Capitolo nove

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Rose POV

Uscii dall'auto e segui Damon come se fossi un cucciolo smarrito, ero nuova e non avevo idea né di dove andare né di cosa aspettarmi.

Camminai al fianco di Damon mentre entrammo nell'edificio, le persone mi lanciarono molti sguardi; principalmente perché l'amministratore delegato della compagnia era affianco ad una nuova ragazza, molte di loro mi guardarono disgustate, ma le ignorai.

"Staremo nello stesso ufficio, avrai la tua scrivania personale e le tue cose. Dovrai organizzare le mie riunioni, i documenti, rispondere al telefono e farmi il caffè," mi spiegò Damon.

Annuii con la testa in risposta, mentre Damon continuava a dire 'ciao' e 'buongiorno' ogni volta che passavamo davanti agli uffici quando finalmente ci fermammo davanti ad una porta che aveva la targhetta che riportava il nome di 'Mr William'.

Damon aprì la porta ed io mi incamminai verso l'interno, c'erano due scrivanie, una era più grande e sapevo che era quella di Damon, mentre la mia era più piccola, ma semplice e ben attrezzata.

Sulla scrivania c'erano plichi di fogli, fascicoli ed un computer. Mi avvicinai verso essa e ci appoggiai sopra la mia borsa, mi sedetti sulla sedia e guardai Damon.

"Cosa dovrei fare per primo?" Gli chiesi.

"La prima cosa che dovresti fare sempre è il caffè," mi rispose, mentre si avvicinava al suo computer.

"Sì, signore," gli dissi alzandomi. Uscii dall'ufficio e iniziai a guardarmi in giro per cercare la cucina, iniziai a pentirmi di non aver chiesto a Damon dove fosse, mi sarei sicuramente persa in quell'enorme edificio.

'Dovrei chiedere a qualcuno dov'è la cucina?"

Prima che potessi pensare a qualcos'altro mi scontrai con un petto tonico. Prima che il mio sedere potesse toccare con il pavimento due braccia forti mi afferrarono per la vita, facendomi ritrovare l'equilibrio.

Alzai lo sguardo e vidi un uomo bellissimo, anche se non attraente quando Damon. I suoi capelli erano castani scuro e i suoi occhi marroni. Mi sorrise "va tutto bene?" Mi domandò.

Gli sorrisi. "Sì, grazie e scusa," gli risposi.

"Prego. Sono Liam Parker," si presentò porgendomi la mano.

"Rose Kelley," gli dissi, stringendogliela.

"Un bellissimo nome per una ragazza altrettanto bella," mi disse con un sorriso da ragazzino.

Risi. Era da tanto tempo che non sentivo queste frasi da rimorchio.

"Wow, ci stai provando con me?" Gli chiedi, sollevando le sopracciglia e ridacchiando.

"Ci ho privato almeno, quindi... sei nuova?" Mi domandò.

"Sì, stavo cercando la cucina. Sapresti dirmi dov'è?" Gli chiesi dolcemente.

"Certo, ci stavo andando anch'io. Ti accompagno," mi rispose, iniziando a camminare.

"Grazie."

"Prego, muffin." Risi e lo seguii.

Entrammo in una cucina bellissima, sin troppo grande per essere ritenuta tale.

"Quindi, cosa ti serve da qui Rose?" Mi domandò Liam.

"Devo fare una tazza di caffè per Mr William."

"Mr William? E perché gliela dovresti fare? Lima apparve confuso e scioccato.

"Perché sono la sua assistente personale, non è questo che fanno?" Gli chiesi, prendendo una tazza ed i chicchi di caffè.

"Sei la sua assistente personale?" Ripeté.

"Si, perché sei così shoccato?"

"Perché in cinque anni che lavoro qui ho visto tutte le sua assistenti andarsene a causa della sua maleducazione e della sua severità, non prova proprio alcuna pietà," Lima scosse la testa guardandomi con compassione.

"Oh, io non ho intenzione di mollare facilmente, posso farcela," gli dissi, sorridendogli. Era vero, potevo affrontare qualsiasi suo colpo basso, avevo superato di peggio.

"Bellissima e fiduciosa, mi piaci," mi prese in giro. Arrossii e lo schiaffeggiai scherzosamente sul braccio. Avevo finito di preparare il caffè ed era meglio che glielo portassi prima che si arrabbiasse.

"È stato bello conoscerti Liam, ma devo portare questo a Mr William prima che diventi ancora più scontroso." Gli dissi.

"D'accordo, ti andrebbe di pranzare con me?" Mi chiese guardandomi speranzoso.

"Certo, ho bisogno di conoscere meglio questo posto e tu sei l'unico che potrebbe mostrarmelo." Gli sorrisi.

"Ottimo, a dopo." Mi salutò con la mano.

"Ciao." Mi girai e tornai all'ufficio di Damon. Appena aprii la porta lui mi guardò.

"Perché sei in ritardo?" la sua voce era ferma e seria.

"Ho avuto un po' di problemi nel trovare la cucina fino a che Liam non mi ha aiutato a capire dove fosse," feci spallucce, mettendo la tazza di caffè sulla sua scrivania.

I suoi occhi si scurirono e non fece trapelare alcuna emozione da essi.

"Liam? Eri troppo impegnata a divertiti con un ragazzo, per questo sei in ritardo," mi riprese in tono arrabbiato.

Ero schioccata e sorpresa, qual'era il suo problema! Perché era così arrabbiato per un po' di ritardo, non gli avrei permesso di trattarmi così.

"Non mi stavo divertendo Mr William, non so perché è incavolato ma è il mio primo giorno e non avevo idea di dove fosse la cucina-"

"La prossima volta non metterci così tanto," mi interruppe prima di tornare a prestare attenzione al suo computer. Pensai che fosse questo che intendeva Liam quando mi disse che era maleducato e severo. Sospirai ed iniziai a lavorare, mi domandai per tutto il tempo perché Damon passasse dall'essere preoccupato all'essere serio e cattivo, era così solo sul lavoro o mi aveva preso in giro per tutto il tempo?

................................

Dopo qualche ora ci fu finalmente una pausa, Damon era uscito ed io mi trovavo nell'ufficio ad aspettare Liam.

Sentii bussare alla porta. Mi alzai ed andai ad aprire felice che fosse Liam.

"Ehi, sei pronta muffin?"

"Sì e smettila di chiamarmi così," ridacchai.

"Non posso, muffin," mi prese in giro, ridendo.

Mi piaceva Liam, era simpatico e carino. Sembrava una di quelle persone spensierate e che non giudicavano nessuno prima di averlo conosciuto.

Potrei dire che saremmo diventati presto dei grandi amici.

Running Into Mr Billionaire -Traduzione-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora