Chapter 11- 30 march

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"All I wanna be
All I ever wanna be
Is somebody to you."

30 marzo 2020.
BRAD'S POV.
Avevo una chitarra in mano ed una paura tremenda. Avevo freddo, mi tremavamo le gambe ed il cuore fremeva di emozione. Ormai ero lì sotto, ed ormai dovevo fare tutto quello che mi ero promesso. Del resto una promessa é una promessa, no?

JOANNA'S POV.
Ero rimasta tutta la notte sveglia, ad aspettare. Avevo visto un pezzo di concerto su Internet ed erano stati bravissimi, come sempre, ma ormai doveva essere finito e lui doveva venire da me. Si, doveva.
Erano le 7 di mattina e non era ancora venuto. L'idea di lasciare perdere non mi passava nemmeno dall'anticamera del cervello, avevo anche passato la notte in bianco, quindi non aveva senso mollare proprio in quel momento.
Sentii la porta che si chiudeva sbattendo, così capii che i miei genitori erano andati a lavoro; era sabato e la mia scuola faceva la settimana corta. Ma tanto che differenza faceva se ci andavo o no? Ormai sarei stata bocciata come mi avevano detto le professoresse quella sera, ormai avevo lasciato perdere, come avevo lasciato perdere in tante altre cose.
Avevo mille pensieri per la testa ma ero maledettamente stanca, così decisi di chiudere gli occhi almeno per una mezz'ora.

Ma poi arrivò, ero sicura che sarebbe arrivato e così era stato.

Quando sentii suonare al campanello non mi sentii più le gambe, avevo il fiatone ed il cuore sembrava come se stesse per uscirmi letteralmente dal petto, a quell'ora non poteva essere nessun altro che lui. Mi affacciai dalla finestra, e lo vidi. Era stupendo, era con la sua solita camicetta spiegazzata e i suoi pantaloni neri, aveva uno sguardo serio e non capivo cosa volesse fare.
Io non dissi nulla, rimasi sulla soglia della finestra in silenzio, ma con il cuore che urlava a gran voce.

Lui mi guardò fissa, ed io gli sorrisi. Ero così felice di vederlo che sarei svenuta proprio in quel preciso istante, e in quel momento pensavo a tutto tranne a ciò che avevo visto quel pomeriggio.

Senza dire nulla prese una chitarra, ed iniziò a cantare. Aveva uno sguardo serio e quasi tremava. Non feci in tempo a sentire la prima strofa che iniziai a piangere. Era la canzone che mi aveva dedicato, quella che aveva scritto il giorno in cui mi aveva incontrato, ne ero sicuro.
Dopo poco tutto il quartiere si affacciò per vedere cosa stesse accadendo, e non provai imbarazzo, anzi, mi sentii felice perché avevo avuto la fortuna di conoscere un ragazzo come lui, un ragazzo che nonostante il suo passato aveva reagito ed era riuscito a cambiare. Per me.

La canzone era stupenda, parlava di noi e di tutto quello che ci era capitato, poi si concludeva con quelle famose promesse, quelle che tanto speravo si realizzassero.

Finita la canzone tutti applaudirono, e lui rimase immobile sulla soglia, ad aspettare una mia risposta.

-Bradley!- gridai, e senza aspettare una sua risposta mi precipitai dalle scale, per andare da lui. Feci le scale quasi volando, e quando lo vidi li davanti a me non credetti fosse vero.

Ma lui era li, era tornato per me.

Lo abbracciai forte, e poi lo baciai. E fu uno dei baci più belli della nostra vita. Era uno di quei baci sinceri e profondi, ma anche delicati. In quel momento non riuscii ancora a realizzare tutto quanto, non riuscivo assolutamente a realizzare che lui era tornato per me, perché si era imposto di mantenere le sue promesse, e piano piano lo stava facendo.

-Ti amo, Joanna Say- mi sussurrò piano mentre mi scostava una ciocca ribelle dai capelli. Io non risposi, ero troppo emozionata da tutto quello che mi stava accadendo che non riuscivo neanche a parlare.

-Ei... non piangere- mi disse, poi possò le sue mani su di me per asciugarmi le lacrime. Rabbrividii.

Io non dissi niente, gli presi la mano e lo trascinai per le scale, lasciando in sgomento il quartiere, anche se tutti sapevano che avevo avuto una relazione con una persona famosa.

Arrivati sulla soglia della porta, lo baciai di nuovo.

-Come hai fatto a trovarmi?- chiesi chiudendo la porta di casa.

-Questo non importa, l'importante é che ora sono qui con te- mi sussurrò ancora più piano.

-La canzone é... é stupenda!- gridai, poi piansi ancora, non riuscivo a trattenere l'emozione.

-Grazie... ho semplicemente raccontato la nostra storia-

-Lo hai fatto benissimo- gli dissi piano -non riesco ancora a credere che sei qui, Bradley-

-Te la ricordi la promessa?-

-Certo che si- ormai non pensavo più a quello che avevo visto da Edmond's, ora avevo solo voglia di passare del tempo con lui.

-Ecco, sto provando a mantenerla- si fece tutto ad un tratto serio -non credi che dobbiamo chiarire qualcosa?- chiese.

-Non importa- dissi, e poi lo baciai di nuovo. Non avevo voglia di staccarmi da lui, ormai ogni minuto per noi era importante, non avevamo tempo.

Posai le mie braccia sul suo collo, e mentre lo baciavo lo trascinai in camera mia. Iniziai a sbottonargli la camicia piano piano, e lui fece lo stesso con il mio pigiama logoro.
Forse stavo sbagliando.
Ora le parti si erano invertite, ora ero io che non riuscivo a staccarmi da lui; in quei mesi mi era mancato così tanto che non riuscivo a respingerlo.
Mi baciò il collo, per finire sempre più in basso, poi ci buttammo nel mio letto.
Prima di poter fare cose troppo affrettate lo fermai, e mi limitai a baciarlo. Lui fece una smorfia, ma poi capì che era il momento di dare spiegazioni.

-Apri il telefono- mi ordinò, poi sorrise. Quanto mi mancava il suo sorriso.

-Cosa?-

-Apri il telefono- ripeté.

Lo presi dal comodino, lo aprii e glielo diedi. -Non capisco- sussurrai.

Lui si spostò leggermente, digitò qualcosa sul display e poi mi fece vedere.

-Ti ricorda qualcosa questo volto?- disse, e mi fece vedere una sua foto su Instagram, ma dapprima feci segno di no con la testa.

-Melanie Simpson, mia sorella- mi fece vedere un'altra foto -sorellastra, per l'esattezza. Stesso padre ma diversa madre-

Io sgranai gli occhi, ma non capii dove voleva arrivare. Non sapevo nemmeno che aveva una sorella.

-Questi siamo io e lei- mi fece vedere un altra foto -non ti ricorda nulla?-

Poi capii tutto, la ragazza con cui era quel pomeriggio era semplicemente sua sorella. Che cretina che ero stata, avevo ingrandito il problema per nulla. Forse avrei fatto meglio a chiedere spiegazioni prima di fare conclusioni affrettate e chiudermi in me stessa.

-Oddio, Brad. Scusami- mi passai una mano sui capelli -sono stata un imbecille a non parlarti più, scusami- lo abbracciai, poi ci stendemmo sul letto, con la mia testa sopra il suo petto nudo, come ai vecchi tempi.

-Non fa nulla, l'importante é che ora siamo insieme...-

-Di nuovo- finii io la frase.

Ora era partito un momento di imbarazzo, avevo così tante cose da dirgli che ormai non avevo voglia di dirgli nulla, solo stare insieme a lui in silenzio.

-Ti prego, non litighiamo più- gli dissi.

-Mai più-

-Più in là troveremo un modo per stare insieme tutti i giorni, te lo prometto- stavolta stavo facendo io una promessa.

-Lo sai che io e te non siamo fidanzati?- disse scherzando.

-Certo che lo so-

-30 marzo 2020 suona bene?- disse a voce alta, come per farlo sapere al mondo intero.

He was the one // Bradley Simpson (The Vamps) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora