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Ad ognuna di voi voglio dedicare tutto questo. Grazie a voi che avete scelto e state scegliendo ancora me.
A voi che aspettate tanto per un mio aggiornamento. A voi che leggete di notte prima di andare a dormire, quasi ad essere una buonanotte. A voi che leggete di mattina prima di correre a scuola, o a lavoro, o in qualsiasi parte del mondo, diamo vita ad un nuovo giorno. E allora buongiorno anche a voi. A voi che leggete quando avete del tempo libero a disposizione che potete usare benissimamente per fare altro e invece siete qui, con me.
Sempre. Ovunque.
Ed io, purtroppo, riesco a dirvi soltanto GRAZIE. Se dovesse mai esserci qualcosa che va oltre quella parola, state sicure che la userò immediatamente.

CLAUDIO.

E passano i giorni, le settimane, i mesi.
Precisamente due.
Due mesi da quando ho scelto la felicità, l'amore, la notte, le stelle, il nero e tutto ciò che mi trascina da quest'uomo. Il mio.
Non ci siamo mai detti parole dolci, o meglio non capita spesso. Non abbiamo mai detto che siamo fidanzati e non ci siamo mai detti ti amo.

Perchè dire ti amo a voce se io ti sento ovunque con qualsiasi altra parte del corpo?

Se cercassi la parola "amare" sul dizionario, come significato uscirebbe "esserne innamorato".
Se cercassi la parola "innamorato", al suo fianco ci sarebbe l'aggettivo rafforzato, che a sua volta significherebbe rendere forte, intenso.

Mario, ti rafforzo.

Litighiamo tanto, forse troppo. E se è vero che "l'amore non è bello se non è litigarello", allora il nostro è spettacolare.
Ci spariamo addosso in continuazione, con la bocca.
Lui è un coglione, io sono una merda, lui è infame, io sono un rompicoglioni.
Ma nessuno dei due ha mai avuto il coraggio di lasciare andare l'altro.
O almeno non sarò io a farlo per primo. C'ho messo sangue e sudore per trovarti e averti con me, non ti lascerò solo perchè non hai abbassato la tavoletta del cesso o perchè cucini dei rigatoni di merda.

E ancora, ti dico: Mario, ti rafforzo.

**

È una mattina come un'altra, e dopo aver passato un'altra notte a rafforzarci a vicenda, guardo il mio uomo disteso al mio fianco.
Con un pigiama addosso, stranamente.
In realtà stanotte ha fatto leggermente freddo, quindi entrambi abbiamo deciso di indossare dei pigiami. I miei.
A lui, il mio pigiama sta leggermente grande. Le maniche gli coprono completamente le mani, il pantalone largo mette in risalto i suoi fianchi scultorei.

Mannaggia la miseria. È talmente bello che ho voglia di piangere. Di ridere. Di urlare. Di stare in silenzio. Tutto e niente. Voglio morire. Voglio vivere. Non lo so.

Si stiracchia, apre gli occhi di qualche millimetro e poi si rannicchia sul mio petto. Il suo braccio sulla mia schiena.
Rafforzami, Mario.
Ti riscaldo io.
Le mie mani che massaggiano i suoi capelli.
Lui che inserisce la sua mano nella mia maglia e stuzzica dolcemente un capezzolo. E poi da sopra a quell'indumento, lascia un bacio sul mio cuore.

-"Ciao..."
Gli bacio i capelli.

E lui per tutta risposta mi abbraccia di più.

-"A cosa devo tutta questa dolcezza?"
Sorrido tra i suoi ciuffi neri.

-"Se non ti piaccio così, posso diventare subito aggressivo."
La sua mano scende sul mio sedere.

Salvami, ti salverò •Clario•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora