XXIV- Odi et amo

594 46 0
                                    

È strano quando hai amato talmente tanto una persona che quell'amore si trasforma in odio. Se ci fate caso, spesso odio e amore si confondono e non si capisce quando inizia uno e quando finisce l'altro. L'unica certezza che ho è che entrambi i sentimenti ti devastano e ti distruggono.
L'unico sentimento che ora provo per il ragazzo alle mie spalle è l'odio nella sua peggiore manifestazione: un odio viscerale e profondo, che avvelena pensieri e parole. Nico rimane immobile a guardare la scena, pronto a intervenire in caso di pericolo e esamina la stanza cercando qualcosa. La casa non è cambiata di una virgola e trasuda eccesso in ogni angolo, essendo composta e arredata con materiali pregiati. Il biondo si stacca dalle mie spalle e con un sorriso di scherno ci fa strada nel salotto: televisore a schermo piatto appeso alle pareti color oro, mobili in legno in stile orientale, camino in pietra lavica, poltrone e divano a penisola in pelle bordeaux e tavolino in ebano nero intarsiato di avorio.
"Potete sedervi non vi mordono." Esclama il biondo osservando mio fratello. Con uno sguardo di sfida si siede sulla poltrona di fronte al divano e a me non resta che sedermi nel lato più lontano dal figlio di Eros.
"Credo che non ci siamo presentati a dovere: sono Andrea Valentino Della Riva, figlio di Eros ed erede dell'impero economico dei Della Riva."
"Ora ho capito perché sei così smorfioso. Oltre a essere figlio di Eros sei un erede viziato."
"Sei il solito Nico." Mormoro scuotendo la testa.
"Nicolas Di Angelo, Re degli Spettri, figlio di Ade, capocabina della casa 13. Accontentati di questo, figlio di Eros."
"Serena Angelidos Di Angelo, figlia di Ade e mi conosci già."
"Certo che ti conosco, amore mio. Come non potrei siamo stati insieme per tanto tempo... quanto due anni?"
Nico è leggermente sconvolto "Quindi è lui il tuo, amico, a Firenze?"
"Sì Nico, purtroppo."
Andrea sorride. "Non mi sembrava ti dispiacesse a quei tempi..."
"Ero troppo innamorata di te per capire quale viscido dongiovanni eri: mi hai tradita e in più ti sei fatto la mia migliore amica per farmi ingelosire."
"Non siamo qui per parlare di questo cara mia: voi siete i Gemelli della Morte, non dovreste portare rancore è il vostro difetto fatale, siete stati benedetti e nati sotto il segno di Thanatos e dovete trovare Marta e Priscilla Medici. Poi dovete portarmi al Campo Mezzosangue in sicurezza perché sono braccato dall'antenato degli dei, direi che ci vorrá più o meno una settimana e per tutto questo tempo potrete alloggiare qui, tanto i miei non ci sono." Andrea snocciola il tutto in pochi minuti con un luccichio crudele negli occhi.
"Come fai a sapere tutto questo?" Chiede Nico, diffidente.
"Mio padre. È socio nell'azienda dei Della Riva e passa almeno una volta al mese a trovarmi. È stato lui a dirmi tutto quello che so."
Il biondo afferra un campanellino e lo scuote: in meno di trenta secondi una donna sulla ventina, vestita con una divisa da cameriera e coi capelli castani legati in uno chignon appare di fronte a lui.
"Anna, accompagna Di Angelo nella sua camera." Afferma con voce autoritaria. La mora afferra per un braccio Nico e lo trascina lungo il corridoio.
No, no io da sola con quel maniaco non ti lascio. Porco Crono ti stava mangiando con gli occhi!
Nico stai calmo non accadrà nulla. O almeno non con te in casa. Lo conosco, o almeno lo conoscevo. Fidati di me.
Di te mi fido, di lui no.
"Finalmente soli come ai vecchi tempi." Il ragazzo mi ha attirato a sè, talmente tanto che sono quasi seduta su di lui.
"È passato così tanto tempo... sei diventata ancora più bella... e ora che sei qui sembra che non sia mai successo niente e tu sei ancora mia."
Il suo profumo costoso non riesce a nascondere il sentore di rosa e gelsomino e i suoi atteggiamenti viscidi. Qualcosa in lui mi attrae come una calamita, anche se da parte mia c'è solo odio.
"Smettila. Non potrà mai tornare come prima. Non dovevi mostrarmi la camera?"
"Sì va bene. Hai ragione." Andrea si stacca e si alza da me, prendendomi sottobraccio. "Scollati. Mostrami la camera e lasciami sola. Grazie." Freddo subito le sue attenzioni. Il biondo nasconde la sua delusione e mi conduce alla mia vecchia camera: i mobili e i colori sono rimasti gli stessi, dalle tonalità azzurro pastello e bianco. Il tappeto, il letto a baldacchino appena fatto, l'armadio e il comodino sono ancora tappezzati con le nostre foto e la scrivania ha ancora il foglio e la penna che avevo dimenticato l'ultima volta. In quella stanza il tempo è rimasto immobile.
"Non ho toccato niente. Ho lasciato tutto immutato nella speranza che tu tornassi."
"Smettila di fare il finto romantico e nostalgico. Non bastano qualche parola dolce e gesto carino per farti perdonare. Non ti meriti il mio perdono."
"Questo lo dici tu. Intanto ho ospitato te e il tuo odioso fratello per il vostro soggiorno."
"Mi sembra il minimo con ciò che mi hai fatto passare. Ora puoi andare grazie." Il mio tono è gelido e tagliente e la voglia di sbarazzarmi di lui è maggiore ogni minuto che passa.
"Come vuoi, principessa viziata." Detto questo mi volta le spalle e fa per andarsene.
"In questa casa l'unico viziato sei tu! E chiudi la porta, idiota!"
La porta sbatte e mi siedo sul letto, con la voglia di bruciare quelle foto di momenti andati. Le immagini iniziano a bruciare grazie a un fuoco nero apparso dal nulla e la cenere si deposita sul pavimento bianco. Dopo qualche istante le fotografie si ricompongono e sbuffando mi sdraio sul letto.
"Non puoi bruciare i ricordi, figlia di Ade, non nella casa dell'amore e con il figlio dell'Amore." Mi siedo sulle lenzuola e di fronte a me è apparso un uomo sulla trentina, di una bellezza mozzafiato: i capelli biondi a spazzola gli danno un'aspetto quasi regale, quasi quanto il lussuoso completo blu scuro che indossa. Il viso sembra porcellana e fa contrasto con le iridi rubino e le labbra rosse, il sorriso stona leggermente: malizioso e crudele, come se godesse del dolore altrui.
"Hai molto rancore dentro di te. E questo non te lo puoi permettere."
"Cosa vuoi? E cosa ci fai in camera mia?" L'uomo di fronte a me ha una leggera aura rosa scuro, profumata di gelsomino e rose, che si confonde con l'aura del terreno tutto ciò rimanda a una sola divinità: Eros, il dio dell'amore con un viscerale odio verso i semidei di Ade e Thanatos, tenendo fede alla loro faida divina.
"Non è scontato. Voglio solo parlare ed evitare l'Apocalisse."
"Gli dei non vogliono mai solo parlare. Siete interessati solo al vostro tornaconto e tu odi la progenie degli Inferi. Quindi sbrigati e porta le tue alucce bianche fuori dalla mia camera."
"Hai fegato a sopprimere l'amore, piccolo corvo, ma non puoi farlo per sempre. Tutto viene a galla."
L'uomo si avvicina alle varie fotografie e le commenta mano a mano "Sai una cosa? Non approvo il fatto che il mio erede abbia scelto come compagna una figlia di Ade. Ci sono semidee e mortali molto meglio di te, ma lui vuole te. Dovresti esserne onorata."
"Peccato che non è ricambiato. Il passato é passato, non serve riportarlo a galla. Dimmi cosa vuoi Eros e vattene. Hai sempre procurato dolore a me e Nico quindi sparisci."
"Sai cosa mi diverte? Quando voi esseri umani vi innamorate di chi non ricambia o quando finisce male, come Romeo e Giulietta. Certo, Shakespeare ha sbagliato i nomi ma la storia è quella. Un mortale con il dono della Preveggenza, fu una cosa strana e sentiva il bisogno di scrivere le sue previsioni. E tu cara mia, sei un tale concentrato di sofferenza e adoro il fatto che tu rinneghi l'amore, uno dei motori più potenti. Lo rinneghi senza accorgerti che ne sei già succube. Mio figlio ti vuole ma tu no, tu non cerchi più una persona come lui, vuoi una persona che sia opposta ma simile a te e credi di averla già trovata. Ma lui non ti vuole, così come tu non vuoi mio figlio."
"Hai finito con il monologo?"
"Voi figli degli Inferi avete un brutto rapporto con l'amore. È per questo che le ragazze Medici sono perite, oltre che al vostro difetto fatale: rancore e orgoglio. Grazie per la chiacchierata, se non ti dispiace vado da mio figlio." La divinità oltrepassa la porta come un fantasma, senza lasciare traccia. Odio avere a che fare con gli dei e con Eros in generale sono sempre li che cercano di confonderti con le loro parole e ti manipolano. Il dio dell'amore è il peggiore di tutti ma su una cosa ha ragione: i ricordi non si possono cancellare.

Dei Dell'Olimpo: I Gemelli Della MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora