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Quella notte ho faticato a prender sonno, mi sono messo a pensare a cosa mi portasse ad essere così lontano da Claudio e al contempo così vicino.
Mi sono messo a pensare a perché si è preoccupato per me.
A perché mi ha salvato e a perché mi tratti male contemporaneamente.

Ho troppa confusione nella mia testa, Claudio mette troppo caos laddove prima c'era solo ordine.
Claudio è quella persona che mi farà impazzire prima o poi, ma io non sarò da meno.
Vuole la guerra? Okay, ha trovato pane per i suoi denti.

Claudio mi fa paura.
Ho paura che possa leggermi dentro, che possa scavare nella mia anima, che possa arrivare a vedere punti che fino ad oggi non ha mai visto nessuno.
Perché mai nessuno è stato realmente interessato a me.
Alla gente interessa il mio nome, il mio corpo, la mia popolarità.
Alla gente interessa dire "Oh, sai che ho scopato Mario Serpa?".
Alla gente non interessa di me.
E ho paura che Claudio possa essere diverso da tutta quella gente, ma allo stesso tempo ho anche paura che sia uguale a tutti gli altri.

Mi fa andare in bestia il fatto che io voglia lui e non sapere se lui voglia la stessa cosa, anche se in cuor mio so che non è così.

Ed è per questo che da un'ora non faccio che prendermi la testa tra le mani, torturare le lenzuola con mani e piedi, mordermi le labbra in continuazione e a rigirarmi su me stesso nella speranza di trovare una posizione comoda per dormire.

*

A svegliarmi il mattino seguente ci pensa il suono assillante del citofono.
Oggi è il mio giorno di riposo, per così dire. E vorrei sapere chi è l'idiota che alle dieci del mattino si fionda sotto casa mia a rompere i coglioni in questo modo.
In un misto tra scazzato e ancora assonnato, mi alzo dal letto e striscio dritto fino al citofono.

-"Chi è?"
Pronuncia la mia voce roca.

-"Ti ci vuole tutto sto tempo per rispondere?"
Dice una voce che conosco fin troppo bene, purtroppo o per fortuna.

E chi poteva essere se non quell'imbecille di Claudio? A quest'ora poi.

-"Se permetti sarebbe anche il mio giorno di riposo e mi piacerebbe dormire senza che qualcuno rompa i coglioni. Specie se quel qualcuno sei tu."
E cala il silenzio per qualche secondo.
Sono tentato dall'attaccargli il citofono in faccia.

-"non è che potremmo continuare a litigare faccia a faccia? Sono qui per darti una cosa, guarda che anche a me girano le palle a suonare il citofono e venirti a cercare fin sotto casa."

Così sbuffo, alzo gli occhi al cielo, schiaccio il pulsante che permette a Claudio di entrare nel palazzo e senza dire nulla gli attacco il citofono in faccia. Nel frattempo apro la porta di casa aspettando che salga per entrare da solo.

Ho un aspetto orribile.
I capelli arruffati che vanno in ogni direzione, borse sotto agli occhi che Louis Vuitton mi fa ombra, una maglia a maniche lunghe grigia larghissima che arriva quasi fino alle ginocchia, pantalone nero e piedi scalzi.

Sono orribile ma chi se ne frega.
È solo Claudio.

-"Posso entrare?"

-"Beh, se proprio devi..."
E Claudio avanza in casa mia, chiudendo la porta alle sue spalle.

-"Beh, cosa dovevi darmi di così urgente a tal punto di rompere i coglioni di prima mattina?"

E Claudio mi osserva andare verso la cucina, poi mi sorride.

No Claudio, no.
Non ci sto.
Non reggo questi tuoi sorrisi.
Non di prima mattina.
Non adesso, ti prego.

-"Beh, che c'è da ridere?"
Chiedo con la testa incollata ai fornelli, preparandomi del caffè.

-"Non sto ridendo, sto sorridendo. È diverso."
Puntualizza lui.

Ancora una volta alzo gli occhi al cielo.
-"E perché stai sorridendo?"
Chiedo io, sperando che vada via il più presto possibile.

-"Ti guardavo. Hai un aspetto terrificante, sembri mio nonno."
Mi stuzzica.

Ed io avvampo.
Per essere inverno sento caldo.
Di prima mattina già sto bruciando e allo stesso tempo ho i brividi.
E so che la causa di tutto questo è lui.
Solo lui è capace di avere questo effetto su di me, ma non avrà mai la soddisfazione di sapere che lui provoca tutto questo.
Sarebbe una vittoria troppo grande per lui. E col cazzo che gliela darò.

-"Beh, scusami se non sono così pieno di vita di prima mattina, scusami se non rompo i coglioni."
Dico soddisfatto.

-"Insomma, ti stai scusando per non essere come me."
Afferma, con aria di superiorità.

-"Ringrazio DIO per non essere come te, Claudio Sona. Altrimenti mi sarei già ammazzato."
Non stacco gli occhi dalla macchinetta del caffè.

Ma sento Claudio che lentamente si avvicina, si mette dietro di me e appoggia leggermente le sue mani sui miei fianchi, poi con un sospiro che mi solletica il collo mi dice:

-"Dannazione Mario. Non so proprio cosa devo fare con te, non so proprio come fare per conquistare almeno un quarto della tua simpatia. Ti odio."

Ed io mi irrigidisco, cerco di tenere gli occhi aperti e di mantenere il controllo.
Però diamine, è davvero difficile resistergli quando si comporta in questo modo.
Cerco di mantenere un respiro regolare, ma il suo fiato sul mio collo potrebbe essere capace di farmi perdere l'equilibrio da un momento all'altro.

-"Chi ti dice che io e te dobbiamo andare d'accordo? Non voglio avere niente a che fare con uno come te Claudio."

Cerco di prendere lo zucchero, muovendomi in modo da far allontanare Claudio.
Claudio si scosta da me ed io mi giro giro a guardarlo, con una tazza di caffè bollente tra le mani.

-"Vuoi una tazza di caffè?"
Gli chiedo.

-"No, ti ringrazio. Sono venuto solo per darti questi."

E dalla tasca dei suoi pantaloni caccia i miei boxer e li lancia sul tavolo.
Ed io li guardo, stranamente sorpreso.

È venuto fin sotto casa di prima mattina solo per darmi i boxer?

-"Li ho lavati dopo averli utilizzati, quindi potrai ancora indossarli, tranquillo."
Ironizza, e sul mio volto spunta un piccolo sorriso.

Accidenti, me l'ha fatta di nuovo.
È incredibile come in una manciata di pochi secondi Claudio riesca a passare dall'essere odioso, all'essere autoritario, per poi essere egocentrico, all'essere gentile, ironico, poi di nuovo odioso, un cucciolo indifeso, ancora odioso, un dio del sesso solo con uno sguardo ed infine ecssere ancora più odioso di prima.

-"Sei venuto fin qui solo per ridarmeli?"
Chiedo, come se mi aspettassi altro da parte sua.

-"Sì, beh, mi dispiace che il bambino non sia rimasto contento del regalo che gli ha portato Babbo Natale."
Finge un broncio, prendendomi in giro.

-"Vaffanculo, ti detesto."
Non so se questa sia una verità o una bugia.

-"mh. Okay."
Ma che risposta del cazzo è?

Scuoto la testa, non sopporto questo suo egocentrismo, qualcuno dovrebbe farglielo calare.

Ed io, ho tutte le carte in regola per riuscirci.
Non mi ha mai lasciato in pace, se pensa di poterlo fare ora non ha capito niente.
Mi dispiace Claudio, se tu butti benzina sul fuoco, io allora sarò disposto a fare la stessa cosa.
Non avrai vita facile da oggi in poi.

Salvami, ti salverò •Clario•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora