22. ISAAC

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Cavolo, quel ragazzino non è così indifeso come sembrava. Quando mi ha attaccato senza preavviso mi ha stupito, ma non ci ho messo tanto a difendermi. Ora che io e Scott siamo di nuovo soli, mi ritrovo a pensare a ciò che mi ha detto Derek. Ha ragione. Se nel mondo esiste davvero riuscire a parlargli di ciò che nascondo a tutti, ma per la prima volta ho paura di ciò a cui le mie azioni potrebbero portare. Non voglio che mi stia vicino perché si sente obbligato, prima ho bisogno di sapere quanto tiene a me, senza conoscere il mio passato. "A cosa stai pensando?" mi chiede Scott, interrompendo i miei pensieri e riportandomi bruscamente alla realtà. La risposta più corretta sarebbe 'a te', ma mi limito a scuotere la testa dicendo che non sto pensando a niente. Sento anche io quanto trema la mia voce. Poggia la sua mano sulla mia abbandonata sul letto. Siamo sdraiati vicini con le spalle che si sfiorano e gli occhi sul soffitto, mentre la mia mente viaggia fra gli avvenimenti degli ultimi giorni. Scott mi chiede ancora "Cosa mi nascondi?". Io sospiro e gli rispondo con un'altra domanda "Mi prometti di non cambiare atteggiamento con me?" lui si gira su un fianco fissando i suoi occhi scuri nei miei, assumendo una faccia preoccupata. "Te lo prometto. Però io ho bisogno di conoscerti meglio, e raccontarmi il tuo passato sarebbe un gran passo avanti." Sospiro di nuovo, chiudo gli occhi e cado nei miei ricordi, portando Scott con me. Gli parlo della morte di mia madre, mentre mi dava alla luce e della rabbia di mio padre che mi dava tutta la colpa. Sono cresciuto senza mai uscire da casa mia, tranne quando mi trascinava attraverso il bosco per raggiungere la capanna. Mi trattava come uno schiavo e ogni cosa che facevo era una errore. Quando sono diventato abbastanza grande per poter andare a scuola mi sono libero per la prima volta, anche se solo di mattina, ma neanche lì mi sono sentito accettato. Non ero abituato a stare con i miei coetanei, mi consideravo un disastro, mentre per loro ero quello strano, emarginato, solitario e che arrivava in classe con lividi ovunque, anche se tentavo di nasconderli. A nessuno interessavano i miei problemi e i pochi che mi si avvicinavano finivo per allontanarli da me, perciò mi isolavo sempre di più. Ho tentato più volte di scappare di casa, ma lui mi ritrovava sempre e poi mi chiudeva nel congelatore, creando così la mia claustrofobia.
Ormai le lacrime minacciano di abbandonare i miei occhi, per scorrere lungo le guance, fino a cadere sulle nostre mani intrecciate. Scott mi abbraccia in silenzio, lasciandomi sfogare sulla sua spalla. Le sue mani mi accarezzano la schiena e piango buttando fuori tutto ciò che tengo dentro da sempre, e io, lì fra le sue braccia, mi sento a casa. Nonostante rimarrei volentieri qua per sempre, cerco di calmarmi abbastanza da sciogliere l'abbraccio. Scott mi asciuga le lacrime e sussurra "Ora va un po' meglio?" "Sì..." rispondo io. Decisamente. Non mi ero mai aperto così, perché nessuno mi aveva mai fatto sentire tanto amato. Ma non voglio starmi a piangere addosso e soprattutto lui non deve provare troppa compassione o pietà per me. Mi alzo in piedi e gli dico "Seguimi, andiamo a vedere come procedono i preparativi per il ballo." Scott annuisce e sorride, donandomi un po' della sua forza. Camminiamo fra i corridoi fino ad arrivare alla sala da ballo, già addobbata. Ci fermiamo ad osservare le decorazioni blu e argento. Gli stendardi con lo stemma reale e i tavoli apparecchiati per la cena di domani nel salotto affianco. "Questo posto è enorme." dice meravigliato Scott, osservando l'alto soffitto. "Tutto il paese verrà domani, il re si è preparato bene." Lui mi guarda "Tu ci sarai?" "Certo. Devo supportare Derek, lui odia questi eventi." "Quando diventerà lui re cambieranno molte cose..." "Decisamente." concordo io. Ma questo dipende anche da che sposerà. Se fosse solo per lui rimarrebbe solo a vita, ma si merita qualcuno che lo ami. Tutti se lo meritano. Aspetta un minuto, io non faccio questi pensieri da diabete. Non sono un tipo romantico e soprattutto non mi interesso della vita amorosa degli altri. Scott mi scuote la mano davanti alla faccia riportandomi alla realtà. "Eh?" chiedi confuso io. Lui ridacchia e ripete "Ti ho chiesto cosa vuoi fare ora." "Andiamo a prenderci un gelato in città?" "Okay.". Ci incamminiamo fuori dal castello, ma non facciamo in tempo ad arrivare al cancello che Cora compare davanti a noi con il fiatone. Subito la sostengo è la sprono a spiegarci che succede. "Io... ho trovato... Erica." Scott si fa rosso in volto e ringhia "Dov'è?" "La sto inseguendo da stamattina, riesce sempre a sfuggiti, ma ormai so che pista seguire." "Ti seguiamo." esclamo subito io. Cora si rimette a correre, con me e Scott al seguito. Chiudiamo per il bosco, perdendo il senso dell'orientamento, fino a quando vediamo dei capelli biondi davanti a noi. Cora crolla a terra di colpo, sfinita, mentre Scott accelera verso Erica. Non so cosa fare. Mi blocco vicino alla mora, che sussurra "Sto bene, devo solo riprendermi un attimo... Vai a prendere quella stronza." Annuisco e corro nella direzione che ha preso Scott. Sento subito rumore di battaglia e prego che Erica non gli faccia troppo male. Non è che non penso che si sappia difendere, ma lei ha molta più esperienza in questo campo. Arrivo nel pieno dello scontro e, trasformandomi, vado ad aiutare il moro. Ma non ne ha assolutamente bisogno. Ci metto pochissimo a capire che Scott è completamente fuori controllo ed Erica, già stanca per la fuga. Non ce la fa più, alla prendo il ragazzo per le spalle, bloccando contro un albero e, fissandolo, cerco di dire con gli occhi ciò che non riesco a far uscire dalla mia bocca. Scott torna in se è lo lascio accasciarsi a terra, mentre io vado da Erica, mettendola seduta contro un albero. Arriva anche Cora che, dopo averci ringraziato, le lega le mani dietro la schiena e la conduce verso il castello. Io invece porto Scott al fiume che scorre lì vicino per pulirgli le ferite che stanno già guarendo. Senza dire una parola di siede sul bordo del fiume e si pulisce dal sangue, mentre io sto contro un albero a fissarlo, in modo abbastanza da stalker direi. Non riesco distogliere lo sguardo da lui. Ormai è diventato il centro del mio mondo. In silenzio mi avvicino a lui, sedendo a gambe incrociate e posandogli una mano sulla spalla. Lui mi guarda, triste, facendomi preoccupare "Cosa succede?" chiedo io. "Sei riuscito a prendere Erica, dovresti esserne felice." continuo. "No, non è vero. L'ho attaccata senza pietà e in realtà non mi sentivo neanche in colpa, anzi, mi sentivo forte e libero." sussurra. "Ehy. Non ti devo preoccupare, è normale." "Non è normale!" esclama "Io non sono così, non voglio fare del male alle persone, neanche se lo meritano." continua abbassando la voce "Non voglio essere un mostro." "Tu non sei assolutamente un mostro!" ribatto subito io. "È vero, questo potere è difficile da controllare e da usare per il bene, ma ce la farai. Se oggi hai perso il controllo è stato solo a causa di ciò che Erica ha fatto a Stiles, ed è comprensibile, so quanto tieni a lui." Gli prendo una mano fra le mie e gli dico "Ci sono licantropi buoni e licantropi cattivi, come in ogni cosa, ma tu fai di sicuro parte di quelli buoni." Lui mi sorride, con una strana luce negli occhi. "Grazie Isaac. Non mi sarei mai aspettato un discorso del genere da te." Io abbasso lo sguardo e sorrido imbarazzo... solo lui mi fa questo effetto. Rialzo gli occhi e dico "Ora è meglio tornare al castello, saranno tutti là ad aspettarci per cenare." Ci alziamo e iniziamo ad incamminarci. Un secondo dopo Scott si gira verso di me e mi sfida "Facciamo a chi arriva prima al castello?" "Non ti conviene novellino." "Vedremo" e partiamo di corsa.

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