- Quando nasci Uchiha, muori Uchiha.
Una settimana era trascorsa, sette lunghissimi giorni impiegati alla ricerca di un qualsiasi impiego, falliti miseramente.
"Non credevo che cercare lavoro fosse così complicato...!" Sbuffò Sasuke esasperato dopo aver affrontato un colloquio, peraltro andato malissimo.
"Sei tu ad essere troppo schizzinoso!"
"IO!?" Urlò sconcertato il moro di fronte all'accusa dell'albino.
"Il lavoro di poco fa non era male, inoltre pagavano bene!"
"Ma che cazzo dici? Quelli cercavano Host! Meglio conosciuti come puttane a pagamento per ricche signore!" Sbottò incazzato nero.
"E allora...? Però il salario era buono!" Ribatté.
"Se ti piace tanto perché non ci vai tu a fare la troia?"
"Io ci ho provato! Ma quella stava sbavando dietro al tuo bel faccino...!" Sbuffò altrettanto scocciato l'Hozuki.
"Basta, mi serve una pausa!"
"Andiamo! Ti porto a bere qualcosa."
Suigetsu avvolse un braccio intorno al collo dell'amico tirandolo via con sé, continuando a chiacchierare.
Ottobre stava per concludersi, mancavano pochissimi giorni all'arrivo del mese di Novembre. Giorno dopo giorno le temperature divenivano sempre più fredde, le giornate più brevi, segno tangibile che l'inverno era alle porte.
I due ragazzi, stretti nelle loro giacche, camminavano per le vie del centro di Tokyo. Sasuke era stressato dalla situazione in cui versava da ormai sette giorni, non provò nemmeno a chiedere all'altro dove lo stesse portando. Doveva trovare una soluzione, e in fretta!
Quella piccola settimana trascorsa era stata un totale incubo. Ogni qual volta entrava in cucina gli tornava in mente l'immagine di suo fratello steso su quello stesso tavolo, con Shisui posizionato tra le sue gambe intento nel... Nel ripensarvi sentiva la nausea prepotente assalirlo.
Per non parlare di Itachi. Malgrado si sforzasse con tutto se stesso di apparire naturale e accantonare l'accaduto come "uno spiacevole incidente", proprio non ci riusciva.
Il suo evidente stato di imbarazzo sarebbe stato visibile anche a un marmocchio di cinque anni. Bastava un non nulla per agitarlo, oltre al fatto che non lo guardava più negli occhi, si limitava nel dire solo lo stretto necessario, sparendo un attimo dopo.
E a peggiorare quella situazione già difficile di suo si aggiungevano anche le battutine scadenti di Shisui. Non potevano andare avanti in quel modo. Ormai era chiaro a tutti e tre. Doveva trovare un appartamento in fretta.
"Dove mi stai trascinando?" Esordì fiaccamente il moretto.
Ormai non gli era rimasta nemmeno più la forza di esprimere un commento sarcastico di senso compiuto.
"Fidati di me!"
"Non sarà qualche covo di finocchi arrapati e nudisti come l'ultima volta?"
"Come siamo melodrammatici...! Che poi alla fine ti è anche piaciuto! Ti sei chiuso in sauna con quel bel moro. Come si chiamava...?"
"Non saprei! Non gli ho chiesto il nome."
"E poi dai a me del depravato...!" Suigetsu assottigliò lo sguardo seccato.
Afferrò nuovamente il braccio dell'amico notando che stava rallentando, trascinandoselo dietro.
"Sui...! Ma manca ancora molto? Sono stanco...!"
"Ma quanti anni hai? Due, tre? Fammi capire." Lo derise mostrando un'espressione fin troppo seria per i suoi standard.
"È da stamattina che siamo in giro! Avrò anche il diritto di sentirmi stanco!"
"Dannato netflix! E dannato Shisui che ti paga l'abbonamento! Da allora sembri più... una nonnetta di novant'anni!"
"CHE?" Sasuke si voltò verso il suo pseudo amico, lanciando saette dagli occhi.
Non ebbe nemmeno la possibilità di elaborare un'offesa degna di tale nome che...
"Ecco! Siamo arrivati!" Suigetsu afferrò il moro per il braccio trascinandolo con sé dentro un locale.
L'Uchiha prese ad osservare il posto. C'era già stato in quel locale, lo conosceva. Era il bar dove quel degenerato gli aveva dato appuntamento esattamente una settimana prima, dandogli poi buca.
"Perché mi hai trascinato qui?"
"Perché fanno la miglior cioccolata calda di tutta Tokyo!" Sorrise mostrando i denti appuntiti.
"Signorina!!! Una cioccolata calda per me e un caffè per il mio amico! Grazie!" Urlò rivolto verso la cameriera, per poi accomodarsi a un tavolo in piano locale.
"Che fai, non ti siedi?" Aggiunse rivolto all'amico, che sbuffando si accomodò anch'egli.
Appena una manciata di minuti e la cameriera fu di ritorno con le ordinazioni.
"Devo trovare un impiego in fretta, dannazione!" Sbottò sempre più irritato l'Uchiha.
"Se tu non fossi così altezzoso avresti trovato già lavoro!" Suigetsu ne approfittò per lanciare qualche frecciatina all'amico, che contraccambiò con sguardo di fuoco.
"Scusate se mi intrometto..." Esordì la cameriera attirando l'attenzione dei due giovani.
"A dire il vero... avremmo bisogno di personale, se può interessarti."
Sasuke era spiazzato. "Frequento l'università! Non sono se i miei orari possano andare bene..."
"Tranquillo! Organizzeremo dei turni lavorativi!" Sorrise la ragazza.
Il ragazzo si concesse qualche attimo di riflessione. Fare il cameriere in una caffetteria non era una cosa che lo allietava, ma almeno il posticino era carino; organizzando i turni con gli orari delle lezioni non avrebbe avuto pressoché problemi.
"Allora, se per te va bene, possiamo andare a parlare con il mio capo?"
"OK...!"
"Comunque io sono Ino! Piacere!"
"Sasuke, piacere mio!"
La ragazza colse letteralmente il moro alla sprovvista. Quella ragazza a primo impatto sembrava un tipetto davvero intraprendente e senza peli sulla lingua.
Ino si allontanò diretta verso l'ufficio del suo datore di lavoro, lasciando al moro la possibilità di sorseggiare il suo caffè.
Appena il tempo di bere un paio di sorsi di liquido nero, che la ragazza dai lunghi capelli biondi tornò in scena accompagnata da un uomo alto, dai capelli scuri e vestito in modo casual.
"Lui è Sasuke!" Intraprese la ragazza.
Sasuke puntò lo sguardo sull'uomo. Lo conosceva, eccome se lo conosceva.
"Zio Obito?"
"Sasuke? Cavoli! L'ultima volta che ti ho visto... eri un nanerottolo di 12 anni! Mentre adesso... Sei praticamente un adulto!"
"In effetti è passato un bel po' di tempo..."
Intanto Ino e Suigetsu fissavano i due mori allibiti.
"Scusate se interrompo! Ma vi conoscete?" Intraprese la bionda.
"Sì, siamo parenti!"
Suigetsu spalancò la bocca rivolto all'amico. "Tu e questo tizio siete parenti?"
"Sì, è il cugino di mia madre, ma l'ho sempre chiamato zio fin da bambino." Concluse sbrigativo.
"Ino mi ha detto che ti serve un lavoro. Pensavo vivessi con Itachi, non avrete litigato spero...!"
Con grande disinvoltura Obito si accomodò al tavolo, iniziando a tampinare il più giovane di domande.
"No, non abbiamo litigato. Semplicemente sono grande adesso ed è giusto che mi mantenga da solo!" Fu la risposta secca e sicura del giovane.
L'uomo aggrottò le sopracciglia in modo alquanto buffo per un Uchiha, per poi rivolgersi all'albino.
"Dimmi la verità, chi lo ha cacciato di casa? Shisui o Itachi?"
A quella domanda Suigetsu scoppiò a ridere sguaiatamente, rischiando di far ribaltare il tavolo a causa del modo in cui si dimenava.
"Li ha beccati sul tavolo della cucina intenti nel fare porcate e da lì ha deciso di andarsene di casa!" Arrestò appena un attimo quell'attacco di risate per esporre il concetto, per poi riprendere a ridere ancora più forte, sotto gli sguardi omicidi dell'amico.
"Bastardo!!! Come hai potuto?" Urlò il moretto furioso.
"Sai che non ce lo vedo proprio Itachi nel fare certe cose!?" Lo interruppe l'Uchiha più grande, con aria pensierosa.
"Fidati, le fa eccome... L'ho visto io con questi occhi."
Intraprese il giovane dai capelli corvini spiazzando il più grande, che dopo un attimo di smarrimento scoppiò anch'egli in una risata talmente forte e sguaiata da sembrare più un maiale che si dimena prossimo al macello, che un uomo di quarant'anni. Tra l'altro un Uchiha.
Dal bancone Ino assisteva a quella scena, per poi afferrare il cellulare nel sentirlo vibrare nella tasca dei jeans.
-Che fai?- La bionda osservò quelle due piccolissime paroline sorridendo appena.
-Lavoro, non lo sai? Cosa dovrei fare secondo te?-
-Era così per chiedere... Come sei suscettibile!-
-Tu cosa fai?-
-Ho appena terminato la lezione di anatomia.-
Nel leggere il termine "anatomia" la ragazza ghignò. -Se vuoi puoi fare anche un po' di pratica non appena rientro.-
-In effetti non è una cattiva idea. Allora ti aspetto a casa, a dopo!-
-A dopo.-
Il viso della giovane si adornò di un meraviglioso sorriso. Si sarebbe divertita un mondo una volta tornata a casa.
Intanto al tavolo...
Sasuke meditava vendetta contro Obito e Suigetsu. Malgrado si fossero appena conosciuti, si erano già alleati contro di lui.
"Povero Sasuke, deve essere stato un vero shock per te...!"
"Shock mi pare riduttivo!" Si intromise l'Hozuki. "Aveva la faccia di uno che aveva visto la morte in faccia!" Ricominciò a ridere. "E dovevi sentirlo come urlava...! Ha! HA! HA!"
"La piantate? Cos'è, vi siete coalizzati?" Sbottò il ventenne pronto a mandare al diavolo quel parente degenero e quell'altro traditore.
"Ok...! OK...! Scusa! Solo che immaginare il tutto..." Obito si fermò appena un attimo cercando di riprendere fiato. "È troppo divertente!!!" Si concesse un'ultima risata, per poi tornare normale.
"Tornando a noi, cos'hai deciso? Vuoi venire a lavorare nella mia caffetteria?"
"Quanto mi paghi?"
"Dipende. Se ti comporti bene e non fai scappare i clienti, molto bene!"
"Vedo che lo conosci più che bene!" Suigetsu mostrò un sorrisetto compiaciuto rivolto all'uomo.
"L'ho visto crescere!"
Il moretto assottigliò lo sguardo riflettendoci su. In fin dei conti quel lavoro non era male, gli permetteva di continuare a seguire l'università, inoltre lavorare per Obito poteva fruttare i suoi vantaggi.
Obito in fin dei conti era un brav'uomo. In amore non era mai stato molto fortunato purtroppo. Da ragazzino aveva sofferto per anni dietro la sua migliore amica, per poi perderla a causa di uno dei suoi più cari amici, finché quella stessa ragazza non decise di lasciarlo tornando da lui. Proprio quando era riuscito a coronare il suo sogno d'amore con la ragazza dei suoi sogni sposandola, il destino con altrettanta crudeltà e brutalità gliela portò via in seguito a un brutto incidente stradale che coinvolse anche l'uomo, anni prima, lasciandolo vedovo.
"Zio Obito..."
L'Uomo puntò sul giovane i profondi occhi nerissimi, tratto tipico della loro famiglia.
"Potresti aiutarmi a trovare anche un appartamento di modeste dimensioni da condividere con qualcuno?"<
"L'appartamento proprio sopra la caffetteria sta per liberarsi, se vuoi possiamo chiedere al proprietario."
"Sarebbe perfetto!"
Sì, Obito era senza dubbio una persona splendida. Il trucco stava nel saperlo prendere. E Sasuke sapeva come giocare le sue carte.
"Allora è deciso! Inizi da domani!"
"Sappi che non so nulla sulla ristorazione!"
"Tranquillo...! Ti insegno io!"
A casa...
Itachi inforcò appena gli occhiali da vista, piazzandosi davanti al pc. Doveva recuperare quante più informazioni possibili su un importantissimo caso, in modo da poter preparare al meglio la difesa del suo assistito. Si era laureato due anni prima, trovando impiego in fretta presso un buon studio legale, come avvocato tirocinante. Grazie alla sua grande intelligenza si era laureato con un anno d'anticipo, riuscendo contemporaneamente a specializzarsi anche come avvocato penalista. Peccato solo per un dettaglio: senza esperienza nessuno lo avrebbe assunto come avvocato, perciò si era ritrovato nel dover lavorare presso un ufficio privato, nella speranza di poter costruire una certa fama e poter aprire a sua volta uno studio tutto per sé.
Shisui quel giorno non era andato a lavoro, il sabato non andava mai. L'impresa per cui lavorava era sempre chiusa quel giorno. Si trattava di un'importante impresa di software per computer. Malgrado delle volte potesse sembrare un vero idiota, in realtà anche Shisui, come ogni componente della famiglia Uchiha, era dotato di grande intelligenza.
Molto probabilmente si era messo a giocare ai videogiochi in salotto per ammazzare il tempo. Sapeva quanto fosse impegnativo il lavoro del compagno, richiedeva molta attenzione, concentrazione, ma anche intuito, ricerca dei dettagli; tutte doti che Itachi possedeva. Doveva solo attendete che terminasse, entro sera avrebbe potuto godere della compagnia del partner affondando le mani in quella stupenda chioma corvina, annegando in quegli stupendi occhi magnetici, beandosi del dolce suono della sua voce.
Richiedeva solo un pochino di pazienza.
Sentendo gli occhi bruciare, Itachi si lasciò andare sulla poltroncina, sfilando gli occhiali dal naso e sfregando gli occhi con l'indice e il medio della mano sinistra. Sentiva la stanchezza prepotente, oltre a un mal di testa a dir poco lancinante trapassargli il cranio da lato a lato.
Tirò un piccolo respiro, riposizionò gli occhiali sul naso, poggiò la mano destra sul mouse e spostò la piccola freccia biancha sull'icona interessata.
"E adesso stampa!" Pronunciò ad alta voce. Voltando la testa verso la stampante alla sua sinistra, posta su un piccolo tavolino basso.
Udì il tipico suono meccanico della stampante accendersi, mettersi in moto, ritirare i fogli bianchi, le setole partire, per poi far uscire i fogli perfettamente stampati ancora caldi con quel forte odore d'inchiostro.
"Perfetto!"
Completata la stampa. Con movimenti un pochino goffi per i suoi standard, si chinò verso il macchinario afferrando con la mano sinistra i fogli. Dopo un intero pomeriggio di ricerche, era riuscito a trovare abbastanza notizie relative al suo caso. Tenere a portata di mano quelle informazioni gli sarebbe tornato utile.
"Adesso penso mi concederò un piccola pausa..." Sospirò stancamente, alzandosi in piedi e sentendo le gambe incredibilmente intorpidite. Da quante ore era seduto su quella sedia?
Con lentezza si avvicinò alla porta facendo roteare la maniglia. Proseguì lungo il corridoio, sentendo in sottofondo il rumore di spari, bombardamenti, urla e roba simile. Proprio come aveva previsto Shisui stava giocando a uno dei suoi videogiochi preferiti. Vi passò accanto venendosi ignorato, ma non se ne curò, conosceva più che bene il suo ragazzo. Quando si faceva prendere da quei videogiochi non si rendeva conto più di nulla. La sua attenzione si concentrava completamente sul gioco, distogliendo il suo interesse da tutto ciò che lo circondava.
Con calma entrò in cucina, socchiuse gli occhi sentendoli dolere ancora.
"Forse dovrei fare una visita oculistica? O forse sono solo troppo stanco..."
Si disse guardandosi intorno. Gli serviva qualcosa che lo rifocillasse. Aprì il frigo in cerca di qualcosa di sfizioso da gustare, ma non aveva poi tanto appetito.
"Penso mi farò una tazza di thè aromatizzato alla frutta!"
Aprì la credenza, tirando fuori la scatola in legno contenente ogni sorta di thè aromatizzato presente in commercio. Li adorava ed il suo otouto lo sapeva bene. Perciò quando per il suo compleanno, avvenuto appena un mese e mezzo prima, scartando il pacco regalo trovò quella scatola non poté non esserne più che felice.
Avrebbe usufruito volentieri di quel regalo.
Peccato che proprio in quel preciso istante, nel rivangare quel piacevole ricordo, assieme ad esso se ne presentò un altro, molto meno piacevole.
Si voltò a osservare il tavolo, quello stesso tavolo dove appena sette giorni prima era stato beccato in atteggiamenti inequivocabili dal suo otouto.
"Che scena deplorevole..." Si depresse.
Con la mente tornò a quel pomeriggio. Lui steso lì, su quel tavolo, completamente nudo, le gambe divaricate allacciate intorno al bacino di Shisui che spingeva, e spingeva, e spingeva con forza crescente, mentre lui gemeva forte, davvero troppo forte!
"Voglio morire...!" Si lagnò.
Malgrado fossero trascorsi alcuni giorni non era proprio riuscito a fingere. Quella scena era davvero troppo umiliante.
Con il morale sotto i piedi, prese a osservare le varie bustine colorate, indeciso su quale scegliere. Pensieroso sollevò lo sguardo sullo sportello della credenza ancora aperto. Il suo occhio cadde sulla scatolina contenente le bustine per la preparazione della cioccolata.
Un lievissimo sorriso increspò le labbra del giovane. Finalmente aveva trovato ciò che gli serviva per risollevargli il morale. Risistemò la statola con i thè nella credenza, sostituendola con la cioccolata.
"Penso ne preparerò un tazza anche per Shisui...! Non dice mai di no a una buona tazza di cioccolata. Inoltre... Una buona dose di coccole mi farebbe bene...!" Si disse giù di tono.
Da uno sportello tirò fuori un piccolo pentolino, versandovi all'interno il latte e due bustine di preparato per cioccolata, per poi iniziare a mescolare il tutto con un mestolo di legno.
"Pronto?"
Dalla cucina Itachi sentì distintamente Shisui rispondere al cellulare. Drizzò l'udito giusto per assicurarsi che il suo fidanzato non lo tradisse.
"Ah capo... Mi dica!"
Nell'udire il termine -capo- il moro rilassò i muscoli della schiena. Era una chiamata di lavoro, nulla di allarmante.
"Tranquillo, è andata alla grande! E lei?"
Mentre continuava a mescolare la cioccolata, Itachi si interessò al discorso. Cosa era andato alla grande? Forse riguardava quel software al quale Shisui lavorava da settimane ormai?
"Mi fa molto piacere! Sa, penso ascolterò più spesso i suoi consigli! Finalmente sono riuscito a togliermi dalle palle mio cugino!"
A quelle parole Itachi sobbalzò facendo rovesciare il pentolino contenente la cioccolata, sporcando tutti i fornelli. Disorientato rimase a osservare quel madornale disastro non riuscendo a muovere un muscolo, mentre continuava ad ascoltare Shisui parlare al telefono.
"Ammetto che all'inizio mi è servito del tempo per meditarci su! Cioè...! Corrompere il migliore amico di mio cugino per far in modo che gli desse buca, farlo tornare in casa in anticipo, convincere il mio... metodico fidanzato nel fare sesso in piena cucina...! Non immagina l'ansia! Però è andata bene e Itachi continua a credere si sia trattato di una spiacevole -coincidenza-!" Enfatizzò il termine ridendo come un matto, soddisfatto per il suo piano diabolico andato a buon fine, ignorando il fatto che il suo ragazzo, nella stanza accanto, stesse ascoltando tutto!
Itachi intanto sentiva una rabbia cieca montare. Quel bastardo aveva osato architettare un simile piano malefico, mettendolo in imbarazzo in quel modo di fronte al suo fratellino? Questo era davvero troppo! Gliela avrebbe fatta pagare carissima! Intanto avrebbe potuto cominciare picchiando a sangue quel maledetto.
"Shisui...!"
L'interessato sobbalzò sul divano, sentendo il proprio nome pronunciato con una nota un po' troppo macabra, facendo volare il cellulare. Riafferrò il telefono per miracolo prima che si schiantasse contro il pavimento.
Il moro, dalla folta chioma mossa e scura, sentì il gelo nelle ossa non appena si voltò e incrociò lo sguardo a dir poco indemoniato del suo fidanzato. Si chiese perché Itachi fosse in cucina e non nel suo ufficio. Quando era uscito? E perché non lo aveva visto?
"Itachi... Amore! Ch-che ci fai qui?" Sentì la voce esitare, tradendolo.
"Tu...! Lurido bastardo! Come hai potuto? Coinvolgermi nei tuoi loschi piani!"
Il ragazzo si avvicinava al compagno lentamente, mentre l'altro regrediva scivolando sul divano, allontanandosi sempre più dal mirino del suo ragazzo. Questa era la volta buona che lo lasciava secco, o che lo lasciava a secco, dipendeva da come si sarebbe evoluta la situazione.
Itachi sentiva il sangue nelle vene ribollire come non gli era mai capitato in ben 26 anni di vita. Che Shisui non fosse uno stinco di santo lo sapeva bene, ma questa era senza dubbio la cosa più orribile e meschina che avesse mai fatto. Arrestò la sua avanzata guardandosi attentamente intorno. In un contatto diretto corpo a corpo Shisui avrebbe avuto la meglio: era più alto, forte e muscoloso rispetto a lui. Colto da un raptus di rabbia cieca afferrò un posacenere in vetro, lanciandolo rabbiosamente verso il fidanzato.
"SEI UN MALEDETTISSIMO BASTARDO!!!!" Gli urlò contro.
L'altro per puro miracolo scansò l'oggetto contundente, per poi ritrovarsi nel scansare un pianta, un fermacarte, un quadro, un gatto in ceramica, un vaso in vetro, un altro vaso in ceramica, oltre ad altri oggetti a cui non prestò particolarmente attenzione intento com'era nell'implorare pietà, sperando di uscirne indenne.
Dopo l'ennesimo scatto di ira, il più giovane della coppia si accasciò sfinito sul pavimento in ginocchio, con il fiatone. Quel bastardo era agile, era riuscito a salvarsi bene o male. Nel tentativo di scansare gli oggetti da lui lanciati con l'intendo di fargli male, era andato a sbattere contro il tavolino basso posto accanto al divano, all'ingresso, inciampando poi nel tappeto e sbattendo la faccia sul pavimento come un'idiota.
In fin dei conti si era fatto parecchio male. Poteva dirsi soddisfatto.
"Come hai potuto?"
"Non è come pensi!"
"Ti ho sentito parlare al telefono! Non credere di potermi raggirare!"
Shisui, non sapendo come ribattere, rimase zitto meditando a un buon modo per filarsela. Non si sarebbe messa bene, era ovvio, in quel momento il salotto somigliava più a un campo di battaglia e ancora Itachi non si era nemmeno sfogato per bene.
"Rispondi alla mia domanda!" Riprese ostile il più piccolo, minacciando il compagno con un grosso pezzo di vetro recuperato dal vaso che aveva mandato in frantumi poco prima.
"Itachi...?"
"Rispondi!" Chiese nuovamente raggiungendo il fidanzato ancora steso a terra sovrastandolo, mentre continuava a tenere stretto tra le dita quel grosso pezzo di vetro appuntito.
"Ok! Ho sbagliato! Ti chiedo scusa! Imploro umilmente il tuo perdono! Però molla quel coso o qualcuno di noi rischierà di farsi male seriamente!"
L'altro assottigliò lo sguardo furioso. "Per te è facile parlare. Non eri tu quello steso sul tavolo con un grosso cazzo piantato nel sedere!" Proseguì sempre più furioso digrignando i denti.
"Stai dicendo che il mio cazzo è grosso?" Ghignò di rimando l'altro, per poi vedere lo sguardo del fidanzato attraversato da un pericoloso scintillio.
In un secondo vide la sua mano muoversi conficcando quel grosso pezzo di vetro nella parete.
"Dopo questa puoi scordarti il mio culo per molto, molto tempo!" Esordì, per poi alzarsi in piedi sparendo in corridoio, seguito dal tonfo di una porta.
"Mi sono rovinato con le mie stesse mani...!" Si lagnò l'altro guardando il casino che aveva combinato il suo ragazzo.
Era sempre così dolce e gentile...! Come era possibile che un tale angelo potesse trasformarsi in un folle quando perdeva le staffe?
Conscio del fatto che avrebbe dovuto lasciargli un po' di tempo per riflettere e sbollire la rabbia, decise di impiegare il tempo a disposizione per ripulire il salotto da tutto quel casino. In seguito si sarebbe occupato di Itachi. Dovevano fare pace il prima possibile e soprattutto evitare che raccontasse tutto a Sasuke.
Se Itachi da incazzato era pericoloso... Sasuke non si sarebbe fatto nessuno scrupolo nel toglierlo di mezzo.
Intanto allo Sharingan...
"Allora, ti piace la casa?"
"Non male."
Obito in men che non si dica si era dato da fare per contattare il padrone dell'appartamento proprio sopra la caffetteria, riuscendo a rimediare un appuntamento quello stesso pomeriggio. Adesso Sasuke, Obito e Suigetsu si trovavano al piano di sopra, in quello stesso appartamento.
Sasuke osservava tutto con occhio critico. A primo impatto la casa sembrava in buono stato. Le mura di un tenue nocciola alternate ad altre pareti bianchissime; la cucina non era immensa ma vivibile; il bagno in sé era ottimo e abbastanza spazioso, con vasca e doccia separate; il salottino graziosissimo, luminoso, con un'ampia vetrata; l'ingresso piccolo, ma in fin dei conti era la parte meno importante di tutta la casa. Infine le camere: due camere da letto. Ottimo se voleva un coinquilino con cui dividere le spese.
"Se siete interessati possiamo discutere dell'affitto."
Il padrone di casa, un uomo sulla cinquantina, basso, con una folta chioma brizzolata, in buona forma fisica e con degli enormi occhiali da vista, non perse tempo nel vedere in quel ragazzo dai capelli neri come un potenziale cliente.
"Non saprei...! Dovrei trovare un coinquilino con cui dividere le spese!" Precisò l'Uchiha, continuando a osservare la casa, sperando che non riservasse scherzi.
"Per quello non c'è problema! A me basta che sia un bravo ragazzo, che abbia un lavoro e paghi puntualmente la sua quota dell'affitto! Puoi scegliere anche tu! In fin dei conti sarai tu quello che dovrà dividerci l'appartamento!" Concluse con una nota ironica l'uomo.
Da un lato Sasuke gli era grato, almeno avrebbe avuto libero arbitrio sulla scelta del suo coinquilino, ma non poté non notare la nota di divertimento nella sua voce.
"Ok, prendo la casa!" Esordì il giovane dai capelli corvini.
"Perché non ci spostiamo al piano di sotto, nella mia caffetteria, per compilare i documenti del contratto d'affitto?" Obito decise che era il caso di intromettersi.
Sasuke se la stava cavando bene, ma conosceva quell'uomo, se ne avesse avuto l'occasione avrebbe tentato di raggirare suo nipote con qualche strano imbroglio.
"Il contratto è fatto! Adesso parliamo di lavoro!"
Una volta conclusi i termini per l'affitto della casa, il padrone del grazioso appartamento che a breve sarebbe diventata la nuova dimora di Sasuke, andò via.
Fu allora che Obito intraprese il discorso. Dovano organizzarsi per far conciliare lavoro e studio. Anche se da quel momento in avanti Sasuke sarebbe diventato un suo dipendente, sapeva quanto importante fosse l'università e una buona laurea per garantire un futuro roseo al figlio di suo cugina. Mai a poi mai avrebbe intralciato i suoi studi.
Da giovane non si era mai impegnato molto negli studi, ritrovandosi a quarant'anni con un misero diploma e nessuna laurea. Aveva sempre ambito a far carriera in ambito gastronomico, ma non possedette mai quella determinazione e dedizione nel svolgere scuole specifiche, tali da garantirgli il titolo di Chef qualificato.
"Guarda che ho degli orari un po'... particolari!"
"Quanto potranno mai essere particolari i tuoi orari? Mai quanto quelli di Sakura, scommetto!"
"E chi sarebbe?" Il moretto inarcò un sopracciglio seccato.
"La mia ragazza!" Si intromise Ino, porgendo un cappuccino al suo datore di lavoro.
"Studia medicina e ti assicuro che è sempre molto impegnata! Tu cosa studi?" Proseguì accomodandosi accanto all'uomo, approfittando del fatto che in quel piccolo frangente il bancone del bar fosse deserto.
"Studio lettere classiche."
"Vuoi fare l'insegnate di letteratura o qualcosa del genere?" La giovane si stava interessando parecchio.
Non pensava che un tipo tanto taciturno e apparentemente burbero potesse adorare la letteratura. Lo vedeva più come... uno scienziato pazzo.
"Più o meno." Il ragazzo distolse lo sguardo imbarazzato. Non riusciva a capire perché la gente reagisse sempre in quel modo.
Quando terminate le superiori aveva comunicato al fratello quale università avrebbe frequentato, Itachi fece i salti di gioia. Shisui si era limitato a dargli una pacca sulla spalla e complimentarsi a modo suo, gettando qualcuna delle sue battutine stupide, ma in fin dei conti era ovvio che fossero entrambi orgogliosi della sua scelta.
Il motivo per cui la gente si stranizzasse tanto all'idea di vederlo trafficare con tomi di giapponese antico, letteratura classica e moderna, stentava a capirlo.
"Allora anche la tua ragazza lavora qui?"
Stavolta fu Suigetsu a intraprendere il discorso. Quella pupa bionda era lesbica! Questo sì che era uno scoop!
"Sì, ma lavora part-time. Tra i corsi di medicina e il tirocinio a malapena ha il tempo di respirare...!" Concluse la bionda, non cogliendo il senso nascosto dietro la domanda dell'albino.
Al contrario Sasuke colse eccome il doppio senso celato in quell'apparentemente innocente domanda, scagliando un potente calcio verso la gamba dell'amico che prese a imprecare, sollevando lo sguardo verso il moro.
L'Uchiha incenerì l'Hozuki. Malgrado gli fosse amico da tanto tempo, detestava quel suo lato perverso. Non sopportava l'idea che potesse mettersi in mezzo a quelle due ragazze, rischiando anche di compromettere la loro relazione, con il semplice intento di divertirsi con due lesbiche. Tutto aveva un limite.
Ino e Obito nel vedere quel buffo tizio, dai capelli di quel'altrettanto strano colore, imprecare senza un apparente motivo, si scambiarono uno sguardo perplesso, preferendo sorvolare sulla questione e tornare a parlare di lavoro.
La discussione si prolungò per un'ora buona. Malgrado l'apparenza scherzosa, Obito non era più l'uomo di un tempo. L'aver perso sua moglie lo aveva cambiato profondamente, e Sasuke se ne stava rendendo conto solo adesso, dopo aver provato a contrattare con il parente, fallendo miseramente. Ormai gli erano chiarissimi i ruoli. Obito era il capo e lui il dipendente, punto.
-Quando nasci Uchiha, muori Uchiha-
Si ritrovò nel ripetere mentalmente, riflettendo sulla testardaggine mostrata dal cugino di sua madre. Per nulla erano pareti! In effetti nemmeno lui era un tipo malleabile, come d'altronde anche suo fratello o Shisui. La risolutezza era un dono che si tramandavano da generazioni.
Dopo essere uscito dalla caffetteria salutò Suigetsu, preferendo tornare a casa. Dopo un'intera giornata trascorsa in giro per Tokyo alla ricerca di un lavoro si sentiva sfinito. Ma almeno era riuscito a prendere due piccioni con una fava.
Camminò sentendo il freddo entrargli fin dentro le ossa. Era sera e Novembre si stava avvicinando, portando con sé quel tipico freddo di inizio inverno.
Giunto di fronte al palazzo, entrò beandosi immediatamente del mite calore presente. Entrò poi in ascensore, attendendo che le porte in metallo si chiudessero.
Giunto al proprio pianerottolo, le porte in metallo dell'ascensore si riaprirono. Il moro tirò fuori dalla tasca le chiavi di casa, osservando con occhio critico la porta, chiedendosi se fosse il caso di suonare. Giusto per non correre il rischio di trovarsi nuovamente nella stessa imbarazzante situazione di appena pochi giorni prima.
Diede uno sguardo fugace allo schermo del cellulare, era già ora di cena. Infilò la chiave nel chiavistello e aprì la porta.
"Sono tornato!" Urlò a gran voce per sicurezza.
Tolse la giacca, lasciandola appesa nell'appendiabiti posto all'ingresso, ed entrò in soggiorno.
-Sbaglio o c'è qualcosa di diverso nell'arredamento?- Rifletté mentalmente.
Il ragazzo rimase come un cretino a fissare suo cugino Shisui abbandonato sul divano che stringeva il cuscino tra le braccia, facendo zapping con il telecomando.
Era successo qualcosa, ne era certo. Ma per accertarsene doveva parlare prima con Itachi.
Il moretto prese a guardarsi intorno, indeciso entrò in cucina, ma nulla. Nessuna traccia del fratello. Come se non bastasse, nessuno si era curato di preparare la cena. Scocciato e con una fame nera, Sasuke tornò sui suoi passi raggiungendo l'ufficio del fratello, trovandolo davanti al computer con gli occhiali da vista sul naso.
"Stai ancora lavorando? Guarda che sono le 8 di sera!"
"Non ho appetito." Rispose sbrigativo l'altro, senza nemmeno prestargli attenzione.
Quella risposta per Sasuke fu abbastanza. "Hai litigato con Shisui?"
"La cosa non ti riguarda." Un'altra risposta secca, intrisa di rabbia mal celata.
"Che ha combinato per farti incazzare così?"
Itachi scocciato sollevò lo sguardo sul fratello, puntando i profondi occhi neri in quelli del medesimo colore del più piccolo. "Ti ho detto che non voglio parlarne!"
Il minore sgranò gli occhi stupito. "Dimmi che non ti ha tradito! Perché se no vado di la e gli spacco la faccia!"
Nell'udire quella minaccia, Itachi si ritrovò nell'abbandonare la schiena contro la poltrona, sfilando gli occhiali da vista dal naso.
"Non mi ha tradito. Però mi ha fatto incazzare per bene!"
"Cosa?"
"Non mi sento di parlarne..." La voce fiacca e intristita.
Da quel tono Sasuke intuì che forse avrebbe dovuto dargli un pochino di tregua. "Se hai bisogno sai dove trovarmi."
Il fratello più grande si limitò nello stirare un lievissimo sorriso, un grazie tacito che l'altro intuì.
Il più giovane dei fratelli sentiva lo stomaco brontolare. " È ora di cena! Se per te va bene, ordinerei del sushi d'asporto nel locale qui di fronte."
"Ti ringrazio, ma davvero, sento lo stomaco chiuso." Itachi mostrò un'espressione abbattuta. "Prendi qualcosa per te, ok?"
"Come vuoi...!" Uscì da quella stanza diretto come un fulmine verso il salotto.
Il giovane si piazzò davanti al divano, puntando i profondi occhi neri sul cugino.
"Togliti! Così non vedo la TV." Quello incurante gli si rivolse. Sembrava sull'orlo di un tracollo emotivo.
"Che diavolo hai combinato? Rispondi!"
Al diavolo il fatto che Shisui avesse ben nove anni più di lui. Al diavolo qualsiasi cosa! Non poteva far soffrire in quel modo suo fratello.
L'altro conficcò la testa nel cuscino dandogli le spalle. "Mi sento già abbastanza in colpa! Non infierire!" Fu la sua risposta.
Sasuke si ritrovò nel sospirare seccato. "Hai provato a chiedergli scusa?"
"Sì, e non vuole perdonarmi..."
"Che puoi aver combinato di tanto grave? Cioè, sei uno scemo 365 giorni l'anno!" Il più piccolo diede voce ai suoi pensieri.
"Frena la tua linguaccia malefica!" Shisui sferrò un calcio a quel moccioso impertinente.
Cascasse il mondo non avrebbe mai confessato! Non voleva morire strangolato dalle mani ossute di quello stronzetto.
"Ahia!" Urlò l'altro nel ricevere quel calcio. "Mi hai fatto male, bastardo! Non avrai mica malmenato anche Itachi?"
"Ti sembro così stronzo? Non alzerei mai un dito su di lui!" Shisui si alzò dal divano, sentendo il suo orgoglio offeso.
"E allora che hai combinato?" Riprovò il minore degli Uchiha, incrociando le braccia al petto e assottigliando lo sguardo.
"Non sono affari tuoi!" Il più grande voltò il viso di lato imbronciato. Sentiva il senso di colpa roderlo fin nel profondo.
Sasuke si era proprio scocciato di quei due. Voleva aiutarli a risolvere il loro litigio. E invece entrambi continuavano imperterriti con quella scenata.
"Sai che ti dico? Io davo a ordinare del sushi nel locale qui di fronte! Se sei interessato fammelo sapere!" Rispose prima di raggiungere l'ingresso, indossare la giacca e uscire.
Shisui si ritrovò da solo in salotto a rammentare al grosso casino che aveva combinato. In effetti l'aveva combinata grossa e Itachi aveva perfettamente ragione nell'essere infuriato con lui.
"Forse dovrei tornare da lui e continuare a chiedergli scusa finché non mi perdona?" Si disse mantenendo il viso basso intristito. Amava profondamente il suo fidanzato, detestava quando litigavano.
Armandosi di coraggio, si avviò verso l'ufficiò del compagno bussando alla porta e non ricevendo risposta.
Cautamente poggiò la mano sulla maniglia, aprì lentamente la porta, con occhio vigile diede un'occhiata prima di entrare pronto a fuggire nel caso Itachi gli avesse lanciato addosso qualche altro oggetto.
"Vattene! Sono ancora arrabbiato con te!" Esordì l'altro con lo sguardo ancora fisso sullo schermo del pc.
"Itachi..."
"Cosa? Ti ho detto: vattene!" Era troppo furioso. Proprio non riusciva a perdonargliela.
Metterlo in una simile situazione sarebbe stato troppo per chiunque.
"Mi dispiace davvero tanto...!" Provò.
"No! Tu non capisci! Hai la più vaga idea della vergogna che ho provato? Non credo!"
"Hai ragione! Avrei dovuto trovare un altro modo per convincere Sasuke ad andare a vivere per conto suo!"
"Perché vuoi cacciare Sasuke di casa? Ha solo 20 anni!"
"Perché sono dieci anni che stiamo insieme e abbiamo sempre vissuto con lui! Fin da quando era piccolo lo hai sempre trattato come se fosse di cristallo! Non vuoi mai fare sesso quando è in casa! Non vuoi baciarmi in sua presenza! Non possiamo fare nulla, dannazione!"
Shisui lasciò voce ai suoi pensieri. Da anni si teneva tutto dentro. Non riuscendo più a contenersi, lasciò le parole fluire a ruota libera.
"Ti rendi conto che non è più un bambino? È grande! Sa badare a se stesso! Non puoi mettere a repentaglio il nostro rapporto solo perché vuoi che tuo fratello continui a vivere nella bolla di cristallo che hai costruito intorno a lui!"
Di fronte a quello sfogo, Itachi si sentì mortificato. Era vero, anche solo l'idea che Sasuke potesse vederli in atteggiamenti intimi lo agitava. Ma in fin dei conti anche Shisui non aveva torto.
"Volevo solo proteggerlo." Rispose chinando il capo.
"Lo capisco. Ma adesso vorrei finalmente poter viver quella vita intima di coppia che in questi anni non abbiamo avuto! Fare sesso in qualsiasi posto della casa... Dormire nudi sul divano in estate... Fare il bagno insieme... E tanto altro!" Riprese il maggiore, aggirando la scrivania e calandosi all'altezza del viso del fidanzato.
Con delicatezza gli scostò dal viso una ciocca di capelli.
"Sono profondamente pentito per aver architettato un simile piano... Ti chiedo umilmente scusa!"
Itachi sollevò il viso. In fin dei conti anche lui si sentiva in colpa.
"Ti perdono." Rispose, sentendo un attimo dopo le braccia del fidanzato coinvolgerlo in un abbraccio.
Shisui stringeva le braccia intorno al corpo del compagno, sentendolo affondare sempre più nel suo petto, arpionandosi alla sua maglia con forza.
"Non avrei dovuto scagliarti addosso tutte quelle cose...! Scusami!" Esordì Itachi, tenendo il viso ben nascosto per celare l'imbarazzo.
"Detrarrò le spese per tutti i soprammobili che hai raso al suolo dal tuo stipendio!"
L'altro rimase zitto. In fondo se lo meritava.
"Non fare quella faccia! Su!" Il moro dai capelli mossi e scuri sollevò il viso del fidanzato con due dita, posando un lieve bacio a stampo sulle sue labbra.
"Speriamo che Sasuke se ne vada presto! Non puoi nemmeno lontanamente immaginare quanti giochetti perversi vorrei sperimentare...!"
"Pervertito!" Gli diede un lieve pugnetto sul petto, venendo coinvolto in un alto bacio più passionale.
Il rumore della porta d'ingresso interruppe i due fidanzati.
"Perché adesso non ti prendi una pausa?"
"Credo sia meglio. Sono a pezzi...!" Rispose lasciandosi andare tra le braccia di Shisui.
Quest'ultimo, prendendo per mano il proprio ragazzo, lo condusse lungo il corridoio, raggiungendo Sasuke in cucina.
"Avete fatto pace?" Chiese mentre frugava nella busta, tirando fuori dei contenitori per il cibo usa e getta.
"Sì, ci siamo chiariti!" Fu Itachi a rispondere, stringendo ancora la mano del compagno nella sua.
"Ho preso del cibo anche per voi." Il più giovane porse ai parenti le rispettive porzioni di cibo, per poi sedersi a tavola e iniziare a mangiare.
Tra un boccone di sushi e l'altro, Sasuke si soffermò a osservare Itachi e Shisui. In fin dei conti sapere che avevano fatto pace lo tranquillizzò. Erano la sua famiglia.
"Perché ci stai osservando?" Shisui interruppe i pensieri del cugino, notando il modo in cui continuava a osservarli.
"Io non ti sto fissando!" Si difese prontamente l'altro.
"Smettetela e continuiamo a mangiare!" Si intromise Itachi. Anche lui si era accorto che Sasuke li osservava, ma preferì non dire nulla a riguardo.
Al contrario Shisui decise di testare il suo ragazzo. Aveva passato il pomeriggio più deprimente della sua vita, doveva assicurarsi che Itachi non lo avrebbe più anteposto a suo fratello.
Con disinvoltura si avvicinò al viso del giovane facendo combaciare i loro sguardi, fermandosi appena un attimo prima che le loro labbra si sfiorassero, rimanendo a pochissimi millimetri dalle sue.
Itachi osservò la scena sentendo le guance imporporarsi. La cosa lo imbarazzava molto, ma allo stesso tempo desiderava quel contatto, anche per lui era stata orribile quella giornata trascorsa in collera con il fidanzato.
Chiuse gli occhi avvicinandosi alle labbra dell'altro, annullando quei pochissimi millimetri di distanza che li separavano, lasciando che le loro labbra si sfiorassero in un dolce bacio a stampo, durato appena qualche secondo.
"Quante smancerie...! Cos'è? Volete sbandierarmi il fatto che voi due siete felicemente innamorati e io sono single?" Rispose sprezzante il più giovane.
"Ah! Dimenticavo...! Ho trovato un lavoro e un appartamento!" Aggiunse.
"Un lavoro!? E dove?" Chiese Itachi quasi urlando.
"Ricordate Obito? Il cugino di mamma?"
Gli altri due annuirono.
"Ha aperto una caffetteria proprio in centro. Lavorerò nel suo locale e l'appartamento che ho preso si trova proprio sopra la caffetteria!"
"Sono fiero di te! E bravo il nostro Sasu-chan!" Shisui scherzosamente allungò una mano scompigliando leggermente i capelli del minore, proprio come faceva da bambino.
"Non osare chiamarmi in quel modo!" Ringhiò di rimando l'altro, scacciando quella mano maligna.
Itachi pareva pietrificato. L'idea di separarsi dal suo otouto lo aveva scioccato.
"Su tesoro, non prenderla male...!" Shisui avvolse un braccio intorno alle spalle del partner, ridestandolo dallo shock.
"No... va bene! Mi fa piacere che lavori per Obito. È che... mi fa strano pensare che andrai a vivere per conto tuo!"
"Prima o poi sarebbe arrivato questo momento! Non potrò rimanere qui con voi in eterno...!" Dimostrando grande maturità, Sasuke riuscì a far capire il proprio punto di vista al fratello.
"Hai ragione!" Il maggiore sorrise, mostrando uno dei suoi più dolci e lievi sorrisi.
Non lo avrebbe mai ammesso, per non rattristare il suo otouto, ma l'idea che stesse per andarsene di casa... lo stava deprimendo come non gli capitava da tempo.
Dopo quel piccolo frangente dove Itachi era quasi collassato, non riuscendo ancora del tutto a rassegnarsi all'idea che il suo fratellino adesso era un adulto e non più un bambino, Shisui dolcemente lo consolò mentre Sasuke tentava di convincerlo... I tre ragazzi terminarono la cena.
Adesso la cosa che più premeva al minore di casa era il trasloco e trovare un coinquilino abbastanza gradevole con cui condividere l'appartamento.
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Tutto qui accade
Fanfiction(long scritta tra il 2017 e il 2021) Come sempre.. L'introduzione è un cruccio madornale per me! Avete presente quei momenti della vita quando ti rendi conto di essere giunto ad una svolta. Quando dopo aver affrontato le situazioni peggiori finalme...