CVII

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Oggi è il 28 dicembre. Sono passati tre giorni dal Natale più brutto della mia vita. Dal giorno in cui Lydia si è addormentata all'improvviso.
I medici, inizialmente, erano speranzosi, pensavano che tutto questo migliorasse, ma poi hanno perso le speranze anche loro: li avevo spiati a parlare con Jeff e Natalie, e ho origliato che Lydia prima o poi, al di là di qualche settimana, se non qualche giorno, non ce l'avrebbe fatta. E quella notizia, insieme alla spregevole della morte di mia madre anni fa, è stata quella che di più mi ha spezzato il cuore, in mille pezzi.

"Come sta Lydia?", domando a Jeff vedendolo passare di fretta nel corridoio.
"I dottori stanno ancora lì dentro per cercare di capire cosa sia successo, però, per ora, pare sia entrata in coma", esplicita con tono parecchio cauto, troppo cauto.

"È grave?"
"Non penso. Tranquillo, prima o poi le passerà!", cerca di riderci su, ma a me tutto quello che viene è da piangere.
Non so se elogiare o disprezzare Jeff per la sua battuta. Ha una figlia che sta per morire, eppure lui sdrammatizza il tutto, per non far soffrire sia lui, sia coloro che gli si trovano intorno. È un papà eccezionale, una persona forte e che non si arrende mai.

Sono volati sei giorni dalla giornata di Natale, e a quanto pare, nessuno ha ancora capito cos'ha la ragazza che amo.
Oramai è sera tardi, mancano due ore alla mezzanotte, al Capodanno.
Ed io devo passarlo qui, in quest'ospedale a pregare, pregare una vita.

"Stiles, so quanto tu ami mia figlia, perciò per questa sera la lasceremo tutta a te", commenta Jeff, dandomi una pacca sulla spalla.

Vorrei troppo entrare, eppure non me la sento.
Non riuscirei a vedere la ragazza che amo conciata così per altri momenti, però lei ha bisogno di me.
Mi stai salvando, mi aveva detto, ed è giusto che io continui a farlo.
Entrerò in quella camera solo per lei.

"Hey Lydia", la saluto appena spalanco la porta della stanza, sapente del fatto che non riceverò mai un ciao per ricambiare.

"Come stai?", le chiedo una volta seduto sulla sedia che avevo lasciato prima di Natale accanto a lei: a quanto pare nessuno l'ha spostata.
Non ricevo alcuna risposta, ovviamente.

"Sono uno stupido, non mi risponderai mai", quasi urlo, con un tantino di disperazione nella voce, affranto dal dolore.

"O forse sì? Ma quanto cazzo dobbiamo aspettare, eh?", mi sfogo.

"Perché succedono le cose più brutte alle persone più preziose? Perché tutto questo a te?", dico afflitto e inizio a piangere.

"Non ce la faccio più, non posso vederti così, non più. Stasera, dopo la mezzanotte, vorrei addormentarmi, e sperare che sia tutto finito, che tutto torni alla normalità".

Coinvolto dalle lacrime, non mi ero nemmeno accorto del fatto che Natalie fosse entrata nella stanza.

"Stiles, tesoro, non posso vederti così", dice con tenerezza accarezzandomi il viso. "Non si sa se Lydia vivrà, ma in caso contrario, pensa che volerà verso un posto migliore".
Ma mi prende per il culo? Cioè, sì, forse ha ragione, ma non sarebbe meglio farla guarire?

"Natalie, per favore, vorrei stare un po' da solo", ribatto, evitando di risponderle male.

"Okay, ma ti prego, smettila di piangere. Lydia non vorrebbe vederti così", risponde uscendo dalla stanza, e chiude la porta dietro di sè.

In questo momento non riesco ad essere forte, ma forse Natalie ha ragione. Lydia non vorrebbe che io stessi così, eppure è impossibile. Non sono una di quelle persone che in questi casi cerca di pensare positivo, o meglio, lo ero prima della morte di mia madre.
Ma ora, andata com'è andata, non riuscirei più a sopportare il dolore che prova una persona che mi sta a cuore, e ancor peggio, la sua perdita.

Nel frattempo, sento iniziare un countdown dalle altre stanze. Manca un minuto al nuovo anno.

Accendo due stelle filanti natalizie con un accendino, una per me e una per Lydia, e faccio finta che lei stia festeggiando con me.

Il conto alla rovescia finisce con un felice anno nuovo urlato da ogni persona che si trova in questo edificio. Tutti staranno festeggiando, ma io non ho voglia di uscire.

Nel frattempo però, mentre butto le stecche di ferro delle stelle, ormai bruciate, sento bussare alla porta.
Di sicuro Jeff e Natalie non saranno, perché loro entrano quando vogliono, e lo stesso fanno anche i dottori. Allora, chi sarà mai?

ciao babes, ecco il primo capitolo di questa terza storia, muhahahahah.
anyway, fa un po' pena, ma spero vi piaccia.
volevo augurare buona fortuna a tutte coloro che faranno gli esami.
state tranquille, lasciate l'ansia a casa, perché sono una cavolata.💗
(calcolate che io li ho fatti due anni fa, ed ero la persona più ansiosa del mondo, e prima degli orali le insegnanti mi hanno dato una bottiglia d'acqua, ma poi, una volta fatti, sono rimasta "delusa" perché non pensavo fossero così semplici)
Miry.

YOU'RE MY MOONLIGHT 3 [Stydia]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora