Capitolo 3

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La cena si svolse tranquillamente.
Qualche parola amichevole, una o due battute squallide della signora (CN) alle quali il Duca rise di gusto e le solite cose, soprattutto domande riguardanti la vita personale del padrone di casa.

«Sapete, signori, stavo pensando che Whitechapel è un quartiere piuttosto malfamato. Non vorrei mai che Lo Squartatore potesse fare del male a Lady (NM), dopotutto non è ancora stato catturato e la sua vittimologia mi fa preoccupare. Lei sarebbe più al sicuro qui, che ne dite?» propose il Duca quando fu il momento della frutta. Staccò un acino di Moscato d'Amburgo dal grappolo messo nel cesto che stava davanti a lui.

"Seriamente, preferirei farmi ammazzare dall'assassino piuttosto che trascorrere una notte da lui." pensò la ragazza, quasi stupita dal promesso sposo dal momento che cose come quella erano davvero poco consone ad una coppia di fidanzati.
Dopo quella proposta la sua opinione su di lui cambiò: non lo odiava, ma sembrava più un pervertito e un potenziale stupratore piuttosto che un uomo gentile e benevolo.

Non si aspettava che i genitori accettassero. Non se lo aspettava per niente, anzi, credeva nel buon senso della madre e poneva le sue speranze in un secco rifiuto. La scusa della vittimologia non reggeva, l'omicida si scagliava contro le puttane, le meretrici che vendevano il loro corpo per qualche misera sterlina.
Lei era una ragazza tranquilla che non aveva mai conosciuto uomo, perché quel pazzo avrebbe dovuto fare di lei una sua vittima?

"Quest'uomo... Probabilmente sa sullo Squartatore più della stessa Scotland Yard, il corpo di polizia londinese. Potrei realmente ottenere delle informazioni sul caso tramite lui?" pensò, squadrando Vanitas da capo a piedi, distogliendo lo sguardo solo quando questi le mise addosso i suoi penetranti occhi blu. Doveva dire che la metteva a disagio.

C'era qualcosa che non andava in lui, qualcosa di sinistro che non la convinceva pienamente.

(NM) avrebbe vissuto lì fino all'ultima settimana di febbraio, quella prima del matrimonio, nella quale sarebbe tornata dai genitori fino al giorno in cui avrebbe dovuto indossare l'abito bianco. Non si sarebbero visto per i sette giorni prima del fatidico "Lo voglio", nonostante lei non lo volesse tanto. Era una scelta sbagliata, una scelta che l'avrebbe segnata, ma il danno era fatto e non si poteva più tornare indietro.

Finita la cena, alla promessa sposa venne indicata quella che sarebbe stata la sua stanza per i mesi successivi. Nonostante non apprezzasse essere lì, la stanza non le dispiaceva.

Il pavimento era in legno scuro e le pareti erano tappezzare di carta da parati bordeaux, decorata con dei gigli fiorentini dorati. Il letto era a baldacchino, con le lenzuola bianche e con davanti un camino in pietra grigia. Le finestre erano grandi e ad arco, nel perfetto stile gotico che caratterizzava l'intera villa.
Era decisamente lugubre, ma era davvero bello. Sublime, come direbbero i poeti romantici.

Lei si sedette davanti allo specchio, usufruendo dell'apposito sgabello bianco. Rimase a guardare il riflesso per qualche secondo, soffermandosi sui grandi occhi (CC). Erano davvero belli, di colore unico.
Non si voltò neanche quando sentì la porta in mogano aprirsi con un fastidioso cigolio.

«Non dovreste essere qui, Duca.» disse lei, notando la sua presenza nella stanza. Sapeva che era lui, lo percepiva. «Un uomo e una donna non sposati non dovrebbero essere da soli in una stanza, tantomeno se è una camera da letto.»
L'uomo rise alle parole della donna, fin troppo intelligente.
Una donna troppo colta da avere proprie opinioni o avere una sua visione del mondo non era ben vista dalla società inglese.

«Non ti fidi di me?» chiese, passando a un "tu" informale, in contrasto con il "voi" con cui si era rivolto la sera stessa. Lei continuava a non guardarlo, quasi a fargli dispetto.

«No, in realtà no. Abbiate pazienza, è solo che non vi conosco per niente. Prima di questa piacevole serata ignoravo totalmente la vostra presenza.» disse schietta e veloce, rapida come l'arco del soldato o la pistola del delinquente. Scattante come la lama dell'assassino che aveva messo in mutande quello che una volta era un quartiere rispettabile.
Lui si avvicinò a grandi passi, fino ad arrivare dietro di lei, prendendola per le delicate spalle coperte dall'elegante vestito (CP).

«Tranquilla, (NM).» disse, prendendole una ciocca di capelli (CC) e annusandola. Amava quel profumo, (FP) misto al tipico odore di fumo che infestava Whitechapel. Lì i camini erano realmente numerosi, non era strano. «Non farei mai qualcosa senza il tuo consenso.»

«Ora dite così, ma una volta che mi avrete messo l'anello al dito dubito che sarete dello stesso avviso. La legge Inglese non dice nulla contro la violenza domestica, o sbaglio?» rispose lei, senza distogliere lo sguardo dallo specchio. Era fredda come il ghiaccio, glaciale come il clima fuori dalla porta.
Nessun emozione era sul suo viso e questo lo faceva stare male. Tanto male.

«Pensi che sia un violento? Così mi ferisci. Sono un uomo di parola, non avrei motivo di farti del male.» rispose, mantenendo la calma. Era normale che lo respingesse, non si conoscevano se non da qualche ora. Non poteva di certo pretendere che si innamorasse di lui nel tempo di una formale cena.

«Se lo dite voi... Non è che frema dalla voglia di scambiare quattro chiacchiere, Duca. Se mi permettete, vi auguro la buonanotte.» disse neutra, alzandosi per prendere la camicia da notte, gentilmente prestata dal padrone di casa.
Era un vecchio abito della sorella di lui che non aveva ancora buttato via, sicuramente lei non ne avrebbe avuto nulla in contrario.

«Certamente, non sarò di certo io a rubarti il sonno. Spero che non abbiate più incubi, buonanotte.» si congedò il nobile, cercando con tutto se stesso di nascondere una punta di amarezza nella voce.

Il corridoio era buio, illuminato solo dai flebili raggi lunari che mostravano la via al ragazzo, che aveva compiuto ormai venticinque anni.
(NM) poteva dire quello che voleva, ma ormai gli accordi erano stati sigillati e non aveva via di scampo. Entro tre mesi si sarebbero incontrati all'altare ed era praticamente obbligata a dire di sì.

Non aveva vie di fuga, ormai aveva firmato la sua condanna a morte.

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Yahoo! Questo capitolo è stato strano, ma ho fatto ciò che potevo. Spero solo che sia venuto bene.
So che siete tristi perché è finito, ma per rallegrarvi, ecco un gattino.

So che siete tristi perché è finito, ma per rallegrarvi, ecco un gattino

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Alla prossima~

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