16.GELO NELLE VENE

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"Sabatino ciao, se mi apri sono fuori dalla caserma!" dico al telefono con le mani che mi tremano.

Sabatino è un volontario e lavora nella polizia di stato. Studia per diventare avvocato, è molto indietro con gli esami, fa molta fatica a studiare, ed effettivamente studiare le leggi e gli articoli non è per nulla facile.

"Entra sto aprendo il cancellone, tanto sono solo, sono tutti fuori di pattuglia"

Mi viene incontro e mi abbraccia forte. E' sempre molto carino e gentile con me. E' un buon amico con lui posso parlare di tutto, non mi sento a disagio. L'ho conosciuto in compagnia di Mattia, è stato l'unico che si è presentato senza avere pregiudizi nei confronti di noi "nuovi".

"Ehi che succede? perchè mi hai detto di venire da te?" dico con tono preoccupato, tenendo le mani sui fianchi e battendo il piede.

"Vuoi dell'acqua?" mi chiede cercando di prendere tempo.

"Si grazie ma voglio che mi parli ora, non ne posso più...mi fai venire l'ansia..." e scuoto la testa, quasi in segno di disperazione. È da ieri sera che la mia testa sta macinando l'impossibile.

Nel frattempo inserisce i soldi nella macchinetta dell'acqua, schiaccia il tasto frizzante e me la porge. Rimane in silenzio e il suo sguardo è molto teso.

"Andiamo a sederci fuori, non mi piace che fumi, lo sai bene, ma questa volta so che ne avrai bisogno...e ti giuro che non te lo impedirò..."

Lo seguo e non dico nulla. Deve essere veramente grave quello che mi dirà e lo posso intuire dalla sua agitazione: continua a sfregarsi le mani e soprattutto la sua voce è tremolante. Tengo la testa bassa e penso cosa mai abbia da dirmi di così sconvolgente. Vengo distratta dalla vibrazione del telefono, mi ha scritto Mattia.

«Sei già da Sabatino?»

«Si perché hai bisogno?»

«No, sto facendo le ultime consegne, visto che sei già a Galliate, aspettami in piazza mercato alle cinque»

«ok gioia, a dopo»

Non risponde più. Intanto Sabatino ha preso due sedie e le ha messe sotto al porticato della caserma.

"Ti conviene dirmi quello che mi devi dire perché mi sto facendo mille seghe mentali e non ci arrivo...cos'hanno fatto ancora quei bastardi? " dico, con un filo di rabbia, ma cerco di non farla trasparire troppo perché so che sono suoi amici.

Scuote la testa "Loro nulla, stai zitta, ascoltami e se puoi non interrompermi..." Mi guarda dritto negli occhi e mi prende una mano, la stringe forte.

Le cose sono peggio di quello che pensavo, però di solito lui è molto tragico, sicuramente starà esagerando "Sono tutta orecchie"

"Chiara non so da dove cominciare...è difficile...parto dall'inizio...tu sai chi ha accompagnato a casa Mattia dall'ospedale, te l'avrà detto..."

Cosa c'entra Mattia e l'ospedale? Mi chiedo, sento il gelo nelle vene, non capisco, libero la mano dalla sua presa, apro la bottiglia a fatica perché sto sudando, bevo un sorso di acqua e quasi fatico a mandarla giù. "No non lo so, penso qualche suo parente o Ludovica"

Scuote di nuovo la testa.
"Io quel giorno passai dall'ospedale per caso, lo incontrai appena fuori, mi disse che l'avevano dimesso e che stava tornado a casa a piedi, suo padre era in ospedale con la mamma e non poteva raggiungerlo, Ludovica non c'era...così decise di arrangiarsi da solo"

Mi si gela anche il cuore, povero Mattia, poteva chiamarmi. "E quella stronza di Ludovica al posto di scoparsi Roberto non poteva andare a prenderlo?" dico senza pensarci.

Quanto ti ho sentito mio...Per tutto il tempo [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora