11_Un'azione irreparabile part1

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Le stagioni passavano veloci e Luschva aveva qualcosa da imparare ogni giorno. Quell'inverno la neve fu abbondante e i sentieri rimasero impraticabili per parecchio tempo. Poi tornò la primavera.

Dal sud non erano più giunte cattive notizie e questo era stato un motivo ulteriore per farle rinviare l'incontro con sua sorella. Già da qualche tempo si occupava da sola, senza più l'aiuto di suo padre, di tutti i compiti da assolvere nel suo nuovo ruolo, ed erano tanti. Abbastanza da farle comprendere quanto suo padre le avesse sempre protette. Solo ora, dovendo adempiere a quei doveri, si rendeva conto del senso di tutte le giornate in cui suo padre si assentava da casa per tornare solo a tarda sera, spesso quando loro già dormivano. Doveva dare delle risposte e le doveva dare a tutti, a quelli vicini ma anche a quelli lontani, prendere delle decisioni e assumersi la responsabilità delle sue scelte.

Giorni prima era stata in visita all'insediamento Ghoray, a est, oltre le colline del Dogo. Un ragazzo aveva dato segno di qualità e il referente del villaggio era venuto a dargliene conto. Alla prova dei fatti le doti del ragazzo si erano rivelate inconsistenti tuttavia, controllare i progressi del suo popolo era uno dei suoi principali doveri, e quel breve viaggio era stato una buona occasione per visitare quel luogo e presentarsi a quanti ancora non la conoscevano.

Durante il ritorno aveva attraversato il ponte sul Suero, costruito sul pendio che poi declinava a sud in direzione del lago Teis. Da quel punto aveva potuto vedere Faris mentre stava ormai toccando l'orizzonte e i raggi di luce, bassi, tendere dall'arancione verso il ruggine e colpire in lontananza il Castello Rosso.

Quasi al centro del ponte si era fermata ad ammirare quella bellezza. L'anno precedente, in un momento di grande sconforto, aveva pensato di abbandonare il pianeta. Con quella separazione avrebbe perso tutto l'incanto di quei luoghi. I ricordi e pure le persone ad essi legati si sarebbero sciolti nello scorrere del tempo e tutto questo, adesso lo capiva, sarebbe stato oltremodo doloroso. Doveva trovare una soluzione, non poteva infliggere a sua sorella la stessa punizione, doveva trovare un modo per risolvere quel problema senza arrecare un danno irreparabile alla sua famiglia.

Spesso la notte, nel buio della sua stanza, pensava a Schanjanh e immaginava di impugnarlo per sentirne il potere e appoggiarsi ad esso per farsi forza. Non aveva mai pensato di poter essere un giorno la Guida del suo popolo, Azena l'aveva sempre coperta con la sua ombra. Il suo desiderio era sempre stato quello di diventare la compagna di Mshadi e poi una madre devota all'altezza di Tahdia.

Ma ora tutto era cambiato e i suoi sogni spazzati via come le foglie d'autunno in balìa del vento del nord. Doveva porsi dei nuovi obiettivi e doveva ricomporre quel dissidio, non poteva continuare a rimandarne la soluzione, la follia di sua sorella cresceva e trascinava con sé chiunque le fosse accanto.

Rientrata al Castello, il resto della giornata trascorse tranquillo tra le lezioni e la passeggiata in paese.

A fine pomeriggio rientrò a casa. Suo padre stava annaffiando i fiori e le piante nel giardino a fianco. Rimaneva ancora un ultimo passaggio di consegne da compiere e forse era quello il momento adatto per completare il trasferimento delle funzioni di Guida.

«Come è andato il viaggio?»

Manto indossava una leggera tunica chiara, stretta in vita da una cintura. Aveva il volto coperto da una leggera peluria grigia ma questa non riusciva a nascondere le rughe, sempre più numerose ed evidenti. In quel momento, per la prima volta, vide chiaramente sul suo viso i segni dell'età avanzata, forse l'essersi tolto di dosso il gravoso peso del compito di Guida aveva accelerato anziché rallentare questo processo inarrestabile, la sua mente si stava rilassando e adattando al fatto di essere entrata nella sua ultima fase di vita.

Una luce fra le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora