Mi sveglio di colpo con il panico nella gola, lo sento spingere le pareti e mi sembra di soffocare. Scanso le coperte dal letto senza neppure curarmi di come ricadono, e la maggior parte si adagia sul pavimento.
La sveglia non è suonata e io sono terribilmente in ritardo.
Perché? Cosa c'è di peggio della pressione di un simile errore?
Eppure di solito sono un tipo preciso e accurato, non posso permettermi bivi nella mia routine: devo preparare la colazione per me e per Damien; andare al lavoro; dare una rassettata alla casa.
Fisso la sveglia e grugnisco mentre indosso un paio di calzini, un atto compiuto troppo velocemente che mi sbilancia, costringendomi a posare la spalla al muro per sostenermi.Sarà meglio impostare doppia sveglia, una anche al telefono, per essere sicuro di dare il massimo.
Sfilo i pantaloni stirati e ben piegati dalla gruccia e ci avvolgo le gambe, tiro su la lampo e impreco a bassa voce poiché mi sono preso la pelle del dito, un dolore che non augurerei a nessuno.
Corro in bagno mentre infilo la camicia, in una manciata di secondi mi sciacquo il viso quel tanto che basta a mettere in funzione gli occhi e, allo stesso tempo, a darmi una svegliata.Le iridi nocciola scuro riflesse nello specchio mi lanciano un'occhiata di traverso, mi giudicano nel profondo e non posso fare altro che sospirare e buttare fuori una parte della pressione.
Sì, lo so, dovrei muovermi con più calma, però è difficile quando il peso delle azioni grava non solo sulle mie spalle, ma anche su quelle di mio fratello.
Esco in corridoio e fisso la sua porta ancora chiusa.Strano non vederlo già in piedi.
Come in un lampo la cruda verità mi torna alla mente, e sbuffo e impreco di nuovo, stavolta in un tono decisamente più alto.
Damien è in gita.
Come ho potuto dimenticarlo?
Passo una mano fredda sul volto e resto per qualche istante con le palpebre chiuse, ridendo di me stesso.
Troppa stanchezza accumulata: sono secoli che non mi prendo un attimo di pausa.
Avevo sedici anni quando mio padre è morto in quel terribile incidente, mentre Damien ne stava per compiere undici.
Da allora non ho fatto altro che correre senza mai fermarmi, una maratona infinita, incapace di scorgere il punto d'arrivo: ho dovuto badare a una madre che aveva perso il senno e a un fratello privato della sua voglia di vivere; entrambi svuotati delle loro anime.
Ce l'ho messa tutta soltanto per loro, spronandoli ad andare avanti.Il dolore mi lacerava il cuore ogni qualvolta la sera mi nascondevo dentro al letto, le coperte tirate su come un fortino costruito per ripararmi dal dolore.
Sapevo di non potermi permettere di cedere, non alla luce del sole, non quando il giorno avrebbe rischiarato la mia ombra frastagliata.
Solo in quel momento di completa solitudine riuscivo a sfogare le mie lacrime e a piangere il mio papà scomparso prematuramente.
Il pilastro era svanito per l'intera famiglia, colpendo ognuno di noi in egual modo, eppure sono stato l'unico a farmi forza in un mondo nero e senza speranza.Il colpo fatale, poi, è arrivato quando mia madre ha cercato di uccidere Damien.
Dio, quando ci penso mi viene da vomitare, i brividi percorrono la mia intera pelle, portandomi alla nausea.
Da quel frangente in poi mi sono dovuto addossare il compito di crescere un fratello, cercare un posto che potesse fornirgli le cure adeguate per la sua successiva patologia, aiutare sia me che lui a vivere in un ambiente sano e, allo stesso tempo, mantenere mia madre nell'istituto psichiatrico.
Non è stato facile, per nulla facile.
Sfido ogni ragazzo di appena diciott'anni a prendersi così tante responsabilità. Fortuna che i nostri genitori avevano messo più di qualcosa da parte, altrimenti non so proprio come avremmo fatto.Sorrido triste.
È comprensibile che io sia stanco.
Fisso ancora la stanza di Damien. Chissà come se la starà passando.
Vorrei mandargli un messaggio, ma a quale scopo? Per ricevere indietro solo un secco: "sto bene."
Oh, no, è un'idea fallita in partenza.

STAI LEGGENDO
Destino
Ficción General[Completa] Damien è un ragazzo introverso e complicato. Ama la propria routine trovandola, nel contempo, banale e noiosa, portandolo a lamentarsene con se stesso ogni giorno, senza però cercare un valido motivo per cambiarla. Ha perso la voglia di v...