espressione mutò, il suo sguardo si abbassò, capì subito che stavo parlando del mio ormai ex e defunto ragazzo, lo aveva capito in così poco tempo, ma la risposta non arrivava, il silenzio persisteva nella stanza e quelle rosee e carnose labbra non volevano professare parola.

Ripresi a parlare quando dopo qualche minuto il silenzio non cessava - Harry ho bisogno di saperlo, io lo amavo .. - sussurrai mentre il mio naso iniziava a pizzicare e gli occhi a lacrimare.

- Quante Gocce di rugiada.. - sentii mormorare, il suo sguardo seguiva attentamente il tragitto di ogni lacrima, fino al loro scontrarsi sul lenzuolo disfatto o sulla mia candita pelle.

- Louis ascoltami - iniziò a sfiorare con le sue fredde dita lunghe e affusolate le mi lisce guance leggermente arrossate e umide, annuii, sentivo le labbra pulsare e tremare, non potevo parlare.

- mi dispiace tanto Louis.. - mormorò portando il mio capo contro il suo petto. - io ero lì.. Ma Louis non sono stato io, davvero Louis credimi! - le lacrime scendevano incessantemente bagnandomi sempre di più.
- ..era stato affidato il compito a mio cugino che è un soldato Tedesco, io lo avevo solo accompagnato. - sentii la sua voce spezzarsi, o forse era stata la mia anima.

- È per questo che ti stavi comportando bene con me?! - dissi nervoso, non poteva essere stato falso fino ad ora, non poteva.. Continuavo a ripetermi quella frase nella mia mente per auto convincermi ma era tutto inutile.

Quella sensazione ancora non cessava, cosa poteva esserci di più tremendo di questo?

- Perché molto presto accadrà una cosa Louis, e voglio cercare di essere sincero con le persone, vorrei essere onesto con tutti, non lo sono mai stato. - disse, le sue grandi mani stringevano le mie piccole spalle mentre le sue grandi iridi fissavano le mie cercando disperatamente di farmi capire quanto lui fosse sincero in quell'istante.

Abbassai lo sguardo cercando di parlare - Potevi fermarlo Harry.. Potevi impedirglielo.. - dissi con voce flebile, le lacrime non cessavano, gli occhi bruciavano.

- Io lo amavo! - la mia voce era alta e stridula, spezzata dal grande pianto, era così straziante e malinconica in quel momento, avrei voluto tanto poter urlare e scappare da lì.

- Non è stata colpa mia Louis! - anche il Tedesco alzò di qualche ottava la voce mentre la stretta sulle mie spalle ossute aumentava maggiormente facendomi oscillare un poco.

Non resistetti, in quel momento provavo così tanto schifo e ribrezzo nei suoi confronti, non poteva avermi detto questo accaduto così come se nulla fosse.

Lo guardai dritto negli occhi e la mia saliva fu presto sul suo volto, tutto quello che ero riuscito a fare era stato sputargli in faccia per il troppo disprezzo.

- Mi fai schifo. - sibilai, ero completamente bloccato dalla sua presa da interminabili minuti ormai.

-Sei uno stupido ebreo di merda! se non era per merito mio tu ora eri già nel fondo del Pacifico, morto congelato!- mi urlò contro con disprezzo, la vena sul collo era leggermente pronunciata per lo sforzo che fece con la voce.
Aveva ragione, ero uno stupido ebreo di merda, ormai tutti quanti lo dicevano che la mia razza non era di purosangue come quella tedesca.

Il suo respiro era irregolare, la sua forza era maggiore.

Le prime luci dell'alba stavano invadendo come al solito la piccola stanza, solo che quel giorno la luce era fioca, fredda e spenta, intrappolata tra le nuvole e la pioggia.

Non ricordo per quanto restammo in quel modo, l'unica cosa che rammento è la mia saliva che lentamente scivolava lungo il volto di Harry.
Le lacrime ormai avevano cessato già da tempo.

In quei minuti non feci altro che pensare, riflettere su tutto per poi sentirmi tremendamente in colpa, lui non c'entrava niente con la sua morte, lui forse in fondo è una persona di buon cuore.

- Scusami Harry, non era mia intenzione offenderti in questo modo, non volevo dirti quelle cose, mi dispiace davvero immensamente, tu alla fine non centri nulla, è tuo cugino il mostro. Tuo cugino e colui che gli ha dato l'ordine. - dissi tutto ciò senza esitare, era ciò che pensavo realmente.

Dopo quelle parole la presa di Harry sulle mie spalle cessò, ma subito si trasferì l'ungo la mia vita, le sue grandi braccia mi stringevano, i nostri corpi si sfioravano, un semplice contatto tra pelli.

- Ti ringrazio .. - mormorò al mio orecchio.

Ancora oggi non sono riuscito a capire per cosa era dovuto quel ringraziamento, infatti restai in silenzio mentre il giorno si faceva sempre più presente, e la mia ragione scompariva sempre di più.

Purebred ||Larry Stylinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora