L'imbarazzo è l'involucro di un emozione bellissima.

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-L'imbarazzo è l'involucro di un'emozione bellissima.

Malgrado fosse Lunedì, il baccano infernale della sveglia, il dobe rientrato alle 4 di notte facendo più casino di un tram e l'ansia per l'esame da dare quella stessa mattina. Sasuke si sentiva di ottimo umore.

Marzo era arrivato, un po' in fretta, ma anche quel mese non si era fatto attendere più di tanto. Bevette la sua tazza di caffè, rigorosamente nella sua bella tazza blu con un tenero Pikachu stampato, dando una veloce ripassata agli argomenti principali, avrebbe avuto un esame in mattinata e poi un intero pomeriggio libero da trascorrere con il suo adorabile fidanzato.

Il moretto sorrise immaginando le mille posiziopni sessuali che avrebbe potuto sperimentare, magari alternando i ruoli, giusto per non incombere nella monotonia. Perchè no?Anche cenare nudi sul letto e poi rifarlo ancora e ancora e ancora... Finchè non sarebbero clollati in un sonno profondo abbracciati l'uno all'altro.

Non capiva perchè si sentisse tanto arrapato, ma poco importava.

Tornò a sorseggiare il suo caffè udendo il proprio cellulare squillare, sicuramente Itachi. Era una vera è propria abitudine quella di suo fratello, forse lo sentiva come un dovere visto che non avevano dei genitori e si era sempre occupato lui del fratello minore. Con disinvoltura afferrò lo smart phon pronto a rispondere, quando lessè il nome sul display che continuava a squillare e squillare senza tregua.

"Madara." Il suo viso si strinse in una smorfia. Le sopracciglia aggrottate, le labbra strette, gli occhi sbarrati.

Quando quel vecchiaccio rimbambito chiamava, pretendeva sempre qualcosa. Non rispose, lasciando il cellulare squillare.

"Che cazzo vuole alle 8 del mattino?" Sbottò.

Il telefono torno a suonare imperterrito, di nuovo lui fissò il nome di Madara lampeggiare ancora, indeciso se rispondere e scavarsi la fossa da solo con le sua mani o ignorarlo aspettando il giorno in cui la vendetta del parente si sarebbe abbattuta su di lui.

Riflettendoci, meglio rispondere.

"Pronto?" Si finse affaticato.

"Sasuke dove diavolo eri? Sono due ore che ti chiamo!"

"Nella doccia. Ti serve qualcosa zio Madara?" Mascherò l'irritazione. Tze! Due ore. Si e no erano cinque minuti che chiamava.

"Bene, ti aspetto a casa mia, oggi. Yuri ha bisogno di ripetizioni."

"Che? No, impossibile! Ho un esame oggi!" Sasuke sentiva l'rritazione triplicarsi.

"Allora verrai da me nel pomeriggio." L'uomo non cedeva.

"Ho impegni. Facciamo un altro giorno."

Sasuke non aveva la minima intenzione di rovinarsi il pomeriggio con quell'insopportabile nano da giardino maculato.

"I tuoi impegni possono aspettare! Tu verrai a casa mia oggi pomeriggio!" Sentenziò l'uomo alzando la voce riattaccando la chiamata, per non lasciare all'altro la possibilità di replicare.

Il giovane ventenne fissava il cellulare con occhi e bocca spalancata, inebetito.

"CHE TU SIA DANNATO VECCHIACCIO!" Sputò un attimo dopo, maledicendo il suo prozio, il marito idiota e quel nanerottolo arrogante, del figlio adottivo.

Con passo pesante, si avviò verso la propria camera da letto che già da un po', condivideva con il Dobe. Diede una veloce occhiata, il biondo era nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato un ora prima, gambe e braccia spalancate per tutto il perimetro del letto, a pancia in sù. Osservò il corpo del ragazzo con grande tristezza, indossava una sottile maglia bianca a maniche corte e i boxer, il piumone scalciato in un agolo del letto. Era una stufa umana, sentiva caldo anche a dicembre con un metro e mezzo di neve. Chinò il capo abbattuto, non avrebbe potuto godere del loro pomeriggio libero.

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