Capitolo 16

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Bianca si sveglia quando il sole è già alto. Si mette una maglietta a maniche corte e un paio di calzoncini, poi si lava la faccia e scende per andare a fare colazione.

« Sai ho fatto uno strano sogno, Nat. -dice ad alta voce scendendo le scale- Mi avevi lasciata in California da un tipo un po' strano e molto ricco. E poi durante la notte sono tornata qui tipo... pufff! -conclude spalancando le mani come un illusionista che ha appena fatto un trucco di prestigio in cui qualcosa appare o scompare. Giunta in cucina, si guarda attorno, dato che non ha ricevuto alcuna risposta dalla donna- Nat? Natasha? Naaaaaaaaaaat? Dove sei? »

Un dubbio si insinua dentro di lei provocandole una terribile sensazione di incertezza. E se non avesse sognato nulla?

Sarebbe tutto più rassicurante, ma meno logico...

Le torna in mente quanto le aveva detto quella strana antica bambina che le era apparsa. Le aveva detto qualcosa a proposito di credere in se stessa e in chissà quali capacità. Magari parlava di questo. Quando era finita in ospedale, e di questo è certa, fino a poco prima era lontana decine, centinaia di chilometri da Washington DC... Forse un deserto...

Bianca si concentra per rimettere i piedi per terra e osservare oggettivamente la situazione: è sola a casa e non sa in che modo contattare qualcuno.

Sono le dieci e mezzo di mattina: la priorità, ora, è sapere quanto cibo c'è in casa. La giovane decide quindi di controllare la dispensa e senza rendersene conto si mette a spiluccare qua e là tutti gli alimenti che la ispirano.

Intorno a mezzogiorno è completamente sazia e, per passare il tempo, decide di guardare la televisione. Ci sono tre telecomandi però e ognuno di essi ha decine di tasti dei quali lei ignora la funzione, per cui decide di dedicarsi ad altro.

Salita in camera fruga fra le proprie cose. E trova un braccialetto d'argento. È lavorato in modo semplice ma fine ed ha un pendaglio a forma di spicchio di luna. Nel prenderlo in mano avverte una sensazione bizzarra, ma familiare: il braccialetto sembra pulsare. Istintivamente lo allaccia al braccio sinistro, allunga il braccio innanzi a sé, con il palmo della mano rivolto verso il basso, poi fa un gesto col polso: una torsione di novanta gradi in senso antiorario, di scatto.

Pochi secondi dopo si ritrova con un arco ligneo elegantemente intagliato e decorato con sottili greche in argento nella mano sinistra e sulla schiena le piume delle frecce spuntano da dietro la spalla destra dalla faretra.

Estasiata Bianca corre in giardino, per testare sia l'arco che le proprie abilità da arciere.

. . .

Per prima cosa leva la faretra che ha a tracolla e la poggia a terra. Poi si siede, prende in mano una prima freccia e la osserva: la punta è in argento, l'asta di un legno scuro che appare molto resistente, le piume sulla coda sono... piume di volatile. Ce n'è una ventina.

L'arco è perfettamente diritto ovvio! Bisogna tenderlo. La corda è un tendine di bue; in pochi secondi Bianca riesce a sistemarla.

Incocca una freccia e prova la gittata dell'arma.

Circa cento iarde, calcola mentre corre a recuperare la freccia, si può fare di meglio.

Corre in casa per uscirne qualche minuto dopo con una corda, un cuscino bianco e qualche pennarello indelebile.

Lega la corda intorno al cuscino dividendolo in due parti di misura differente. Sulla più estesa disegna un cerchio di cinque centimetri di diametro al centro ed attorno ad esso delle circonferenze concentriche via via sempre di ampiezza maggiore. Poi appende il bersaglio improvvisato ad un albero del giardino.

. . .

Intorno alle due e mezza sente il rombo di un motore provenire dal cielo. E pochi secondi dopo vede un velivolo fermarsi a mezz'aria e iniziare l'atterraggio.

Bianca si rimette in spalla la faretra, prende alcune frecce e le pianta nel terreno accanto ai suoi piedi. Ne sceglie una e la incocca.

La mano sinistra stringe l'impugnatura in corno di cervo, la punta della freccia è appoggiata appena sopra il suo indice. Con la mano destra tiene la coda e ne liscia le piume con il pollice. L'incocco è già incastrato nella corda. Ad esclusione dei nervi della ragazza, nulla può considerarsi teso.

Il mezzo volante spegne i motori. Un portellone comincia ad aprirsi. Bianca tende l'arco e si mette in posizione di tiro. Il portellone continua ad abbassarsi. Le piume della freccia le solleticano la guancia destra. Una figura sta per scendere, si direbbe un uomo, ma i suoi tratti restano nell'ombra.

L'uomo fa un passo avanti e si guarda intorno. La ragazzina realizza che, come lei non riesce a vedere l'intruso in volto, egli non vede lei.

Questo può essere un bene.

Prende la mira e scocca. La freccia vola dritta verso il petto dell'uomo e vi rimbalza contro con un rumore metallico prima di cadere a terra.

Avendo tirato da circa cento metri, Bianca è più che convinta che quello che è successo non sarebbe dovuto accadere.

L'uomo raccoglie il dardo da terra. Poi grida « Ragazzina? Bianca? »

Il cuore della giovane perde un battito: ha colpito Tony Stark al petto e lui non sembra essersi nemmeno ferito...

Qualcosa non quadra...

Bianca raccoglie la faretra e le frecce. Ne incocca un'altra. Poi si avvicina all'uomo.

« Ah, eccoti! Abbassa quell'arma! »

« Perché non sei né morto né agonizzante? »

« Tu, -esclama l'uomo visibilmente sorpreso- tu sei passata da Malibú a Washington in pochi secondi e chiedi a me come faccio ad essere vivo? »

« Ti ho centrato il petto e non sei nemmeno ferito... Se tu avessi indossato qualcosa sotto alla camicia, per proteggerti, la freccia si sarebbe incastrata nei tuoi abiti ed invece è rimbalzata a terra." Ribatte la ragazzina socchiudendo gli occhi. Avanza ancora con l'arco teso.

Poi accade ciò che meno si sarebbe aspettata: Tony scoppia a ridere.

« Davvero ragazzina? Mi stai minacciando solo perché non sono morto? »

« No, è che ora ricordo. »

« Cosa? »

« Molto, forse tutto... E credevo che tu fossi... qualcosa di non umano... Comunque voglio sapere perché non sei ferito. »

« Te lo spiego durante il viaggio, se Natasha dovesse chiamare e scoprire che non sei da me, credo che non basterebbero tutte le armature del mondo a salvarmi la vita. »

Bianca deglutisce a vuoto impallidendo: tornare in California significa volare per almeno cinque ore. Ma riesce a farsi tornare il sorriso immaginandosi Nat arrabbiata con Tony.

« Vado a prendere una cosa in casa e arrivo. » spiega riponendo la freccia che non si era accorta di puntare ancora contro l'uomo nella faretra. Poi, con un movimento del polso opposto a quello con cui l'aveva fatto apparire fa sparire l'arco e al polso sinistro le riappare il braccialetto.

Non lascia il tempo al signor Stark di porle alcuna domanda, dato che si fionda in casa per uscirne qualche minuto dopo con uno zaino da montagna verde militare apparente mezzo vuoto.

« Andiamo! -quasi ordina con un tono troppo sicuro di sé per essere naturale.- Partiamo prima che mi venga un attacco di panico e cambi idea! »

Tony le fa cenno di seguirlo e in meno di cinque minuti decollano.

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