Cap. 11

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Non pensavo che la vita senza Riccardo sarebbe stata così faticosa.

E' solo il secondo giorno che passo senza di lui e già mi sento una stupida asociale secchiona, seduta difronte ai professori e da sola.

Non sono pronta a trascorrere un'altra giornata come quella di ieri.

Ho urgente bisogno di parlare con qualcuno o rischio di dimenticare come si fa, ma qui sono uno più stupido dell'altro.

Avvicinarmi a qualche ragazza significherebbe sghignazzare in continuazione... e se la cosa poi andasse bene e diventassi amica di qualcuna? come farò ad uscire dal giro satanico?

Parlare con i maschi, invece, sarebbe un'impresa.

C'è mai stata una ragazza in questi secoli che è riuscita a capire per intero un ragionamento di un maschio? Si, io, ma Riccardo è un caso a parte.

A questo punto l'unico su cui possa contare è il prof di italiano, che a dispetto ieri aveva la giornata libera e oggi è in ritardo.

Fortunatamente, anche se in ritardo, lo vedo entrare in classe.

"Tranquilli gentaglia, questi che ho in mano non sono compiti a sorpresa ma progetti di coppia"

Dice sventolandoci in faccia i fogli.

In tutta la classe si alza un leggero brusio, che però lui riesce a zittire (come sempre).

"si tratta di un semplice power point su l'ultimo argomento che abbiamo fatto, so che non abbiamo mai fatto cose del genere ma c'è sempre una prima volta.

Non ho formato le coppie e se ve lo state chiedendo sì, fate il lavoro con chi vi pare, basta che lo fate.

Potete cominciare appena finisco di consegnarvi lo schema d'esempio, oggi ho bisogno dell'ora per mettere a punto delle cose con gli altri colleghi."

E ovviamente dopo anni di superiori i prof decidono di farci lavorare in coppia solo quando Riccardo va via.

Aspetto pazientemente che qualcuno mi si avvicini...ma chi sto prendendo in giro, non mi si avvicinerà nessuno e se non mi muovo rischierò di dover fare tutto da sola.

Dopotutto è da anni che sono in questa classe, siamo tutti più che conoscenti, se provassi a chiedere a qualcuno di fare coppia con me non credo mi riderebbe in faccia.

Già, proprio così...peccato però che tutti hanno già formato le coppie e ho come la strana sensazione che dovrò fare il compito da sola.

Infatti dopo aver constatato che i presenti in classe sono ovviamente dispari, il prof mi offre di lavorare in 3 o, se preferisco, da sola.

Ovviamente io da perfetta secchiona ho deciso di fare tutto da sola.

Non ricordo di aver mai passato in vita mia una giornata più lunga di questa e l'unica cosa che vorrei fare una volta a casa, è lanciarmi sul letto (o sul divano nel caso di mancate forze utilizzabili per affrontare le scale) e dormire, dormire, dormire.

"Cosa c'è?" Mi chiede mio padre quando mi vede lanciarmi a peso morto, sul divano e a pancia in giù con la testa nel cuscino.

"Sono stanca" rispondo semplicemente, sperando di non dover rispondere alle domande dell'interrogatorio giornaliero.

"Perché? Cos'hai mai potuto fare di così stancante a scuola?"

"È stata una lunga mattinata"

"E io ti sto chiedendo perché"

"Perché le spiegazioni sono state pesanti" rispondo a denti stretti. Quando la finirà?

"Quindi mi stai dicendo che quel tuo solito amico non c'entra niente?"

"No papà, se ti può consolare saperlo sappi che è partito 2 giorni fa. Ora puoi lasciarmi in pace?"

Stranamente, a differenza degli altri giorni sembra aver capito il significato di "lasciarmi in pace", infatti dopo aver assimilato bene la mia risposta si è alzato ed è andato via senza aggiungere altro.

Non faccio in tempo neanche a veder arrivare mia madre che crollo nel sonno più profondo di sempre.

Quando mi sveglio il sole sta ormai tramontando.

Riesco a vedere i tanti colori del cielo attraverso la finestra che ho difronte e quasi ne rimango incantata.

Sei sveglia finalmente" dice mia madre sedendosi d'avanti a me e accarezzandomi la testa.

"Stai bene? È da tanto che non dormivi il pomeriggio, non hai neanche mangiato"

Sospiro e mi metto seduta.

"Si, sto bene" vedo, so che mia madre non ne è convinta, ma a differenza di mio padre va via senza commentare.

Ma in realtà non so neanche io se sto bene.

Questo è solo il secondo giorno che passo senza Riccardo e già mi sembra di non potercela fare.

Non mi ero accorta di aver basato praticamente tutta la mia vita su di lui, quando non c'è io non sono niente.

Quando trovo le forze per alzarmi dal divano, raggiungo la mia stanza massaggiandomi il collo dolorante, per quale assurdo motivo ho dormito sul divano e non sul mio comodo letto? Ma ok.

L'orologio segna le 17:00 in punto.

Ho dormito per 5 ore e ora non ho le forze di fare niente, ma l'infarto arriva quando i miei occhi cadono sullo zaino che sicuramente ha portato sopra mia madre: non ho fatto neanche un compito.

Prima che iniziassi a disperarmi come una pazza scendo di sotto e raggiungo mia madre.

"Mamma, dov'è il termometro?" E solo con questa frase posso considerarmi in salvo

"Il termometro? L'avevo detto io che non stavi bene. Cosa ti senti? Ti fa male qualcosa? Ti gira la testa? Siediti e non alzarti, non avrai mica la febbre?"

Proprio come previsto.

È sempre stata così mia madre, fin da piccola anche per un semplice mal di pancia, diventavo il suo punto di riferimento giornaliero.

Mi girava intorno per tutta la giornata e mi dava tutto quello di cui avevo bisogno.

" E ovviamente domani niente scuola, non hai neanche fatto i compiti" mi risulta quasi difficile trattenere il sorriso di vittoria, era quello che volevo.

Mi giro per non farmi smascherare e mi stendo di nuovo sul divano.

Come previsto la mattina successiva la passo stesa nel letto senza preoccupanti di fare il minimo sforzo.

Solo verso le 12 decido finalmente di alzarmi e l'unica cosa che mi avrebbe convinta a fare il duro passo sarebbe stata una passeggiata.

Così mi vesto con tutta la lentezza possibile e striscio giù per le scale.

Uscita di casa il mio sguardo cade sulla lettera che era stata incastrata sotto la porta e che non la faceva aprire bene.

SPAZIO AUTRICE
Sono le 2:15 e non ho intenzione di rileggere, se ci sono errori il mio prof di italiano se ne farà una ragione.
Buonanotte e spero riusciate a leggere le possibili frasi giorgianesi.

Amore || Riccardo MarcuzzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora