<108> Daniel.

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Ragazzo, non preoccuparti, troverai te stesso.
Segui il tuo cuore e nient'altro.
Tu puoi farcela, se ci proverai.
Tutto ciò che voglio per te, figlio mio, è che tu sia soddisfatto.

***

Distendo le gambe e sollevo il mento verso il cielo, proprio oltre le vetrate.
Ci sono così tante nuvole grigie che di certo verrà a piovere. Novembre non si chiude nel migliore dei modi: troppa acqua e poco sole.
Mi sale l'ennesimo sbadiglio, ma cerco di trattenerlo. Non vorrei far capire a Nathan quanto mi stia in realtà annoiando, però diventa ogni secondo più difficile nascondere la mia insofferenza. Non so come, ma è riuscito a convincermi a portarlo a teatro a vedere... Oddio, l'avrà ripetuto cento volte, eppure fatico ad afferrare il nome dell'opera in questione. Mare inquieto? Mare ondulato? Non so, eppure credo di avere almeno azzeccato una delle due parole che compongono il titolo. O forse no...

Quel che è certo, è che sarà terribile e probabilmente mi addormenterò.

La lentezza è per chi sa apprezzarla, e io non rientro tra questi. Amo la velocità, l'adrenalina, una bella scena d'azione al cinema; non una struggente lagna cantata.
Ma, come si dice in questi momenti, bisogna scendere a compromessi.
Sbuffo piano e giocherello con il bordo dei biglietti, ne arriccio un pezzetto e mi balena in mente l'idea di romperlo di nascosto così da invalidare la sua utilità, tuttavia ci ripenso e rimetto i foglietti al sicuro dentro al portafoglio.
Cavolo, per giunta siamo dovuti arrivare con un'ora di anticipo, e quindi girarci i pollici fino all'apertura della sala.

Daniel, perché ti sei fatto infinocchiare in questo modo?
Sei troppo buono.
Se soltanto avessi tra le mani l'infausto portatore di questo evento, lo strozzerei. Il problema è che c'è stato un giro assurdo, tra amici di amici e conoscenti vari, quindi non so effettivamente chi di loro sia il colpevole di aver portato tra noi i due maledetti biglietti.

«Ti stai stufando?»

Giro il capo verso Nathan e gli scocco un sorriso. «Beh, l'attesa non fa piacere a nessuno, credo, però tranquillo, sono sicuro che tra un po' entreremo» rispondo onesto lasciandogli un bacio tra i capelli.
Sì, come se fosse solo l'attesa il punto focale della mia noia.

«Vuoi vedere il depliant con gli scenari?», chiede lui agitando il foglio in questione, «sono stati creati tutti a mano, e le sceneggiature le ha dipinte un famoso pittore francese» aggiunge con gli occhi accesi di felicità.
Ah, e secondo lui questo dovrebbe incuriosirmi? Non ha ben capito come stuzzicare il mio interesse.

«No, guarda, mi faccio una camminata veloce prima di stare non so quante ore seduto» rispondo tirandomi su, lasciandolo al suo meraviglioso depliant.
E pensare che la mia moto è ferma a pochi metri di altezza da dove ci troviamo. Se potessi fare un giro per scaricare i muscoli, uno solo attorno alla struttura e via, di nuovo gettato in pasto a questo strazio.
Tiro fuori il telefono con un sospiro e digito un messaggio veloce.

-Almeno tu ti stai divertendo?- Lo invio a Damien.

Mi è sembrato di capire che ci fosse un'uscita tra lui e le amiche di Amelia.
Rido tra me e me come uno scemo. Forse il mio amico, tra i due, sta messo peggio. Damien pronto a interagire con così tante ragazze contemporaneamente? Improbabile.
Ascolto il suono della risposta e poso gli occhi sulla foto di parecchie buste variopinte ai suoi piedi, e li riconosco per via degli immancabili lacci verde fosforescente.

-Secondo te mi sto divertendo? Fare shopping non è bello, affatto.-

Mi scappa una nuova risata nell'immaginare il suono infastidito della sua voce e la smorfia ad accompagnare il tutto.
Poveraccio.

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