Non è che manchi, ma ogni volta che squilla il cellulare, spero sia tu

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  - Non è che mi manchi, ma ogni volta che squilla il cellulare, spero sia tu.


"I signori passeggeri sono pregati di allacciare le cinture di sicurezza! Stiamo per atterrare nell'aeroporto di Tokyo-Narita!"
La voce dell'Hostess, distorta dal microfono, si irradiò nell'abitacolo dell'aereo, annunciando l'imminente arrivo.
Con la sua solita grazia e innata eleganza, Madara Uchiha allacciò la cintura di sicurezza, per poi osservare il marito riprendere il figlio che imperterrito continuava ad ignorare i suoi rimproveri, mantenendo il viso rivolto verso il finestrino.
"Madara, digli qualcosa tu!" Si alterò il castano, sentendo le mani prudere.
E pensare che quando era piccolo il loro bambino era adorabile, un vero amore, dolcissimo, gentile e amorevole; mentre adesso, nel pieno dell'adolescenza, non faceva che sfidarli con ogni mezzo a sua disposizione.
L'uomo dai capelli corvini si voltò verso quel piccolo screanzato inchiodando gli occhi verdi del figlio nei suoi.
"Metti immediatamente quella dannata cintura di sicurezza o renderò la tua inutile adolescenza un inferno in terra!" Sentenziò, ricevendo in cambio un'occhiataccia carica di odio seguita da un sonoro sbuffo seccato.
Vide poi il ragazzo appena sedicenne allacciare la cintura intorno alla vita, tornando a fissare il finestrino.
Hashirama sospirò sconsolato, preferendo rimandare la discussione a dopo l'atterraggio, e osservò il marito sbuffare dalle narici come un toro, segno che la sua pazienza era giunta al termine.


Finalmente l'aereo atterrò nel grande aeroporto giapponese in perfetto orario e senza nessun intoppo. I passeggeri recuperarono i bagagli a mano, dirigendosi poi verso le uscite per scendere la scalinata in acciaio e avviarsi all'interno del lungo corridoio che li avrebbe condotti all'interno dell'aeroporto, per recuperare il resto dei bagagli.
"Tesoro vuoi che porti io la tua valigia?" Hashirama, con tono amorevole, si rivolse al figlio.
"È grande, lascia che porti da solo la sua valigia!" Si intromise il marito.
Quello stupido Senju lo viziava troppo, per quello era diventato tanto arrogante e impertinente.
Indispettito, il ragazzo tirò su il cappuccio del lungo parka verde militare, con tanto di pellicciotto leopardato, afferrando il manico del trolley e dirigendosi a passo spedito verso l'interno dell'aeroporto.
"Yuri, non ti allontanare! Rischi di perderti!" Ansioso il castano si diresse verso il figlio, mentre Madara storse lo sguardo scocciato.
"Ma che cazzo! Non potevamo rimanere in Spagna?!" Sbottò il ragazzino, tirando giù il cappuccio e mostrando i liscissimi capelli biondo chiaro.
Osservava tutti quei cartelli scritti in giapponese, non capendoci un accidenti. Per fortuna erano riportate anche le scritte in inglese o avrebbe davvero rischiato di perdersi lì dentro.
Con disinvoltura, Madara affiancò il figlio. "Cammina o ti lascio qui!" Esordì sorpassandolo.
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia chiarissime e riprese a camminare. Tirò fuori dalla tasca lo smartphone per tentare di agganciarsi al Wi-Fi dell'aeroporto per poter postare qualche selfie sui social.

Intanto Hashirama e Madara si piazzarono di fronte al nastro trasportatore, pronti a recuperare le valigie, mantenendo lo sguardo sempre puntato su Yuri, giusto per assicurasi che non si perdesse, troppo coinvolto dal suo cellulare.
Con naturalezza Hashirama abbracciò il marito da dietro, avvolgendo le braccia intorno alle sue spalle e affiancando il viso al suo.
"Mi sento sfinito...!" Soffiò nel suo orecchio.
"Anche io...! Come diavolo fa quel moccioso ad avere ancora tante energie?"
"Ha solo 16 anni! Credo sia normale...!"
"Papà! Papà! Uno di voi mi faccia immediatamente una foto! La devo inviare ai miei amici in Spagna!" Ordinò il ragazzo raggiungendo i genitori.
"Dai a me!" Il Senju prese il cellulare tra le mani dando il via agli scatti, mentre il figlio si metteva in posa assumendo un'aria da duro.
"Maddy facci una foto!" Esclamò subito dopo l'uomo dai lunghi capelli castani, porgendo il proprio cellulare al marito. Si mise alle spalle del figlio sorridendo e compiendo il gesto della vittoria con le mani, mentre il ragazzo stringeva le labbra in una smorfia e aggrottava le sopracciglia.
L'Uchiha, divertito da quella espressione, scattò la foto per poi aggregarsi e tirare fuori dal bagaglio a mano del marito un bastone per i selfie.
"Sorridi Yuri! Una foto per i posteri!" Lo derise, sfoderando uno dei suoi sguardi più sexy e accattivanti, mentre Hashirama sorrideva ancora come un ebete. Il ragazzo, sempre più furioso, tirò su il cappuccio del parka, sperando di nascondersi il più possibile.
Ci mancava solo una foto con quei due vecchiacci!




Quel pomeriggio di fine Dicembre era trascorso in maniera abbastanza tranquilla allo Sharingan. Mancavano appena tre giorni a Natale. Ino sostava dietro il bancone rimettendo un poco in ordine, mentre la sua ragazza stava servendo un cliente.
Obito, seduto al solito tavolo in fondo alla sala, mescolava la sua cioccolata da minuti interminabili con sguardo vacuo.
"Da quanti giorni sta così?"
"Quasi due settimane! Inizio a preoccuparmi, quel tizio non si è più fatto vedere!" Rispose Sakura dopo aver terminato con il cliente.
"Vado da lui!" Ino, sempre più in pena, si avviò verso l'uomo dai capelli neri. Se all'inizio si ostinava a non volere più vedere Kakashi nemmeno per sbaglio, adesso iniziava a starci davvero male, e la cosa stava preoccupando le due giovani donne.
"Penso si sia raffreddata!"
"Cosa?" Con sguardo perplesso l'uomo sollevò il viso verso la giovane.
Quel giorno era anche più bella del solito: i capelli biondi legati lateralmente in una treccia, mentre il trucco leggero addolciva i lineamenti del suo viso.
"La cioccolata!" Aggiunse sorridendo. "Vuoi che te ne prepari un'altra?"
"No, non serve." Rispose atono, sorseggiando la tazza ormai fredda.
"Obito..." Non sapeva nemmeno lei come iniziare quel discorso.
"Sono patetico, lo so già." Esordì lui spiazzandola. "All'inizio avevo paura, lo evitavo in tutti i modi, mentre adesso trascorro le giornate sperando che si faccia vedere o mi chiami." Concluse, stringendo la tazza con entrambe le mani e mantenendo lo sguardo basso.
Ino sentì una terribile fitta alla bocca dello stomaco. "Posso chiedere a Sakura se può rintracciarlo in qualche modo? Sempre se lo vuoi..."
"Mmmh... Non saprei...!"
"Se me lo consenti, chiamo un paio di miei ex compagni di liceo per farmi dare un suo recapito."
L'Uchiha sollevò il viso alla sua destra, volgendo lo sguardo verso la giovane dai capelli rosa. Non aveva mai capito perché si ostinasse a tingere i capelli di quello strano colore, ma doveva ammettere che le donavano, enfatizzavano il verde dei suoi occhi rendendola ancor più bella.
"Va bene...!" Sospirò, sentendosi quasi in imbarazzo.
Se Sakura fosse riuscita ad ottenere un recapito di Kakashi, con quale coraggio si sarebbe fatto vivo? Non era il momento per pensarci. Prima doveva riuscirci.
"Perfetto! Allora vado in ufficio e ti faccio sapere!" Stirando le sottili labbra tinte da un rossetto color lampone, la Haruno si allontanò, raggiungendo l'ufficio del datore di lavoro, pronta a tutto pur di rintracciare l'Hatake.

Ino notò la punta di terrore attraversare i nerissimi occhi del maggiore.
"Non ci starai ripensando?" Chiese cogliendolo di sorpresa.
"Che gli dico se davvero Sakura riesce ad ottenere qualcosa?"
"Nulla! Gli salti addosso e ti fai una bella scopata! Il resto verrà da sé!" Scollò le spalle incurante.
"Mi prendi in giro?" L'altro sentiva il corpo pervaso da mille brividi d'eccitazione nel rammentare la notte di passione trascorsa tra le bracia dell'albino.
"Perché? Se non ricordo male, quel tipo scopa da dio! Ti ci è voluta un settimana prima che il succhiotto sul collo svanisse!" Ridacchiò lei.
Involontariamente il moro si morse un labbro, portando la mano sul punto in cui fino a pochi giorni prima troneggiava un enorme succhiotto rosso, adesso svanito.
"Smettila di farti tante paranoie! Agisci e basta! Altrimenti lo contatto io!" Affermò la giovane.
"Non oserai!"
"Vuoi scommettere?"
L'Uchiha inarcò un sopracciglio terrorizzato. Mai sfidare Ino e Sakura! Sapevano essere tanto dolci e premurose, tanto quanto pericolose.
"Fatto!" Urlò Sakura, uscendo dall'ufficio tutta pimpante.
"Sono riuscita ad ottenere il suo indirizzo! So dove abita!" Tornò ad esultare felice, raggiungendo il tavolo e incrociando gli occhi neri di Obito sbarrati.
"Perché non vai a fargli una visitina? Ci occupiamo noi della caffetteria!" Tornò alla carica la giovane dai capelli rosa, porgendogli il foglio su cui aveva segnato l'indirizzo dell'Hatake.
"A-adesso?!" Balbettò percependo lo stomaco annodarsi, mentre il cuore pulsava sempre più forte.
"Sì, adesso!" Sentenziò la bionda tirandolo per un braccio.
"Ma che gli dico?"
"Non dirgli nulla! Saltagli addosso e basta!" Ripropose Sakura.
"È la stessa cosa che ho detto io!" Rimarcò la bionda.
"Voi siete pazze!" Esclamò il moro.
"No! Abbiamo ragione!" Risposero all'unisono entrambe le ragazze.
"Adesso vai e conquista quel tipo!" Ino gli sbatté in faccia il cappotto, mentre la rosa apriva la porta del locale porgendogli le chiavi dell'auto insieme all'indirizzo.
Lo sbatterono fuori dal locale e gli chiusero la porta in faccia, obbligandolo ad andare.

Ancora perplesso, Obito raggiunse la sua auto. Osservò l'indirizzo scritto a penna frettolosamente. Conosceva quella zona della città, l'unica cosa a frenarlo era l'ansia. Non sapeva davvero cosa dire o come comportarsi una volta giunto a casa di Kakashi.
"E se non è in casa?" Se lo augurava vivamente.




Seduto dietro il tavolo della cucina di casa sua, Kakashi Hatake stava maledendo i suoi alunni in ogni lingua esistente al mondo. Pochi giorni prima aveva sottoposto la sua classe all'ultimo test prima dell'arrivo delle vacanze natalizie, mentre adesso si ritrovava a tentare di decifrare la scrittura disordinata di alcuni di essi.
"Perché la gente deve scrivere in questo modo?!" Si tormentava cercando di decifrare quei segni gettati lì senza alcun senso.
"Non ne posso più! Annullo il compito!" Decretò furibondo.
Il suono del citofono attirò la sua attenzione. Non aspettava visite, e poi... chi mai sarebbe andato a trovarlo alle 18:00 del pomeriggio?
"Che sia mia madre?" Si domandò, non riuscendo ad associare nessun viso conosciuto a quella visita.
Raggiunse l'entrata e osservò la telecamerina del citofono, rimanendo basito nel trovare Obito fermo di fronte al portone che attendeva nervosamente guardandosi intorno.
"Che ci fa lui qui?" Non poté far a meno di chiederselo, per poi aprire il portone.
Pazientemente attese che il moro salisse le scale, attendendo che giungesse al suo pianerottolo.

Nel rivedere quei magnetici occhi neri, sentì il corpo fremere d'aspettativa.
"Come hai fatto a trovarmi?"
L'Uchiha offeso aggrottò le sopracciglia. "Dovrei essere io quello a porre le domande! Perché sei sparito per due settimane?"
"Ho avuto troppo da fare. Tutto qui!" Rispose tranquillamente l'albino, invitando il suo ospite ad entrare.
"Non ci credo che non hai avuto il tempo per passare alla caffetteria!"
"Perché non mi hai chiamato tu? Ti ho anche lasciato il mio numero!" Con un sorrisetto ad adornargli il viso, Kakashi tirò fuori dalla credenza due tazze da tè e versò dell'acqua nel bollitore.
"Ho smarrito il foglio con il tuo numero!" Mentì spudoratamente.
Sempre l'Hatake si lasciò andare ad un altro sorriso. "Pensavo che non volessi più vedermi."
"Ero solo un po' sconvolto. Mi serviva qualche giorno per elaborare il tutto!" Mentì nuovamente l'Uchiha.
"Allora va bene se ti bacio?" Domandò giocosamente l'albino, parandosi a pochissimi centimetri dal viso del suo ospite, avvolgendogli la vita con un braccio e soffiando quelle parole direttamente sulle sue labbra.
In un istante, Obito sentì il proprio corpo stretto da quelle braccia, il suo fiato caldo sulle labbra. Decisamente troppo per poter ragionare lucidamente. Nelle ultime due settimane non aveva fatto altro che desiderare quei tocchi ardentemente. Percepire quelle mani sul suo corpo, malgrado fossero attutite dalla stoffa dei vestiti, gli stava offuscando la ragione.
Ancora stordito, annuì inconsapevolmente, sentendo quelle labbra sottili e rosee poggiarsi sulle sue.

Le loro labbra si sfiorarono delicatamente, percependo i brividi stagliarsi per tutto i corpo, mentre il desiderio cresceva a dismisura, annientando quel briciolo di raziocinio rimasto.
Con movimenti goffi e smaniosi, i due uomini si lasciarono coinvolgere da quel mare in tumulto che erano le loro anime, approfondendo quel bacio, rendendolo volgare e bagnato.
Obito avvolse le braccia intorno alle spalle del partner e strinse i suoi capelli chiari tra le dita, dettando il ritmo del bacio. Kakashi spinse il compagno sul divano e si sistemò tra le sue gambe, carezzandogli le cosce da sopra la stoffa del pantalone. Strinse quelle gambe attorno al proprio bacino, premendo la crescente erezione contro quella dell'altro perfettamente dura e pulsante.

A corto d'aria, i due amanti si separarono appena un istante, tanto quanto bastava per riprendere fiato. Ma quel misero istante bastò all'Uchiha per riprendere il controllo delle proprie azioni, spingendo via l'altro.
"Che ti prende adesso?" Domandò l'Hatake, notando il velo di terrore negli occhi nerissimi del moro.
Obito voleva farlo. Eccome, se voleva farlo. Desiderava con tutto se stesso sentire quelle mani toccarlo, estasiarlo come quella notte. Ma non poteva non avere paura. L'idea di lasciarsi andare completamente alle cure di un altro lo spaventava.
"Se non vuoi, possiamo fermarci." Aggiunse l'albino. Non aveva alcuna intenzione di forzarlo, appariva così turbato.
Agitatissimo, Obito sentiva il cuore scoppiargli in petto, l'erezione tra le gambe tirare spaventosamente. Cosa avrebbe dovuto fare? Non lo sapeva davvero. Voleva quelle carezze, quei tocchi, ma al contempo ne era terrorizzato.
Basta! Si era ripromesso che ci avrebbe provato, che doveva smettere di porsi tante domande. Doveva agire, agire e basta, proprio come quella sera, quando dopo aver alzato il gomito aveva trascorso una delle notti più belle ed intense della sua vita.
"Facciamolo...!" Rispose con voce incerta.
"Non mi sembri convinto...!"
"Allora convincimi tu!" Soffiò sulle labbra dell'uomo sopra di sé, tornando a far collidere le loro labbra in un bacio. Sfregò il bacino contro il suo, giusto per far intendere meglio le proprie intenzioni.

Kakashi, sopraffatto dall'eccitazione, percepiva quelle mani pallide e mascoline infilarsi sotto la sua maglia, carezzandogli l'addome. Sentì quelle sue lunghe gambe avvolgergli il bacino.
Era stato fantastico soggiornare tra quelle gambe quella famosa notte, appena due settimane prima. E adesso quell'occasione si era ripresentata lì in carne e ossa, in tutta la sua sensualità. Non poteva rifiutare una simile occasione.
Avidamente si impadronì di quelle labbra, slacciando impaziente la cinta dei pantaloni del partner, per poi sfilarglieli rabbiosamente, mentre scendeva a baciargli il collo, mordendo e succhiando ogni lembo di pelle come un animale feroce che ha agguantato la sua preda.

Obito, assuefatto da quelle labbra, si contorceva ansimante sforzandosi di trattenere la voce, mentre quelle mani lo spogliavano con foga. Si ritrovò completamente nudo sotto quel corpo pallido, simile al suo. L'imbarazzo prese piede nel ritrovarsi lì senza difese, alla mercè del suo ex compagno di liceo, che a sua volta si stava spogliando. Non ebbe il tempo per realizzare quel sentimento, che venne coinvolto in un altro bacio passionale.
L'Hatake si avventò nuovamente su quelle labbra, bloccandogli le mani sopra la testa. Sfregò l'erezione pulsante contro quella altrettanto vogliosa del moro, percependo un gemito morire tra le sue labbra, e continuò a strusciarsi contro quel corpo. Stavolta avrebbe fatto le cose per bene.
"Dovremmo andare in camera mia...!"
"Perché?" Chiese ingenuamente il moro.
"Il lubrificante è in camera mia. Se non vuoi che ti faccia male, è meglio se andiamo di là!"
Un forte brivido attraversò il corpo dell'Uchiha. Si sentì tirare per un polso, venendo poi trascinato lungo la casa fino ad una porta che venne spalancata bruscamente, rivelando un enorme letto a due piazze. I brividi tornarono a percorrere la sua spina dorsale, sentendosi trascinare e adagiare sul letto.
"Hai le mani fredde!" Kakashi si sistemò in ginocchio sul letto notando il partner rabbrividire e stringersi alle coperte.
"Sto gelando! Siamo a Dicembre, credo sia normale...!"
"Ora ti riscaldo io!" Ghignò di rimando l'altro, versando un'abbondante quantità di gel sulla mano destra.

Il moro allargò gli occhi agitato e al contempo eccitato, percependo quel corpo stendersi sul suo coinvolgendolo in un altro bacio, mentre forzava la sua apertura con le dita, affondando sempre più forte e strappandogli un gemito di puro piacere nello sfiorare un punto particolarmente sensibile.
Quella tortura durò poco, le dita vennero sostituite da qualcosa di molto più duro e ingente. Involontariamente avvolse le braccia intorno alle spalle dell'uomo sopra di sé stringendo i denti, mentre una lacrima sfuggiva dai suoi occhi nel percepire un forte bruciore espandersi a causa della penetrazione.

Kakashi rimase immobile e tornò a vezzeggiare quelle labbra, mentre pompava l'erezione con il preciso intendo di distrarlo. Solo quando sentì la stretta intorno al proprio sesso diminuire intuì che poteva dare il via all'amplesso.
Cominciò ondeggiando il bacino molto lentamente, udendo i sospiri goduriosi del compagno infrangersi nel suo orecchio. Con calma aumentò gradualmente il ritmo, percependo anche il tono dei sospiri aumentare, trasformandosi in veri e propri gemiti di piacere.
Arpionò le mani intorno a quei fianchi, stringendo i glutei tra le dita, e aumentò sempre più il ritmo delle spinte con l'intento di portare quella splendida creatura all'orgasmo, riversandosi poi tra le sue membra.

Finalmente concluso il rapporto, l'Hatake si lasciò andare sfinito sul petto dell'Uchiha respirando profondamente in cerca d'aria, ancora incastrato all'interno di quel corpo. Obito si portò un braccio sulla fronte, inspirando quanta più aria possibile. Non aveva mai ansimato tanto in tutta la sua vita. Con una leggera spinta si tolse di dosso il corpo dell'amante, stava morendo di caldo, gli serviva aria.
"Ti è piaciuto?" Domandò sorridendo l'albino.
"Non è stato male." Rispose semplicemente, giusto per non dargli troppe soddisfazioni.
L'Hatake interpretò quella risposta come un modo per non venir meno al suo orgoglio da uomo. Tirò su il piumone coprendo entrambi. Si sistemò alle spalle del compagno, avvolgendogli la vita con un braccio.
Stranito ma al contempo emozionato, il moro si lasciò avvolgere da quella stretta, premendo una mano sul petto nella speranza di arrestare l'avanzata del suo cuore che batteva troppo forte.
"Ti va se dopo ci rivestiamo e andiamo a cena fuori?"
E quello cos'era? Una sorta di appuntamento?
"Che intendi?" Domandò, sperando di ricevere una spiegazione più chiara.
"Ci vestiamo e andiamo a cena fuori! Mi pare semplice."
"Io dovrei tornare alla caffetteria prima!" Esitò un attimo, sentendosi terribilmente a disagio in quella posizione.
"Allora vengo con te."
"No! Non serve. Posso benissimo andare da solo!" Riprese, tentando d'alzarsi per sfuggire a quell'uomo capace di stimolare in lui sentimenti nuovi.
Divertito, l'albino osservò il modo goffo in cui Obito tentava di rimettersi in piedi, lasciandolo fare. Veloce si alzò sostenendo il compagno per la vita, notando la difficoltà con cui si reggeva in piedi.
"Ti do una mano io! Andiamo in bagno, così potremo darci una ripulita. Dopo andremo alla tua caffetteria e infine a cena fuori!" Terminò incrociando gli occhi nerissimi del moro sgranati, schioccandogli un bacio e trascinandoselo dietro fino al bagno.





Quel venerdì sera all'Akatsuki si respirava un clima abbastanza tranquillo. Nonostante fosse giunto il fine settimana, il locale era affollato, ma non eccessivamente.
Come sempre, Kakuzu e Hidan giravano per il locale assicurandosi che tutto filasse liscio ed ognuno dei loro dipendenti compiesse il proprio lavoro a dovere. I due baristi si occupavano delle ordinazioni insieme alla loro ospite che, nel suo vestitino di pizzo blu, sedeva al bancone sorseggiando un cocktail analcolico.
"Naruto-kun mi sembri di cattivo umore in questi giorni." Con la sua voce dolce e delicata, Hinata pose la domanda al biondo che fiaccamente stava preparando sei martini.
"Diciamo che potrebbe andare meglio...!" Sbuffò il ragazzo, porgendo il vassoio con i martini ad un cameriere dal corpo sexy e scolpito.
"Dai, racconta! Cosa è successo stavolta tra te e il tuo coinquilino?" Ghignando, Kiba ne approfittò per farsi un po' gli affari suoi.
"Stavolta Sasuke non c'entra nulla...!" Sospirò. "Ho litigato con il mio migliore amico!"
"Chi? Il tipo con i capelli rossi?"
"Sì...!"
"Cos'hai fatto per farlo infuriare?" Hinata in silenzio ascoltava la conversazione incuriosita, mentre Kiba poneva le domande.
"Ho tradito la sua fiducia e lui non mi parla da tre giorni!" Sospirò nuovamente, chinando il capo afflitto.
"Suvvia Naruto-kun! Scommetto che farete pace! Forse gli serve solo qualche giorno per metabolizzare la cosa!" Disse Hinata flebilmente. Sorrise sperando di risollevare il morale di quel ragazzo, in fondo lo trovava davvero simpatico.
"Dovresti sapere che la fiducia è una cosa sacra."
"Che fai? Infierisci?" Punto nel vivo, il biondo si rivolse al collega, che ne aveva approfittato per rigirare il coltello nella piaga con quella sua frase.
"Stavo solo puntualizzando!" Si difese il castano, per poi voltarsi dall'altro lato trattenendo una risata.
La sua ragazza se ne accorse, ammonendolo con un'occhiata severa, sempre nei limiti di Hinata.
"Allora le cose tra te e il tuo coinquilino vanno meglio?" La ragazza cambiò discorso teatralmente.
"Sì... Se così si può dire! In questi giorni è stato incredibilmente dolce e gentile con me!" Naruto sorrise inconsciamente ripensando alle premure che Sasuke gli aveva dimostrato in quei tre giorni.
"Che carini!" Trillò sempre la ragazza.
"Ma ancora non vi siete messi insieme!" Al contrario Kiba con sguardo compassionevole esordì, beccandosi un pugno sul braccio dal collega.
"Ahia! Mi hai fatto male!"
"Così impari a dare aria alla bocca solo per sparare stronzate!"
Hinata si lasciò contagiare dalla situazione, scoppiando in una risata lieve e tenerissima. Entrambi i baristi rimasero incantati da quella splendida e leggiadra ragazza, che tentava di trattenersi in tutti modi dallo scoppiare a ridere in maniera poco aggraziata.

"Mettetevi al lavoro o vi licenzio tutti e due!" La voce severa di Kakuzu interruppe quell'amichevole chiacchierata, riportando la concentrazione dei due ragazzi sul lavoro.
Seccato, Naruto tornò a prestare attenzione ai drink che stava preparando, ripensando agli ultimi tre giorni trascorsi.


***
Il giorno del colloquio in carcere arrivò in fretta. Quel pomeriggio Naruto attese pazientemente una chiamata di Gaara che non arrivò, intuendo immediatamente la situazione.
"Ha capito...!" Si disse, stingendo lo smartphone nella mano destra indeciso su cosa fare.
Avrebbe tanto voluto chiamarlo, ma non ne era poi così certo. Cosa avrebbe dovuto fare? Scusarsi? Sempre se fosse bastato.
"Dobe, sono tornato!" Con naturalezza Sasuke annunciò il suo rientro.
Il ragazzo si avviò lungo la casa e raggiunse la cucina, trovando la figura del coinquilino con il busto abbandonato sul tavolo, un braccio piegato sotto la testa, mentre con aria affranta fissava lo schermo del cellulare.
"Va tutto bene?" Domandò notevolmente preoccupato.
"Sì." Gli rispose neutrale.
Perplesso il moretto inarcò un sopracciglio. Si accomodò accanto al ragazzo e gli avvolse un braccio intorno alle spalle, aiutandolo a mettesi dritto, per poi poggiare quella zazzera bionda contro il suo petto.
"Sei sicuro che vada tutto bene?" Riprese, carezzandogli i capelli affettuosamente. "A guardarti non si direbbe...!"
"Ho combinato un casino! E adesso Gaara mi odia...!" Ammise intristito.
"Credo tu stia esagerando! Forse è solo impegnato, per questo non risponde."
"Come fai a sapere che non mi risponde?"
"Continui a fissare il cellulare!" Constatò.
Il biondo strinse le braccia intorno al busto del moro, riuscendo ad avvolgerlo completamente tanto era magro.
"L'ho tradito e adesso mi odia!"
Sempre più intenerito, Sasuke riprese ad accarezzare quei morbidi capelli biondi. "La descrivi come una tragedia! Credo tu ti stia preoccupando per nulla!"
L'Uzumaki si strinse maggiormente in quell'abbraccio, affondando il viso nel petto del Teme, che sospirò:
"Non riesco proprio ad immaginare una persona buona come te che tradisce il suo migliore amico!" Ammise, poggiando le mani sulle guance del minore.
"E invece l'ho fatto...!"
Sasuke stirò le labbra e schioccò un lievissimo bacio su quelle labbra morbide e carnose.
"Allora concedigli qualche giorno per sbollire la rabbia e riflettere. Dopo va da lui e scusati per bene!" Concluse.
"Grazie Teme!"
"Di nulla!" Rispose, posando un altro bacio tra i capelli del biondo.

Da quel pomeriggio trascorsero altri due giorni. Due giorni in cui Naruto non faceva altro che farsi coccolare amorevolmente da Sasuke con la scusa d'essere giù di morale per via del litigio con Gaara.
***


A distanza di tre giorni il rosso non si era ancora fatto vivo e Naruto iniziava a starci sempre più male. Tornò a prestare attenzione al suo lavoro con l'intento di mantenere la mente occupata e non pensare al casino che aveva combinato.
"Naru!" Una voce pimpante e familiarissima arrivò alle orecchie dell'Uzumaki, che si voltò trovando le figure di Sakura e Ino a pochi passi dal bancone.
"E voi due che ci fate qui?"
"Siamo venute a trovarti! È da tanto che non passiamo a fare un salto e, visto che stasera siamo uscite dal lavoro ad un orario decente, abbiamo deciso di passare!" Rispose sempre la rosa, mentre Ino osservava il menù del locale alla ricerca di qualche strano cocktail.
"Non era necessario...! Sareste potute benissimo passare a trovarmi a casa! Sai benissimo che non mi piace che veniate in un locale come questo!" Abbassò il tono di voce.
"Ma stasera si esibisce Sai! Volevo vederlo!"
"Ah! È stasera? Sì, ma sta nell'altra sala... Quella dietro il bar." Terminò seccato.
Allora erano passate solo per vedere quel maniaco esibirsi in uno dei suoi spettacolini a luci rosse.
"Mi sembri offeso." Ino poggiò un gomito sul tavolo, incrociando gli occhi azzurri con quelli altrettanto azzurri dell'amico.
"Se passate solo per vedere Sai...!" Sputò velenoso.
"A dire il vero siamo passate anche per un altro motivo!" Sorrise enigmatica la bionda, insieme alla fidanzata.
"Cosa?" Al contrario, Naruto aggrottò le sopracciglia bionde non sapendo più cosa aspettarsi.
Che si fossero portate dietro anche Sasuke? In fondo lavoravano insieme.
"Su voltati, è una sorpresa!" Sakura poggiò le mani sulle spalle dell'amico sporgendosi verso di lui e coprendogli gli occhi con le mani, per assicurarsi che non sbirciasse.
"Adesso voltati!" Lo lasciò, facendolo voltare nuovamente verso la loro direzione.
Intanto Kiba e Hinata avevano assistito alla scena curiosissimi, chiedendosi chi fossero le due ragazze appena arrivate.
Un po' in ansia, Naruto si voltò e aprì gli occhi. Sgranò lo sguardo nell'incontrare quel viso chiarissimo dai lineamenti fini e delicati tanto familiare.
"Gaara!!!" L'Uzumaki felicissimo aggirò il bancone, gettandosi letteralmente tra le braccia dell'amico. Gli strinse le braccia al collo, sentendo quell'abbraccio venire ricambiato.
"Credevo non mi avresti mai più perdonato...!" Rantolò al suo orecchio.
"Inizialmente volevo farlo! Ma poi ci ho ripensato." Rispose il rossino, commosso dall'affetto dimostratogli dal biondino.
"Ti chiedo scusa! Non avrei mai dovuto farmi raggirare in quel modo!" Naruto tornò a scusarsi. Rafforzò la presa intorno alle spalle del suo migliore amico.
"Ormai è fatta! Lasciamoci tutto alle spalle. Ma cerca di non rifarlo un'altra volta!" Precisò accusatore, pizzicandogli un fianco.
"Promesso!"

Sakura e Ino assistettero a quella dolce scena stringendosi l'una all'altra intenerite, vedendo i due amici separarsi da quell'abbraccio poco dopo.
"Finalmente avete fatto pace...!" Kiba esordì mostrando la postura dritta e fiera, un braccio piegato con la mano poggiata sul fianco.
Hinata sorrideva lieta tenendo entrambe le mani poggiate al petto. Trovava quella scena bellissima.
"E tu che vuoi?" Gaara si rivolse al collega di Naruto. Ma a lui che gliene fregava?
"Vedi di stare calmo bello! Ero solo preoccupato per Naruto. Sono tre giorni che si tormenta a causa del vostro litigio!" L'Inuzuka, senza alcun timore, espose la propria opinione.
Il Sabaku rimase in silenzio, volgendo gli occhi verde chiaro verso l'amico.
"Credevo che non mi avresti più perdonato...!" Si difese, mettendo su un tenero broncio.
"Lasciamo stare... Preparami uno dei tuoi migliori drink!" Ordinò, accomodandosi su uno degli sgabelli del bar accanto alla Hyuuga.

La ragazza arrossì nel vedersi affiancata da un tipo tanto sexy e attraente, voltando lo sguardo altrove.
"Gaara, Sakura, Ino. Vi presento Hinata Hyuuga, la fidanzata di Kiba, il mio collega!" Naruto fece le presentazioni e porse dei bicchieri ai tre amici.
"P-piacere...!" La ragazza dai capelli corvini, ancora rossa in viso, osservava le due ragazze: le trovava davvero bellissime.
"Hinata, ti presento Gaara Sabaku, Sakura Haruno e Ino Yamanaka!" Riprese Naruto, terminando le presentazioni.
Sabaku? Quel cognome risuonò nella mente della mora.
"S-sei quel... Sabaku?" Domandò timidamente, evitando gli occhi chiari del ragazzo.
"Sì, sono io." Rispose il rosso sorseggiando il suo drink. "Ma è analcolico! Naruto!" Sbottò.
"Cosa? Devi guidare dopo. Mi assicuro solo che non ti cacci nei guai!"
"Noi andiamo a guardare lo spettacolino di Sai!" Sakura prese parola.
"Hinata vuoi unirti a noi?" Domandò Ino rivolta alla ragazza, che annuì intimidita.
La mora non aveva la più vaga idea di che genere di spettacolo avrebbe assistito, ma in fondo era andata lì con l'intento di divertirsi e stare un poco con Kiba. Cosa mai sarebbe potuto succedere?
Le tre ragazze si allontanarono sotto lo sguardo un poco preoccupato di Kiba. Aveva notato lo sguardo della sua ragazza e sapeva per certo quanto apprezzasse anche i corpi femminili.
-Dovevo trovarmi una fidanzata totalmente etero...!- Constatò tra sé e sé mentre lavorava.




Nella sala accanto...
Nonostante la sala fosse notevolmente più piccola rispetto al resto del locale, era gremita di gente, tanto che le tre ragazze si dovettero appellare all'aiuto di una cameriera in topless per trovare un tavolo libero, finendo poi per sedere accanto ad un gruppetto formato da cinque ragazzi abbastanza ambigui.
Hinata si strinse nel suo abitino blu di pizzo, i capelli neri raccolti in una coda alta e perfettamente liscia, mentre gli orecchini in tinta con le scarpe rendevano quel suo look impeccabile.
Sia Ino che Sakura dovettero ammettere che quella ragazza aveva davvero buon gusto. Loro indossavano degli abiti molto meno costosi rispetto a quello dalla mora: la bionda nel suo abitino viola, corto, aderentissimo, con un profondo scollo sul seno prosperoso, mentre la rosa indossava un abito verde smeraldo, aperto sulla schiena, anch'esso molto corto.

"Ti chiami Hinata, giusto?" Ino intraprese il discorso.
"S-sì!"
"Non essere così timida! Siamo tra donne!" La Haruno tentò di mettere a suo agio la nuova ragazza.
"S-scusatemi, m-ma mi mette parecchio in agitazione stare con persone che non conosco...!"
"Allora perché hai accettato di unirti a noi?"
La Hyuuga si sentì maggiormente messa in difficoltà dalla domanda posta dalla ragazza dai lunghi capelli biondi.
"Non credo la cosa abbia importanza!" Al contrario, Sakura corse in soccorso della nuova ragazza.
"C-che genere di spettacolo daranno?" Azzardò Hinata, incuriosita dalla folla di gente presente.
"Sai, un nostro amico! È un tipo particolare, ma canta benissimo!"
La ragazza dai capelli neri si soffermò sull'espressione allegra della rosa, passando poi alla bionda che stava ordinando da bere.


Le luci si abbassarono alluminando solo il palco, su cui troneggiava un palo da pole dance. La musica partì insieme ai fari luminosi che si spostavano sul pubblico, mentre il palco si riempiva di fumo rosa.

"It's been a long time since I came around"
"Been a long time but I'm back in town "
"This time I'm not leaving without you "
"You taste like whiskey when you kiss me, oh"
"I'd give anything again to be your baby doll"
"This time I'm not leaving without you "

"He said, "Sit back down where you belong "
"In the corner of my bar with your high heels on"
"Sit back down on the couch where we"
"Made love the first time and you said to me,"
"There's"

"(Something), something about this place"
"(Something), something, 'bout lonely nights"
"And my lipstick on your face "
"Something, something about"
"My cool Nebraska guy "
"Yeah, there's something about"
"Baby, you and I"

L'abito corto, scintillante di paillette nere e fucsia, lasciava scoperte le calze a rete nere autoreggenti, adornate da lussureggianti giarrettiere piene di pizzi e strass, lasciando intravedere appena la pelle chiarissima delle gambe, liscissime e pallide come la luna; una folta parrucca biondo platino piena di boccoli, seguita da un copricapo di piume altrettanto appariscente. Il trucco pesante, pieno di glitter argento, con profonde sfumature nere, fucsia e rosa, evidenziava i profondissimi occhi neri come la notte. Le guance erano tinte di rosa, mentre il rossetto scintillante color ciliegia rendeva quelle labbra sottili ancor più ammalianti.
La figura della Drag Queen si muoveva sinuosamente sul palco sui suoi tacchi altissimi, intonando una celebre canzone di Lady Gaga, agitando il sedere coperto appena da una coda lunghissima di piume e strass. I guanti di raso nero coprivano le braccia fin sopra i gomiti, mentre il corpetto aderente in pizzo e strass non lasciava spazio all'immaginazione. Le spalle pallide erano scoperte, mentre un vistoso collare argentato gli adornava il collo.

Hinata fissava la figura sul palco muoversi con leggiadria su quei tacchi vertiginosi, intonando quella canzone con maestria incredibile. Doveva ammette che, se non fosse stato per il corpetto che scendeva perfettamente piatto sul busto, avrebbe giurato che fosse una donna tanto era esile e aggraziata la figura della Drag Queen.
La figura della Drag Queen scese dal palco, raggiungendo il loro tavolo.

"It's been two years since I let you go "
"I couldn't listen to a joke or a Rock and Roll"
"Muscle cars drove a truck right through my heart"
"On my birthday you sang me "Heart of Gold"
"With a guitar humming and a no clothes "
"This time I'm not leaving without you "

"He said, "Sit back down where you belong "
"In the corner of my bar with your high heels on"
"Sit back down on the couch where we"
"Made love the first time and you said to me,"
"There's"

Con fare giocoso, si avvicinò alla ragazza con i capelli rosa sorridendo. Si sedette sulle sue gambe, lasciandosi abbracciare, posandole un sonoro bacio sulla guancia tra un frase e l'altra della canzone. Passò poi alla ragazza dai capelli biondi, che insinuò le mani sotto quell'enorme coda piumata, palpandogli il sedere e sfregando il petto glabro fasciato dal corpetto contro il seno voluminoso della bionda, continuando a cantare come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Hinata osservava quello spettacolo sentendo le guance imporporarsi per l'imbarazzo. Poi vide la figura della Drag Queen inchiodare i suoi magnetici occhi neri nei suoi. Sollevò un braccio verso il soffitto intonando un meraviglioso acuto, carezzandole dolcemente il viso prima di tornare a sculettare verso la folla che la acclamava entusiasta.

"(There's something), something about this place "
"(Something), something, 'bout lonely nights "
"And my lipstick on your face "
"Something, something about "
"My cool Nebraska guy "
"Yeah, there's something about"
"Baby, you and I "

"You and I "
"You, you and I"
"You, you and I "
"You, you and I, I"
"You and I "
"You, you and I"
"Oh yeah, well I'd rather die "
"Without you and I, I "


Lo spettacolo proseguì finché la Drag Queen, dopo aver girato un po' per i tavoli giocherellando amichevole con gli spettatori, non tornò sul palco continuando a cantare. Passò poi ad un altra canzone, seguita da altre due canzoni più allegre, accompagnata da tre ballerine nei loro abitini luccicanti.
Al termine della performance Ino e Sakura pagarono il conto.
"Noi andiamo nei camerini a salutare il nostro amico. Vuoi unirti a noi Hinata?" La rosa con fare gentile si rivolse alla mora, ancora un poco stordita.
"Non vorrei sembrare invadente...!" Esitò imbarazzata.
"Non essere timida! E poi Sai è un tipo simpatico!" Ino strinse una mano della ragazza, invogliandola a raggiungerle.

Le tre ragazze proseguirono all'interno del locale fino a giungere nei camerini. Con disinvoltura le ragazze bussarono, per poi entrare.
Hinata vide la figura del cantante con ancora indosso quel pomposo abito insieme alla parrucca, mentre piegato di fronte allo specchio stava risistemando il rossetto.
"Sai...! Splendida esibizione!" Esultarono le due ragazze.
"Grazie! Siete venute a vedermi?"
"Non potevamo mancare! E poi siamo passate per farti un saluto!" Ino si avvicinò al ragazzo che aveva sfilato i tacchi, tornando ad un'altezza normale.
Malgrado adesso fosse scalzo, rimaneva pur sempre parecchio più alto di loro.
"Non hai ancora smesso con l'esibizione?" Ino curiosissima osservava l'amico ancora perfettamente vestito e truccato.
"No. Dopo ho il gran finale insieme ad altre Drag Queen." Rispose neutrale.
"È incredibile... Tu e Naruto lavorate nello stesso posto, eppure non vi vedete mai!"
"Non è un problema! Dopo essermi cambiato passo io da lui al bar, prendo un drink e vado a casa!"

Hinata continuava a fissare le tre figure di fronte a sé conversare. Inconsciamente si soffermò ad osservare la figura del ragazzo pieno di strass e lustrini.
Adesso che ascoltava la sua voce, era decisamente quella di un ragazzo, senza ombra di dubbio, anche se quel fisico magro, tutto agghindato, avrebbe fatto sorgere dubbi a chiunque.
"E tu chi sei?"
La Hyuuga si sentì tirare in ballo.
"Lei è Hinata!" Fu Sakura ad occuparsi delle presentazioni. "È la fidanzata del barista che lavora insieme a Naruto.
"Allora sei la ragazza di Kiba! Complimenti, il tuo ragazzo è davvero carino! Con tutti quei tatuaggi...!" Un sorrisetto appena accennato si dipinse sul viso pieno di trucco del ragazzo.
Improvvisamente la giovane si fece seria, cogliendo il significato di quel sorrisetto.

"Rimarrete per vedere il gran finale o andate via?"
Le tre ragazze si fissarono in volto.
"Noi siamo venute in auto con Gaara! Non saprei...!"
"Se riusciamo a convincerlo a rimanere...!"
Prima la bionda, poi la rosa risposero.
"Io sono venuta con mio cugino Neji, ma non ho idea di dove si sia andato a cacciare! Penso rimarrò!" Concluse la Hyuuga, sentendosi minacciata da quell'ammasso di strass e brillantini con le gambe.
Dopo aver lasciato un ultimo saluto, le tre donne si allontanarono lasciando Sai nel suo camerino, per tornare loro tavolo.


"Che impressione ti ha dato?" Con un ghigno divertito, Ino puntò gli occhi azzurri in quelli chiarissimi color ghiaccio dell'altra ragazza.
"Che voglia farsi il mio ragazzo!" Sbottò offesa.
Le altre due ragazze scoppiarono in una sonora risata, incapaci di trattenersi.
"Allora te ne sei accorta?!" Rimarcò la Yamanaka, mentre Sakura tentava ancora di darsi un po' di contegno.
"È impossibile non accorgersene!" Tornò alla carica la moretta. E lei che credeva d'essere strana solo perché le piacevano anche le donne. Al mondo esisteva di peggio.
"Figurati che alle superiori lui e Naruto si erano messi insieme!" Si intromise la rosa, ridendo ancora. "Ovviamente era Naruto il seme tra i due! Erano una coppia davvero bizzarra, ma poi si sono lasciati." Sorrise rammentando quei vecchi ricordi.
"Wow...!" Seppe dire soltanto, immaginando quel biondino tanto simpatico insieme alla Drag Queen. Assurdo.
Da lì il piccolo trio si divise. Hinata raggiunse nuovamente il bar del locale tornando da Kiba, mentre Ino e Sakura rimasero nella sala minore per assistere al gran finale dello spettacolo, per poi raggiungere nuovamente Gaara che le avrebbe riaccompagnate a casa in auto.





Dopo mesi d'attesa, finalmente quella mattina di fine dicembre un lieve manto innevato ricopriva i tetti delle case. Mancavano solo due giorni a Natale.
"Buongiorno!"
"Buongiorno! Vuoi che prepari la colazione?"
"Tra poco. Dammi il tempo di riprendermi...!" Ancora un po' assonato, Madara sbadigliò sonoramente passando una mano tra i folti capelli neri, ricevendo un bacio del buongiorno dal consorte.
"Yuri credo dorma ancora! Andrò a svegliarlo, fuori c'è un panorama stupendo!"
"Lascialo dormire! È stato un viaggio estenuante, ha bisogno di riposo. Dopo andremo a fare un giro in centro."
Stesi a letto, i due uomini si lasciarono andare tra le braccia l'uno dell'altro, ancora storditi dal fuso orario. Non era semplice riprendere le loro abitudini.
Dopo anni trascorsi a Barcellona, la coppia aveva deciso di tornare a vivere i Giappone per aprire un loro studio legale privato, prendendo con loro anche Itachi. Ormai il ragazzo si stava affermando nel suo campo come uno tra i migliori avvocati della città, lavorare presso lo studio dei suoi prozii avrebbe solo incrementato la sua fama.

Nella stanza accanto intanto...
Sotterrato sotto la coltre di coperte, un ragazzo dai lisci capelli biondo chiaro trafficava con il cellulare, intento a scambiare messaggi con i suoi amici dall'altro capo del globo terrestre.
"Che topaia questa casa! Voglio tornare a Barcellona!" Sbottò incazzato come una biscia.
Quei due vecchiacci dei suoi genitori, per chissà quale ragione, avevano deciso di tornare a vivere in Giappone costringendolo ad andare con loro.
"Chissà se la colazione è pronta..." Si chiese il sedicenne, avvolgendosi con una coperta.
Quella mattina il freddo era particolarmente pungente. Con fare seccato, si aggirò per l'appartamento che i suoi avevano affittato temporaneamente finché non avrebbero acquistato una nuova casa. Tutto infagottato, si addentrò all'interno della cucina, trovandola perfettamente deserta. Percependo i morsi della fame, il ragazzo cominciò a frugare nel frigo, setacciando ogni sportello sempre più infuriato.
"Nulla! Non c'è nulla!" Affermò, mentre la fame gli stava divorando lo stomaco, morso dopo morso.


Ancora comodamente distesi a letto, Hashirama e Madara ne approfittarono per concedersi qualche minuto di relax.
Con movimenti lenti e studiati, Hashirama prese a baciare la pelle candida del collo del marito. Nonostante avesse passato i 50 anni rimaneva dannatamente sexy e affascinante. Come diavolo era possibile?
L'Uchiha lo lasciò fare, piegando leggermente la testa per concedergli maggior accesso, sentendo il corpo alto e possente del consorte adagiarsi sul suo, intrufolando una mano sotto la maglia del pigiama. Si sentiva ancora stordito, ma quelle carezze erano la cosa che più amava. Mai al mondo vi avrebbe rinunciato.
Un bacio, un altro ancora, mentre quelle mani ambrate esploravano il suo corpo con estrema lentezza facendosi desiderare.

Un potente boato, seguito dalla porta della loro camera che si spalancava violentemente, attirò l'attenzione dei due uomini.
Hashirama saltò letteralmente per aria a causa dello spavento, mentre Madara con occhi sgranati fissava la figura del figlio con ancora il piede sollevato in aria.
"PERCHÈ LA MIA COLAZIONE NON È ANCORA PRONTA?!" Urlò letteralmente il ragazzo, ancora avvolto dalla coperta, con lo sguardo da pazzo.
I due uomini sconcertati fissavano la figura del figlio. Aveva aperto la porta con un calcio cominciando ad urlare.
Man mano che quella consapevolezza si affermava nella mente del moro, sentiva l'irritazione impossessarsi del suo corpo.
"Allora? Sto aspettando!" Il ragazzino tornò alla carica, mentre il Senju ancora scombussolato faceva mente locale.
La figura di Marada si parò di fronte al sedicenne sovrastandolo. L'uomo inchiodò lo sguardo del ragazzo, esibendo un cipiglio furibondo intensificato da quei suoi occhi nerissimi carichi d'ira.
"Chi diavolo ti ha insegnato ad entrare senza permesso?" Domandò ironicamente, mentre il suo viso si tramutava in una maschera di rabbia mal trattenuta.
Yuri non si lasciò intimidire. "Ho fame! E nessuno di voi due si è degnato di prepararmi la colazione! Siete vecchi per chiudervi in camera! Alla vostra età non dovreste nemmeno più farle certe cose!"
"Se osi ancora aprire bocca sai dove te la ficco la colazione?!"
Veloce come un fulmine, Hashirama si fiondò sul marito tappandogli la bocca prima che aggiungesse altro.
"Su tesoro, andiamo di là! Cosa vuoi per colazione?" Troncò abilmente la discussione prima che degenerasse, mentre Madara si dimenava tentando di liberarsi per suonarle sia al marito che al figlio.
Yuri, ancora infagottato nel suo piumone, inarcò un sopracciglio seccato. Uscì dalla camera diretto verso la cucina. "Uova strapazzare! Tante uova strapazzate!" Rispose, osservando dalla finestra le strade imbiancate.

Vedendo il ragazzo andare via, Hashirama mollò la presa sul marito.
"Prova ancora ad intrometterti e giuro che ti rispedisco da dove sei venuto con un calcio!"
"E poi ti chiedi perché Yuri si comporti così...!" Il Senju rispose a quell'affermazione stufo di tutti quei battibecchi.
Madara con superiorità preferì lasciar perdere, raggiungendo la cucina.
I due raggiunsero la stanza, trovando il figlio mollemente abbandonato con la testa contro il tavolo con aria intristita. Forse non avrebbero dovuto costringerlo a lasciare la sua vita a Barcellona per spostarsi a Tokyo.
Con naturalezza l'Uchiha passò accanto al ragazzo, scompigliandogli i capelli in un gesto affettuoso. "Dopo usciamo. Vestiti pesante, oggi fa freddo."
Il ragazzino si limitò ad aggrottare le sopracciglia, tornando ad assumere la sua espressione seria e imbronciata, mentre Hashirama dietro i fornelli sorrideva.




In piedi dietro il portone del sul palazzo, Sasuke con un cipiglio seccato in volto, malediceva il suo datore di lavoro in tutte le lingue possibili ed immaginabili, utilizzando anche linguaggi contemplati solo dalle creature leggendarie contenute nei libri che leggeva.
Erano già le 9:30, eppure Obito ancora non si era degnato di farsi vedere. Cominciava a sentire l'irritazione prepotente. Proprio quando il ragazzo era deciso nel far dietrofront e tornarsene nel suo appartamento al piano di sopra, la figura del parente fece la sua comparsa.
Con ancora il fiatone, l'uomo entrò dal retro e corse verso la porta del locale che dava sulle scale del palazzo per permettere al moretto di fare la sua comparsa.
"Sei in ritardo!" Senza perder tempo, Sasuke incrociò le braccia al petto sputando quel commento.
"Ho avuto un contrattempo! Vedi di darmi una mano, invece di stare lì impalato! Siamo già in ritardo." Rispose a sua volta il maggiore, correndo come un pazzo in giro per il locale.
"Un contrattempo...! Che genere di contrattempo ti ha trattenuto?" Il ragazzo con disinvoltura pose la domanda, notando poi l'ultima persona al mondo che si aspettava di vedere fare la sua comparsa.
"Se volete, posso darvi una mano." Sorrise l'uomo dai capelli albini, poggiandosi allo stipite della porta.
Sasuke sentì la mascella toccare terra. "E lui che ci fa qui? Pensavo lo detestassi." Sbottò puntando un braccio accusatore verso il nuovo arrivato.
Rosso come poche volte gli era capitato in 40 anni di vita, Obito nascondendosi abilmente dietro il bancone prese ad armeggiare con qualsiasi cosa gli capitasse a tiro pur di evitare gli occhi di Sasuke. "Abbiamo fatto pace!" Rispose.
Kakashi, con altrettanta naturalezza, si accostò all'ex compagno di liceo osservando divertito il suo viso imbarazzato, lasciandosi andare ad un sorrisetto.
"Ci frequentiamo!" Esordì.
Il giovane Uchiha sbarrò occhi e bocca, letteralmente sconvolto. "Come sarebbe a dire?"
"Chiudi il becco deficiente!" Al contrario, Obito mollò una poderosa gomitata al compagno, trucidandolo con lo sguardo.
A stento riusciva a capacitarsi del fatto che avesse iniziato a frequentare quello stronzo, e per giunta quel bastardo aveva anche il coraggio di cantarlo ai quattro venti.
"V-voi due vi frequentate?!" Domandò ancora incredulo il ventenne.
Obito, sempre più a disagio, non rispose, ma fu l'Hatake ad abbattere ogni dubbio.
"Sì!" Ghignò, carezzando fugacemente il sedere del compagno, lasciandosi andare al un'altro sorrisetto divertito nell'osservare la sua reazione sconcertata.

Sasuke, ancora sbigottito dalla rivelazione, si allontanò dirigendosi verso la porta principale. L'aprì, permettendo alla clientela di entrare.
Per un istante tornò ad osservare quei due che battibeccavano dietro il bancone, vedendo l'albino rubare un fugace bacio al compagno, mentre quello lo allontanava indispettito.
-Improvvisamente mi sento un deficiente...!- Rifletté tra sé.
-Solo io ancora non ho fatto nessuno progresso con il Dobe? Sempre che mi veda in quel modo...- Proseguì con il suo monologo interiore, sentendosi un emerito idiota.
Pareva come se qualsiasi essere intorno a lui fosse capace di trovare l'amore, tranne lui.
"Basta! Devo conquistare quell'Usarontokachi!" Si disse con sguardo deciso.
Perché continuare ad aspettare che arrivasse il momento giusto? Forse era il caso di darsi da fare. Non era più il tempo per attendere che l'amore bussasse alla sua porta. O forse già aveva bussato? Ma lui ingenuamente, dopo aver aperto quella porta, non era stato capace di cogliere l'occasione?
Adesso era il tempo per vivere quel sentimento, per innamorarsi sul serio.

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