7. Luce

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Luce.

Lo fisso per qualche istante. Quanto basta per vederlo in tutto il suo splendore. Ma non saranno di certo due occhi blu a farmi perdere il controllo. Sono pentita della brutalità del mio gesto, ma è quello che si merita. Il suo corpo mi sovrasta, alto , snello e muscoloso. I suoi riccioli biondo vanno a coprire i suoi magnifici occhi. La sua bocca, bella da morire, adesso sembra assumere una curvatura di dolore. La violenza della mia reazione e delle miei parole stupisce anche me. Ma se una parte di sta soffrendo vedendo quel meraviglioso uomo affranto, dal dolore provocato dalle parole, l'altra parte, canta vittoria per il risultato ottenuto.

"Adesso devi andartene" il mio tono è gelido e piatto.

"Ti prego Luce... tesoro... io non..." non lo lascio terminare, mi ha stancata con le sue stupide scuse. " Fuori da camera mia... Oraaaaa!!" Non sembra nemmeno la mia voce. Sembra che qualcuno o qualcosa, parli al posto mio. Ma forse è solo il mio cuore ferito. Non riesco a contrastarlo, non faccio nulla, forse perché non voglio. Mi fissa, per quello che sembra un tempo infinito. I suoi magnifici occhi mi chiedono il perché di tanta violenza. Ma gli nego anche questo. Scosto il mio sguardo, non voglio che i suoi occhi vadano oltre, privandolo anche dell'unica cosa che gli è rimasta. Cerca di avvicinarsi ancora per sfiorarmi la guancia. Ma fuggo bruscamente. E resta lì, impassibile, con il dolore stampato negli occhi e nel cuore. Come è arrivato, se ne va, dissolvendosi nell'aria. Corro alla finestra, ho un nodo in gola che mi impedisce di respirare; mi gira la testa, tanta è stata l'intensità di quello che è accaduto.

Noto qualcosa di strano vicino al piccolo melo, che io e mio padre abbiamo piantato quando ero piccola. Non riesco, però, a vederlo in faccia e non posso riconoscerlo. Sarà uno dei soliti vicini impiccioni; spero tanto che non abbia sentito le mie urla. Ma poco mi importa; quindi esausta decido di andare a dormire, sono sicura che domani sarà un'altra giornata di merda.

Mi avvicino al letto; mi siedo; fisso il vuoto; e sento gli occhi appesantirsi. Non ricordo quando il sonno abbia preso il sopravvento su di me, ma mi ritrovo catapultata in una dimensione parallela. Sono in una stanza buia, da sola, o almeno è quello che credo. Non riesco a vedere niente; ci sono solo delle piccole finestrelle dalle quali posso scorgere la luna in tutta la sua pienezza; e c'è solo quel bagliore fioco a farmi compagnia. Tasto il terreno sotto i miei piedi, e allungo le mani per cercare qualcosa alla quale aggrapparmi davanti a me; la paura mi toglie il respiro formandomi un nodo stretto in gola. Perché finisco sempre per cacciarmi nei guai!?

Ad un certo punto, sento dei passi dietro di me, ma nessuna porta che sbatte, quindi chiunque ci sia era lì da prima del mio arrivo. La paura e l'ansia mi fanno uscire il cuore dal petto.

Non so cosa fare; non so dove andare; non so come difendermi.

Ma ecco apparire alla luce della luna, una sagoma. Il suo fisico è muscoloso, e snello. Riesco a scorgere solo una parte del suo volto. I riccioli, di un nero corvino, coprono i suoi occhi, ma la parte che richiama la mia attenzione sono le labbra. Ho sempre avuto un debole per la bocca degli uomini, anche se, non ne ho mai baciata una. Non accenna a parlare, ma continua la sua camminata verso di me. Mi sposto leggermente indietro, ma per mia sfortuna trovo un muro gelido, e insormontabile. Non ho più via di scampo. Vorrei urlare, ma, il mio corpo ha smesso di rispondere ai miei comandi; come se fosse ipnotizzato da quegli occhi, che nemmeno può vedere.

Inizia a camminare, venendo dritto nella mia direzione. Il suo passo è lento, pacato è quasi una tortura.

Si ferma solo a pochi centimetri dal mio naso. Adesso la sua figura possente mi sovrasta intrappolandomi. Ed io rimango impotente di fronte alla sua bellezza. Adesso posso vederlo. È di una bellezza mozzafiato. L'eccitazione si mescola con l'adrenalina che ha cominciato a scorrermi nelle vene. I suoi occhi verdi, che prima scrutavano a fondo i miei, stanno percorrendo tutto il mio corpo. Sembra quasi che non abbia mai visto una donna in vita sua. Sento che il suo respiro accelera, ed il mio va di pari passo. Torna sul mio volto, e quegli occhi meravigliosi mi danno una scossa al cuore. Sento le farfalle nello stomaco, e la voglia di averlo più vicino a me mi sta quasi uccidendo. Ci fissiamo entrambi le labbra, quasi a divorarcele con i soli occhi. Si avvicina ancora di più, quel poco che basta per annullare la piccolissima distanza che fino ad allora ci aveva separati. Il suo naso sfiora delicatamente il mio. Il suo profumo mi manda in estasi. Torniamo a fissarci negli occhi e arriviamo oltre le nostre anime.

Porta la sua mano sulla mia guancia, sfiorandomi il labbro con il pollice. Penso che morirò tra poco.

"Vorrei assaggiarti..." Quelle parole mi risvegliano dall'estasi che mi aveva messa ko.

"Anche io... credo..." Il suo tocco mi fa impazzire; tutto il mio corpo si protende verso di lui, bramando le sue mani.

I miei occhi sono fissi nei suoi, implorandolo; ma lui resta impassibile di fronte a me, accennando un lieve sorriso di sfida.

Ma le mie suppliche non restano vane. Con la mano che ancora era libera mi afferra la vita. Quel tocco è divino; sento ogni cellula del mio corpo vibrare sotto le sue mani possenti e vigorose. Mi attira a se più che può. Si sposta sul mio collo, e mi sussurra all'orecchio.

"Ti avevo detto che saresti stata mia!!" Quella frase mi rimbomba nelle orecchie come un eco. Il suo alito sul collo mi distrae e mi inebria di piacere. Ma lui non accenna a muoversi.

Tutto di lui mi attrae, perfino la sua voce, cupa e tenebrosa, che fa quasi accapponare la pelle. Ancora stretta in quella dolce morsa prego che plachi le mie sofferenze.

Sembra cogliere la mia urgenza di averlo.

Esaudisce le mie suppliche nel modo più prepotente che io conosca. La sua bocca in pochi istanti è sulla mia. La sua lingua si insinua prepotente tra i miei denti costringendomi ad aprire la bocca ed accoglierlo. All'inizio un po' impacciata, ma la passione di quel bacio va oltre. Mi guida, in quei gesti per me sconosciuti fino ad un istante prima. Mi spinge più indietro, delicatamente, ed io ringrazio quel muro gelido, che fa si che i nostri corpi si incollino in un abbraccio che sembra non finire mai. Sento la sua eccitazione. Il mio corpo risponde in una maniera a me sconosciuta. Mai provato una simile sensazione. Sento un bisogno nel mio basso ventre, tanto sconosciuto quanto doloroso. Le sue mani sono implacabili e vagano per il mio corpo come se lo conoscessero a memoria.

Io non faccio nulla per fermarlo, anzi prego che lui non smetta e che non ne abbia mai abbastanza. Con una mano mi tocca il sedere, con l'altra un seno. Lo afferro con violenza per il colletto della camicia e lo tengo stretto cosicché non mi lasci più andare. Le nostre bocche si divorano; le nostre mani bramano qualcosa di più; i nostri cuori battono con la stessa intensità; le nostre anime si sono strette in un abbraccio che sembra indissolubile, impossibile da spezzare. Sono sconvolta; non so il suo nome; non so nulla di lui. Però il mio corpo suggerisce il contrario. Sembra che sia quello che ha aspettato da una vita, quello che ha sempre bramato di più. L'esigenza di stringerlo più forte era quasi dolorosa.


LE MIE DUE ANIME (Parte 1.)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora