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Se potessi stringere più di così la mia borsa, lo farei di certo. Ma ormai la tracolla è ridotta a uno straccio talmente sgualcito da non sembrare più stoffa.
Prendo piccoli e brevi respiri e mi guardo attorno.
Ogni faccia sembra nemica. Una sensazione che non provavo da tempo.
La mia espressione deve essere terribile, forse da pazzo, viste le occhiate lanciate dalle persone.

Mi affianco di più ad Amelia, cercando conforto in un momento dove tutto potrebbe crollare.
Ho accettato questa dannata giornata solo per mettermi alla prova, e sto fallendo in partenza.
Abbiamo appena sorpassato il cancello iniziale, un piede in una zona ostile, e la calca ci si stringe contro.
Da dove diavolo sono uscite queste persone? Si tratta di un evento per pochi, non è neppure così conosciuto.
Passo la lingua sulle labbra secche e tirate.

Coraggio, Damien, smettila di fartela sotto e reagisci da uomo.

Sono un vero uomo in effetti, uno disposto a nascondersi dietro la propria fidanzata, pur di non affrontare le circostanze.
Una scena comica, se vista da fuori.
Però dannazione, ci sono io dentro, e non fa più di tanto ridere.

«Damien, sarai dietro le transenne e molto in alto. Non avere paura» mi rassicura Amelia a un passo da me. I suoi occhi scintillano di emozione, sembra scalpitare per raggiungere la nostra postazione.
Tutti sono così eccitati all'idea di vedere Daniel correre a una gara di moto.
Tutti tranne me.
Si tratta di un percorso non ufficiale, diciamo quasi una passeggiata per i veterani. Peccato che qui ci siano solo principianti di giovane età, e potrebbe accadere il peggio.

E se qualcuno si schiantasse contro un altro? Se la carrozzeria saltasse fino alle tribune, tingendo di rosso la giornata?
No, andiamo.
Sanno quello che fanno... giusto?
Fisso la ringhiera in lontananza e, nella mia proiezione distorta, la osservo assumere sembianze da mostro, una di quelle bocche piene di denti che si vedono anche nei cartoni animati.
Questo particolare rafforza la mia scelta di andarmene, se non fosse che Daniel ci sta venendo incontro assieme a un paio di ragazzi sconosciuti e Nathan, arrivato qui con il mio amico.
Con quale coraggio lo manda in pista?
Impensabile.

Scontro lo sguardo con il suo e lo vedo sorridere di conforto.
A quanto pare, in parecchi conoscono la mia reticenza nel partecipare. Allora perché nessuno mi ha impedito di venire fino a qui?
Io l'avrei fatto, se fossi stato al posto loro.
Ci rifletto meglio. No, forse no.
Dopotutto, sono al corrente della fobia di Jason verso l'acqua ma, quando è stato proposto un pomeriggio da passare tra gli scivoli e la piscina, non mi sono schierato dalla sua parte.
Sospiro. Se fossi rimasto a casa, sarebbe stato anche peggio.
L'ignoto batte ogni altra cosa.

Scruto i due tipi mai visti, soffermandomi in particolare su quello proprio accanto al mio amico: sulla testa, in mezzo a tutti quei corti capelli nocciola, tiene un paio di occhiali scuri dalla montatura spessa; gli occhi hanno la tonalità della notte, qualche accenno di marrone nell'iride, come se fosse stata gettata lì per caso; non è alto quanto Daniel, ma la corporatura è massiccia, i muscoli fuori dalla maglia bianca a mezze maniche e il petto largo.
Classico e particolare allo stesso tempo.

«Ciao», ci saluta tendendo la mano, al pollice svetta un anello di metallo e un minuscolo tatuaggio a forma di serpente sulla pelle fino al polso, «sono Manuel» si presenta con un sorriso smagliante.
Oh, finalmente conosco il grandissimo Manuel così descritto dal mio migliore amico.
A sentire parlare lui, questo ragazzo non ha difetti ed è perfetto, soprattutto quando si tratta di dispensare consigli.

In seguito a una premessa del genere, dovrei vederlo con occhio critico, un po' come faccio con tutti i conoscenti di Daniel, eppure Manuel riesce subito a donarmi una sensazione di calma.
Stringo le sue dita, la pelle è così calda e scaturisce una sensazione diversa a contatto con la mia gelida.

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