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-"Credo che tu debba andare."
Rompo quel silenzio durato fin troppi minuti, sperando in una risposta che tutto avrebbe lasciato intendere meno che andasse via.

Claudio alza il suo braccio, intento a guardarsi l'orologio sul suo polso, inarcando le sopracciglia.
-"Beh si, effettivamente dovrei. Ho un paio di cose da fare."
E sbuffa, portando la testa al soffitto della mia cucina.

Intravedo il pomo d'Adamo giusto al centro del suo collo, e a quella visione il mio pomo d'Adamo non fa che andare su e giù, ingoiando continuamente saliva che sapeva ancora di caffè.

Cosa deve fare? E con chi? Dove va? Starà con Francesco? Perché non devo sapere?

-"Si. Sicuramente avrai qualcosa da fare con Zecchini."
Cazzo, perché mi è uscita quella frase di bocca? Non era assolutamente mia intenzione, ma perché non sto mai zitto?

E Claudio sorride compiaciuto, come se non aspettasse altro.
E avanza verso di me, nel frattempo io indietreggio arrivando fino al bordo della cucina, rendendomi conto che io non posso più muovermi.
E Claudio si avvicina ancora, arrivando davanti a me e mettendo le sue mani sul bordo della cucina, intrappolandomi tra lui e il piano cottura.

Ed io, guardo quelle mani.
Quelle splendide mani.
Quelle splendide dita.
Quegli splendidi tatuaggi.
Quelle splendide vene che fuoriescono da metterle perfettamente in risalto ed essere meravigliosamente evidenti.
Quelle mani.
Le voglio, le voglio su di me.
Voglio che toccano ogni singolo centimetro del mio corpo, voglio scoprirle. Voglio sentirne il sapore. Voglio toccarle, baciarle, morderle.

Sento l'interno della mia bocca completamente secca e asciutta, con gli occhi troppo aperti.
Uno sguardo da pesce lesso, per un paio di mani. Per quelle mani.

-"Sei geloso?"
Mi chiede Claudio, riportandomi alla realtà, avevo quasi dimenticato che sono ancora intrappolato tra lui e la mia cucina.

Si Claudio, cazzo, si!
Sono geloso del tuo fidanzato perché lui ha tutto quello che io non ho.
Sono geloso perché lui può assaporare le tue labbra tutte le volte che vuole.
Può scoparti tutte le volte che vuole.
Può vederti nudo tutte le volte che vuole.
Baciarti tutte le volte che vuole.
Perché lui sta con te, perché tu sei di sua proprietà. Perché Francesco può addormentarsi sul tuo petto, accanto a te, dopo aver fatto l'amore e svegliarsi al tuo fianco il mattino seguente, tutte le volte che vuole.
Quindi si Claudio, sono geloso. Ed io non posso dirtelo, e non voglio.

-"Ma non farmi ridere."
Cerco di liberarmi dalla sua trappola, spingendo via bruscamente una delle sue braccia.
Ma quando penso di essermi liberato, vengo smentito da una delle sue prese al mio polso. E, potente come è lui, impiega giusto cinque secondi per tirarmi fortemente a sè, facendo sbattere leggermente la mia testa contro di lui. Se non fosse stato per il suo petto, sarei caduto.
Ha sempre un profumo buonissimo, mi manda in estasi.
Avrei voglia di sfilargli quella maledettissima maglia, spingerlo sul divano e prenderlo in ogni modo, in ogni posizione.

-"Guardami negli occhi quando ti parlo."
E così sono costretto ad alzare lo sguardo, lasciando perdere quei pensieri poco virili che stavo facendo su me e lui.
E sorrido nervosamente.

Inaspettatamente mi dimeno dalla sua presa e m'incammino verso la porta di casa, invitandolo ad andare via.
-"I tuoi impegni non possono aspettare, deduco. Ciao Claudio."

Claudio si avvicina alla porta, convinto che stia per andare via, finalmente. Sorrido compiaciuto all'idea di non averlo davanti ai coglioni ancora per molto.
E invece no. Claudio chiude scorbuticamente la porta alle mie spalle, sorprendendomi.
E mi intrappola di nuovo tra lui e la porta.

-"Beh, ti sembra educato cacciare un amico di casa? Eh?"
Mi chiede, prendendomi in giro.

-"oh, sai, non vorrei che facessi tardi ai tuoi famosi impegni. In fondo mi stai a cuore e mi dispiacerebbe se non arrivassi in tempo."
Rispondendo con lo stesso tono, mettendomi la mano sul petto e fingendo un broncio. Dopo qualche secondo, riprendo a sorridere, maliziosamente.

-"Sai, Mario Serpa, avrei proprio voglia di farti scomparire quel sorriso di merda che hai in questo momento."

I nostri visi sono vicini, troppo vicini.
Ed io non posso fare a meno di guardargli quelle labbra carnose e rosse. Pazzesche.
Istintivamente mi viene da sorridere ancora di più perché sono consapevole che sarà impossibile averle su di me.

-"Ah sì? E come pensi di fare, Claudio Sona? Sai quante persone ci hanno provato prima di te? Pensi di essere il primo?"
Chiedo, portando i miei occhi dalla sua bocca ai suoi occhi verdi.

-"Forse non sarò il primo, ma puoi essere certo che sarò l'ultimo."
Mi dice, in tono sensuale e allo stesso tempo minaccioso.

-"Ah sì? E come pensi di fa..."
Interrompe la mia frase appoggiando il suo indice sul mio labbro inferiore, sorprendendomi.

Ed io sospiro, buttando dell'aria calda su quel dito così morbido e così dannatamente perfetto.
Anche Claudio sospira di fronte alla mia reazione, ritraendo il dito e portandolo di nuovo sulla porta d'ingresso alle mie spalle.
Cerco di uscire da queste trappola, ma non riesco.

-"Stai fermo Mario, non costringermi a tenerti immobile in altre maniere."
E non capisco cosa voglia dire, ma forse è meglio così.

Non emetto una singola sillaba, poi Claudio appoggia le sue mani sul mio volto, mentre io stringo le estremità della sua maglia.
Adesso davvero non posso muovermi, e fanculo, non voglio nemmeno spostarmi di un centimetro in questo preciso istante, in questo attimo fatto di me e di Claudio.
Si sta schifosamente bene in questo momento.
Intrappolato.
Tra le sue mani.
Noi due.
E ci guardiamo per qualche secondo negli occhi, dopodiché Claudio appoggia la sua fronte alla mia.

-"Perché?"
Chiede Claudio, non capendo cosa stesse dicendo.

-"Cosa perché?"
Sussurro contro la sua fronte.

-"Perché Mario? Perché proprio tu? Perché mi devi rendere le cose difficili? Perché ti sto antipatico? Perché mi odi? Perché sei così? Perché non mi dici chiaramente cosa vuoi? Perché tu mi fai uno strano effetto? Perché Mario? Dimmi solo perché.."
Ed io a quelle domande chiudo gli occhi, come faccio a rispondere a delle domande che mi pongo anche io?

-"Claudio...ba...bacia..."
Ho paura, non voglio pronunciare quelle parole. Sono spaventato dalla sua reazione, dalla mia, da ciò che potrebbe succedere al nostro rapporto.

Non posso farlo, non posso dirlo, non posso.

-"Dannazione, Mario. Dimmelo una buon volta, cazzo. Non aspetto altro."
E di scatto apro gli occhi, rendendomi conto che non sono solo io a volerlo, è una cosa reciproca. Una voglia troppo forte, troppo intensa, ma sbagliata. Non possiamo, rovineremmo ogni cosa con le nostre stesse mani.

-"Claudio..baciami. Baciami.."
Sussurro a bassa voce, non sapendo se mi abbia sentito o no.

-"Più forte, dillo più forte. Voglio sentirti."
Urla, contro la mia fronte.
Chiudo gli occhi, stringo ancora di più le estremità della sua maglia ed obbedisco ai suoi ordini.

-"Baciami Claudio, baciami!"
Dico in tono più alto.

Sento la punta del naso di Claudio tracciare ogni singola parte del mio viso, accarezzando la mia fronte, i miei occhi, il mio naso contro il suo, le mie guance, le mie mascelle, scendendo fino al mio mento sovrastato dalla barba.
E il mio cuore batte ad un ritmo incontrollato ad ogni suo spostamento.

Tutto questo è assolutamente sbagliato, cosa stiamo facendo?
Sento le sue labbra sfiorare finalmente le mie, ma non mi bacia.
Non mi bacia perché il destino decide, proprio in quell'istante, di far squillare il cellulare di Claudio.

Non ci posso credere.

Salvami, ti salverò •Clario•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora