La mia testa continua a girare, quelle scene continuano a ripetersi nella mia mente, la cosa più brutta che potesse succedermi. Forse è una cosa che non ho mai detto a nessuno, tranne i giudici. Io rimasi traumatizzata a otto anni quando andai a casa di mia nonna, quel 22 Dicembre a preparare i biscotti di Natale, quando salii su per le scale in cerca del mio grembiule da cucina e sentii delle urla provenire da bagno, bussai, ma nessuna risposta, bussai una seconda volta, ma niente, così da innocente aprii la porta e trovai il fidanzato di mia zia nell'atto di uno stupro. Chiusi gli occhi e corsi al piano di sotto per avvertire mia nonna. Sento ancora le sirene della polizia che risuonano per casa. Mi sveglio dal trans dei miei pensieri e abbraccio Shawn che sta al mio fianco, lo abbraccio forte iniziando a piangere nervosamente, tutte le lacrime che non erano venute fuori per la paura. Lui mi stringe a se, come se potesse capire, come se leggesse all'interno del mio cuore.
- Shawn. Dico dopo averlo lasciato.
- Possiamo tornare a casa? Lui annuisce prontamente, io provo ad alzarmi, ma lui mi ferma prendendomi in braccio.
- Non ti ho ancora ringraziato, Shawn mi hai salvata. Lui abbassa lo sguardo.
- Ora quel bastardo è espulso e domani verrà preso in riformatorio, ma se non ti avessi lasciata andare sola sarebbe tutto a posto, i tuoi erano così angosciati, tuo padre, mentre dormivi stava per ucciderlo e lo avrei anche aiutato se non ci avesse fermato la polizia.
Arriviamo a casa, entrando trovo i miei seduti al tavolo, mio padre con le mani incrociate e mia madre seduta al tavolo in lacrime.
- Mamma, papà. Loro cercano di ricomporsi.
- Giulia, so che questa serata è stata la più brutta della tua vita, ma lo è anche per noi, nostra figlia, la nostra bellissima figlia era così indifesa, e quel mostro, quel bastardo poteva farti del male, ma tu eri lì e l'hai salvata. Shawn chiude gli occhi accondiscendente.
- Grazie ragazzo, ti saremo eternamente grati. Shawn gli tende la mano, ma mio padre lo abbraccia, subito dopo mia madre.
- Giulia, non è finita qui. Io mi guardo spaesata intorno. Cosa può andare peggio di così?
- Charlie, è sparito, non ha lasciato altro che questo.
* I need to find my way, love you * io lascio cadere il biglietto per terra e copro il viso con le mani. Quel messaggio, quel fottuto messaggio, inizio a piangere per la disperazione, perché a me? Perché tutto questo a me? Shawn raccoglie il biglietto e lo mette in tasca.
- Domani, io, Giulia e i ragazzi partiremo, troveremo vostro figlio, costi quel che costi.
- Shawn, smettila, non puoi salvare il mondo, mio fratello è scappato e di certo non saremo noi a trovarlo. Le lacrime ripercorrono quello che sembra un percorso tracciato sul mio volto.
- Giulia, ti prego, fallo per noi. Mia madre mi guarda disperata, io non sono un gps, non ho la minima idea di dove quel cretino possa essere andato, ma chi c'è sempre stato, giorno e notte quando non ero sveglia? Mia madre. Chi mi ha dato la vita? Mia madre. Chi mi ha fatta diventare ciò che sono adesso? Mia madre. Le devo questo. Devo riscattarla, almeno adesso.
- Dovete fidarvi di me, vi aggiorneremo su ogni passo, la ricerca potrebbe durare ore, giorni, settimane o addirittura mesi. Ho bisogno della vostra fiducia. Mio padre prende le mie mani.
- Sei giovane Giulia, una quindicenne, ma sei mia figlia e conosco le tue capacità e tu figliolo proteggila, sempre, come un uomo.
- A costo della mia stessa vita.***
- Cameron, ha la patente, so anche che ha un furgoncino. Dobbiamo chiedere il suo aiuto.
- Martina ed Elena vengono con noi, sanno sempre cosa fare nei momenti sbagliati. Dico non distraendo lo sguardo da quel dannato foglio.
- Il padre di Aaron ha un negozio di elettronica, potrebbe fornirci cose utili. Annuisco sempre distrattamente, continuando a fissare il pezzo di carta.
- Gigi e Carter vengono sicuramente, è il caso che vengano Matt ed Alaska? Chiedo.
- Oramai sarebbe shady non coinvolgerli. Io annuisco. Si avvicina a me e poggia la testa sulla mia spalla sinistra, accarezzo il suo volto con lo sguardo perso nel nulla.
- Lo troveremo Giulia, non ti preoccupare, è una promessa. Mi giro staccando dopo tempo i miei occhi dal foglio abbracciandolo in lacrime.
- Shawn. Lui mi prende le mani.
- Perché tutto a me? Forse la mia vita è di intralcio, se non ci fossi io sarebbe tutto a posto. Lui mi prende il volto e mi bacia, percepisco rabbia in questo bacio, passione e una goccia di tristezza.
- Se non ci fossi tu, io non avrei ragioni di vivere.
Prima di iniziare le superiori ogni mattoncino si stava incastrando nel giusto modo, ora è come se il palazzo che sto costruendo si stia piano piano sgretolando, come se i mattoncini stiano svanendo, lasciandomi sola e al freddo, ma per fortuna ho un cemento così forte, che è in grado di tenere saldi i pochi rimasti, di emanare abbastanza calore da farmi sopravvivere, Shawn era l'ultima lucina che brilla sempre.
- Shawn, non lasciarmi mai, ti prego. Ansimo continuando a piangere.
- Mai. Mi stringe a se.
- Shawn? Lui alza lo sguardo.
- Mi suoni qualcosa? Mi prende e mi butta sul letto facendomi rotolare e ridere.
- Non cambi mai tu eh? Io gli sorrido e faccio cenno di non con la testa.
- Quale chitarra? Io le scruto tutte, fino a quando noto quella più in alto di tutte, in ciliegio e la indico con il dito. Lui sospira sorridendo, prendendomi dai fianchi.
- Mi colpisce il fatto che tu abbia scelto quella, è la più semplice, ma la più importante. Io alzo la testa per guardarlo.
- Era di mio nonno, la suonava sempre quando andavamo in Portogallo, non lo vedo da quattro mesi, dovrei andarlo a trovare. Io gli sorrido lasciandogli un bacio. Mi siedo sul letto, pronta per rimanere incantata.
Canta Lego House e non posso fare a meno di pensare al video con Rupert Grint, mi dondolo mentre canto con lui e sorrido come un'ebete. Appena finisce mi immobilizzo un secondo.
- Shawn. Dico con gli occhi persi.
- Posso suonarti qualcosa. I suoi occhi si illuminano, qmi porge la chitarra, ma la respingo.
- No Shawn, non questa, è troppo importante, ho paura di suonarla. Lui me la porge di nuovo.
- Mi fido di te. Io sospiro e la prendo con più delicatezza possibile.
Era da mesi che volevo cantargliela, ma avevo troppa paura. I just called to say I love you. Le mie mani tremano al tocco di quelle corde, forse per la paura di suonare una cosa così importante o forse perché ero timida sotto questo punto di vista.
Appena finisco mi prende le mani.
- So che tu hai quindici anni, io sedici, so che è presto, ma sappi che io ti voglio sposare. Io spalanco gli occhi e inizio a sudare.
- Non fraintendere, non adesso, ma quando avremo l'età giusta, lo giuro su tutte le mie chitarre, ci sposeremo. Io lo abbraccio e mi accuccio fra le sue braccia, sdraiati sul letto, pronti all'imminente tempesta.
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Understand - Shawn Mendes
Fanfiction" Certe volte guardo alla mia destra la notte, sperando di trovarti. Ma vedo il muro della mia camera verde e tu non ci sei, ma io ti sento. Le stelle parlano di te tutte le notti, amo ascoltarle sperando un giorno di poter ascoltare la tua voce. "...