POV.LAILA
Quella fu una mattina caotica.
Io e Leo avevamo passato tutto il giorno a cercare dei vestiti da metterci, ad un certo punto della mattinata lui era scomparso in un negozio che non ero riuscita ad identificare, ma era uscito senza niente.
Alla fine lui aveva scovato uno smoking intero e pulito, giacca rossa, pantaloni neri e camicia.
Mentre a me aveva regalato un vestito rosso fuoco, a spalle scoperte con l'orlo della gonna asimmetrico.
Ero già abbastanza felice per quello, ma ovviamente a lui non bastava.
Stavo per andare a prepararmi, quando Leo mi chiamò, teneva in mano una scatolina.
- Cosa c'è?
In tutta risposta la aprì.
Dentro c'erano un paio di orecchini, uno a forma di matita e l'altro a forma di pennello, abbinati con la collana che presentava un ciondolo a forma di tavolozza. Sembravano fatti d'oro e una pietra... rubino?
Alzai piano lo sguardo su di lui:- Non sono veri, giusto?
Lui sorrise:- Ti meriti la biggiotteria quanto un guerriero si merita una spada di plastica.
Scattai in piedi e praticamente lo travolsi in un mix di baci, abbracci e "grazie".
- Sei pazzo.- sussurrai.
- Ti sembra troppo sdolcinato se dico "di te"?
- Ti pare che io ne sappia qualcosa?
- Ok, nemmeno io.
- Vado a prepararmi.
- Non vedo l'ora che tu ti metta quel vestito.
Mi allontanai ridendo:- E io non vedo l'ora che tu ti pettini i capelli.
Rise anche lui e poi entrai in bagno.Passai una mezz'ora solo per capire come stare in equilibrio sui tacchi, una volta compreso il meccanismo iniziai a litigare con quella specie di cespuglio gonfio che mi ritrovavo in testa, alla fine optai per usare la piastra.
- Leo?- battei piano sulla porta.
- Che c'è?
- Ce l'hai una piastra?
Attimo di silenzio, poi:- Prova a premere il secondo tasto di fianco allo specchio.
- Ok, grazie.
Feci come mi aveva detto e una specie di braccio meccanico completo di piastra venne fuori dal muro, selzionai "boccoli" tra le varie voci e lasciai fare al muro/piastra.
Per finire usai appena un po' di mascara e di correttore.
Misi gli orecchini e la collana ed avevo finito.
Mi guardai allo specchio e per la prima volta constatai che mi sentivo bella.Battei di nuovo sulla porta:- Hai fatto?
- Sì.- rispose Leo.
Uscii e mi sentii subito il suo sguardo addosso.
Lo guardai anch'io, poi lui disse:- Vuoi la mia opinione?
Annuii.
- Be', WOW. Semplicemente WOW.
- Grazie.- dissi cercando di non (nel senso metaforico) prendere fuoco -Fra quanto inizia?
Lui guardò l'orologio sul muro:- Ora.
Mi porse la mano:- Permette?
Risi e lo presi a braccietto, poi andammo verso la sala dove era stato organizzato tutto.
Non avevo mai partecipato ad un ballo in vita mia, perciò mi sentivo un po' nervosa. Con un po' si intende MOLTO nervosa, perché mi tremavano le mani e sudavo freddo.
Appena entrammo svariate paia di occhi si fermarono su di noi, lanciando a Leo sguardi un po' ammirati e un po' della serie "è arrivato, era palese che sarebbe venuto" mentre a me passavano le occhiate assassine delle ragazze e quelle sorprese dei ragazzi.
In fondo alla sala c'era un palco, dove "l'assistente sociale" e un'altro uomo avevano tutta l'aria di aspettare qualcosa.
Ci dirigemmo da quella parte, poi Leo si fermò vicino alla scaletta del al palco e mi disse:- Devo fare un discorso, augurare lunga vita al regno e bla, bla, bla... quinidi vado, parlo e torno. Ok?
- Vai.- risposi -cerca di non fare casini.
Lui sorrise e diede un veloce bacio a stampo, poi salì sul palco ed io arretrai un po'.
- Buonasera a tutti.- iniziò, catturando l'attenzione della folla, si capiva che aveva l'ansia a mille. Cercò il mio sguardo ed io gli feci segno di prendere un respiro profondo e poi gli regalai il sorriso più sincero che riuscivo a fare. Lui spostò lo sguardo e riprese:- Be', io non sono mio padre, ma questa sera...
Qualcuno si avvicinò alla mia destra.
Mi girai ed ecco arrivare la carissima, simpatica, amorevole Rita.
Si era messa una gonna e un top con una spallina sola tutti brillantini, aveva un trucco perfino più pesante del solito.
- Ah. Sei tu.- disse.
- Non ti pare evidente?
Lei ignorò la mia risposta:- Senti, lui non lo sa, ma vuole me. Non te.
Un po' quelle parole mi fecero male, ma risposi:- Perché dovrebbe? Cos'hai tu di così speciale?
- È che, vedi, non prenderla male, ma noi abbiamo avuto una relazione e sono stati mesi così belli...
- Mesi?!- mi sentii male. Leo? Leo con quella... quella troia?
- Sì, proprio così. Eravamo molto felici, sai? E poi un giorno lui è scappato di casa, ma, formalmente, lui sta ancora con me.
Sentii lo sguardo annebbiarsi, non avrei dovuto fidarmi. Non avrei dovuto lasciare che entrasse nella mia vita. Avrei dovuto lasciarlo andare come se niente fosse in quel corridoio.
- Comunque, buona serata.
E si allontanò con i fianchi ondeggianti.
Sentii una lacrima scivolarmi lungo la guancia, seguita subito da un'altra.
- Buona serata a tutti.- concluse Leo al microfono.
Indierteggiai tra la folla, le lacrime mi scorrevano copiose sulle guance. Perché? Perché proprio lui doveva farmi questo? La mia vita doveva proprio fare così schifo?
Leo mi cercò con lo sguardo. Iniziai a correre. Uscii dalla sala, ma Leo mi aveva già vista.
Corsi verso l'unico posto che conoscevo: la camera. Entrai e la attraversai fino al bagno, dove mi chiusi dentro.
Appoggiai la schiena alla porta e mi lasciai scivolare giù, fino a sedermi. L'unica persona di cui mi fossi mai fidata in tredici anni era diventata solo un'altro motivo per farmi star male.
Sentii la porta richiudersi, poi dei passi venire fino alla soglia del bagno e la voce di Leo risuonò dall'altro lato:- Ma che è successo?
- Che mi sono fidata, ecco che è successo.
- Ma chi è il problema? Rita? Quell'assassino?
- Tu.
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BASTA UNA MATITA...
FantasyDue mondi in pericolo? Una guerra disastrosa in arrivo? Ok, possiamo risolverlo. Ma il solletico no, tutto ma NON il solletico. Estratto dalla storia. "È solo un pezzo di carta, solo un disegno", ho sentito dire. Ma i disegni non sono solo questo, n...