"Merda" fu la prima cosa che pensai una volta sveglia.
Mancava incredibilmente poco alla fine della scuola, eppure i compiti non mancavano mai.
Come se non bastasse avevo passato metà nottata a disegnare, avevo preso un foglio più grande del solito e mi ero messa a tracciare le linee base di una persona, senza nemmeno sapere di preciso cosa stessi facendo, le mie mani si muovevano quasi da sole.
Mi sollevai dalla scrivania, dove mi ero addormentata, e guardai meglio il disegno: era un ragazzo, con i capelli non proprio ricci ma mossi ed evidentemente spettinati, gli occhi su una strana sfumatura color caramello e nocciola con una nota triste, mascherata bene dal sorriso luminoso e leggermente provocante.
Non avrei mai voluto lasciare lì il disegno, ma non avevo scelta, sapevo che avrebbe potuto uscire una persona da lì, solo che non potevo strapparlo, non l'avevo mai fatto e non conoscevo le conseguenze, così lasciai stare, mi vestii e mi avviai verso la scuola lasciandomi alle spalle solo un vecchio palazzone quasi disabitato.- Doss! Vada a lavarsi e cerchi di non sporcare i corridoi!- urlò la prof. Chiole, di arti figurative.
- Ma il bagno è allagato! - ribattei io.
- E allora vada in quello dell'indirizzo tecnico!
Mi avviai in corridoio con il colore che gocciolava dalla maglietta.
Attraversai svariate aree della scuola ed infine varcai l'invarcabile soglia del tecnico. Ecco... diciamo che noi artisti non andavamo molto d'accordo con i nostri coetanei informatici.Svoltai un paio di angoli guardando il trionfo di rosso, marrone e rosa sulla mia maglietta. Stavo ancora contemplando quel disastro, quando una voce mi distolse dai miei pensieri:- Oh cazzo! Stai bene?!
Alzai lo sguardo e per un attimo rimasi completamente scombussolata, a fissare colui che aveva appena fatto una domanda strana, e che mi sembrava di avere già visto, non ricordavo bene, ma sapevo di averlo già visto.
Poi realizzai che i colori che lui stava fissando erano esattamente quelli del sangue e non dovevo dare l'impressione di una che stesse bene.
Così mi affrettai a rispondere:- Oh, si che sto bene. Cioè... è soltanto colore.
Lui espirò profondamente:- Ok. Insomma... mi hai fatto prendere un colpo. Cerci il bagno, vero?
Annuii:- Mi dici dov'è?
- Ti accompagno.Camminando continuai a chiedermi dove l'avessi visto, finché non mi decisi a chiedere una cosa che nessuno avrebbe mai osato chiedere:- Come ti chiami?
- Leo Drest. Dovrei chiedertelo anch'io?
Mi limitai a rispondere, sorridendo impercettibilmente:- Laila Doss. - A quel punto azzardai una mossa sconsiderata, con uno di quel liceo. Allungai una mano e gliela porsi. Mi sarei sentita una stupida se mi avesse ignorata, ma lui la strinse. Era diverso dagli altri, non mi rifiutava come avrebbe fatto qualsiasi altra persona lì.
Ci fermammo davanti alla porta del bagno ed allora si girò verso di me e mi guardò negli occhi, appena successe mi bloccai e semplicemente rimasi a fissare quelle iridi caramello e nocciola.
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BASTA UNA MATITA...
FantasyDue mondi in pericolo? Una guerra disastrosa in arrivo? Ok, possiamo risolverlo. Ma il solletico no, tutto ma NON il solletico. Estratto dalla storia. "È solo un pezzo di carta, solo un disegno", ho sentito dire. Ma i disegni non sono solo questo, n...