Che buon profumo.
Sembra di stare sulla neve fresca appena caduta.
È rilassante.
Ci resterei per sempre.
Aprii gli occhi lentamente ritrovandomi davanti i capelli bianchi di Jack. Dovetti trattenere un grido di stupore e mi soffermai a fissarlo.
Sembra così dolce.
Un bambino.
Ha una pelle così chiara.
Eppure così calda.
Mi resi conto di essere avvolta dal suo braccio sinistro e mi irrigidii all'istante.
-Buongiorno anche a te, Elsa.
Aveva ancora gli occhi chiusi, ma sorrideva e con la mano prese a carezzarmi la schiena ancora coperta dal vestito della sera prima.
-Sei sveglio.
-Già.
-Perché sei qui?
-Non ricordi nulla?
La mia mente tornò alla sera precedente e a tutti gli avvenimenti accaduti. Mi ricordai di Eugène e del cocktail, di Astrid che mi difendeva e di Jack che mi portava a casa.
-Ricordo vagamente. Mi hai portata tu qui?
-Sì, e tu mi hai chiesto di restare.
-Non è vero.
-Te lo giuro Elsa.
Stava sorridendo, oramai aveva aperto gli occhi e una scintilla di divertimento brillava in essi. Non lo sopportavo.
Dici sempre così.
-Non ridere.
-Se non ridi di prima mattina ti resterà il broncio per tutta la giornata.
-Io non ho il broncio.
-Ma sì invece, guarda... come una bambina.
-Ti odio.
Ci stiamo credendo tutti.
-Se mi odi perché resti fra le mie braccia?
Ci volle un secondo per farmi diventare rossa fino alla radice dei capelli. Scattai in piedi lasciandolo lì sul letto con un'aria soddisfatta e uno dei suoi soliti sorrisi beffardi sul volto.
-Respira Elsa, o ti scalderai troppo.
-Perché devi fare sempre così?
Si alzò anche lui dal letto e assunse un'aria seria.
-Stanotte hi fatto un sogno sai, anzi era più un ricordo...
Stava in piedi davanti alla finestra e guardava fuori con insistenza, come se ci fosse qualcosa di particolarmente interessante.
-Cosa hai sognato?
-La mattina del mio diciottesimo compleanno. Ero affacciato alla finestra come ora e fissavo il giardino del campus del liceo. E c'era...
Vidi un sorriso spontaneo spuntargli agli angoli della bocca. Era puro e sincero, totalmente diverso da quelli che ero solita vedere.
-Cosa c'era Jack?
Si voltò verso di me sorridendo ancora più largamente.
-Dovresti sorridere più spesso.
-Non mi hai risposto.
Lo vidi camminare verso la porta e poi girare nuovamente lo sguardo su di me.
-Io scendo giù, tu cambiati pure.
-Ma...
Non volevo che se ne andasse.
-Tranquilla. Resto qui.
Ma come ha fatto?
-Anzi, posso usufruire della cucina?
-Certo, il caffè è nella credenza. Secondo ripiano.
-Cercherò di non far scoppiare la macchinetta.
Chiuse la porta e lo sentii scendere le scale. Mi appoggiai allo stipite e tesi l'orecchio sentendolo armaneggiare in cucina. Instintivamente sorrisi.
Cosa mi stai facendo Jack.
Andai in bagno per farmi una doccia veloce, subito dopo mi cambiai e scesi di sotto per vedere che stava combinando Frost.
-Hey occupatore di cucine.
-Hey tea-dipendente!
-E tu che ne sai?
-Elsa. Ci sono circa 35 confezioni di tea di diverse provenienze e fragranze in quella credenza.
-Ops.
Mi venne da ridere, ma mi trattenni dato che non volevo dargli questa soddisfazione.
-Che cosa hai preparato?
-Tieniti forte.
-Devo preoccuparmi Jack?
-Sì segga a tavola Mademoiselle, la colazione sarà servita.
Mi sedetti mentre ridacchiavo sotto i baffi, Jack stava indossando un mio grembiule da cucina ed era tutto affaccendato dietro il bancone.
-Sento odore di bruciato.
-Non scherzare Els.
Dovetti mettere la mano davanti la bocca per trattenermi, fortunatamente per me la colazione mi fu servita in quel preciso istante.
-Dato che la signorina qui presente ci ha messo due ore per fare la doccia, io, povero ragazzo schiavizzato, ho ben pensato di preparare delle semplici crêpes alla Nutella, accompagnate da un tea alla vaniglia e al caramello.
Fissai quelle crêpes nel piatto e mi venne una fame assurda. E poi il tea.
Ha indovinato il mio gusto preferito.
-Dalla tua faccia credo proprio che tu abbia fame, ma mi dispiace annunciarti che metà delle crêpes sono mie.
-Se riesci a prenderle.
-Che stai dicendo?
Presi il piatto delle crêpes e iniziai a mangiarle di tutto gusto. -Non ci provare tesoro.
Jack afferrò una forchetta e me ne rubò una proprio da sotto Il naso.
-Sì deve condividere Els.
-Sono troppo egoista.
-Per quanto io sia felice di vedere che il mio lavoro sia stato gradito, ho anche fame.
Insieme finimmo quelle prelibatezze in nemmeno due minuti.
-Quindi ti sono piaciute?
-Devo ammetterlo.
Mi fissò e scoppiò a ridere.
-Che c'è?
-Sei tutta sporca Els.
-Oh... io...
Presi un tovagliolo e mi affrettai a pulirmi in imbarazzo.
-Ne hai mancato un pezzo.
-Dove?
-Qui.
Passò il pollice vicino l'angolo sinistro delle mie labbra.
È così vicino.
E fu esattamente in quel momento che squillò il suo cellulare.
-Ci metto un attimo.
Si allontanò da me uscendo dalla cucina. Sentii solo poche frasi.
-No senti non è il caso... cosa??? Va bene... sto arrivando.
Rientrò nella stanza e mi osservò quasi dispiaciuto.
-Devo andare.
-Va bene...
Non si avvicinò per salutarmi, mi voltò semplicemente le spalle dirigendosi alla porta principale.
Mi poggiai con la schiena al muro quando sentii il rumore della sua macchina che veniva messa in moto.
Che stai facendo Jack?Spazio autrice.
Grazie a tutti coloro che seguono la storia e che come me sono affezionati ad Elsa e Jack.
A presto (È una promessa).
-Kat.