« Alzati è ora: oggi cominci la scuola! »
"Cinque minuti... »
« Ok... Quattro e cinquantanove, quattro e cinquantotto, quattro e cinquantasette... »
. . .
« Adesso alzati: sono le sette e dieci. Non vorrai arrivare tardi il primo giorno di scuola! »
« E se non ci andassi proprio? » tenta la ragazzina ancora assonnata.
« No! -la donna, impassibile, le toglie le coperte e la solleva di peso- Adesso preparati e poi scendi per la colazione... O ci andrai sporca, in pigiama e digiuna. »
« E va bene! Ho capito, ho capito -borbotta acida dirigendosi verso la stanza da bagno.- Vado a prepararmi... Arpia. »
. . .
Bianca scende le scale per andare a fare colazione. Indossa un semplice vestito bianco con le maniche lunghe e un motivo a fiori. Nella fantasia risaltano alcune rose nere, il cui colore fa risultare le ballerine di vernice piuttosto indicate. I capelli sono sciolti sulle spalle, fatta eccezione per due ciocche intrecciate e unite sulla nuca che le cingono il capo a mo' di corona.
« C'è pronto? » chiede una volta entrata in cucina.
« Sì, ecco qui... Wow, sicura di non essere troppo elegante per andare a scuola? » Domanda Natasha dopo averla fissata qualche istante.
« Credo che vada bene, mi trovo a mio agio, per ora. Al massimo domani metterò qualcos'altro. » Replica Bianca mangiando la propria colazione a base di yogurt e cereali.
. . .
« Pronta? » domanda il vice preside, poggiando una mano sulla maniglia dell'aula in cui deve entrare Bianca.
« No. » ammette la ragazzina.
« Almeno sei stata sincera con te stessa... Adesso, però dobbiamo entrare. » Per rassicurarla appoggia la mano sinistra sulla sua spalla destra. Istintivamente Bianca, scossa da un brivido di disagio, si ritrae.
« Entriamo. » afferma risoluta guardando negli occhi azzurri l'uomo che l'accompagna.
« Buongiorno. » Proclama entrando con al seguito la ragazzina.
« Buongiorno, signor vice-preside. » risponde la classe in un coro scoordinato in parte coperto da rumore delle sedie trascinate sul pavimento, mentre gli alunni della classe si alzano.
« Signor Collins, ragazzi, vi presento la nuova alunna: Bianca Di Angelo. -annuncia indicando la diretta interessata, poi aggiunge in un sussurro- L'ho detto giusto? »
Bianca annuisce quasi impercettibilmente.
L'insegnante, il signor Collins, dopo aver salutato cordialmente il vice preside che si dilegua in fretta; chiede alla nuova arrivata di presentarsi alla classe.« Salve a tutti, -comincia, inizialmente non sa da dove partire, ma, alla fine, lascia che il discorso le esca da solo- mi chiamo Bianca Di Angelo. Sono nata e cresciuta in Italia... ma qualche anno fa mi sono trasferita in America. Ad essere sincera, non ricordo molto bene tutto del mio passato... Qualche mese fa, ho fatto un incidente... Ora vivo con la mia ehm...- Bianca fatica visibilmente a trovare le parole giuste in inglese- nuova mamma? Oh, giusto! Madre affidataria! E... non ho altro da dire al momento. »
La ragazzina dall'accento bizzarro che ha fatto scappare un sorriso a più di uno studente volge lo sguardo all'insegnante. Che le indica un banco vuoto in seconda fila, accanto alla finestra.
« Puoi sederti lì.- le dice gentilmente- Io sono il professore di Inglese... »
La lezione riprende pressoché normalmente, se non fosse che molti sono distratti dalla nuova arrivata.
. . .
Un mese più tardi
« Ehm... Posso giocare anche io? »
« Come, scusa? »
Uno dei ragazzini che sta giocando a calcio si ferma e squadra la fanciulla che ha parlato. La ragazzina dai lunghi capelli neri generalmente indossa dei vestiti e delle scarpe eleganti, ma oggi ha dei normalissimi pantaloni e delle scarpe da ginnastica.
« Posso giocare anche io a pallone? »
« Ma sei una femmina! » esclama lui basito.
« Se pensi che sia così incapace, mettimi nell'altra squadra. » replica quella con aria di sfida.
« Ragazzi! -chiama il ragazzino- Quella nuova vuole giocare con noi, che dite? »
« Ma almeno è capace? » domanda qualcuno.
« Le ragazze no! » protesta un altro.
« Facciamola provare. » concede uno.
« Sul serio? » gli domandano.
« Il pallone è mio e io dico di far provare quella nuova. » stabilisce il ragazzino.
Bianca si lega i capelli in una coda di cavallo e entra in campo.
Dopo un quarto d'ora ha segnato due goal e non ha mai lasciato uscire il pallone dal campo.
Quando, stanca, lascia il campo per sedersi sotto un albero viene raggiunta dal ragazzino che per primo aveva risposto alla sua richiesta di giocare.« Bianca, giusto? »
« Giusto... E tu sei...? »
« Thomas, ma puoi chiamarmi anche Tom. Lo fanno tutti. »
« Thomas -ripete la ragazzina- è un bel nome. »
« Ehm... Grazie. Posso farti una domanda? »
« Ma certo. »
« Dove hai imparato a giocare così bene? Voglio dire, hai un ottimo controllo della palla... »
« Nella mia città, Venezia. È costruita su almeno un centinaio di isole e non ci sono molti spazi aperti dove giocare. Quindi tra la gente e i canali bisogna stare attenti... »
« Forte! Strano, ma forte... »
Tom sta per aggiungere qualcos'altro, ma viene interrotto dal suono della campanella che annuncia la fine della pausa pranzo. Nel sentirla, Bianca si alza e saluta il nuovo amico mentre si dirige verso l'edificio scolastico.
« Ci si vede, Thomas. »
* * *
Buon giorno!
Ero sicura di aver pubblicato 'sto capitolo stanotte, ma, a quanto pare, all'una e dal telefono non ho fatto granché...
Enjoy that chapter (I hope),
Leti.
P.S. (perché io devo sempre mettere un POST SCRIPTUM) la foto è puramente a caso.
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Nuovi Mondi
FanficNatasha Romanoff riceve un incarico particolare: tener d'occhio una ragazzina in coma da tempo. Nessuna informazione su chi sia o da dove venga...