XXXI-NICO- Confronto

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Dopo un viaggio che era sembrato infinito finalmente eravamo arrivati sullo strapiombo dello Stretto di Messina e il mare sbatteva furioso contro gli scogli. Non un'anima viva era presente in quel punto, solo sabbia che faceva contrasto con il tramonto. Ero esausto sia fisicamente che mentalmente e lo stesso valeva per i miei compagni di viaggio. I miei amici di sempre avevano scelto di accompagnarmi in questa missione suicida e io, Asia, Rebecca, Will, Davide e Leo, ancora sconvolto per la morte di Calipso, avevamo viaggiato su Festus. Dietro di noi, in formazione compatta ci avevano accompagnato Annabeth e Percy su Blackjack, Hazel, Frank e Reyna avevano requisito una delle aquile delle Legioni Romane usate per le emergenze mentre Piper e Jason avevano usato un pegaso color sabbia. Nel profondo sentivo che era un viaggio da compiere da solo, ma il gruppo di semidei era stato irremovibile e con le successive supposizioni di Annabeth, che sosteneva un possibile scontro con le armate di Urano, avevo ceduto. Ognuno di noi era armato e l'atterraggio era stato tranquillo, tranne quello di Jason e Piper: il loro pegaso aveva ceduto per colpa della stanchezza e la coppia era caduta rovinosamente a terra, rialzandosi immediatamente. In quel luogo i rumori erano ovattati e solo il rumore delle onde era nitido.
"Ragazzi io sto qua con Festus e i pegasi. È meglio che non venga con voi." Leo ha perso temporaneamente il sorriso di un tempo e come a rafforzare la sua decisione si siede a gambe incrociate vicino alle zampe anteriori di Festus. Il drago, notando la tristezza del suo creatore appoggia il muso sulla pancia del figlio di Efesto e dá dei colpetti in cerca di coccole che ottiene. La scena ha qualcosa di dolce e Rebecca dice a Leo "Leo non c'è bisogno che tu stia da solo. Se vuoi rimango io con te."
"Fa' come vuoi, chica." La ragazza dopo avermi rivolto uno sguardo di scuse va a fare compagnia a Leo mentre gli altri semidei mi guardano. Giustamente sono io che li ho portati qui e si aspettano istruzioni da me. Per una volta lascio che sia l'istinto a guidarmi ed esso impazzisce quando vedo una scala di pietra che conduce verso il basso.
"Credo che dobbiamo usare quelle scale. E sarà meglio incamminarci prima che faccia buio."
Ai cenni di assenso degli altri percorro le scale che conducono a un sentiero scavato nella roccia. Intorno a noi la scogliera si affaccia direttamente sul mare e le onde sembrano volerci inondare da un momento all'altro. In un momento non precisato mi trovo Hazel al mio fianco e leggo comprensione nei suoi occhi dorati. Deve aver notato la mia preoccupazione per la scomparsa di Serena.
"Cosa vuoi Hazel?" Il tono mi è uscito più esasperato di quando avrei voluto e nel vedere il suo sguardo ferito mi pento di averle risposto così.
"Solo parlarti, da sorella preoccupata a fratello. Non posso?"
"Scusa Hazel. È stato un brutto periodo."
"Capitano a tutti i brutti periodi. Nico non puoi incolparti per la scomparsa di nostra sorella. Non è colpa tua."
Sospiro sconsolato. Se solo sapesse che l'ho persa di vista e che poi è scomparsa per colpa di un demone non la penserebbe così. Dopotutto è il compito di un fratello proteggere la propria sorella e io con lei non l'ho fatto, così come con Bianca. E adesso una è scomparsa e probabilmente nelle grinfie di Urano, mentre l'altra è morta. Che bel fratello che sono!
"Invece Hazel è colpa mia. Non l'ho cercata abbastanza e non l'ho protetta."
"Tornerà. Le cose che amiamo trovano sempre il modo di tornare da noi." Mormora la riccia.
"Harry Potter. Sei proprio fissata!" La prendo in giro amichevolmente. Lei sorride e mi dá una leggera spinta alla spalla.
"E tu lo sei quasi quanto me per riconoscere le parole di Luna Lovegood!"
"Ragazzi mi spiace fare la guastafeste ma c'è una parete davanti a noi!" Ci interrompe Asia. Ci fermiamo tutti di colpo e ci mettiamo ad analizzare la parete in cerca di un'entrata.
"È impossibile non c'è un modo logico per entrare!" Grida frustrata Annabeth. Percy è subito al suo fianco per consolarla e poi dice "Hai ragione non c'è un modo logico per entrare. Calmati adesso, Sapientona, non puoi risolvere tutti i problemi del mondo."
Reyna inizia a colpire la parete con la lancia che in un punto suona a vuoto e sento dell'aria uscire dalla parete. Ma se non c'è modo per entrare allora non si può. O meglio non c'è un modo logico per entrare e questo significa solo una cosa...
"È Foschia! Annabeth sei un genio!" La bionda e gli altri semidei mi guardano come se fossi impazzito.
"Nico tu sei pazzo." Borbotta Percy.
"No, non sono pazzo. Questa parete è fatta di Foschia e per entrare dobbiamo solo credere che sia una porta e passarci attraverso!" Mentre parlo mi avvicino alla parete e infilo una mano attraverso: sembra gelatina, calda e molliccia ma passa tranquillamente.
"Allora chi si butta con me per primo?" Esclamo. L'unico che mi guarda con fiducia è Will.
"Ti accompagno, Re degli Spettri."
Will si avvicina e con un inchino dice "Dopo di lei, mio signore."
Nei suoi occhi azzurro cielo trovo la fiducia e la sicurezza che cerco. Gli stringo la mano e guardandolo negli occhi affermo "Insieme."
"Insieme. Andiamo. Ho fiducia in te Nico."
Con le mani intrecciate attraversiamo la parete e una corrente gelida ci investe appena usciamo dall'entrata gelatinosa. Dopo di noi i semidei entrano a coppie e quando siamo tutti dentro osservo l'interno: ci troviamo al centro di una grotta ampia come un campo da calcio con il soffitto alto a forma di cono coperto da sottili lamine d'argento lucidate a specchio. Sulle pareti di roccia coperte di muschio a distanza regolare vi sono delle fiaccole accese di fuoco greco che illuminano con una sfumatura verdognola l'ambiente donandogli un'aspetto spettrale. Sul fondo della grotta un imponente trono che sembra fatto di argento liquido domina la scena. Mi giro verso Will e con orrore mi accorgo che è scomparso, così come tutti i miei compagni. Sono spariti tutti e sono solo, in una grotta spettrale. Chiamo i loro nomi uno ad uno e mi risponde solo il mio eco. Inizio a sentire la solitudine e la paura che iniziano lentamente a divorarmi. Dalla parete alla mia sinistra esce una figura incappucciata e coperta dalla testa ai piedi e materializzo la mia spada. Così mi sento leggermente più al sicuro ma le sensazioni negative non mi hanno ancora abbandonato. La sagoma si avvicina lentamente e ogni passo risuona dolorosamente fin dentro le mie ossa e si ferma a pochi passi di distanza da me. Inquieto gli punto la spada alla gola e l'essere sembra quasi divertito. Non posso dirlo con certezza perché non riesco a vederlo in viso.
"Chi sei e cos'hai fatto ai miei amici?" Ad ogni parola spingo la spada verso la figura, fermandomi solo quando il ferro dello Stige tocca la pelle nel punto dove dovrebbe esserci il pomo d'Adamo e non trovandolo.
"Io sono tutto e niente. Sono l'ombra che ti spaventa, il mostro sotto il letto, la distruzione e il nulla dopo la distruzione. Unisciti a me, Nicolas Di Angelo e sarai potente, temuto e rispettato. Sei odiato dai tuoi simili e dalle divinità. Loro ti hanno portato via Bianca, io ti dono la vendetta." La voce che proviene dall'essere è suadente e gelida.
"Tu sei solo un'ombra e non mi fai paura. Come fai a sapere il mio vero nome? Mi dispiace declinare la tua offerta ma ho rinunciato alla vendetta tempo fa."
"Io so molto di te. E ho una cosa che ti farà cambiare idea."
La figura indietreggia di qualche passo e si porta le mani chiare e stranamente familiari al bordo del cappuccio. Con un gesto lento e studiato abbassa il cappuccio. La spada cade a terra con un fragore assordante che riempie l'ambiente e trattengo il respiro. Dalle mie labbra esce un'unica parola sussurrata come una preghiera
"Serena..."

Sorry but not sorry. Adesso l'attesa per il prossimo capitolo sarà ancora più logorante 😄

Dei Dell'Olimpo: I Gemelli Della MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora