12.

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Da quel momento io e Riccardo siamo diventati molto amici.
Stasera mi dimettono e sono felicissima.
Mike si è dimostrato un tesoro in questi giorni: è venuto a trovarmi sempre e mi ha comprato anche un libro che ho già quasi finito in un giorno.
È un ragazzo molto premuroso ed ogni giorno ringrazio per essere stata così fortunata.

Ci stai insieme da quattro giorni e già dici queste cose? Pensa cosa dirai fra un mese! 

La vocina irritante della mia coscienza parla eccessivamente troppo. 

-"Buongiorno moretta!" Mi saluta Riccardo mettendo le ultime cose nella sua borsa.

-"Buongiorno mr. Occhi di Ghiaccio" lo saluto io riponendo il camice ai piedi del letto.
"Quindi da oggi ognuno per la sua strada..." dico con un filo di tristezza nella voce.
È una persona molto simpatica e anche divertente nonostante quello che ha passato.

-"Io...vorrei rivederti, come amici ovvio. Io ora devo and--"

-"Mi prometti una cosa?" chiedo titubante. Lui annuisce. "Non voglio che tu--- beh che tu ti tagli. Sei una persona stupenda e ci sono un sacco di modi per dimenticare Giada. Se vuoi io ti posso aiutare o lo possono fare degli esperti...solo, ti prego, smettila di farti del male, non la riporterà in vita, non è stata colpa tua, ma di quello spacciatore o forse anche sua che si è andata a drogare. Quindi non punirti per qualcosa che non è nel tuo potere. Fallo per me...per favore"

Mi scruta con i suoi occhi azzurri e poi li posa sui miei che lo guardano disperati.

-"Non posso dire che smetterò, posso solo prometterti che ci proverò."
Annuisco sorridendo debolmente. È comunque un inizio.
Prima di uscire definitivamente dalla porta, si gira nuovamente.
-"Chiamami, ci conto eh" dice lui sorridendo leggermente e facendomi un occhiolino.
Mi porge un bigliettino che io afferro e poi se ne va per non tornare.
Sul pezzo di carta bianco c'è il suo numero.
Lo ripongo nella tasca della mia felpa e poi afferro la mia roba ed esco.

Appena varco la soglia della porta vedo mio padre intento a firmare qualche documento in segreteria. Dopo qualche secondo, incontra il mio sguardo e, accennando un sorriso, mi fa cenno di raggiungerlo ed io lo faccio.

La ragazza della segreteria mi porge un foglio bianco e mi fa mettere una firma sul fondo.
Dopo di che usciamo da quel postaccio per tornare a casa. Non vedo l'ora di tornarci a dir la verità. Mi mancano tutti i miei libri, il mio bagno, i miei vestiti e, soprattutto, il mio letto che ho chiamato Justin in onore del mio idolo. Questa cosa è nata quando avevo dieci anni e da lì non ho più smesso...so che è una cosa stupida, ma non mi interessa.

Appena entro in casa è tutto buio e così accendo la luce.
Non vedo l'ora di farmi una doccia, lavare i miei capelli per poi buttarmi sul letto e dormire come se non ci fosse un domani.

La stanza si illumina in un batter d'occhio e tutti urlano.

-"Sorpresa!" Vengo travolta da una mandria di ragazzi e ragazze che fanno partire la musica.
Ed io che volevo dormire.
Vedo che Hope mi viene incontro.

-"Amica! Sei uscita da quel postaccio finalmente!" Dice lei stringendomi a se. Intanto mio padre si dilegua insieme a mia sorella inventandosi che dovevano andare a fare una cosa in un posto, con testuali parole.
Sorrido e poi lei si stacca.
-"Allora...che ne dici, ti piace la tua festa di bentornato?!"

-"Allora sei tu la responsabile di questo! Non che non te ne sia grata, ma avresti potuto dirmelo."

-"E se no che sorpresa è? Piuttosto che lamentarti sempre, guarda un po' chi c'è lì? 》indica un punto della stanza ed è lì che lo vedo.

È seduto sulla sedia a rotelle e parla con Thomas, seduto semplicemente su una poltroncina rossa.
Saluto Hope e mi diririgo nella sua direzione.
Appena il mio sguardo incrocia il suo mi sento di nuovo viva.

-"Sere!" Sussurra lui sorridendomi.

-"Ecco la nostra ammalata! Sai...per merito tuo ci hanno sventato un compito di fisica, io ti adoro!" esclama Thomas continuando a bere il suo drink.
Sorrido leggermente.

-"Sere, vieni un attimo?" vedo che parte con la sedia a rotelle e si mette vicino alle scale, un luogo un po' isolato dalla massa.

-"Come stai?" Chiedo sedendomi sui gradini per essere alla sua altezza.

"Fanno un po' male, ma già da domani potrò usare le stampelle." risponde alzando le spalle. -"Tu, piuttosto come stai?"

-"Bene, la testa non mi fa più male, ma mi sento terribilmente in colpa per averti bloccato su una sedie a rotelle." Rispondo abbassando lo sguardo.

-"Ehi, ehi guardami" mi prende il mento fra il suo indice ed il suo pollice facendomi alzare la testa verso di lui. "Non è colpa tua se quel pazzo ci ha investito. Piuttosto è colpa mia che avrei dovuto accompagnarti a quella maledetta festa."

"Perché hai reagito così? Alex è solo un amico"

-"Ero geloso, follemente geloso. Tu forse non ricordi, ma quel biondino aveva le mani posizionate sulle tue natiche!" posso ancora vedere il fastidio nei suoi occhi. "poi eri bellissima" sorride nell'ultima parte accarezzandomi le guance che diventano paonazze.

-"Ho una domanda da farti, anche se non ne sono sicura" lui annuisce. -"Ci siamo baciati? Intendo prima di essere investiti."

-"Si, te lo ricordi?"

In realtà non molto bene, ma non voglio farli stare male e così annuisco.

-"Posso rifarlo?" chiede lui.
Sorrido e lo bacio io. Un semplice bacio a stampo che mi fa venire le farfalle nello stomaco. 
-"Piccola, sai dirmi dov'è il bagno?"

-"Ultima porta a destra" gli indico per poi vederlo avviarsi verso il bagno.
Io invece mi alzo sorridendo e andando verso il tavolo delle bibite.
Prendo un bicchiere di plastica e ci verso dentro del tè alla pesca.
Ad un tratto sento qualcuno picchettarmi la spalla con un dito e così mi volto subito.

Davanti a me c'è una ragazza: bionda, con dei capelli veramente bellissimi che le invidio un sacco, occhi azzurri, leggermente più spenti di quelle di Riccardo. Dietro di lei ci sono due ragazze: una con i capelli rossi e gli occhi marroni e l'altra con capelli castani ed occhi del medesimo colore.

-"Se cerchi il bagno è occupato" dico mangiando un salatino con un wustel dentro. 

-"Non mi serve il bagno" il suo ghigno malvagio non promette nulla di buono "mi serve che tu stia alla larga da Mike."  Sposta il peso su il fianco sinistro.

-"Come?" Ditemi che è uno scherzo perché altrimenti non rispondo di me.

-"Non ci senti?! Eppure mi sembri una sveglia! Stai. Lontano. Da. Mike." scandisce bene ogni parola.

-"E chi saresti tu per dirmi cosa devo o non devo fare?!" ma chi l'ha invitata? Ma chi la conosce?

-"Ah giusto, non mi sono presentata: sono la ragazza di Mike, Amber, piacere"







You are my only reason (Mike Bird)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora