Cap. 34

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"Ragazzi oggi non mi va di fare lezione" sono le parole più belle che le mie orecchie abbiano mai potuto sentire.
"Abbiamo la password del wi fi?" Chiede il prof sedendosi alla cattedra.
"Cercate un film, una canzone, un porno,qualsiasi cosa"
Come sempre l'intera classe aspetta che decida chi far andare al computer a fiato sospeso per evitare di attirare l'attenzione e prendersi un borsellino in faccia, quando mi guarda ho ormai perso le speranze, ma non mi chiama.
"Orlando, vieni" dice indicando il banco affianco al mio
"Mi chiamo Leonardo"
"Fin quando starai vicino all'Angelica fino a prova contraria tu sei l'Orlando, vieni"
Con una strana espessiome mista tra divertimento, paura e indecisione, Orlando si alza e lo raggiunge.
"Che aspettate? Dategli la password" dice poi il prof accendendo il cellulare con cui spesso accede al registro elettronico quando il computer è occupato.
"Metti Scary movie" dice un ragazzo
"No, metti New York accademy"
"Cerca un film di Johnny Depp"
"Poco fa è uscito un film che parlava dell'argomento che stiamo facendo in storia, dovrebbe essere con leonardo" interviene il professore " dicaprio ovviamente, non credo che tu abbia mai fatto un film" ride
Mi sono sempre chiesta come facessero i professori ad imparare così tanti nomi in poco tempo quando io non ricordo neanche il mio, ma credo di aver capito qual'è la sua tattica, se non ricorderò neanche ora il nome del barista allora è grave.
"Ah, ma alla fine qualcuno ha fatto il lavoro di gruppo che vi avevo chiesto?" Chiede ad un certo punto il professore fissando più me che il resto della classe.
Si, tanto lo so che hai capito che non l'ho fatto, ma sai...HO AVUTO UN INCIDENTE.
"Orlando, tu sei in coppia con Angelica, fatti spiegare cosa dovete fare e non la molestare" ride prima di alzarsi e uscire dalla classe.
Io.non.lo.sopporto.più.
"Allora? Cosa metto?" Chiede Leonardo lasciando perdere le risate degli altri.
Solo dopo mezz'ora riusciamo a mettere d'accordo più di metà classe, ma io ora ho altro a cui pensare.
"Dobbiamo incontrarci per il progetto"
"Mi stai chiedendo un appuntamento?" Chiede voltandosi verso di me
"Cosa? No io...no. Cioè..."
"Tranquilla" ride "Stavo scherzando, ti agiti facilmente sai? È facile capire cosa pensi"
E io che avevo sempre pensato che gli altri capissero cosa penso a causa delle guance perennemente rosse.
"E poi arrossisci per ogni minima cosa" sorride.
Ecco.
"Oggi mi permetterai di accompagnarti a casa?"
"Ma ci tieni proprio?"
"Se devo venire a casa tua per il progetto dovrò pur sapere come arrivarci senza essere possibilmente accusato di invasione di proprietà privata, violazione della privacy o disturbo alla quiete pubblica"
"Non esagerare" rido, eppure non ha tutti i torti.
Pensando alla sera precedente ricordo subito di aver perso uno dei miei ciondoli portafortuna...devo ritrovarlo a tutti i costi.
"Per caso...ma giusto per caso...quando sono saltata giù dall'albero hai visto cadere qualcosa?"
"Con tutto quel buio, quel vento e quell'ansia? No, ero troppo occupato ad immaginarti spiaccicata al suolo"
"Grazie per avermi tirato i piedi allora"
"E basta cazzo" una gomma da cancellare mi rimbalza in testa finendo sul banco "mutitevi"
Certo, ci mutiamo subito.

Pov. Riccardo

Dopo tutto quel casino per riuscire a farmi alzare da quel divano, arrivati in sala l'unica cosa che troviamo è una porta ancora chiusa a chiave.
"Cosa? Ma perché? Non è presto, anzi, siamo in ritardo." Dice federica bussando per l'ennesima volta
"A mio parere non è una brutta cosa, è l'occasione di tornare a dormire e svegliarsi tardi per una volta"
"Pensi solo a dormire"
"Beh sai, tu ti sei addormentata dopo il secondo bicchiere, io sono andato a letto alle 6"
"E non è mica colpa mia" dice tornando in dietro.
Certo che le donne quando ci si mettono sono proprio irritanti.
Torno in camera anche io senza farmi domande o preoccuparmi per la lezione saltata senza avviso, meglio.
"Scusa?" sento gridare Federica "scusa?" Stava chiamando uno dei ragazzi dello staff
"Perchè i professori non sono in classe per la lezione?"
"C'è stata una riunione all'ultimo momento e a quanto pare non sono riusciti ad avvisare nessuno. Non siete i primi a chiedere spiegazioni."
"Visto? Potevamo rimanere a dormire" dico avvicinandomi a Federica
"E che ne potevo sapere io?"
"E si, giusto per informazione...sei facilmente irritabile quando non dormi, me ne ricorderò la prossima volta che vorrò chiederti di uscire"
"Tu non mi hai chiesto di uscire, tu mi hai obbligata"
"Ma fin quando sei rimasta sveglia è stato divertente, ammettilo"
"Il prossimo appuntamento lo decido io"
"Appuntamento? Ma non era un appuntamento"
Quando vedo le sue guancie colorirsi di rosso comincio a pensare al peggio. Già dopo la sera dell'ospedale è stato difficile convincersi del significato più amichevole delle sue parole, non può avere ragione Angelica, questo rovinerebbe tutto.

Pov. Federica
"Appuntamento? Ma non era un appuntamento" ma certo che non era un appuntamento, chi sto prendendo in giro?
Abbasso lo sguardo imbarazzata per averci creduto anche solo un po' e quando Riccardo mi si avvicina penso ad un modo per scappare via di quì.
"Ma certo che non era un appuntamento, era un modo di dire...penso che andrò anche io a dormire ora, ci vediamo dopo" lo saluto senza neanche guardarlo negli occhi e vado via.
Come ho potuto pensare che quello fosse stato un appuntamento? Ci prendo proprio gusto ad illudermi.
Dandomi della stupida in altre 1000 lingue raggiungo la mia camera dove il letto è ancora da rifare e mi infilo sotto le coperte ancora calde.
"Su coraggio, si è creata la situazione giusta per pensare, facciamoci del male" penso ironica, tanto so che non riuscirò mai a riaddormentarmi, per quale inutile motivo sono venuta quì?

SPAZIO AUTRICE

MANCA POCO ALLA SCUOLA. (E ho detto tutto, ciao.)

Amore || Riccardo MarcuzzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora