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Sospiro, ma non è uno di quei versi tristi, malinconici e pesanti, insomma, i soliti usati negli ultimi anni. È qualcosa di diverso: viene spinto fuori dall'emozione e dal ricordo, risale accompagnato dal mio sorriso sognante e mi tiene incollato alle immagini trascorse.
Poso la guancia contro il palmo della mano e libero lentamente il respiro mentre fisso il panorama al di là della finestra. In questo preciso istante trovo bello persino il parcheggio della scuola, sebbene ci sia la completa mancanza di alberi o qualsivoglia zona verde.

«Cavolo, per quanto ancora dovrò sentirti sospirare?» domanda Daniel dandomi una botta con il gomito, facendo così scivolare il mio braccio nel vuoto.

«Per molto» rispondo guardandolo di sottecchi, poi sogghigno sfrontato e lo osservo roteare gli occhi al cielo con una smorfia.

«Se mi avessero detto quanto saresti diventato scemo, combinandoti l'incontro con Amelia, tornerei indietro volentieri» scherza con un sorriso sincero. È stato il primo a cui ho detto cos'è successo, e per poco non minacciava di partire in piena notte per venire a casa mia, così da chiaccherare per bene e, soprattutto, di persona.

Non so in che modo sono riuscito a tenerlo a bada.

Dal canto mio fatico ancora a crederci, a calarmi nei panni del coraggioso Damien sdraiato sotto al manto di stelle, con il cuore pieno d'amore e in bocca le parole perfette per condire una serata indimenticabile.
Io e Amelia?
Impensabile.

«Parliamo di cose serie: a quando il prossimo appuntamento? Non penserai mica che ogni volta dovrò spronarti io, vero?» chiede alzando un sopracciglio.

«Dammi un attimo di tregua, devo ancora metabolizzare l'evento» rispondo gesticolando in modo forse un po' troppo eccessivo.
L'adrenalina della sera scorsa è ancora viva dentro di me, in particolare quella relativa al momento finale, dove ci siamo confidati i reciproci sentimenti.
Amelia è innamorata di me e io lo sono di lei.

Il suo viso è impresso nella mia mente, così come le parole sussurrate con dolcezza.
Non posso credere che il destino mi abbia finalmente ripagato delle sofferenze patite.
Sto cercando di tenere a bada il mio cinismo e guardare avanti.
Infatti, voglio credere con tutto me stesso al fatto che non accadrà altro e potrò godermi il resto di questi giorni di scuola in totale tranquillità.
Però, c'è sempre quella sensazione di non sapere, quel qualcosa che mi tiene in allerta.

Scocco un'occhiata a Daniel, osservandolo mentre fa delle smorfie e fissa il suo disegno, schioccando la lingua sul palato per poi cancellare.
Ingoio.
Già, c'è ancora la notizia da dare a lui.
Un passo alla volta, altrimenti rischio di intrecciare le gambe e perdere il sottile equilibrio instaurato nella mia vita.

Sollevo lo sguardo non appena sento il suono della ricreazione, ma scopro, con una punta di fastidio, che le amiche di Amelia l'hanno accerchiata, e non danno proprio cenno di volersi spostare.
Parlano così fitto... Mi domando se riescano a capirsi.
La osservo ridere imbarazzata e il mio petto si gonfia di un inspiegabile orgoglio.
Sta raccontando a loro di me.

«Facciamo un giro» propone Daniel alzandosi dalla sedia, strusciandola fino al muro.

Annuisco e mi accodo a lui, non prima di aver intercettato un'occhiata di Amelia e averle risposto con un sorriso sincero.
Non è mia, non posso di certo monopolizzarla.
Facile a dirsi, eppure, non è altrettanto comprensiva la mia possessività bruciante che la vorrebbe solo accanto a me.
Credo sia normale desiderare di passare ogni minuto accanto alla persona amata, no?

A quanto pare, i pettegolezzi hanno avuto la meglio.

«Oggi è una giornata un po' calda» commenta Daniel, mostrando con fierezza la sua maglia a mezze maniche, in netto contrasto con quelle a maniche lunghe di tutti noi.
Corrugo la fronte. Lui è fatto così: d'inverno ha tanto freddo e si copre appena possibile e, quando le giornate iniziano a entrare nella fase della primavera, si spoglia lamentandosi del caldo.
«Lo senti solo tu» rispondo, tirando giù le maniche della maglia come un riflesso incondizionato.

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