15. STILES

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Io e Scott ci siamo preparando per andare a scuola. Lui cerca di guardarmi il meno possibile e quando lo fa evita sia gli occhi che il collo. Capisco come si sente, ma non voglio che si senta in colpa. Io passo prima da casa mia per prendere i libri da portare a scuola e poi mi dirigo verso l'edificio in macchina. Appena arrivato Lydia viene verso di me, mi guarda preoccupata e dice "Cosa diavolo sono questi strani segni che hai sul collo?" Io non so davvero cosa risponderle e mentre penso velocemente a una scusa vedo Isaac che parla a Scott. Spero che il loro rapporto torni come prima. Lydia nota il mio sguardo perso e scuote la mano davanti alla faccia per farmi riprendere. Io la guardo di nuovo attentamente per poi dire "Dai andiamo in classe, mi puoi prestare il compito di matematica?" Lei mi guarda storto: ha capito che le nascondo qualcosa, ma fa finta di niente e mi segue in aula.
La mattinata va avanti tranquillamente, anche se noto un po' di imbarazzo tra Scott e Isaac, nonostante abbiano risolto.
Una volta finita la scuola Isaac mi presta la sua sciarpa, per evitare gli sguardi di tutti puntati sul mio collo mentre torniamo a casa. La ragazza dai capelli biondo fragola di è arresa al fatto di non sapere come ho fatto a ridurmi così, ma so che domani tornerà all'attacco. La salutiamo e noi tre andiamo a casa di Scott a mangiare, per poi dirigerci verso il castello. Una volta arrivati nella radura notiamo di essere i primi, quindi io mi siedo sotto un albero, iniziando a leggere un libro. Dopo poco un ringhio molto vicino a me mi fa sobbalzare. Mi giro spaventato, ma è solo Derek, arrivato adesso con il resto del branco. Io ritorno a leggere Harry Potter, ma qualche volta alzo gli occhi tenendo d'occhio sia Scott che Derek dopo aver letto la morte di Sirius Black per la millesima volta, alzo lo sguardo e vedo Erica guardarmi male, mentre Derek sembra quasi preoccupato. Preoccupato? Lui? Per me? Impossibile. Mi starò sbagliando. Eppure nel suo sguardo c'è qualcosa di strano che mi fa pensare di averlo fatto preoccupare. Probabilmente i lupi mannari sentono la mia tristezza, perfetto. Mi affretto a distogliere lo sguardo da loro per osservare Scott, cercando di cancellare il mio dolore, ma ormai Derek l'ha notata e ora si sta avvicinando a me. Guardandomi dall'alto verso il basso mi chiede "Tutto bene?" con tono diverso dal suo solito, sembra quasi più dolce... cancello questi pensieri e annuisco con convinzione, incapace di proferire parola. Lui cerca di vedere che libro è e quando l'ha capito si siede vicino a me guardandomi comprensivo dicendo "Io ho pianto la prima volta che ho letto 'l'ordine della fenice'." "Davvero?" Gli chiedo sorpreso spalancando gli occhi. "No" risponde lui con una mezza risata. "Però ci sono rimasto molto male, non me l'aspettavo. Poi è morto per salvare Harry, è stato molto coraggioso da parte sua." "Anche io la penso così. È un po' sfigato, è stato accusato ingiustamente della morte di tre dei suoi migliori amici, e poi rinchiuso ad Azkaban per 12 anni e quando finalmente riesce a scappare deve stare nascosto nella casa in cui a vissuto la sua infanzia, che tra l'altro odia, e infine muore per mano di quella stronza di sua cugina." Alzo lo sguardo e vedo Scott guardarmi in modo strano, dopo aver parlato tutto d'un fiato, come rassegnato: a lui non piace che parlo di queste cose. Però, oltre a incontrare lo sguardo di Scott noto che Erica ci sta guardando, o meglio, mi sta fulminando con lo sguardo, come se volesse uccidermi. Derek mi risveglia facendomi portare lo sguardo su di lui dicendo "Io preferisco Piton a Black." Inizia ignorando il commento 'mocciosus' che esce per forza dell'abitudine dalle mie labbra. "Ha sacrificato tutta la sua vita per proteggere il figlio della ragazza che ha sempre amato e del suo peggior nemico. Non è mai stato accettato né dall'ordine né dai mangiamorte." "Se lo dice lei." "Perfavore dammi del tu. Sono un ragazzo normalissimo. Non ho niente che tu non hai, a parte la licantropia." Perdo qualche battito pensando alla sua bellezza che di sicuro io non ho, ma spero che lui non se ne sia accorto. A quanto pare mi sbaglio, perché gli spunta un sorriso, un sorriso vero e sincero e a questo punto il mio cervello parte per la tangenziale. Ha i denti bianchi, le labbra piene e gli occhi verdi che scintillano, non l'avevo mai visto sorridere così. Non so quanto tempo passiamo così ma all'improvviso vedo Erica arrivare dietro Derek abbracciandolo e schiacciando il seno contro il suo collo. Il viso del principe si contrae in una smorfia di esasperazione. La voce stridula di Erica mi fa male ai timpani e con le dita, mentre Derek non si fa scrupoli e se le tappa: probabilmente perché essendo un lupo mannaro sente tutto in modo più amplificato di un semplice umano. "Ehi Derek, cosa ci fai con questo stupido umano? Sei tu l'alpha, dovresti allenarci." "Hai ragione. Io sono l'alpha quindi sono io che decido cosa fare. Ora torna ad allenarti. Io arrivo." Poi si gira verso di me e con un piccolo sorriso dice "Il dovere mi chiama. È stato bello parlare con te Stiles, spero che potremo rifarlo presto." Si alza e mentre Derek se ne va Erica mi guarda, a quanto pare era rimasta ignorando l'ordine impartitole prima dall'alpha, mi dice "Lascialo in pace." "Perché dovrei?" "Davvero credi che quando potrebbe avere una come me, sceglierebbe te?" "Perché sono un maschio?" "Perché sei un inutile e debole umano, non sai neanche difenderti. Lo faresti solo uccidere." E detto questo se ne va senza degnarmi di un altro sguardo. Io cerco Scott tra gli altri licantropi e lo vedo allenarsi con Derek. A un certo punto il mio migliore amico si gira a guardarmi e questa distrazione gli costa un pugno sull'occhio che lo fa cadere a terra. Erica aveva ragione: sono inutile e rischio di far uccidere le persone a cui tengo se non imparo subito a combattere. Mentre sono ancora perso in questi pensieri mi accorgo che ormai sono le 6.00 di sera, per cui mi alzo, saluto tutti e torno a casa, ignorando Scott che mi prega di restare ancora un po' per poi riaccompagnarlo a casa. Voglio andare subito a casa per preparare la cena a mio padre, è da tanto che non passiamo un po' di tempo insieme. Sto camminando verso la mia macchina, quando sento un rumore alle mie spalle. Faccio per girarmi, ma un colpo alla testa mi fa cadere rovinosamente a terra. Poi il buio.

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