La mia vita non è mai stata un granché.
Sono la solita ragazza del colleg, con pochi amici, che studia tutto il giorno tutti i santi giorni giorni, e che non va mai alle feste. Lo so... è raro per una della mia età. A 20 anni le ragazze pensano solo a divertirsi, a fare festa, a rimorchiare quanti più ragazzi possibile, ed a ubriacarsi fino allo sfinimento. Io no. Forse ho qualcosa che non va, lo hanno sempre pensato anche i miei genitori. Era come se il mio modo di essere fosse troppo perfetto da risultare sbagliato. Spesso il venerdì e il sabato sera mi esortavano ad uscire con le amiche. Ci ho provato. Sono una persona che prima di dire un no categorico testa la situazione. Un venerdì sera, mi sono vestita carina - a mio avviso - e sono uscita con quelle che reputo " amiche "- anche se il giorno dopo si erano già dimenticate di me -.
Comunque, la serata ha preso una brutta piega già da quando sono scesa dalla mia macchina per andare a casa di una di loro. Quando sono venute ad aprirmi la porta siamo rimaste tutte di sasso intente a fissarci.
Loro, vestite con degli short molto corti con delle calze a rete, e delle magliettine striminzite che coprivano a fatica i loro seni.
Io con dei jeans normalissimi e una t-shirt comprata ai grandi magazzini. Dopo avermi osservata attentamente una di loro mi ha detto: " ok il bagno è da quella parte!" indicandomi una porta a sinistra. Non riuscivo a capire bene cosa intendesse, forse era solo un modo carino per indicarmelo se avessi avuto bisogno nel corso della serata: " oh.. ti ringrazio ma non ho bisogno del bagno per adesso, ma ti ringrazio."
Dalle loro facce intuì che la mia, non era la risposta giusta. " prontooo... ci sei!? Non vorrai uscire conciata così vero!?" mi disse una di loro in maniera molto acida. Da quell'istante capimmo subito che quello che stavamo cercando dalla serata , che avremmo passato insieme, non era lo stesso. Quindi decisi di rifiutare l'invito di cambiarmi ed uscire vestita come una... decisi di tornare a casa. Eccoci di nuovo punto e capo. Ancora una volta ero io quella diversa, quella sbagliata.
Vivo in una piccola cittadina. Non mi piace che la gente parli di me; anche se ne parla comunque; sono la piccola solitaria che non va alle feste, non fuma e non beve. A volte mi fanno sentire anormale. Ma non mi importa molto. Amo chi sono. E voglio essere me stessa. I miei genitori sono fieri, mi hanno dato da subito un'educazione religiosa basata sul rispetto di se stessi e del prossimo. Non intendo vedere il mio corpo ai primi ragazzi che incontro di sabato sera. E nemmeno le mie care" amiche " dovrebbero farlo.
Odio che reputino normali loro. Normale il fumo, la droga, l'alcol. Non dovrebbero essere così.
Molte ragazze sono finite in ospedale per aver abusato di alcol alle feste; molti ragazzi invece per overdose.
Io non sono mai andata in ospedale, salvo qualche controllo di routine.
Ho sempre ascoltato quella vocina nella mia testa che mi diceva di proseguire per la mia strada. Che andavo bene come ero. Mi è sempre sembrata un po' strana. Sembrava molto reale; ho passato giorni distesa in camera mia ad ascoltarla, ci ho fatto l'abitudine e per me era una cosa del tutto normale. Ognuno di noi ne aveva una. Non le ho mai dato molto peso.
Questo però fino al giorno in cui sono quasi morta in un incidente stradale.
Era un pomeriggio piovoso, stavo attraversando il ponte che separa la città da casa mia. Andavo piano, molto piano; la visibilità era molto ridotta e la strada allagata.
Ad un tratto un'altra auto sbandando mi ha travolta, spingendo la mia auto giù dal ponte.
Ricordo ogni istante. Stavo morendo annegata, il panico, la portiera della macchina che non si apriva. Non potevo arrendermi, ma avevo finito l'ossigeno e non riuscivo ad uscire.
Ad un tratto la voce nella mia testa mi sussurrò " Sono qui con te, non temere." Pensai che fosse arrivata la mia fine e mi rassegnai. Ripensai alla mia vita, ai miei genitori, e alla loro sofferenza nel constatare che mi avevano persa per sempre. A tutto quello che non avevo fatto, e che quindi mi ero persa. Ebbi pure il tempo di chiedermi se ne era valsa veramente la pena, e che se avessi creduto di morire così giovane non avrei rinunciato a tante cose. Avevo la consapevolezza di andarmene da questo mondo senza aver conosciuto l'amore, l'odio, la sofferenza. Avevo vissuto nell'innocenza fino a quell'istante. Avevo conosciuto solo sentimenti positivi; magari può sembrare strano il mio lamentarmi ma non avrei mai saputo come è vivere a pieno una vita intensa di emozioni sia negative che positive. A quel punto sentì una pace irradiarsi per tutto il mio corpo. Mi sentivo leggera, appagata, e non avevo più paura di nulla. Mani calde, che mi stringevano in un abbraccio possente. " forse è così che si va in paradiso" pensai. E da lì, il nulla.
Sentii pizzicarmi la faccia.
Qualcuno mi stava colpendo chiamandomi per nome " Luce" " Luce apri gli occhi!!!"
Sentì che potevo e riuscivo a respirare; con fatica riuscii ad aprire gli occhi. Vidi un soccorritore del 118 davanti a me.
Lo conoscevo si chiamava Paul. Era stato spesso a casa da mio padre.
<< okok... sono sveglia!! Adesso smettila!! >> risposi infastidita da quel gesto un po' troppo violento a mio avviso.
Dopo essermi guardata intorno non riuscivo a ricordare come ero arrivata alla riva del fiume, ma ancora più strana era la presenza di quell'uomo lì con me. Stava ancora piovendo a dirotto, ero frastornata, mi faceva male la testa.
<<cosa ci facciamo qui!?>>chiesi.
Lui mi guardò perplesso, dovevo aver detto qualcosa di molto strano!!
<< Tesoro, non ricordi nulla!? Una macchina ti ha mandato fuori strada sei caduta nel fiume, hanno chiamato il 118 e non sanno come, ma ti hanno ritrovata riversa sulla riva. Nessuno era presente tranne l'autista dell'altra macchina. Non sanno come tu possa essere riuscita ad uscire da sola e nuotare fino qui.>> avevo la pelle d'oca, non per il freddo, ma per quello che mi stava raccontando e di cui io non riuscivo a ricordare nulla. Il mio sforzarmi aumentava solamente la mia emicrania.
Ma... una cosa non l'avevo scordata. Ancora quella voce nella mia testa, che mi diceva "Sono qui con te, non temere ".
Quello era un ricordo vivo, impresso nella mia testa e nelle mie orecchie.
O Forse ero solo pazza.
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LE MIE DUE ANIME (Parte 1.)
RomanceLuce una ragazza che ha sempre vissuto una vita pacata fatta di scelte sempre giuste e ben ponderate. Ad un certo punto della sua vita deve fare i conti con la forza che le ha fatto da guida fin da quando è nata. Un incidente rivelerà a Luce la veri...