- SIAMO QUASI ARRIVATI AL BLACK WOOD. AARON PRENDI LA TENDA! Urla Cam dal sedile anteriore. Io mi avvicino a Laura.
- Mi dispiace, stanotte dovrai dormire in tenda con noi, non è il massimo della comodità, ma è pulita! Lei mi sorride.
- Non posso lamentarmi, mi avete aiutata è tutto perfetto tranquilla! Le annuisco sorridendo e torno da Shawn che sta scrivendo qualcosa sul quaderno.
Io mi avvicino per leggere, ma lui lo nasconde improvvisamente.
- Ehi! È una sorpresa! Io alzo il sopracciglio dubbiosa.
- Mi metti paura con la parola sorpresa. Lui alza le spalle e sorride.
- Tra poco è il mio compleanno! Io lo guardo con disaccordo.
- Shawn siamo ancora a giugno!
- Vediamo un po', che giorno è il mio compleanno? So perfettamente la data del suo compleanno e lui lo sa.
- Otto agosto! E vediamo, il mio compleanno? Lo abbiamo festeggiato poco tempo fa al KFC con tutti i ragazzi e poi siamo andati al lago a farci un bagno.
- Quindici maggio, non sono idiota.
- Si che lo sei. Mi prende i fianchi e mi morde il collo.
- Mi fai male cretino! Urlo ridendo.
- Erano le mie intenzioni! L'auto si ferma e uno per uno iniziamo a scendere, io per ultima. Mentre i altri iniziano a montare la tenda e ad accendere il fuoco io mi allontano, catturando l'attenzione di qualcuno che si avvicina.
- Così tuo fratello è scappato. Io annuisco imbarazzata.
- Ma è più piccolo di te? Mi chiede ancora.
- No, ha diciotto anni compiuti a febbraio.
- Wow, che coincidenza anche io ho compiuto diciotto anni a febbraio, magari ci conosciamo, come si chiama? Io spalanco gli occhi.
- Charlie. Rispondo pensierosa.
- No, non ho la minima idea di chi sia. Magari siamo addirittura nati lo stesso giorno! Dice allegramente.
- Non credo propr- Non mi lascia finire.
- Io sono nata il 28 Febbraio! Io rimango immobile per una frazione di secondi. Lei nota la mia espressione. Parte un flash nella mia mente, hanno lo stesso colore degli occhi, le stesse espressioni facciali, capelli castani lisci come la seta, il naso all'insù e gli occhi castani profondi. Il cuore inizia a battere forte.
- Non dirmi che lui è nato lo stesso giorno! Chiede sorpresa, io annuisco con gli occhi persi nel vuoto lasciandola senza parole.
- Sai a che ora è Nato? Ho paura anche a rispondere a questa domanda.
- È nato alle sei del mattino. Lei mi fissa senza fiatare.
- Sono coincidenze dai! Cerco di smorzare il silenzio, ma lei sembra preoccupata.
- Laura, sono coincidenze! Rido nervosamente.
- No. NO. La nonna, non posso crederci, la nonna, la mamma mentiva, la nonna diceva il vero.
Io non sto capendo più niente, la guardo negli occhi, che si muovono freneticamente, come se stesse leggendo qualcosa.
Continua a ripetere le stesse cose da due minuti ormai.
- LAURA. COSA! COSA DICEVA TUA NONNA? Le chiedo esasperata.
- La nonna. LA NONNA. Continua a guardare il vuoto, così le tiro un braccio e i suoi occhi tornano su di me.
- Cosa diceva tua nonna? Le chiedo sillabando ogni parola.
- La nonna soffriva di senilità, stava piano piano perdendo le funzioni del cervello, per questo nessuno prestava mai attenzione a quello che diceva, facevamo finta di ascoltare perché sapevamo che continuava a dire cose senza senso. Ma lei mi ripeteva ogni giorno una cosa. Si ferma improvvisamente. Non capisco a cosa voglia arrivare.
- Due, due nel grembo ma uno in braccio l'altro solo Dio lo sa. Non capiva mai nessuno cosa volesse dire. Io sono ancora più confusa e lei lo nota.
- Gemelli, DUE GEMELLI. Io porto le mani alla bocca, i miei occhi iniziano ad inumidirsi dando il via a una cascata di lacrime.
- Io chiedevo a mia madre se fosse normale fare sempre lo stesso sogno, ogni notte, per tredici anni di seguito, lei mi guardava confusa, confusa dall'alcol e dalla mia domanda, così mi chiese di raccontarle il sogno, ma dopo che le raccontai tutto se ne andò dicendo che ero solo una bambinetta e che mangiare il cioccolato prima di dormire mi faceva venire brutti sogni. Io la fisso perplessa, non vorrei essere esasperante, ma una domanda mi gira in testa.
- Posso chiederti di raccontarmi il sogno?Lei apre la bocca per parlare, ma emette un sospiro e si siede, io dopo di lei.
- Sono immagini sfocate, un bambino che urla, un neonato con precisione, qualcuno che mi solleva e mi porta via da una stanza, mentre il bambino continua a piangere, mi sento scuotere come se chi mi avesse in braccio stesse correndo. Poi di solito mi sveglio sudata, ogni notte, da diciotto anni ma oramai ci sono abituata.
Io mi gelo, non emetto alcun suono, ho la bocca aperta le lacrime che continuano a cadere e lo sguardo fermo sui suoi occhi.
- Giulia, ti prego, portami da lui, è mio fratello. Io respiro a stento, lo sento, sento che sta tornando. Un attacco di panico mi immobilizza le gambe.
- Chiama Shawn, CHIAMA SHAWN! Le urlo, lei inizia a correre e io mi sdraio cercando di respirare lentamente ma fallendo. Il buio, non vedo più niente. Non sento più niente. La mia testa sta scoppiando di domande, di pensieri e di dubbi. E se fosse vero? Sento un altro mattoncino sgretolarsi, quello che da quattordici anni reputo il mio fratellone, colui al quale posso fare di tutto perché siamo sangue dello stesso sangue, lui che antipatico quanto possa essere è mio fratello, non è più lo stesso, non è il mio pilastro al quale reggermi, ma quello di qualcun'altra, non sarà più lo stesso, lui si sentirà più legato a lei che a me, amerà lei incondizionatamente perché lei è sua sorella, non io. Io non varrò niente per lui, mentre lui continuerà ad essere il mio fratellone.
- HA APERTO GLI OCCHI. Mi sveglio tra le braccia di Shawn, e di fianco a Laura.
- Cosa le è successo? Urla Laura terrorizzata.
- È tutto a posto Giulia, ci sono io, guardami negli occhi, sono qui. Io mi alzo e lo abbraccio forte riprendendo a respirare.
- Soffre di attacchi di panico, sono iniziati da quando si è svegliata dal coma, non riesce a reggere le situazioni pesanti da sola. Io mi stringo a lui, respirando lentamente.
- Coma? Mi guarda spaventata.
- Per favore non parliamone, ha fatto tanto male e non voglio riaprire le cicatrici. Risponde Shawn senza smettere di guardarmi negli occhi.
- Io, mi-mi dispiace Giulia. Io le prendo le mani.
- Lo troveremo Laura, te lo devo. I suoi occhi brillano, mentre io sorrido piena di angoscia. Spiego tutto a Shawn senza accorgermi di star piangendo molto forte.
- Per favore, non dirlo agli altri, ci tempesterebbero di domande e non voglio che lei si senta male di nuovo.
- Puoi fidarti di lui. Ciecamente. Shawn mi lascia un bacio sulla fronte.
Laura mi abbraccia e poi si dirige verso gli altri, lasciando me e Shawn da soli.
- Non è mio fratello, non mi vorrà più lo stesso bene che mi voleva prima, amerà lei incondizionatamente e io verrò dimenticata. Ansimo rassegnata.
- Siete cresciuti assieme, fratello non significa solo avere gli stessi genitori, fratello significa legame interiore, sapere che ci sarete entrambi in qualsiasi momento per l'altro, sapere che voi vi capirete mentre gli altri no, sapere che c'è sempre qualcuno che ti aspetta a casa, sapere che c'è qualcuno che ti cercherebbe ovunque, essere fratelli significa potersi fidare, poter litigare sapendo che alla fine farete pace, lottare per l'ultimo dolcetto, fare i biscotti di Natale assieme, dipingere le uova di pasqua, rincorrersi per le scale, far esasperare i genitori, maturare ma sapere che anche a ottant'anni continuerete a rincorrervi per le scale perché uno dei due ha fregato lo spazzolino dell'altro. Ai fratelli non devi stare simpatico, sono fratelli e ti ameranno sempre e comunque.
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Understand - Shawn Mendes
Fanfiction" Certe volte guardo alla mia destra la notte, sperando di trovarti. Ma vedo il muro della mia camera verde e tu non ci sei, ma io ti sento. Le stelle parlano di te tutte le notti, amo ascoltarle sperando un giorno di poter ascoltare la tua voce. "...