Entro esausta negli spogliatoi dopo l'allenamento con le cheerleader. Noto che Gigi stringe qualcosa in mano prima di posarlo nello zaino. La scruto, ma lei se ne accorge e si gira di colpo verso di me.
- Cosa guardi? Vuoi anche invadere la mia vita? Io abbasso lo sguardo e faccio cenno di no con la testa.
- Stai attenta a Shawn. Io spalanco gli occhi e alzo la testa.
- Perché? Chiedo confusa.
- Ha fatto tanto male a tante persone, non che io voglia proteggerti, anzi, ma stai comunque attenta. Esco da scuola ancora pensando a quelle parole. Cosa voleva dire. Entro da Sturbucks cercando di non pensarci, ma ho mille domande per la testa.
- Un cappuccino freddo, grazie. Chiedo a una ragazza dai capelli e occhi bruni.
- Nome? Chiede lei. Io non la sento.
- Scusa! Nome? Sono troppo immersa dai pensieri per sentirla.
- Ma ci sei? Finalmente la sento.
- Cosa? Chiedo spaesata.
- Ti ho chiesto il nome due volte! Nota il mio sguardo spento.
- Scusami, ma non sto bene, Giulia comunque. Rispondo con voce bassa.
- Allora Giulia, cosa c'è che non va? Ma che vuole? Io voglio solo il mio cappuccino non una seduta spiritica.
- Scusa, non credo ti interessi, ti annoierei la storia è lunga. Rispondo prendendo il mio bicchiere.
- Bene, ho tempo, ho appena finito il mio turno, se ti va possiamo sederci a quel tavolo! Io annuisco e la seguo.
- Sono Martina comunque. Io le sorrido.
- Sai, forse ho proprio bisogno di parlarne con qualcuno. Le racconto di me e Shawn.
- Poi oggi una certa Gigi mi ha detto di stare attenta a Shawn, potrebbe farmi del male. Il suo sguardo cambia, sembra sorpresa.
- Scusami, Shawn come? Io non capisco il perché di questa domanda.
- Mendes. Lei si alza di colpo.
- Scusami, devo andare urgentemente. Così rimango sola di nuovo, non capisco cosa stia accadendo. È come se piano piano tutte le persone stiano rivelando di aver rivestito un ruolo e ora stiano uscendo allo scoperto.***
- Patata! Mi dice prendendomi da dietro baciandomi sul collo.
- Shawn! Dico con aria spenta. Mi prende la mano.
- Giulia? Che succede? Io provo a dire qualcosa. Ma cosa? Cosa gli dico.
- Ho sonno Shawn. Lui annuisce e mi porta a mensa.
- Giulia, dove sei stata ieri? Ti ho chiamata undici volte. Elena è preoccupata per me.
- Sono stata con i miei nonni. Lei fa cenno con la testa e andiamo fuori.
- Cosa sta succedendo, non mi hai mai tenuto niente nascosto. Io scoppio a piangere e lei mi abbraccia, lei c'è sempre stata, io non ci sono stata.
- Elena, sto male, non mi fido di nessuno. Lei sospira. Io le racconto tutto e lei si siede sul pavimento.
- Devi parlare con Gigi. Io annuisco.***
Oramai passo in caffetteria ogni pomeriggio, Martina mi da una mano nei momenti difficili. Oggi non è qui.
- Scusami, Martina dov'è? Chiedo a un ragazzo dietro al bancone.
- Oggi è il 26 Novembre. Martina ha la celebrazione. Io non ho la minima idea di cosa sia, ma devo scoprirlo. Magari centra qualcosa con Shawn.
- GIULIA! Mi urla qualcuno alle spalle.
- Hey Matthew! Rispondo.
- Vuoi sederti? Io annuisco e prendo posto al tavolo con lui.
- Mi sembri giù di morale. Shawn? Io faccio cenno di no con la testa.
- Matematica? Posso parlare con la prof, sai è mia madre. Io nego ancora.
- Ho fatto qualcosa di male? Sbotto improvvisamente. Lui mi guarda e non risponde.
- Ma cosa? Lui mi guarda negli occhi.
- Giulia, dopo quello che è successo, non se lo aspettava nessuno. Io non capisco più niente.
- Cosa, cosa Matt, la gente è vaga, ma a me servono risposte. Lui abbassa lo sguardo.
- Non sono io che devo darti risposte. Io vorrei, ma non posso. Mi alzo e torno a casa.
Chiamo Shawn.
Una volta. Non risponde
Due volte. Ancora niente
Dieci volte. Ma la segreteria continua a parlare.
Decido di camminare da sola, non so dove e verso dove, ma devo liberare la mente. Inizio a camminare, i paesaggi autunnali sono i miei preferiti, le foglie secche che cadono mi danno sempre una speranza di rinascita. Fino a quando il mio sguardo si focalizza su qualcosa, anzi su qualcuno. La vista si fa sfocata, la rabbia mi fa ribollire il sangue. Ecco tutte le risposte. Gigi aveva ragione. Come una cretina sono ricascata nella sua trappola. È lui quello pericoloso, non sono io. E lei. Come ha potuto? Mi fidavo. Ero certa di essere ficcanaso, impertinente, ma non ingenua. Le lacrime iniziano a percorrere un sentiero sul mio volto mentre corro via. Mi squilla il telefono. Penso sia Elena, ma mi sorprende il fatto che non sia lei, ma Shawn. Non ho nessuna intenzione di rispondere, neanche morta. Spengo allora il telefono. Quando sono giù vado sempre al porto e mi siedo su di uno scoglio. Le ore passano, le onde non mi stancano mai. Sin da piccola ho sempre avuto un bel rapporto con il mare, mi sono sempre sentita a mio agio. Qualcuno picchietta sulla mia spalla.
- Piccola, devo chiudere i portici. Dice un'uomo anziano con i capelli bianchi. Io annuisco e mi giro, lui nota le mie lacrime.
- Penso che altri cinque minuti posso lasciarli aperti. Che succede? Io scoppio a piangere.
- Mi fido troppo facilmente. Lui guarda l'orizzonte prima di parlare.
- Sai, a volte è impossibile non fidarsi, la gente maschera bene, altre volte non è loro intenzione ferire. Io mi asciugo le lacrime.
- Credo che nessuno mi voglia davvero bene qui. Lui mi guarda.
- Io ho settant'anni e una delle cose più importanti che ho imparato è che gli amici vanno e vengono, ma la famiglia resta. Il mio volto si illumina.
- Grazie, davvero, ha ragione. Ora torno a casa prima che i miei si preoccupino.
Lui annuisce e vado via.***
Questa notte non sono riuscita a chiudere occhio. Shawn si avvicina al mio armadietto. Io non voglio neanche guardarlo.
- Hey rossa. Io sbatto lo sportello e vado a lezione.
Ora di pranzo, ho la stessa ansia del primo giorno di scuola. Elena ed io sediamo da sole. Lo sento, sento i suoi occhi su di me, come la prima volta. Elena mi fa cenno con lo sguardo. Io mi alzo ed esco dalla mensa.
- Giulia. Mi spieghi cosa succede? Io continuo a passo spedito, ma lui prende il mio polso.
- Credo che questa sia tua. Gli ridò la spilla. Lui rimane senza fiato.
- Non credo di volerti più vedere Shawn. Io esco da scuola in anticipo e torno a casa. Martina mi chiama, non voglio più vedere neanche lei. Le persone feriscono, non voglio essere ferita ancora. Vado verso lo specchio del bagno. I miei occhi gonfi e rossi sono evidenti.
Prendo una cosa, forse è l'unica cosa che mi rimane da fare. Scendo le scale in cerca di aiuto. Mia madre mi guarda preoccupata e mi prende in braccio. Sono gli ultimi ricordi che ho. La mia vista si oscura.
Ottimo, in coma, grande Giulia, hai commesso la cosa più stupida della tua vita. È una noia. La gente viene e sta due minuti, mi parla. Dice che mi vuole bene. E dove eravate quando stavo male? Dov'erano quando io non avevo nessuno. Quando avevo bisogno di aiuto.
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Understand - Shawn Mendes
Fanfiction" Certe volte guardo alla mia destra la notte, sperando di trovarti. Ma vedo il muro della mia camera verde e tu non ci sei, ma io ti sento. Le stelle parlano di te tutte le notti, amo ascoltarle sperando un giorno di poter ascoltare la tua voce. "...