Cap. 35

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"Allora Orlando? Ti sbrighi o vuoi che rifiuti ancora il tuo invito?"
"No ti prego, non mi hai mai chiamato per nome, non chiamarmi neanche così"
"Lo faccio con tutti, di solito mi ci vuole minimo un mese per imparare qualche nome"
"È così difficile ricordarsi che mi chiamo leonardo?"
"Si"
"Mi dicono tutti che somiglio a dicaprio, non dovrebbe essere così complicato"
"Non gli somigli" dico lasciandolo a bocca aperta, si, potrebbe anche essere vero ma odio la gente che si vanta in lungo e in largo.
"E si, tu non fai eccezione, se non ricordo i nomi degli altri allora non ricordo neanche il tuo"
"Eyh eyh, scusa, non volevo farti arrabbiare"
"Allora sbrigati o mio padre tornerà a casa prima di noi e dovrò entrare dalla finestra anche oggi" dico picchiettando l'orologio che ho sul polso. Se ho accettato l'ho fatto solo per rimediare al mio comportamento, ma se in cambio dovrò sorbirmi mio padre allora preferisco sembrare la ragazza più asociale e antipatica del mondo.
"Quindi è per questo che sei scappata così ieri sera, per tuo padre"
Annuisco, mi sembrava di averlo detto, o no?
Questa è la prova che ultimamente il mio cervello è completamente fuso.
Finalmente usciamo dalla classe per tornare a casa, una volta arrivati alla macchina quasi ci rimango male nel non vedere la Audi nera di Riccardo.
"Allora? Non entri?" Mi chiede Leonardo riportandomi da lui.
"Cosa? Ah, si"
"Certo che sei strana"
"Se ti da fastidio scendo eh"
"Ma cosa? No, cos'hai capito?"
"Che sei irritante, credimi cerco in tutti i modi di essere carina con te ma non ce la faccio"
Incrocio le braccia al petto e gli do le spalle voltandomi verso il finestrino.
Senza dire altro lui mette in moto l'auto e parte.
Ogni secondo di silenzio che passa la mia rabbia diminuisce sempre di più, trasformandosi contro la mia volontà in senso di colpa.
Lancio un'occhiata veloce a Leonardo sperando che non se ne accorga e ci rimango ancora peggio quando vedo il cane bastonato che è in lui.
Una volta fermi d'avanti casa prendo coraggio e gli parlo.
"Scusa..." bisbiglio, ma lui non mi rivolge neanche uno sguardo.
"Senti, so che posso sembrarti ripetitiva, ma mi dispiace veramente, non volevo..." sospira voltandosi verso di me ma il suo silenzio continua a farmi sentire male
"Forse avete ragione quando dite che sono strana" dico.
Esco dalla macchina ormai sicura che non mi rivolga la parola, ma mi sento stringere il polso e cado seduta sul sedile.
"So che ancora non siamo amici e che molto probabilmente non ti fidi di me, ma se hai qualche problema puoi tranquillamente parlarne con me invece di trattare tutti male"
Finalmente mi sorride lasciandomi il polso
"E ora vai o tuo padre potrebbe arrivare da un momento all'altro" ricambio il suo sorriso e lo saluto prima di entrare in casa.

Pov. Leonardo

Aspetto di vederla entrare in casa prima di spegnere la macchina.
Scendo e passando per il giardino di casa sua raggiungo l'albero dove la sera prima Angelica si è arrampicata.
Scavalco il muretto sperando di non essere scoperto e giro in torno all'albero satacciando ogni minimo centimetro del prato, ma solo quando alzo lo sguardo verso l'alto vedo il ciondolo a forma di elefantino incastrato in un ramo rotto.
Salgo sul tronco abbastanza da riuscire a prenderlo e lo tiro via.
Concentrato a fissare il piccolo oggetto mi accorgo solo all'ultimo momento che comincerà a piovere da un momento all'altro, metto il ciondolo in tasca e corro a casa.

Pov. Angelica

"Hai fatto giusto in tempo, sta per diluviare" dice mia madre correndo di sopra.
"Ho steso i panni, mi aiuti a portarli dentro?"
Sbuffando la raggiungo sul balcone tornando fuori al freddo.
Un lampo illumina il cielo portandomi a fare il più presto possibile ma la figura di un ragazzo incappucciato che corre verso il palazzo di fronte attira la mia attenzione.
Possibile che sia il ragazzo che l'altra volta mi ha vista in pigiama mentre davo libero sfogo alla mia capacità di essere un'imbranata di prima categoria.
O magari è solo qualcuno che corre a casa sperando che cominci a correre il più tardi possibile.
"Angelica? Ma che fai, muoviti" mi chiama mia madre correndo di quà e di la portando con se il massimo di cose possibili.
"Si, si, scusa"
Sto' chiedendo scusa troppe volte ultimamente.
Una volta finito l'unica cosa che mi andrebbe di fare è bere una cioccolata calda con i mashmello d'avanti al camino, dicembre arriva e si fa sentire.
"Cosa c'è da mangiare?" Chiedo a mia madre, ma ricambia con un'altra domanda
"Chi era quel ragazzo?"
"E?" Non credevo se ne fosse accorta, era in cucina quando sono entrata come potevo immaginare che mi avesse vista?
"Credevi che non me ne fossi accorta? Sai è difficile non capire che una macchina si è fermata proprio di fronte a casa tua"
Si, ma viviamo vircondati da altre case, poteva anche essere per la villa accanto.
"Quando avevi intenzione di dirmelo? Sai che ti aiuto con papà, ma in cambio tu mi devi sempre dire tutto"
"E cosa dovevo dirti? Potevo predire che un amico mi avrebbe offerto un passaggio a casa?" In realtà si...
"E perchè l'avrebbe fatto?"
"È nuovo e abita quì vicino, vuole fare amicizia"
"Nuovo? È arrivato un nuovo alunno nella tua classe e non mi dici niente?"
"E me me sono dimenticata mamma, poi non è una cosa importante" dico sbuffando e quasi scappo in cucina, cosa vogliono da me le persone oggi?

Amore || Riccardo MarcuzzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora