Cap. 25

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Dicono che quando la morte ti sfiora i momenti più importanti della tua vita ti passano d'avanti agli occhi come la pellicola di un cortometraggio senza senso.

Dicono che è in quei pochi secondi che capisci veramente l'importanza della vita, giusto per pentirti di non averla vissuta come avresti dovuto e di non aver reso abbastanza felici chi ti ama più di se stesso.

Dicono che sai cosa stà accadendo e cosa ti sta per succedere, come e quando accadrà, ma io purtroppo non ho visto niente di tutto questo.

"Ha perso troppo sangue" è la prima frase che sento quando piano comincio a riprendere i sensi.

Gli occhi neanche mi si aprono, non vedo niente, solo il buio totale, non riesco a muovere neanche un dito e per respirare una stupida mascherina mi preme sulla faccia.

L'unica cosa che riesco a fare è sentire le voci sconosciute che mi circondano ma avrei preferito non riuscire a fare neanche questo.

Le voci allarmate dei medici mi echeggiano nelle orecchie, il fastidioso rumore delle rotelle della barella provocano un fastidioso ronzio e le porte che sbattono sembrano il colpo di un martello sul cranio.

La barella finalmente si ferma ma i numerosi rumori vengono sostituiti da oggetti di ferro che sbattono tra di loro: siamo in chirurgia.

Sento qualcosa pungermi sul braccio e poi dinuovo il nulla, sto dormendo?

Non riesco a ricordare nulla di ciò che è successo, non so dove, non so quando e non so perché, so solo che ora sono in ospedale.

Pov. Riccardo

Ho finalmente deciso di parlare con Federica per avere spiegazioni dato il suo comportamento.

Con estrema lentezza mi do la spinta per alzarmi dal divano, ma quando stavo per raggiungerla mi squilla il cellulare.

Dato quello che stavo per fare, numero sconosciuto quasi mi incita a non rispondere, ma alla fine lo faccio.

"pronto?"

"Riccardo tesoro" la voce spezzata dall'altra parte del telefono è quella della madre di Angelica. D'istinto la prima cosa che faccio è allontanare il cellulare dal telefono per controllare l'orario, è solo da 2 ore che Angelica è partita.

"sì?" chiedo insicuro, cos'è successo?

"Angelica ha avuto un incidente, ora è in ospedale, la stanno operando" il mio cuore perde un battito, il telefono quasi mi scivola dalle mani e dalla mia bocca non riesce ad uscire neanche un filo d'aria.

"siamo già in viaggio ma è ad un ora da te, ti prego raggiungila" mi supplica, ma io ci sarei andato anche se me lo avesse vietato.

Chiusa la chiamata corro in camera a prendere la giacca e qualche soldo per il taxi, mi sbatto la porta della stanza alle spalle e corro fuori quasi con le lacrime agli occhi.

"Riccardo, dove vai?" Sento urlare Federica.

Mi ha raggiunto ma non ho tempo né per risponderle né per darle spiegazioni, esco dal cancello di metallo e chiamo il taxi

"sei impazzito?" mi chiede lei raggiungendomi. Mi volto di spalle e mi poggio al muretto con la testa fra le mani, non voglio farmi vedere in questo stato

"ma che ti prende?"

"ti prego stà zitta" dico con tutta la calma che ancora riesco a trattenere, ma so che da un momento all'altro scoppierò.

"E dopo quello che hai fatto ti permetti anche di trattarmi così? ma chi cazzo ti credi di essere?" urla.

Avrei sperato di resistere ancora qualche minuto

"angelica ha avuto un incidente, è in ospedale e ha bisogno di me, le tue scenate di gelosia ora non sono neanche proponibili e non ho voglia di starti a sentire. Hai finito ora? puoi lasciarmi in pace?" chiedo prima che il taxi mi parcheggiasse affianco, apro lo sportello ed entro.

Do velocemente le indicazioni dell'ospedale e lo prego di fare il più presto possibile, ma prima che potessimo partire, anche Federica sale in macchina.

"ci sono anche io" dice, ma troppo debole per ribattere provo a tranquillizzarmi.

"dov'è?" urlo ancora alla ragazza dietro il bancone

"le ho già detto mille volte che non può entrare se non è un parente"

"ma che cazzo di legge è?" grido "fatemi entrare"

Il pugno tirato al bancone mi fa sanguinare la mano ma per quanto mi riguarda potrebbe anche essere rotta, non mi importa.

Prima che potessi rompermi anche il piede, una porta delle tante si apre e ne esce una barella. Era lei.

"Angelica" grido correndo verso di lei, ma subito un medico mi allontana.

"Non può entrare" mi dice prima di chiudere le porte di un'altra stanza.

"Fatemi entrare in questa fottuta stanza" grido, non so cosa mi prende, non so neanche se sono io che urlo

Finalmente uno dei medici in camera con lei viene a spiegarmi qualcosa.

"siete parenti?" chiede. Ma vaffanculo.

"come sta? cosa le è successo? sì riprenderà subito? è sveglia? posso parlarle? fatemela vedere"

"ehi ehi, calmo è fuori pericolo" dice mettendomi le mani su entrambe le spalle, e pensa che questo mi tranquillizzerà?

"se non siete parenti non posso dirvi altro, potrete vederla più tardi"

Stavo quasi per spingerlo e entrare comunque quando un altro dei medici esce dalla stanza.

"Ha perso troppo sangue, è in pericolo, ha bisogno di una trasfusione" dice allarmato, ma mai quanto me

"ma non ne abbiamo a disposizione" aggiunge "la ragazza è AB negativo, è il gruppo sanguigno più raro, non so quando.."

"io" Federica si fa spazio tra i 2 "io sono AB negativo"

La fissiamo tutti in silenzio assimilando ancora le sue parole

"cosa aspettate? salvatela" dico e finalmente riusciamo ad entrare nella stanza ma ora capisco perché avrei fatto meglio a restare fuori.

Immobilizzato sulla soglia della porta l'unica cosa che riesco a fare mentre Federica salva la mia amica è fissarla lì, stesa su quel lettino bianco quanto il suo viso pallido.

Sembra così debole, così indifesa, così priva di vita.

Le gambe immobilizzate dalla scena da film mi obbligano ad assistere in prima fila ad un incubo.


SPAZIO AUTRICE

Vi giuro, amo follemente l'ultima frase che ho scritto, ma da dove mi è uscita? *-*

Ah e comunque...colpus di scenas


Amore || Riccardo MarcuzzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora