Cap. 20

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Con il cellulare scarico in tasca, cerco di ricordare il nome della via in cui dobbiamo andare per prendere il pullman.

"com'è che era? con la i o senza la i?"

"non farmi più domande o giuro che ti lascio qui e torno in dietro. E stanne sicura che se tra 10 minuti non siamo arrivati, lo faccio comunque"

"suddai amico, peace and love"

Incrocia le braccia al petto e respira profondamente...beh, almeno non ha cercato di farmi investire.

"sta chiamando una certa Federica" dico aprendo la chiamata

"cazzo" prova a prendermi il telefono ma mi scanso

"pronto?"

"ahm...mi passeresti Riccardo?"

"puoi dire anche a me"

"no, dammi" Riccardo prova a strapparmi il telefono dalla mani, ma mi volto e attraverso la strada

"ecco...ok...dove siete?"

"fuori"

"ah...e dove?"

"non lo so"

"hm...ok...ora mi passi Riccardo?"

"E' occupato" vedo Riccardo guardarmi come se guardasse la prof di inglese, ok, forse sto rischiando un po'

"sei in vivavoce" mi correggo sperando di migliorare un po' le cose.

Voglio ascoltare cos'ha di così importante da dire questa tizia

"Scusa Fede, dimmi"

"sì Fede, dicci" penso

"ecco...quindi...oggi pomeriggio non facciamo più niente?"

"Dio...Fede scusa, me ne sono completamente dimenticato" era da tanto che non sentivo la sua voce dispiaciuta, è così dolce quando fa così.

Ma a parte questo...cosa dovevano fare?

Appena chiusa la chiamata chiedo

"cosa dovevate fare?"

"vaffanculo"

"ehi ehi, modera le parole"

"Sei tu che le tiri"

"Ma dai Riki, stavo scherzando" dico porgendogli il telefono "e comunque ho trovato la via, seguila"

Dopo un lungo tragitto trascorso con il muso, arrivati alla fermata finalmente mi rivolge la parola

"Dovresti crescere un po'" ok, sarebbe stato meglio se fosse rimasto in silenzio

"Stavo solo scherzando"

"come una bambina"

"quindi fino a qualche settimana fa lo eri anche tu?"

"forse lo stare lontano da casa mi sta facendo crescere, dovresti farlo anche tu"

"stai veramente cercando di litigare con me?"

"ti sto solo parlando da amico"

"bene, è meglio se non parli allora" rispondo, mi sta facendo innervosire.

Mi poggio al muro e a braccia incrociate aspetto questo maledetto pullman.

Ovviamente con un ritardo bestiale, finalmente il pullman arriva, ma io un tragitto di 2 ore in silenzio non lo posso fare.

"Ciao" saluto le 2 ragazze ai sedili accanto, sembrano simpatiche e non mi lascio sfuggire questa occasione.

"Come vi chiamate?"

"Io sono Anna e lei è Miriana" risponde la più vicina a me mentre l'altra si limita a sorridermi

"Anche voi andate a Latina?"

"No, noi scendiamo un po' prima"

"Capisco"

"Ma tu non sei di qui" interviene la ragazza vicino al finestrino

"Milano"

"Wow, un giorno lì ho visto un gran pezzo d'uomo"

"Questa è vecchia" rispondo ridendo

"Oh, quindi avete le nostre stesse battute su al nord..."

"Ma certo, sono del nord italia, non del nord africa" rido

Fortunatamente in compagnia delle mie due nuove amiche le due ore sembrano volare e senza neanche rendermene conto sono nel bel mezzo di Latina.

"Saliamo quelle scale, credo di aver visto una fontana, ho sete" dico ma Riccardo neanche mi guarda

"Riki dai, togli quel muso" lo prego, ma non mi risponde "lo stai facendo solo per uno stupido scherzo?" non mi risponde

"ti sembra il caso di prendertela così tanto? a questo punto sei tu quello che deve crescere"

"non avevi il diritto di rispondere a quella chiamata"

"da quanto ne so l'ho sempre fatto e non te la sei mai presa tanto" ovviamente non risponde, ma tanto so di avere ragione

"E' perché era quella ragazza? non dovevo rispondere perché era lei?" per l'ennesima volta non mi risponde

"Cazzo Riccardo guardami" dico strattonandolo per il polso obbligandolo a girarsi verso di me, ma non è la cosa più intelligente da fare su una rampa di scale.

Nel tirarlo scivolo verso dietro, gli stringo il polso per non cadere ma alla fine gli cado sopra.

Sbatto la fronte sulla sua e il giramento di testa mi impedisce per un attimo di alzarmi, apro lentamente gli occhi che avevo serrato e mi ritrovo ad un filo dai suoi occhi, non avevo mai notato quanto fossero blu.

Per un attimo mi cade lo sguardo sulle sue labbra, ma quando lo vedo sorridere comincio a ridere come una pazza.

"che figura di merda" dico alzandomi, ovviamente senza smettere di ridere

Lo stavo per baciare? ma cosa mi è preso?

"certo che hai la testa vuota ma è dura come una roccia"

"Posso dire la stessa cosa di te" dico facendogli la linguaccia, almeno ha tolto il muso.

SPAZIO AUTRICE

E ora entriamo nel vivo della storia...

Ps: vorrei attirare la vostra attenzione sull'immagine del capitolo, ci ho messo mezz'ora per farla.

Amore || Riccardo MarcuzzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora