cap.5

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POV. LAILA

-Ma tu... chi sei?

Leo era piombato nella mia giornata facendomi arrabbiare, provare sconforto, stupendomi. Era una domanda più che lecita.
Lui sospirò e vidi il dolore nei suoi occhi:- Dipende se vuoi sapere chi sono io o chi è mio padre.- pronunciò l'ultima parola come se fosse la cosa più brutta che potesse esserci.
Risposi sicura:- Prima dimmi chi sei tu.
Lui sorrise un po':- Sei la prima che mi chiede di me. Ecco, sono uno scontento della sua vita, con un pessimo rapporto con mio padre, una madre morta, una grande tendenza a scappare di casa e un sogno che potrei pagare anche con la vita.
Disse tutto questo senza mai respirare, come se gli costasse un enorme dolore pensarci sul serio.
Un po' mi riconoscevo in questo.
Sapevo cosa significava, così addolcii un po' la voce e dissi:- Facciamo una domanda a testa.
- Chi sei tu?
- Vivo illegalmente da sola, mio padre è morto quando ero piccola insieme a mio fratello, mia madre è scomparsa, adoro alla follia disegnare e... ho appena realizzato il mio sogno.
Trattenni le lacrime che quelle parole procuravano, parole che non erano niente di meno che la verità, Leo alzò lo sguardo:- Cosa... cosa avevi desiderato?
Incrociai i suoi occhi, lucidi, sull'orlo di piangere e seppi, semplicemente seppi che potevo fidarmi:- Volevo incontrare qualcuno che potesse condividere la mia vita incasinata.
- Ma anche la mia lo è.
- E allora condivideremo anche la tua, e ne usciremo con una soluzione per entrambe. Fregandocene di cosa ne pensa il Destino.
Lui si sfregò la mano sugli occhi e sorrise:- Potremmo prenderlo a calci in culo, il Destino. Quel bastardo.
- Già- tirai sù con il naso e risi piano fra le lacrime che avevano preso a sgorgare copiose - ora spiegami per bene come cavolo sei arrivato quì e vediamo di capirci qualcosa.

Un paio d'ore più tardi avevo speso dei soldi in più per comprare un paio di confezioni di wurstel, del pane, due bottigliette di coca e del ketchup.
Stavamo mangiando tranquillamente mentre Leo finiva di spiegare.
Eravamo giunti alla conclusione che i miei disegni e la sua storia erano tutti collegati.
"Il mondo da cui vengo io è il posto da cui provengono quelli che sono i vostri sogni, le fantasie, l'ispirazione, le idee eccetera..." aveva spiegato lui, tra  un boccone e l'altro "e i tuoi disegni fungono da passaggio tra la vostra realtà e la nostra. "
- Quindi tu sei solo una fantasia.- dissi.

Leo scosse la testa:- Certo che no. Io sono reale quanto te, l'unica differenza è che dal nostro mondo provengono le fantasie del vostro e mai viceversa.
- Aspetta, mi stai dicendo che la gente non ha fantasia?
- La maggior parte no. Ma ci sono quelli come te, noi li chiamiamo Sognatori. Sono loro che tengono in vita il nostro mondo e creano i passaggi tra i due.
Tutto questo mi fece girare la testa, addentai il mio panino e chiesi ancora:- E quindi il problema è...?
L

eo bevve un sorso di coca e rispose:- Il punto é che i sognatori sono sempre di meno e nel frattempo nel mio mondo i Quattro stanno litigando e siamo sull'orlo della guerra.

I Quattro erano i "re" del suo mondo, Fuoco regnava su tutto ciò che fosse in fiamme, Aria sul cielo, Terreno sulla terra e, chiaramente, Acqua su mari, oceani, fiumi eccetera.
L

eo mi aveva raccontato che ogni 1000 anni nasceva un caso speciale, perché Fuoco e Acqua generavano un figlio/a e Terreno e Aria un altro/a. Successivamente, se tutto andava bene, i due figli avrebbero generato un'altra nascita e questa avrebbe portato l'equilibrio tra i Quattro. Questa poteva essere in una forma qualsiasi: immortale, mortale, animale... persino vegetale, e compariva non necessariamente nel loro mondo, anche nel nostro, su una stella o sulla Luna.

Il problema? Questa volta la suddetta persona, in questo caso una donna, non saltava fuori da parecchio, era stata generata circa 35 anni fa. E poi era scomparsa nel nulla, 14 anni fa.
Leo continuò il suo discorso:- E poi c'è questa profezia:


 

                        La perduta salvezza, ritrovata sarà,

da LD riportata indietro verrà,
ma la pace non sarà da lei portata,
bensì da due Speciali ricreata.

Ecco, mio padre è fermamente convinto che l'eroico LD sia io, sai L di Leo e D di Drest, il punto è che io non ci credo e non so nemmeno da dove cominciare; e come se non bastasse gli Speciali, ovvero i migliori soldati dei Quattro, sono in competizone per essere i due che salveranno il mondo e tra l'altro ce ne sono due per ogni Re e quindi è ancora peggio.
Si stava rigirando in mano dei bulloni e un pezzetto di metallo per il nervoso. Suo padre era Fuoco, ma non era così fantastico come sembrava.
Allora dissi:- E tu credi che LD possa essere io.
-

Appunto.

- Io penso che dovresti essere tu. Insomma, nessuno accenna al fatto che non puoi farti aiutare, no?
- E da chi? Tipo dalla fata madrina?
Ridacchiai:- Se ti sembro una fata, allora sì.
Lui si alzò di scatto:- Davvero?
-

Sì, perché non dovrei?

- Non lo so, forse perché potrei appiccare il fuoco a questo posto in un istante? Rovinarti la vita? Corromperti? Picchiarti? Ucciderti?
In effetti si, poteva. Era sicuramente più forte di me, più potente e pericoloso. Ma sapevo che non l'avrebbe fatto, glielo si leggeva negli occhi che non mi avrebbe torto un capello:- Certo, potresti.- risposi alzandomi anche io, per stargli davanti- ma non lo faresti mai.
-

Non hai paura, vero?
- Di cosa? Di te?

- Sì, di me.
- Come potrei? Tu sei... - le parole mi si fermarono in gola al suo sguardo trovo.
Leo concluse al posto mio:- Carino, coccoloso, dolce...? Ammetti che volevi dirlo.
-Già. - mi preperai a muovermi nel caso facesse una mossa improvvisa.
-

Bene, vediamo se fra un attimo lo penserai ancora.- per una terribile frazione di secondo il suo sguardo sembrò davvero malvagio, poi lui scattò in avanti.

Non riuscii a fermarlo.

Mi prese in braccio di peso e mi scaricò sul letto.

Si tirò sù le maniche e...

Mi fece il solletico.

Già, il solletico. Ed io soffrivo MOLTO il solletico, e inoltre lui aveva le dita lunghe e sottili... insomma un vero incubo.
Avevo le lacrime agli occhi dal ridere, lui mi chiese:- Lo pensi ancora?
- Certamente.
Prese d'assalto la mia pancia mentre io gridavo:- Leo! Basta... ti prego!
Chiaramente non si fermò.
Due mondi in pericolo?
U

na guerra disastrosa in arrivo?

Nessun problema, possiamo risolverlo. Ma il solletico no. Tutto ma NON il solletico.
Continuò indisturbato la sua tortura fino a quando, per sbaglio, tirai il colletto del suo giubbotto militare e ci trovammo vicinissimi.
I

suoi occhi hanno una sfumatura stupenda...

No! Ma cosa penso ora? Devo controllarmi!
Ma Leo non si tirò indietro, anzi, si avvicinò un po'. Senza nemmeno accorgermene mi avvicinai anche io mentre la parte ancora lucida del mio cervello impazziva.

Ora c'era solo silenzio, la luce della sera che filtrava dalla finestra e il rumore delle macchine di fuori.
La mia attenzione era tutta per lui, mi sarebbe bastato andare avanti un centimetro solo...

BASTA UNA MATITA...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora