21_La ricerca di Leona part3

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Carlo aspettò l'uscita del console aurelliano poi si girò verso il Professore e istintivamente fece il gesto di battergli le mani. In passato Kant era stato un ottimo diplomatico e trovare le parole giuste, per convincere le persone di qualcosa, era stato parte del suo incarico.

«Non avrei saputo fare di meglio, gli hai raccontato la storia giusta e Tavos se n'è andato.»

«Non penso di averlo convinto pienamente, tuttavia non ha replicato. Spero non ci faccia pedinare.»

«Non credo arriverebbe a tanto. Se lo scoprissimo, potremmo denunciarlo al Consiglio.»

«È vero, ma qui non siamo su uno dei Pianeti Superiori. Comunque cerchiamo di stare attenti.»

Scesero all'ingresso e si fecero caricare da Bilkal, la mappa aggiornata della città su una tavola video-digitale e poi richiamarono il radorspeed. Questo era decisamente il mezzo ideale per girare in quella città piena di rumore e confusione. Il veicolo viaggiava a mezz'aria evitando tutto il traffico caotico sotto di loro ma al tempo stesso non entrava in contatto con gli aeromobili, le cui rotte si trovavano al di sopra della città.

L'addetto gli aveva fornito delle utili informazioni. Proprio quel giorno, nel quartiere, si svolgeva il mercato artistico e spesso un giovane ritrattista, molto noto in città, si fermava per offrire al pubblico le sue qualità.

Il radorspeed si portò ad una giusta altezza per fornire sul monitor interno una buona visuale della zona, senza disturbare le persone sottostanti. Nella piazza si trovavano parecchie bancarelle, diverse anche coperte da un telo, in cui, perlopiù, si vendevano oggetti metallici e monili. La capitale era famosa per questo: per le miniere di cui la regione abbondava e da cui si estraevano metalli rari da inviare nel resto del pianeta ma anche per la presenza di botteghe in cui si lavoravano a mano alcuni di questi in modo mirabile. Commercianti e turisti arrivavano da diverse parti del pianeta per acquistare le opere degli artisti locali.

C'era un notevole fermento in quel luogo e anche utilizzando l'amplificazione delle immagini non riuscirono ad individuare la persona di loro interesse, conveniva scendere e chiedere in giro. Il loro veicolo trovò un punto adatto in cui lasciarli, per poi andare a cercarsi un parcheggio.

Una volta in piazza si informarono sul pittore. Solitamente sostava dalla parte opposta e così si avviarono da quella parte. Nessuno fece commenti su di loro o li guardò con sorpresa, come se di persone provenienti dallo spazio ne vedessero tutti i giorni.

Lo loro altezza gli garantiva una visuale ottimale ponendo i loro occhi sopra quelli di tutti gli altri presenti nella piazza. E così Kant poté scrutare senza problemi in avanti, per individuare l'obiettivo della loro ricerca.

«Guarda Carlo, proprio in quell'angolo, di fianco a quella bancarella.» Kant alzò l'indice e lo puntò verso la direzione descritta.

Un pittore stava ritraendo una coppia di persone. Una delle due, una donna con una lunga coda bassa, indossava una splendida collana fatta di un metallo simile all'oro, probabilmente appena acquistata. Si avvicinarono, mettendosi di lato, poco dietro all'artista.

La sua mano scorreva rapida e sicura sulla tavola sfruttando la penna ottica e gli strumenti forniti dal software. Rapidamente stava dando forma all'immagine richiesta. L'altra persona poteva essere il compagno, oppure più facilmente il padre. La sua pelle evidenziava una età più avanzata ma il sorriso e il volto rilassato rendevano meno evidente quella differenza. Si era messo dietro alla donna, con una mano appoggiata sulla sua spalla, lasciandola protagonista del quadro.

Rimasero a osservare il ritrattista al lavoro e Kant notò sulla nuca un tatuaggio formato da due anelli concentrici attraversati da una serpentina, forse un segno di riconoscimento o di appartenenza a qualcosa.

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