04_In viaggio con le Menti

14 1 0
                                    

Ora era pronta, poteva tornare a casa.

Non proprio subito a dire il vero, c'era il problema di quei sensori di posizione di cui Krass si era dimenticato di parlarle.

All'inizio si era fidata del Comandante ma poi i dubbi l'avevano tormentata e così aveva interrogato la IA dell'astronave in modo diretto e specifico. In pratica ogni spostamento della nave lasciava delle tracce, come se Bowl seminasse dei sassolini lungo il suo cammino, a partire dal momento in cui era decollato da Korg.

Non qualcosa di costante e neppure un segnale facilmente rintracciabile, ma una microscopica modifica nello spazio tempo, identificabile solo sapendo cosa cercare e il cui unico dato era una rotta, da poter seguire facilmente per un'astronave attrezzata a individuare quei segni nell'immensità del cosmo, e forse qualcuno la stava già seguendo.

Conoscere la posizione in cui si trovava il pianeta abitato dal suo popolo era stata una curiosità troppo forte anche per lui. I korgiss sotto certi aspetti avevano sostituito gli Chanti nel momento in cui questi avevano abbandonato la loro galassia per ritirarsi su Karleden.

Da quel momento, infatti, e con l'approvazione del Consiglio superiore dei 27, ne avevano raccolto l'eredità di esploratori e di leader tecnologici.

L'universo e la sua conoscenza erano adesso fondamentali per loro e non sapere dove viveva una razza così importante, come quella di Dana, doveva essere davvero umiliante per Krass, soprattutto alla luce del fatto che gli Chanti, invece, ne erano stati a conoscenza ma quando avevano deciso di andarsene non li avevano informati.

Devo bloccarne il funzionamento. Nessuno deve conoscere l'ubicazione del mio pianeta, saremmo troppo esposti per poter proseguire la nostra missione senza alcun tipo di preoccupazione.

La soluzione di quel problema non era certamente complicata per le qualità di cui disponeva e la IA sarebbe stata felice di aiutarla a disinnescare quell'inganno. Tuttavia, senza grandi conoscenze tecnologiche, era possibile fossero stati nascosti altri dispositivi di tracciamento indipendenti dal computer dell'astronave e lei non se ne fosse ancora resa conto. Doveva trovare una soluzione definitiva, un espediente, qualcosa di ingegnoso per ingannare i suoi inseguitori qualora ve ne fossero, adesso o in futuro.

Ma per questo aveva bisogno di conoscenze a lei ignote.

Stava per ritornare alla sua astronave ma poi cambiò idea e rientrò nel suo alloggio temporaneo. Aveva bisogno di confrontarsi con una delle Menti per avere un suo parere su quanto visto la sera precedente.

Un giorno Kant le aveva parlato di un simulacro particolare a cui ricorreva spesso nelle situazioni dove non riusciva a farsi un'opinione.

Giunta nella stanza si mise a sedere e fece la chiamata. Qualche istante dopo vicino alla finestra comparve un ragazzo. Capelli folti, neri, come i suoi occhi, dimostrava non più di quindici anni. Viso rotondo e pelle olivastra, indosso portava una maglietta in tinta unita e un paio di pantaloni leggeri, lunghi fino ai polpacci. Era chiaramente un avatar.

«Buongiorno Torvald, avrei bisogno di un tuo parere a proposito di una strana situazione capitata ieri sera.»

Il ragazzo abbandonò la visione del panorama esterno, peraltro non particolarmente interessante, e con un gesto plateale oscurò la vista della stanza a chi si trovava in strada mentre all'interno fece comparire un paesaggio bucolico. Si mosse verso il centro della stanza volgendo lo sguardo attorno, con attenzione, come se fosse importante e non si trattasse dello scarno arredamento di una tipica camera per viaggiatori in transito. Infine adocchiò una sedia e ci si sedette allo stesso modo di un comune mortale.

Guardò Dana e le fece un largo sorriso mostrando una dentatura perfetta, almeno quanto quella della persona a cui era di fronte.

«È sempre piacevole tornare nel mondo reale e poter essere utile.»

Una luce fra le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora