Cap. 10

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"Sei sicuro che non vuoi che ti accompagni? Ormai mio padre ha superato il limite, non può fare di peggio"

"hai già rischiato tanto stamattina non andando a scuola"

"chi sa quando ti rivedrò, dovevo..."

"Non mi va che litighi con lui per colpa mia"

"Riccardo, ma che dici? ok ho capito, non ti accompagno ma per favore non parliamo più di questo argomento, comincia ad irritarmi"

"ma avrà i suoi motivi per volermi lontano da te"

"riki basta ok? o finisce che litighiamo prima della partenza e poi è un casino, basta." lo vedo annuire con lo sguardo basso sulla valigia ancora aperta. Conoscendolo so che si crede il responsabile di ciò che succede tra me e mio padre, ma ormai dovrebbe aver capito che non siamo compatibili e che questa storia va avanti da sempre.

Io e mio padre non siamo mai andati d'accordo.

Fin da piccola qualsiasi cosa facessi era sbagliata, qualsiasi cosa dicessi era una stupidaggine e qualsiasi amica entrasse nella nostra casa non era un buon esempio per me.

Ho sempre dovuto eseguire i suoi ordini a bacchetta, senza mai esitare o ribellarmi, almeno fin quando in primo superiore non ho capito finalmente cos'è la vita.

Riccardo mi ha insegnato a prenderla con leggerezza, mi ha aiutato a spezzare " l'ipnotizzazione " che mio padre aveva su di me e finalmente mi ha fatto notare che la vita è solo una, è mia, e devo decidere io come viverla.

Quando sento Riccardo chiamarmi quasi fatico a tornare alla realtà.

"Si, si, ci sono, sto bene"

"Ne sei sicura?"

"Certo" annuisco avvicinandomi subito a lui per aiutarlo a comprimere la roba nella valigia per riuscire a chiuderla.

"E ricordati di me ogni tanto" gli dico quando siamo ormai stesi sul letto ad aspettare l'orario della partenza.

Non credo di aver vai visto delle lancette correre così velocemente.

"Sarai sempre nei miei pensieri, notte, giorno, in bagno, in cucina"

"Avrei preferito sentire "sul palco" ma a quanto pare dovrò accontentarmi"

"E fai bene" ride "a parte gli scherzi...appena potrò uscire mi attaccherò ad una cabina telefonica e farò il giro delle chiamate, quindi se hai intenzione di stare ore al telefono ti conviene sganciare un po' di soldi"

"Oh no tranquillo, mi farò bastare una sola chiamata, non ho intenzione di impoverirmi in questo modo"

"E certo, io invece posso impoverirmi per parlare con te"

"Ovvio"

Senza neanche accorgercene, tra le chiacchiere altre 2 ore sono volate via e io devo correre a casa se non voglio destare sospetti.

"Stammi bene Riki" dico abbracciandolo, ma mi sento stringere così forte che molto probabilmente con un briciolo di forza in più mi avrebbe spezzato qualcosa.

"Mi mancherai" mi sussurra all'orecchio, non volevo piangere, ma l'ho fatto.

Arrivata a casa l'unica cosa che vorrei fare è piangere, o al massimo abbracciare qualcuno, ma non posso, devo far finta di niente per evitare un'altra stupida litigata da film drammatico.

Dal giorno della punizione gli occhi di mio padre sono costantemente puntati su di me, cerca sempre di intuire qualcosa dalle mie azioni, dai miei movimenti o dalle mie parole.

Ormai non sono più sicura di poter avere una vita privata stando in questa casa anzi, non sono più sicura di poter avere una vita.

Comunque da quel giorno anche i suoi orari di lavoro sono cambiato drasticamente, vorrei pensare che sia solo un caso ma mi viene difficile.

Ora ogni giorno al mio ritorno da scuola lui è stranamente in piedi a pochi passi dalla porta, come se si preparasse a correre a prendermi in caso di un mio sospetto ritardo.

Anche oggi, infatti, era lì ad aspettarmi.

"Sono a casa" grido per informare anche mia madre del mio ritorno ma non ricevo risposte.

"È venuta a prenderti da scuola, perché non sei con lei? Sapevo che non dovevo darle il permesso di venire al posto mio"

"A...a scuola? Non l'ho vista, non sapevo che..."

"Ci sei andata a scuola vero?"

Si, credo proprio di essere sbiancata d'avanti a questa domanda.

E ora cos'altro mi aspetta?

" Angelica " dice mia madre entrando grazie alla porta che non avevo avuto tempo di chiudere.

La vedo passare lo sguardo dal mio viso sicuramente spaventato, a quello infuriato di papà.

Ero quasi pronta al peggio quando l'ho sentita parlare ancora.

" Mi sei passata d'avanti, com'è possibile che tu non mi abbia vista? Non devi guardarti solo le scarpe mentre cammini."

Dice guardandomi severamente.

Ma cosa stà succedendo?

"Ne ho approfittato per comprare un po' di pane, andiamo a tavola.

Ancora stranita, seguo mia madre."

Le sono veramente passata d'avanti? Si è accorta che non tornavo da scuola?

Subito dopo il pranzo ho finalmente le risposte alle mie domande, quando vedo mia madre sedersi sul mio letto, ai miei piedi.

"Ero fuori da scuola prima che suonasse la campanella"

Dice.

Mi sorprendo a non essere minimamente a disagio nella situazione.

Le spiegherò tutto, lei capirà.

"Dove sei stata?"

"Da Riccardo" rispondo senza problemi.

Nel suo sguardo riesco a percepire un po' di titubanza, è per questo che decido di darle subito la buona notizia.

" L' hanno chiamato, è stato ammesso alla scuola di Amici " dico sorridente e vedere il mio stesso sorriso riflesso su di lei mi tranquillizza.

" Ma è fantastico" dice

" Partirà tra qualche ora, è per questo che ho deciso di passare la mattinata con lui, non lo vedrò per tanto tempo ora..."

" Tra qualche ora? Così presto?"

"Già"

"Non essere triste, te la caverai, vedrai" ride " è una grande occasione per lui"

Grande è dir poco...

Amore || Riccardo MarcuzzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora